Le storie di fantasmi
spaventano tanta gente.
Mettono paura a grandi
e piccoli.
Chi non ha passato ore
insonni, nel buio della camera, a fissate l’ombra dietro alla tenda con
l’intenzione di confermare il movimento impercettibile visto con la coda dell’occhio?
I fantasmi sono intorno
a noi.
Camminano per le
strade, come se niente fosse, ignari e incuranti del traffico delle auto che
non si fermano agli incroci, delle persone sui monopattini che sfrecciano rapide
tra i pedoni urlanti. Inconsapevoli dell’inquinamento elettromagnetico causato
dai cellulari che imbrigliano la gente in una fitta rete
di solitudine.
Fantasmi di persone
vissute secoli prima tra queste strade, tra le case circondate dai campi e
dall’erba che nessuno dei viventi sembra ricordare più.
Cammino anch’io, lento,
con un libro nella mano, come doveva aver camminato mio nonno, forse stringendo
un quotidiano, mentre con l’altra mano sollevava il cappello per salutare i
passanti.
Provo anche a salutare
qualcuno, ma al buongiorno rispondono pochi, alcuni ignorano il saluto e tirano
dritto, i più mi squadrano come uno che è appena uscito da un centro di salute
mentale.
Passo davanti alla casa
in cui sono cresciuto.
È un condominio appena
ristrutturato, che ha perso i suoi colori originari e sfoggia una terribile
facciata grigio topo. Fisso la parete e la perversa e cattiva magia, che i
comuni mortali chiamano memoria, trasforma il muro d’intonaco, lo scioglie e
distrugge la materia in una vorticante insalata di atomi che prende la forma esatta
delle mattonelle esistenti prima del rifacimento. Vecchie mattonelle color
ardesia, dalle forme bizzarre, in rilievo su una malta tinta fumo. Ci passavo
il dito su quelle mattonelle, un dito minuscolo di bambino e immaginavo isole
misteriose dalle forme intriganti, pericolosi percorsi montani e cime
inarrivabili.
Poi anche il fantasma
della casa che fu, com’è giusto che facciano tutti i fantasmi, si dissolve, la
magia finisce e riappare il condominio ristrutturato, a norma, dal terribile
colore grigio topo.
Passeggio ancora un
poco, gustando il contatto delle suole che mi ancora e mi radica alla cittadina
che mi ha visto crescere e mi vedrà invecchiare e osservo.
Le persone a un primo
sguardo non sembrano felici, passa una donna alla guida di un’utilitaria,
sembra arrabbiata ma forse è solo concentrata. Alcuni hanno un’espressione da
gladiatore pronto a uccidere chiunque si metta a ostacolare il proprio cammino,
altri hanno lo sguardo perso del vuoto. Forse stanno vedendo dei fantasmi.
Prestando attenzione mi
accorgo che ci sono anche persone che chiacchierano e sembrano spensierate,
qualcuno sorride, qualcuno contorna i discorsi con ampi e rotondi gesti delle
braccia neanche fosse un direttore d’orchestra.
Alla fine molti
rispondono al mio saluto e a volte ricambiano il sorriso.
Mi sento bene, ci sono
ancora speranze per noi.
Poi mi chiedo se ho
davvero capito.
Ho visto persone vive o
fantasmi del passato?