domenica 30 giugno 2019

Giosafat l'impaziente






Giosafat era un uomo semplice e viveva con quanto gli dava la sua terra. Era devoto e non dimenticava di offrire sacrifici. La sua piccola famiglia prosperava e nel villaggio era benvoluto e stimato. Un giorno il Signore decise che era tempo di mettere alla prova Giosafat e mandò nugoli di cavallette sulla sua dimora. Queste presto distrussero parte della capanna e Giosafat pianse tutta la notte. Affitti dalle lamentazioni, i vicini si recarono alla casa di Giosafat e lavorando dall’alba al tramonto la famiglia di Giosafat ebbe di nuovo un tetto dove dormire.
Ma il Signore decise che Giosafat non era ancora pronto e gli mandò un’altra prova. Il torrente, secco per la maggior parte dell’anno, inondò la terra e acque sporche e liquami avvolsero il giaciglio di Giosafat. Giosafat imprecò forte e si strappò i capelli ma il suo vicino, che era rimasto vigile gli mandò lo schiavo, che lavorò per lui tre giorni e tre notti. Giosafat ringraziò il vicino che gli rispose di non preoccuparsi, per l’anno a venire avrebbero diviso a metà i prodotti della terra di Giosafat.
Giosafat era un uomo previdente, così decise che avrebbe limitato i sacrifici, una colomba per il Signore mentre l'agnello se lo sarebbero mangiato loro. Irritato da tale decisione il Signore fece cadere in disgrazia la casa di Giosafat che indebolita da cavallette e inondazioni, crollò.
Giosafat imprecò di nuovo, questa volta più forte e si strappò le vesti.
Il vicino, che continuava a essere vigile gli inviò una squadra di dieci schiavi e gli chiese di lasciare la dimora finché la casa non fosse ricostruita.
Giosafat caricò la sua famiglia sull'asino che gli ebbe prestato il solito vicino, un fariseo  che prosperava con vari affari, e partì per una terra vicina in cui viveva la famiglia della moglie.
Giosafat e la sua famiglia fu accolto con affetto e in principio fu tutto uno scorrere di latte e di miele ma il Signore aveva in serbo altre prove per quel suo figlio testardo e presuntuoso.
Presto il clima cambiò e pioggia e grandine spazzarono la casa dei suoceri di Giosafat, tuttavia questa resse. Ma il freddo entrò nelle ossa e nell’animo degli abitanti della casa e presto tutto diventò pianto e stridore di denti.
Quando giunse il tempo, Giosafat caricò la famiglia e i pochi averi sull’asino e tornò al proprio paese salutando, con le lacrime al volto e il sollievo nel cuore, la famiglia della moglie, che li aveva ospitati con pietà e devozione.
Purtroppo l’asino morì nel viaggio e tornarono con tre giorni di ritardo.
Il vicino di Giosafat si dimostrò magnanimo e gli perdonò la morte della bestia. Gli chiese di praticare ricchi sacrifici e gli comunicò che per i dieci anni a venire avrebbe trattenuto tutto il prodotto della terra di Giosafat, ma che avrebbe lasciato loro un poco di grano, il giusto perché non rimanessero senza il pane e perché conducessero una vita umile e devota.
Giosafat lo ringraziò e praticò i sacrifici richiesti accontentando finalmente il Signore il quale decise che era giunto il tempo di perdonare Giosafat e di non mandargli altre prove da superare.
Giosafat diventò un uomo più umile e prudente ma nell’intimo del suo cuore non mancò di imprecare, non più ad alta voce ma in segreto, affinché il vicino non sentisse e inviasse altri schiavi.




venerdì 28 giugno 2019

l'importanza di chiamarsi nonno






Questa mattina mi è capitato di sentire alla radio, un'interessante intervista.

La persona al telefono ha superato i novant'anni eppure, sebbene con voce a volte flebile, ha fatto sentire tutta la forza e la decisione delle proprie tesi, supportata da anni di studi scientifici e divulgativi, e tutta la  limpidezza espositiva di chi ha un cervello funzionante a mille.

Le idee fluivano chiare e veloci e in pochi minuti è stato evidente che questa persona ha competenze e un sapere vasti e profondi, e una lungimiranza di gran lunga superiore alla media dell'intellettuale medio .

Il problema semmai è che  chi governa il nostro bel paese dimostra di essere di gran lunga sotto questa media, se non è capace di ascoltare delle semplici indicazioni, neppure quando è chiaro che queste indicazioni sono semplicemente geniali.

Certo, l'analisi del nostro paese che l'intervistato ha esposto  è stata un poco impietosa e decisamente preoccupante ma è chiaro che un'ultranovantenne non ha nessun problema ad essere sincero, anche se ciò significa fare male.

In questi giorni un'altro ultranovantenne sta tenendo in apprensione migliaia e migliaia di appassionati di letteratura, lottando per la vita. Le condizioni di salute sono critiche e non ci sono molte notizie. 
E' chiaro che la vita privata e i problemi di salute sono una questione personale ma quando si raggiunge un livello di notorietà pari a quello di questo signore, è normale che la gente voglia saperne il più possibile.

Io li vedo come dei nonni, nonni che hanno saputo, e sanno tutt'ora, regalarmi e trasmettermi tanti momenti di piacere, piacere per la lettura, amore per  personaggi inventati, interesse per lo studio e l'approfondimento di materie altrimenti ostiche. 
Anni e anni di pubblicazioni editoriali, di trasmissioni televisive, documentari, interviste, rappresentazioni teatrali. 
Insomma questi due "nonni" sono parte indissolubile della nostra e della mia vita e posso solo essere grato per tutto ciò che fanno e per quello che hanno fatto.

Dal canto mio, sono grato per essere stato interessato, attirato, affascinato da persone come Piero e Andrea. 

Siamo circondati da tanta gente, e per fortuna qualcuno lascia sempre un segno più incisivo, un impronta più marcata nella nostra vita.

E quando lo fanno persone come queste, la qualità della vita non può che innalzarsi.




sabato 15 giugno 2019

luoghi insoliti: La forza nelle nuvole

luoghi insoliti: La forza nelle nuvole: Il bimotore sta rullando sulla pista. Sarà una giornata calda, alle sei del mattino ci sono già ventidue gradi. Cielo terso, qualche b...

La forza nelle nuvole








Il bimotore sta rullando sulla pista.


Sarà una giornata calda, alle sei del mattino ci sono già ventidue gradi.

Cielo terso, qualche batuffolo bianco di nuvole rade, vento al suolo: assente.

Condizioni ideali per volare.


Il pilota sorride mentre scalda i motori. Lentamente porta il velivolo sulla runway. Per il suo mezzo, così leggero, la corsa di decollo è relativamente breve.

È molto giovane e dimostra anche meno anni di quelli che ha ma ore di volo, quelle sono tante, diciamo abbastanza. E poi è abituato agli sguardi perplessi e preoccupati dei clienti quando lo conoscono di persona.

Ma stamattina è diverso. Questa donna non è perplessa né preoccupata.

Lei non vede l'ora di salire, vuole solo salire.

Si accomoda di fianco al pilota, allaccia la cintura di sicurezza come se non avesse mai fatto altro nella vita.

Lui comunica qualcosa nel microfono e qualcuno dalla torre di controllo, una specie di baracca in mezzo alla sterpaglia secca, gli risponde. I giri dei motori salgono riempiendo l’abitacolo del loro rumore.




La donna ripensa al primo ragazzo. Diciotto anni entrambi, solo loro due e il mondo fuori, innamorata persa e ricambiata con sincerità.

Poi lui aveva cominciato ad essere premuroso. Troppo. Aveva preso l’abitudine di sostituirsi nelle incombenze, negli impegni. Devi stare tranquilla, le ripeteva, non devi preoccuparti, penso a tutto io.

Subito non era stato un problema, ma col passare dei mesi lei aveva scoperto di non avere la libertà di prendere un'iniziativa.

Lui anticipava ogni mossa, ogni decisione, organizzava, pianificava… soffocava!

Lei lo aveva lasciato scoprendo così quanto lui potesse essere cattivo e volgare e ringraziando per averlo potuto scoprire prima che la loro storia potesse andare troppo avanti.




Il ragazzo impugna la cloche con un’espressione decisa, che gli riesce solo in assenza di venti trasversali, conduce il bimotore alla velocità prevista perché la portanza faccia il resto e sollevi tutto il peso di metallo, motori, carburante, vetro ed esseri umani. L’aereo si stacca repentino dalla pista e con un salto nello stomaco punta in alto verso il blu.




Per un momento il beccheggio costringe lei a stringere le nocche attorno al sedile di pelle consumata da anni di passeggeri terrorizzati, poi l’aereo si assesta e lei rilassa mani e tutto il resto.




Anna si era sposata molto giovane, attratta dal desiderio di una vita felice e dall’illusione che il marito fosse la persona giusta. Si accorse subito di quanto lei fosse in errore. I continui litigi, frasi come: non ne fai una giusta, sei un incapace… venivano camuffate e nascoste da repentine scuse, fiori e galanterie ma erano state capaci di scalfire la personalità di lei come una goccia d’acqua buca la roccia. E Anna era tutto tranne che una roccia.

Negli anni di matrimonio era stata accusata di tante cose, non essere una persona matura, non avere fascino né personalità, essere incapace di eseguire le cose più semplici, cose che ogni donna era in grado di fare, come la spesa, gestire la casa, organizzare un viaggio. Alla fine l’accusa che più l’aveva ferita, quella di non essere stata nemmeno all’altezza di concepire un figlio…

Tornata a casa dai genitori, Anna aveva scoperto, sgomenta, che loro la pensavano come lui, e che sopportavano la sua presenza sono in quanto loro figlia.




Ora non le rimaneva niente.

Si era come risvegliata da una vita di torpore.

Chi non ha niente non ha nemmeno niente da perdere, si era detta.

E aveva deciso di vivere una nuova vita.




Da dove prendere il coraggio, non lo sapeva ancora neppure lei. Poi si era detta che lo avrebbe preso dal cielo. Da sopra le nuvole avrebbe avuto una nuova prospettiva della vita.




Ed era accaduto. Una volta sarebbe stata preda del panico solo al pensiero di decollare.

Ora si era scelta un ragazzino come pilota e niente avrebbe potuto fermarla.




Pensava di poter trovare la forza nelle nuvole del cielo anche se in realtà quelle stesse nuvole non erano mai state attraversate da un essere così potente, quanto quella donna.


Questo è ora il suo posto. In alto, nel blu, in mezzo alle nuvole. Il posto che le compete, che le spetta, non in basso, al suolo dove fino a ieri l'hanno incatenata uomini piccoli e meschini.
Anna lo ha capito.

Guarda le nuvole, si sente forte e sorride.








mercoledì 5 giugno 2019

Angela e Daemon





Angela cammina veloce.
Al suo passaggio le rade e secche siepi rinvigoriscono, le foglie tornano verdi e lucide. Sbocciano mille fiori variopinti e profumati sui balconi della strada. Un dolce, fragrante profumo invade la via.
Lei è abituata a questo.
Come lo è ai sorrisi delle persone. Non solo uomini, quello sarebbe normale considerata la sua straordinaria bellezza, ma tutti, incrociando il cammino di questa ragazza, sentono una melodia sgorgare dall'animo, avvertono una voglia di cantare e abbracciare il prossimo. E nessuno riesce trattenere un sincero sorriso.

Nel cielo si rincorrono bellissimi arcobaleni e la sera teneri tramonti commuovono e un profumo di tiglio in fiore satura l'aria.

Angela cammina e passa tra due uomini che poco prima stavano litigando. Parole sempre più dure, oltraggiose. Respiri affannosi e pugni che si stringono pronti a scattare veloci.
Angela passa tra i due e gli uomini si guardano come se si fossero appena incontrati. Il tono diventa cordiale, le mani si stringono e i due vanno a bere qualcosa assieme.
Angela non ci fa caso.
Lei è già oltre.
Queste cose le capitano da sempre, questa è la sua vita.
Angela ha portato solo cose belle a chiunque le fosse accanto.
Ma si sente sola.
È sola.

Daemon si trascina stancamente.
Striscia i piedi sul ruvido asfalto fregandosene delle buche e della cacca dei cani. Il suo quartiere non offre di meglio. Saluta uno spacciatore che risponde spuntando a terra.
Al suo passaggio le finestre si chiudono e le serrande si abbassano.
Chi non fa in tempo a passare dall'altro lato, incespica sui lacci e nessuno ha il coraggio di incrociare il suo sguardo.
Sfiora un ragazzino col gomito e subito dopo questo posa a terra il suo zaino di scuola e inizia a lanciare pietre sulla vetrina dall'altra parte della strada.

L'aria è squarciata da fulmini e grandine improvvisa distrugge i raccolti nei campi.

Daemon non presta attenzione a ciò che capita. Il mondo è pieno di persone malvagie, di sporcizia e cose che non vanno. Non si ritiene responsabile per l'ipocrisia degli uomini né del fatto che stanno distruggendo tutto ciò che di buono è stato fatto in passato.
Perché avrebbe dovuto poi, a lui del mondo non interessa niente.
Quello che gli importa è che si sente solo.
È terribilmente solo.


Poi, un afoso pomeriggio di principio estate Angela e Daemon si incontrano.
Anzi, si scontrano all'uscita di un Tabaccaio e restano a guardarsi senza dire una parola, senza emettere un lamento.
E si riconoscono per quello che sono, due parti distinte di una sola entità.
Due metà di una mela, due anime gemelle e tutti i luoghi più comuni che volete.

E mentre sul resto dell'umanità prosegue lo spettacolo dolce e terribile di mille struggenti tramonti e devastanti tempeste, piccoli momenti di tenerezza e grandi tragedie, la modesta vita che i due vanno a formare è fatta di bucati da stendere, mutuo da pagare, immondizia da portare giù e altre sciocche incombenze.

Ma sono felici di questa vita, perché l'essere soli non ne fa più parte.

E al resto del mondo pensi qualcun'altro.