domenica 26 giugno 2016
luoghi insoliti: Personaggi secondari
luoghi insoliti: Personaggi secondari: "Sai, alla festa patronale c'era la vincitrice del Talent Show, l'ho persino salutata!" Inavvertitamente as...
Personaggi secondari
"Sai, alla festa
patronale c'era la vincitrice del Talent Show, l'ho persino salutata!"
Inavvertitamente
ascolto la figlia della vicina che parla al telefono con qualcuno.
"Si, sono stata al
firma copie dell'ultimo disco di Marco!" ... "Tre ore di fila ma vuoi
mettere la soddisfazione della foto con lui, e poi dal vivo è così bello!"
La conversazione va
avanti, non posso fare a meno di ascoltare tutto: i balconi non sono luogo per
telefonate private ed io sono fuori a innaffiare le piante.
"Ma l'hai vista
quella sciacquetta di Giulia, la valletta del Maria Show, quella che sta col
centravanti della nazionale, quanto se la tira, pensare che finora ha fatto
solo film di serie B..."
Non posso sentire
l'altra parte della conversazione ma il tono e l'argomento dell’interlocutrice
non devono essere molto lontano da quello usato dalla ragazza del balcone di
sopra.
Parlano di celebrità,
più o meno amate, più o meno di successo.
Parlano, nel bene o nel
male, di persone popolari, di celebrità.
Mi ritiro, ho sentito
abbastanza e comunque le piante non vanno annegate.
È davvero così
importante, per un giovane, conoscere una persona famosa? È così fondamentale
inserire tra le proprie conoscenze un VIP? Può cambiare il curriculum avere
incrociato un divo del cinema o una star dello sport?
Me lo chiedo, così, per
passare il tempo. In realtà non ho bisogno di una risposta.
Col passare degli anni il mio interesse per le vite di persone famose, che fossero cantanti, attori,
calciatori o altro non fa differenza, è andato calando in maniera fisiologica.
Non nego che tempo fa
mi aveva piacevolmente colpito l'incontro con uno scrittore di successo ma non
ebbi il coraggio (o la maleducazione) di andare a conoscerlo da vicino,
interrompendo la sua conversazione con un’altra persona.
Ma sarebbe cambiato
qualcosa?
Nella vita dello
scrittore di sicuro un bel nulla, solo l'ennesimo fan che ti fa i complimenti,
che forse vuole una firma o una foto, che t’importuna.
Nella mia ancora meno.
Un aneddoto da raccontare, ma raccontare cosa? Sapete ho visto tal dei tali...
come se ci fosse qualche merito in questo.
Oggi sono molto più
interessato ad altri.
Se, come scriveva
Pirandello, ogni persona vive con centomila maschere, davvero posso perdere tempo
dietro le celebrità?
Oggi cerco
l'autenticità, nelle persone che incontro, con cui parlo, con cui lavoro. E
quando la trovo, mi sento bene.
Oggi m’interessano i
miei cari, con tutte le loro debolezze, con le difficoltà e con il loro amore.
Oggi m’interessa il
barista che mi prepara la colazione, del quale so poco o niente e altrettanto
lui di me, ma mi saluta con calore e sa come mi piace il caffè, m’interessa la
commessa del negozio che apre tutte le scatole per farmi trovare la camicia della
taglia giusta e anche se è stanca non smette mai di sorridere, m’interessa il
vicino che si sbraccia dall'altro lato della strada per salutarmi, m’interessa
il volontario della pro loco che mi versa il vino alla cena sociale, m’interessa
lo sconosciuto che mi cede il passo sul marciapiede. M’interessa la persona che
sto aiutando col mio lavoro, m’interessa il docente del corso che frequento per
il sapere che mi sta trasmettendo, m’interessa la collega con cui non ho
bisogno di parlare perché ha già compreso il problema, m’interessano tutte le
persone che scelgono di essere le soluzioni dei problemi e non le cause.
Mi interessano,
insomma, una moltitudine di persone ma nessuna di queste è famosa, nessuna è
una star, nessuna firma autografi o compare sullo schermo.
Mi interessano le
persone che non hanno bisogno di indossare una maschera, perché sono in fondo
personaggi secondari nella grande commedia della vita, come dopotutto lo sono
io.
Fa bene la giovane
vicina, è normale essere attratti dal successo delle celebrità e dalla fama.
Spero che col tempo non
rimanga troppo delusa e che crescendo abbia la fortuna di incontrare tanti
personaggi secondari.
Sono le vere star della
vita, e non ti deludono mai.
Quando ti trattano con
autenticità.
giovedì 23 giugno 2016
luoghi insoliti: piccoli esperimenti innocui
luoghi insoliti: piccoli esperimenti innocui: Se siete di quelli che dicono: Oggi fa troppo caldo, non vado a correre... Oppure: mi sono addormentato, è tardi e devo p...
piccoli esperimenti innocui
Se siete di quelli che
dicono: Oggi fa troppo caldo, non vado a correre... Oppure: mi sono
addormentato, è tardi e devo pensare al pranzo... L'aria è fredda, ho i geloni
ai piedi... Ci sono nuvole minacciose... Non sono molto in forma... Ho la
nausea... Sta cominciando un bel film alla TV...
Probabilmente non siete
il tipo di persona alla quale piace il running.
Per evitare di correre
le scuse sono infinite. Ne trovate quante ne servono, ogni giorno diverse, ogni
volta valide. Nessuno troverà da ridire.
Al contrario, per
correre ci vuole solo una cosa (oltre a un paio di scarpe adatte): la volontà.
Senza una forte
volontà, una grande motivazione, non si va da nessuna parte. Non si esce
nemmeno da casa.
Anche durante la corsa,
in genere dopo solo un paio di chilometri, i pensieri si possono fare negativi.
Cosa ci faccio qui, fa
troppo caldo, mi tira il polpaccio, oggi proprio non respiro... Così di questo
passo si rischia di durare poco, di invertire il senso e tornare presto sotto la
doccia.
Dunque, decido che non
devo pensare, per tenere il passo devo distrarmi. In genere basta la radio ma
oggi ho deciso di fare un piccolo esperimento psico-sociologico.
Oggi provo a salutare,
con un gesto della mano, un semplice cenno, chiunque incontri sulla strada.
Voglio vedere in quanti rispondono, se rispondono, e provare a capire cosa
pensano.
Cominciamo.
Tipologia:
il professionista.
Abbigliato alla
perfezione, orologio conta battiti, scarpette da trecento euro e pochi grammi
di peso, canotta traspirante, occhialetti tecnici, fascia anti sudore.
Mi sfreccia di fianco a
velocità da autovelox. Neppure vede la mia mano alzata, figurarsi il resto di
me...
Tipologia:
il superbo.
Lui mi vede, anzi mi
squadra. Dall'alto.
Non restituisce il
gesto di saluto. Pensa: chi è questo, cazzo vuole?
Proseguo la corsa...
Tipologia:
donna runner, di solito corre in coppia, se non può, col cane.
Vede il saluto e mi
guarda male. Sta pensando: Ecco, l'ennesimo galletto che ci prova, che schifo,
una donna non può permettersi di uscire a fare due passi, mettersi dei
pantaloncini, che subito è importunata, molestata, ma come si permette, mi avrà
squadrata dalla testa ai piedi, che porco, tutti uguali, eppure non sembrava,
aveva una faccia da bravo ragazzo, poi a pensarci bene non sembrava da buttare
via, chissà se ripassa, magari la prossima volta lo saluto anch’io, chissà...
Tipologia:
runner con prole (se piccoli, al seguito su biciclettine minuscole).
Al cenno della mano
allego, premuroso, un sorriso rassicurante.
Risponde al cenno ma la
sua mano rimane chiusa e i suoi occhi si stringono in due fessure, stile Clint
Eastwood.
Di sicuro pensa: guarda
solo i miei bambini e sei un uomo morto.
Tipologia:
l’amicone.
Al cenno della mia mano
si rianima, apre le braccia e urla cose senza senso tipo, come va, bella
giornata per correre, vero? Ci vediamo, stia bene, buon allenamento… dopo
duecento metri posso ancora sentire la sua voce accalorata, mi sembra di
conoscerlo da una vita.
Tipologia:
lo sportivo autentico.
Mi vede, risponde al
saluto.
I suoi occhi sanno
trasmettere tutta la sofferenza per la fatica provata e la dignità di chi
stoicamente lascia da parte le debolezze umane per mettersi in gioco e sfidare
i propri limiti. Condivide in un attimo, con me, questa esperienza mistica ma
si rende conto che questo non è un gioco di squadra e si trattiene dal proporre
“il cinque” al volo. Prosegue per la sua strada incurante della stanchezza
propria e consapevole di quella altrui.
Bene, il percorso è
quasi finito.
L’esperimento anche.
Non saprei dire com’è
andata, mi piacerebbe che ci fosse a leggere qualche esperto, per capire se la
mia disamina può avere carattere di scientificità, oppure era semplicemente un
delirio causato da ipoglicemia e carenza di ossigeno al cervello.
Un risultato l’ho
ottenuto.
Correndo non ho
ascoltato la stanchezza e la vocina nella mia testa che sussurrava a
ripetizione: cosa fai qua? Torna a casa e stenditi sul divano!
sabato 18 giugno 2016
luoghi insoliti: Let's play the music
luoghi insoliti: Let's play the music: Mi siedo sullo sgabello. Sempre lo stesso da più di dieci anni. Pelle nera, consumata, crepe e squarci tra le cuciture. ...
Let's play the music
Mi siedo sullo sgabello.
Sempre lo stesso da più di dieci anni.
Pelle nera, consumata, crepe e squarci tra le cuciture.
Questa sera non c'è nemmeno la merda di plastica, vecchio scherzo di carnevale, che i membri della
banda si ostinano a farmi da anni, senza stancarsi mai.
Mi chiedo come facciano a ridere ancora di questa cosa, trita e ripetuta.
Devono averla lasciata nel cruscotto, lo so benissimo che è nascosta lì, sotto il libretto, e mi dimentico sempre di buttarla ma tant'è, ormai è un rito.
La merda finta sul seggiolino del batterista...
Tiro fuori le bacchette
dalla custodia e penso che sto bene con questa gente, mi sento a casa.
Rio, con la bocca appiccicata al microfono, finisce il suo pippone iniziale di presentazione, sempre
uguale, ma che sembra piacere al pubblico. Al suo cenno parto a contare quattro quarti e comincio a dare il tempo.
Il bassista Beppe parte senza guardarmi e per una volta
azzecca il tempo, comincia facendo un’ottima figura e deliziando l'uditorio.
Per lui funziona come nella barzelletta dell'ubriaco alla guida, una volta
indovinata la prima curva tutte le altre riescono giuste! Guai a fargli una critica,
prova sempre tantissimo e lavora al basso come un dannato ma è di un permaloso
che vi raccomando!
È sempre il primo ad arrivare e l'ultimo a lasciare la sala prove, tira su tutta l'attrezzatura da
solo, è sempre disponibile a dare una mano a tutti, un gran cuore insomma. Una
volta gli abbiamo mosso dei giudizi sull'attacco non sempre al tempo giusto, risultato: non si è fatto vedere per un mese.
Beppe, eccolo qui davanti, che suda e sbuffa come se il basso fosse un badile per spalare la neve.
Bello e sudato, il bassista operaio, che spera sempre di perdere peso, pestando come un ossesso
sulle corde.
Al centro della pedana Rio ha già conquistato tutte le ragazze presenti, con la sua voce da cherubino,
il suo aspetto da seduttore e il suo carattere da satanasso viziato. Si muove come fosse una rockstar consumata, a volte mi chiedo se non passi le notti a studiare video su Mick Jagger o Michael Jackson. Poi mi dico che non gli servirebbero, ha una dote innata e lo invidio per questo. Spesso ci dà buca
alle prove e dobbiamo sottostare a tutte le sue bizze. Passa ore a scegliere le giacchette, ne ha a decine, che indosserà durante le serate e spesso fa saltare i nervi a tutti. La chitarra più che suonarla, la grattugia. Poi apre bocca, comincia a cantare e tutti i problemi scompaiono. È una forza, credetemi, non ci sarebbe il gruppo senza la voce di Rio!
Alla sua sinistra c'è l'ultimo acquisto della band. Si fa chiamare Klara. Tratta la tastiera come se
non avesse mai fatto altro nella vita. Le lunghe dita volano veloci sui tasti.
È una ragazzona che viene dalla provincia, parla poco ma si vede che ragiona di
fino.
Non è molto appariscente, al contrario, fa tutto per passare in secondo piano, ma da quando
suona con noi, gli arrangiamenti ci hanno guadagnato e mi sembra di sentire più applausi alla fine dei pezzi. Dal mio posto la osservo, ha un profilo nobile, anche se lei vuole farsi passare per una contadina, se solo volesse, potrebbe avere il mondo ai suoi piedi ma oggi suona con noi e ce la teniamo stretta.
La banda suona, è nata per questo motivo, non facciamo troppo i preziosi sulle location e sull'ingaggio. Sappiamo una cosa, c'è troppa concorrenza sulla piazza e la gente si dimentica in fretta, oggi hai successo e domani nessuno si ricorderà di te.
Per questo ricorriamo all'aiuto di Juli, giovane quanto
scaltro tuttofare dal sorriso ammaliante, non suona né canta ma quanto a
contattare proprietari di locali e individuare piazze dove suonare, è
imbattibile. Ci sa fare con le persone e senza il suo aiuto non andremmo molto
lontano. È quanto di più vicino abbiamo trovato a un impresario.
Infine c’è Manu, che è il proprietario del furgone, ha un gran fisico ed è instancabile. Fa il tecnico del suono. In realtà è un elettricista quindi prezioso, soprattutto quella volta che i microfoni stavano prendendo fuoco...
La forza della banda è questa.
Siamo tutti unici.
Facciamo cose differenti. Pensiamo pensieri diversi.
Abbiamo vite differenti.
Ma oggi no, oggi stiamo correndo lungo una strada condivisa. Oggi siamo ognuno a disposizione degli altri.
A me tocca dare il tempo ma spesso mi accorgo di essere io a seguire la musica che fanno gli altri
membri, che suona il gruppo.
E quando vedo la gente battere le mani e cantare i ritornelli allora sento che stiamo facendo la cosa
giusta.
Che stiamo suonando la musica giusta.
Ogni membro è unico ma è la somma di tutti a dare la melodia.
Alla fine della serata regalo le bacchette a un bambino.
Chissà, forse un giorno avrà la fortuna di picchiare i tamburi e segnare il tempo per una band tutta
sua!
domenica 12 giugno 2016
luoghi insoliti: Quando piove che si fa?
luoghi insoliti: Quando piove che si fa?: Piove, tanto per cambiare. Siedo sul divano e prendo il tablet. La pioggia non è un problema in sé, almeno fin quando non ...
Quando piove che si fa?
Piove, tanto per cambiare.
Siedo sul divano e prendo il
tablet.
La pioggia non è un problema in sé,
almeno fin quando non comincia a ingrossare i corsi d'acqua, siamo capaci di
conviverci, si aprono gli ombrelli, s’intasa un poco il traffico, tutto
normale. Ma quando piove durante il tempo libero, durante i nostri rari e preziosi
momenti di riposo allora la pioggia diventa fastidiosa e molesta. Un vero
incubo.
Quando fuori piove e non ho altro
da fare, mi piace leggere. Un buon libro è sempre un’ottima compagnia. A volte
scrivo. Il suono della pioggia mi rilassa, mi aiuta nella concentrazione. Mi
stuzzica la fantasia. Molti post che ho pubblicato, e che qualcuno ha letto nel
Blog, sono nati durante un giorno di pioggia.
È anche vero che mi piace
scrivere quando c'è il sole, quando soffia il vento, quando scende la nebbia e
quando il cielo è nero ma così nero che non si capisce se sia giorno oppure
notte.
Chi mi conosce lo sa bene.
Pagine e pagine di lettere a
formare parole, parole a formare frasi, frasi che compongono discorsi,
dialoghi, battute, in pratica su qualunque argomento. Cosa me ne farò mai di
tutte queste pagine ancora non mi è molto chiaro.
Ho provato, per dire la verità, a
spedire qualche lavoro lontano da casa, come si farebbe con un figlio che
ritenuto ormai grande e responsabile abbastanza, può essere mandato ad affrontare
la vita e il mondo per appurare che si regga solido sulle proprie gambe.
Sono stato onorato da puntuale
risposta da parte di un tipo di editoria che, pronta a stipularmi contratti
vantaggiosissimi, mi chiedeva semplicemente un piccolo, quasi insignificante
contributo alle spese, inevitabili per entrare in un mondo elitario e
difficile, un mare burrascoso, popolato da squali pronti a divorare un
pesciolino aspirante scrittore. Ho ricevuto per risposta offerte di tutela e
protezione legale ed economica, mi sono sentito coccolato, protetto e prezioso
e tutto questo a condizioni eque e oneste.
Veri mecenati!
Non ho mai pensato di pubblicare
qualcosa per poi ripagarmelo di tasca.
È come se un contadino finisse di
raccogliere i pomodori dai suoi campi, li facesse pesare e se li facesse poi
spedire al proprio domicilio pagando chi glieli consegnasse.
Oggi che con le tecniche di
stampa digitale, i costi si sono ridotti, chiunque lo voglia è in grado di
curare l'impaginazione, la correzione delle bozze, la grafica per una copertina
accattivante. Non è nemmeno più necessario stampare il manoscritto, fotocopiarlo,
comprare enormi buste e francobolli. Con la posta elettronica in due secondi si
scrive una mail e si allega l'opera da spedire.
Facile, direte voi.
E ci sono una valanga di editori
che si fanno pubblicità sui social, che non vedono l'ora di scovare nuovi
autori emergenti per farli tuffare nel mare di cui si diceva.
Poi troviamo anche quelli che, notizia recentissima, con linguaggio moderno e aggressivo, chiedono di non inviare mail che non
contengano educati saluti, ossequiosi modi, dimostrazioni di stile e classe.
Ma pensa!
Vi assicuro che ho sempre
rispettato le regole di netiquette in rete. Con molta attenzione.
Anche verso chi mi ha risposto
dodici mesi dopo, oppure ha semplicemente ignorato la mia mail.
Con buona pace degli squali che
avranno un pesciolino in meno da sbranare.
Non ho voglia di avere a che fare
con esaltati e mitomani pronti a insultarmi o farmi del male per ciò che ho scritto. Anche
sono un “like” rimosso, mi fa star male.
Figuriamoci poi qualche invidioso
disposto a trascinarmi in tribunale per il contenuto di un post irriverente…
Allora, giacché piove che faccio?
Magari prendo il tablet…
Quasi quasi meglio un pisolino.
giovedì 9 giugno 2016
luoghi insoliti: Che tempo fa?
luoghi insoliti: Che tempo fa?: "Chiudi il finestrino". Non c'è traffico, la provinciale è libera. La notte è calata improvvisa e sullo sfo...
Che tempo fa?
"Chiudi il
finestrino".
Non c'è traffico, la
provinciale è libera. La notte è calata improvvisa e sullo sfondo nero del
cielo appaiono di un bianco scintillante i bagliori dei lampi di un temporale
che si sta avvicinando.
Frazioni di secondo
illuminate come se fosse ancora giorno.
" Ma fa
caldo"
"Sì, ma il
temporale mi fa paura!"
Il finestrino viene
alzato.
A lui il temporale
piace e non ha paura di guidare sotto la pioggia.
Mentre comincia a
sudare dalla fronte, si perde nei suoi pensieri.
L'abitacolo è saturo di
silenzio e solo un rombo lontano fa da sottofondo.
Poi un boato molto
forte, molto vicino, decide di rompere il ghiaccio e la pioggia compare con
forza.
Lei sussulta e vorrebbe
stringersi ma l'auto e i suoi accessori, come la leva del cambio e il freno a
mano, le impediscono di provarci.
Lui almeno ha il
volante da stringere.
Non è incredibile come
un temporale possa avvicinare le persone?
Quando la primavera,
che come tutti sappiamo, non esiste più, smette di rivestirsi di brina, gelate
e aria fredda per cominciare a intiepidirla, a rendere possibili le passeggiate
serali, a scaldare un poco gli animi e i corpi, iniziando ad assomigliare
all'estate che verrà, ebbene questo è il momento di fare il cambio stagionale.
Per qualche misterioso
motivo appariranno individui di tutte le età e genere, vestiti in modi
inverosimili o che semplicemente sarebbero bizzarri in un film di Fellini.
Compariranno ragazzini
con pantaloni i cui risvolti sono stati inventati a Venezia durante l'alta marea
e la cui cintura sarà vittima della forza scoperta da Newton e che quindi
tenderà al suolo come una mela, ci saranno ragazzine che inventeranno nuovi
tipi di abbigliamento mai visti dal genere umano, aventi l'obiettivo di
sembrare più grandi o almeno maggiorenni, ci saranno uomini maturi che
riscopriranno calzoncini da spiaggia e sfoggeranno pallide gambe e scopriranno
disgustosi pelacci.
Infine ci saranno nonne
fascinose, che facendo finta di non saperlo, andranno in palestra indossando
jeans attillati e tacchi alti, facendo rabbia alle loro stesse figlie alle
prese con qualche chilo in eccesso ma sapendo perfettamente quello che fanno e
quindi continuando imperterrite a indossare jeans attillati e tacchi alti. E
gli altri nelle età intermedie? Semplice, continueranno a essere confusi, come
sempre.
Non è incredibile come
la primavera possa influire sulle mode?
L'ultimo giorno di
scuola è allo stesso tempo la gioia dei ragazzi e il dramma dei loro genitori.
Assoluta felicità,
euforia per l’enorme mole di tempo da dedicare ad attività divertentissime da
un lato, angoscia per le innumerevoli ore di ozio in cui cadranno i giovani,
cosa che inevitabilmente li intristirà e deprimerà prima di quanto pensino. E
si sa, l'ozio è il padre dei vizi...
Ma non subito, l'ultimo
giorno di scuola è dedicato a folli festeggiamenti, a gavettoni esagerati, le
piazze con fontane sono prese d'assalto dai ragazzi che si bagnano fino al
midollo e tornano a casa in condizioni pietose ma felici di averlo fatto. Tanto
l'ultimo giorno di scuola cade che è quasi estate e ormai fa caldo. E se per
caso piove, beh, tanto più bagnati di così, non si può.
Non è incredibile come
un poco d'acqua possa rendere felici?
lunedì 6 giugno 2016
luoghi insoliti: Da cinque a cinquanta
luoghi insoliti: Da cinque a cinquanta: Dai cinque ai cinquanta è un attimo. Dai cinque ai cinquanta è un battito di ciglia, il frullare d'ali di un colibrì. ...
Da cinque a cinquanta
Dai cinque ai cinquanta
è un attimo.
Dai cinque ai cinquanta
è un battito di ciglia, il frullare d'ali di un colibrì.
Uno schioccare tra
pollice e medio.
Dai cinque ai cinquanta
è questione di poco.
Credetemi. Chi ci è già
passato lo sa, chi è prossimo lo comincia a sospettare.
Dai cinque ai
cinquant'anni è un soffio di vento.
Dopotutto cosa sono
cinquanta anni nella storia dell'universo se non un’infinitesimale,
insignificante frazione di secondo tra il Big Bang e la Chiusura dei Giochi?
Certo, dal punto di
vista di noi, specie umana, è pur sempre mezzo secolo.
E mezzo secolo fa
eravamo molto diversi. Si viveva in un mondo d’immagini in bianco e nero, un
mondo in cui si fumava al ristorante e le città erano piene di biciclette.
Cominciavamo a spedire le prime sonde verso la superficie della luna. I Beatles
suonavano in giro per l'Europa. Persone di diverse etnie faticavano a ottenere
pari diritti. Muri e ideologie separavano paesi.
Molte nazioni erano in
guerra tra loro e molte persone erano prive della libertà personale.
Si poteva essere arrestati
per le proprie idee o solo perché si portavano i capelli lunghi.
I primi calcolatori
occupavano intere pareti e i telefoni erano incredibilmente pesanti.
Gli apparecchi
televisivi erano veri e propri pezzi di mobilia e riunivano gruppi di persone a
osservare la meraviglia delle immagini.
Tante cose sono
cambiate radicalmente e tantissime sono rimaste purtroppo le stesse, qualcosa è
peggiorato.
In cinquanta anni s’impara
a viaggiare nello spazio, si costruiscono computer potentissimi che stanno su
una mano, si possono acquistare telefoni e televisori intelligenti, molto più
di tante persone.
In cinquanta anni,
crescono pance, i capelli intristiscono e imbiancano, quando non sono persi per
strada, un reticolo di rughe compare a decorare fronte e occhi, c'è chi non ha
particolari problemi di salute e c'è anche chi deve lottare e faticare per
mantenerla. Qualcuno vince la gara e qualcuno la perde.
Dunque cosa è questo se
non un primo tentativo di bilancio?
Guardo indietro e solo
il documento mi convince che, come scrivevo prima, dai cinque ai cinquanta è un
attimo. Poi alzo la testa, lo sguardo va sulla parete, dove stanno i ritratti
della mia famiglia, i diplomi e gli attestati di studio, poi nell'armadio dove custodisco
il cappello da Alpino, le tante scatole contenenti centinaia di foto. Guardo le
persone che mi circondano e mi dico che è ancora presto, non ne ho voglia, non
è il momento per fare un sunto, una verifica di quanto fatto e quanto vissuto.
È ancora prematuro, quindi penso che rimanderò questo lavoro a data da
destinarsi.
Poiché dai cinque ai
cinquanta è stato un attimo, allora magari lo farò tra altri cinquanta.
Mi aspetto che ci siate
tutti.
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