domenica 25 gennaio 2015

luoghi insoliti: 50 sfumature di caffè...

luoghi insoliti: 50 sfumature di caffè...: Mi piace il caffè. Scommetto che anche a molti di voi piace il caffè. Mi piace quando lo preparo facendo scorrere l&#39...

50 sfumature di caffè...





Mi piace il caffè.
Scommetto che anche a molti di voi piace il caffè.

Mi piace quando lo preparo facendo scorrere l'acqua sulla moka, dosando il livello del macinato nel filtro, mi piace quando apro un pacchetto sotto vuoto e ne aspiro l'aroma, mi piace anche quando uso la cialda e osservo gocciolare il denso liquido scuro, mi piace quando si forma una corposa schiuma in superficie e quando questa si attacca ai bordi della tazzina.
Mi piace bere il caffè alla fine di un pasto ma anche lontano dai pasti. Mi piace berlo seduto al tavolo della cucina, sul divano con un libro sulle gambe, in piedi girando per casa come fermo davanti al bancone del bar.
Mi piace bere il caffè in tazzina, nel bicchiere di vetro, in tazza grande, nel bicchierino di plastica marrone delle macchinette. Mi piace ghiacciato d'estate e bollente sempre. Mi piace freddo con l'amaretto o caldo con l'anice. Mi piace anche corretto grappa, poca ma buona.

Ve lo consiglio un caffè, bevetelo quando ne avete voglia, da soli o in compagnia, a casa, sul lavoro o al bar. 
Ordinatelo espresso, lungo, ristretto, Gustatelo macchiato, schiumato, al ginseng, nel cappuccino, shakerato, in crema, bollente o come vi pare.
Fatevelo con la moka, con la napoletana, con la caffettiera elettrica, macinate direttamente i chicchi se siete innamorati del suono del macinino, bevetelo amaro, mescolate zucchero di canna, miele, fruttosio o dolcificante.
Sorseggiatelo con la panna, macchiato con latte di capra, concedetevi un Bicerin se siete a Torino, bevetevi un caffè turco o brasiliano, miscela arabica, solubile, liofilizzato, decaffeinato, marocchino, diluito con acqua, americano in tazzona da mezzo litro, lavate la bocca con l'acqua minerate prima, lasciatelo sospeso se siete a Napoli, chiedetelo al cacao, con latte a parte, col cubetto di ghiaccio, doppio, bevetelo dalla grolla, in tazza bollente da ustionare le labbra, sbizzarritevi con caffè alla nutella, alla cannella, corretto rum e cognac con scorzetta di limone, sul gelato, mischiatelo all'uovo sbattuto o scegliete un caffè d'orzo o di cicoria...

Vi aspetto dunque, per un caffè assieme, ma per favore non fatevi vedere raschiare col cucchiaino lo zucchero rimasto appiccicato al fondo della tazzina... non lo sopporto... il caffè mica si mangia!





domenica 18 gennaio 2015

luoghi insoliti: La rilegatura del solo

luoghi insoliti: La rilegatura del solo: La solitudine cos'é? Una parola ad effetto da usare tra i versi di una canzone? Può definire un particolare stato dell'anim...

La rilegatura del solo






La solitudine cos'é?
Una parola ad effetto da usare tra i versi di una canzone?
Può definire un particolare stato dell'anima?
É possibile soffrire di solitudine anche quando si passa in mezzo a una folla di persone tagliandola in due come si taglia una torta?
É possibile soffrirne anche attorniati da familiari e parenti vari?
A volte si, ci si sente soli proprio quando si é in compagnia, quando attorno si é scavato un fossato fatto di silenzi e di laconiche risposte, popolato da coccodrilli dal carattere impossibile, profondo e sgradevole come alito pesante che non permette ad altri l'avvicinarsi.
Nessuno é in grado di attraversare il ponte levatoio non perché non ci sia nessuno disposto a farlo ma perché noi questo ponte lo teniamo accuratamente alzato.
Abbassare questo ponte sarebbe utile ad abbandonare questo stato di solitudine ma troppi vincoli ne arrugginiscono le catene e le bloccano.
Certo, se non troviamo negli altri affinità di interessi, comunione d'intenti, somiglianze di sentimenti non riusciamo più a capire perché poi dovremmo abbassare quel ponte.
Sarebbe come far entrare estranei in casa.
Sarebbe come spalancare le porte a chiunque e restare esposti e indifesi a pericoli e intemperie.
La solitudine diventa intollerabile quando anche chi vive con te sembra aver dimenticato  i motivi di questa convivenza, quando i pareri anche sulle piccole cose sono sempre discordi e spesso inconciliabili. Sono le piccole cose a volte ad essere le più importanti.
La bellezza é nei dettagli.

Se si lascia seccare il collante che tiene assieme un gruppo, una famiglia, come un libro che abbia perso la rilegatura e le pagine cominciano a srotolare fuori e il vento le disperde in mille direzioni diverse, si diventa come quella pagina che contiene parte del testo che é inutile e sola e nessuno si prenderà la briga di leggerla.

Per combattere dunque la solitudine é necessario restaurare quella rilegatura, ritrovare un potente collante che tenga e che non si stacchi con la prima acqua o col passare del tempo.


venerdì 16 gennaio 2015

luoghi insoliti: Le stanze delle istanze.

luoghi insoliti: Le stanze delle istanze.: Mi è stato suggerito più volte e da più parti, e così ve la giro, di non preoccuparmi. Di non scaldarmi, di non eccitarmi, di non ...

Le stanze delle istanze.








Mi è stato suggerito più volte e da più parti, e così ve la giro, di non preoccuparmi. Di non scaldarmi, di non eccitarmi, di non agitarmi.
Che le mie istanze sarebbero state accolte, ascoltate, accettate. Che qualcosa sarebbe successo, che le cose sarebbero cambiate, che tutto sarebbe andato a posto.
Che avrei solo dovuto saper attendere, saper aspettare che i tempi fossero maturi, che le condizioni fossero idonee, il clima adatto.
Avrei al più presto avuto una risposta tramite una telefonata al domicilio, in ufficio, sul cellulare, magari una risposta scritta via fax, SMS, e-mail, telegramma oppure su un social. Insomma che avrei potuto e dovuto dormire sonni tranquilli perché le mie numerose e immancabili istanze avrebbero avuto risposta, provocato cambiamenti, modificato sistemi, insomma scatenato l'inferno.

Ma non ora e soprattutto non qui.
Perché, non so se ci avete mai fatto caso, le decisioni si prendono sempre altrove.
Soprattutto quelle importanti!
A scuola veniamo interrogati in classe ma é nell'aula dei professori che avviene lo scrutinio e si decide il destino di giovani vite.
Nelle aule del tribunale si svolge un processo ma la giuria si ritira in altro luogo per deliberare  la sentenza.
Presenti una domanda, lasci un curriculum, ti presenti a un concorso, un colloquio, fai un provino ma niente e nessuno ti daranno una risposta, un esito immediato.
Tutti avranno bisogno di un'altra stanza per prendere una decisione.

E quando ti ammali, e giaci in un letto, il medico che ti ha appena visitato oppure sta leggendo le tue carte e ha un'espressione come se avesse lui il tuo dolore, anche lui ha bisogno di andare in un'altra stanza, magari nel soggiorno, per scrivere le ricette e magari per parlare con i tuoi congiunti e capisci così che tutto ma proprio tutto é discusso, pianificato, deciso e stabilito in altre stanze e quindi,come dicevo all'inizio, perché preoccuparsi, scaldarsi, eccitarsi o agitarsi?
Il nostro resta sempre il luogo dell'attesa.




mercoledì 7 gennaio 2015

luoghi insoliti: Lo spirito nel pallone

luoghi insoliti: Lo spirito nel pallone: Oggi siamo circondati dallo sfarzo. Nonostante la crisi economica, la cultura dell'apparire non sa (e non vuole) rinunciare allo sf...

Lo spirito nel pallone



Oggi siamo circondati dallo sfarzo. Nonostante la crisi economica, la cultura dell'apparire non sa (e non vuole) rinunciare allo sfarzo.
Dalle vetrine di alta moda alle auto parcheggiate davanti ai negozi, tutto ci parla del lusso.
Le trasmissioni in onda confermano agli spettatori che se si vuole contare qualcosa è necessario vestire con gusto, avere al polso un orologio costoso e prestigioso, occhiali firmati e così via...
Il mondo del calcio non fa molta differenza. Le squadre, blasonate o meno, vincenti o no, scendono in campo seguendo un complesso rituale che simula quasi una sfilata di moda, sfoggiando completi sportivi costosi quanto un abito da cerimonia, i giocatori si fanno accompagnare per mano da bimbi, piccoli paggetti, agghindati e vestiti come i loro idoli. Non solo, maglie ufficiali sono affiancate da seconde divise, tute di rappresentanza, giacche ufficiali abbellite da colori sociali e fantasie sempre più sgargianti, sempre più improponibili...
Ma che c'è di male, si obietterà, anche le squadre di calcio (come di altri sport) sono perfettamente integrate nel tempo e nel mondo contemporaneo.
Il mio ricordo va lontano, quando il calcio lo guardavo in bianco e nero e non c'erano tanti sponsor (nè tanti soldi), quando pur di giocare si organizzavano improbabili tornei da cortile, con squadre sbilanciate fatte dai più grandi che ci tenevano a fare bella figura e non ci stavano a perdere, i portoni fungevano da porte e il fallo laterale era il muro del palazzo confinante.
La palla non era affatto regolamentare, al contrario poteva essere una piccola palla da spiaggia della sorella di qualcuno, un pallone di spugna (il preferito dai condomini per la sua silenziosa leggerezza), qualsiasi cosa insomma che potesse rotolare...
La mia gioia quando giocavo bene, quando calciavo bene e riuscivo a ingannare il portiere avversario e a marcare un gol era infinita e nella corsa gioiosa che seguiva non vi era nessuna differenza con la corsa di un professionista che segna un gol in una partita ufficiale.
Il gol, la sensazione di portare in vantaggio la propria squadra, il brivido che percorre e attraversa il corpo partendo dai piedi era una sensazione senza tempo, era lo spirito del calcio.
E non avevamo bisogno di divise sgargianti o di scarpe sfarzose per provarlo.

Di recente una persona a me molto cara, mi ha confidato di non avere più l'inclinazione a partecipare alla vita di chiesa, in compagnia della quale era cresciuta, perchè non condivide lo sfarzo che viene ostentato tra i celebranti, vescovi e cardinali in testa.

Allora mi chiedo se sia utile preoccuparsi dello sfarzo che appare o ci si debba occupare e soffermare invece, più utilmente, sullo spirito non apparente dietro alla funzione?
Se sia giusto che per rinunciare a sopportare uno sfarzo inutile e vanesio non si finisca anche per perdere il brivido che solo la ricerca dell'essenziale, della verità che si trova nel cuore delle cose, può dare?
Costringersi così a privarsi della possibilità che tutti abbiamo di vivere la nostra religiosità in modo spontaneo e sereno, insomma in bianco e nero, senza sfarzo.
Penso valga la pena almeno rifletterci.