sabato 18 giugno 2016

Let's play the music










Mi siedo sullo sgabello.
Sempre lo stesso da più di dieci anni.
Pelle nera, consumata, crepe e squarci tra le cuciture.
Questa sera non c'è nemmeno la merda di plastica, vecchio scherzo di carnevale, che i membri della banda si ostinano a farmi da anni, senza stancarsi mai.
Mi chiedo come facciano a ridere ancora di questa cosa, trita e ripetuta.
Devono averla lasciata nel cruscotto, lo so benissimo che è nascosta lì, sotto il libretto, e mi dimentico sempre di buttarla ma tant'è, ormai è un rito.

La merda finta sul seggiolino del batterista...

Tiro fuori le bacchette dalla custodia e penso che sto bene con questa gente, mi sento a casa.
Rio, con la bocca appiccicata al microfono, finisce il suo pippone iniziale di presentazione, sempre uguale, ma che sembra piacere al pubblico. Al suo cenno parto a contare quattro quarti e comincio a dare il tempo.

Il bassista Beppe parte senza guardarmi e per una volta azzecca il tempo, comincia facendo un’ottima figura e deliziando l'uditorio. Per lui funziona come nella barzelletta dell'ubriaco alla guida, una volta indovinata la prima curva tutte le altre riescono giuste! Guai a fargli una critica, prova sempre tantissimo e lavora al basso come un dannato ma è di un permaloso che vi raccomando!
È sempre il primo ad arrivare e l'ultimo a lasciare la sala prove, tira su tutta l'attrezzatura da solo, è sempre disponibile a dare una mano a tutti, un gran cuore insomma. Una volta gli abbiamo mosso dei giudizi sull'attacco non sempre al tempo giusto, risultato: non si è fatto vedere per un mese.
Beppe, eccolo qui davanti, che suda e sbuffa come se il basso fosse un badile per spalare la neve.
Bello e sudato, il bassista operaio, che spera sempre di perdere peso, pestando come un ossesso sulle corde.

Al centro della pedana Rio ha già conquistato tutte le ragazze presenti, con la sua voce da cherubino, il suo aspetto da seduttore e il suo carattere da satanasso viziato. Si muove come fosse una rockstar consumata, a volte mi chiedo se non passi le notti a studiare video su Mick Jagger o Michael Jackson. Poi mi dico che non gli servirebbero, ha una dote innata e lo invidio per questo. Spesso ci dà buca alle prove e dobbiamo sottostare a tutte le sue bizze. Passa ore a scegliere le giacchette, ne ha a decine, che indosserà durante le serate e spesso fa saltare i nervi a tutti. La chitarra più che suonarla, la grattugia. Poi apre bocca, comincia a cantare e tutti i problemi scompaiono. È una forza, credetemi, non ci sarebbe il gruppo senza la voce di Rio!

Alla sua sinistra c'è l'ultimo acquisto della band. Si fa chiamare Klara. Tratta la tastiera come se non avesse mai fatto altro nella vita. Le lunghe dita volano veloci sui tasti. È una ragazzona che viene dalla provincia, parla poco ma si vede che ragiona di fino.
Non è molto appariscente, al contrario, fa tutto per passare in secondo piano, ma da quando suona con noi, gli arrangiamenti ci hanno guadagnato e mi sembra di sentire più applausi alla fine dei pezzi. Dal mio posto la osservo, ha un profilo nobile, anche se lei vuole farsi passare per una contadina, se solo volesse, potrebbe avere il mondo ai suoi piedi ma oggi suona con noi e ce la teniamo stretta.

La banda suona, è nata per questo motivo, non facciamo troppo i preziosi sulle location e sull'ingaggio. Sappiamo una cosa, c'è troppa concorrenza sulla piazza e la gente si dimentica in fretta, oggi hai successo e domani nessuno si ricorderà di te.

Per questo ricorriamo all'aiuto di Juli, giovane quanto scaltro tuttofare dal sorriso ammaliante, non suona né canta ma quanto a contattare proprietari di locali e individuare piazze dove suonare, è imbattibile. Ci sa fare con le persone e senza il suo aiuto non andremmo molto lontano. È quanto di più vicino abbiamo trovato a un impresario.

Infine c’è Manu, che è il proprietario del furgone, ha un gran fisico ed è instancabile. Fa il tecnico del suono. In realtà è un elettricista quindi prezioso, soprattutto quella volta che i microfoni stavano prendendo fuoco...

La forza della banda è questa.

Siamo tutti unici. Facciamo cose differenti. Pensiamo pensieri diversi.
Abbiamo vite differenti.
Ma oggi no, oggi stiamo correndo lungo una strada condivisa. Oggi siamo ognuno a disposizione degli altri.
A me tocca dare il tempo ma spesso mi accorgo di essere io a seguire la musica che fanno gli altri membri, che suona il gruppo.
E quando vedo la gente battere le mani e cantare i ritornelli allora sento che stiamo facendo la cosa giusta.
Che stiamo suonando la musica giusta.

Ogni membro è unico ma è la somma di tutti a dare la melodia.

Alla fine della serata regalo le bacchette a un bambino.

Chissà, forse un giorno avrà la fortuna di picchiare i tamburi e segnare il tempo per una band tutta sua!








Nessun commento:

Posta un commento