sabato 19 marzo 2022

I ricordi di Amalia

 





-Buon giorno Amalia.

-Chi è Amalia? La donna si guarda attorno, confusa.

 I capelli grigi sono raccolti in una coda e gli occhi sono profondi e blu come il mare, proprio com’erano quando lei aveva trent’anni, pensa l’uomo.

-Amalia sei tu, vieni di là, ti ho preparato la colazione.

Lei si lascia guidare docile ma il suo muovere rimane prudente.

-Io sono Pedro.

L’uomo osserva la donna fare colazione, l’appetito è conservato. Lei guarda il mare fuori dalla finestra.

-Bello questo posto Pedro. Ti chiamerò Pedrito, mi piace di più…

-Sì, lo hai sempre preferito.

-Sempre? Non ricordo…

L’uomo distoglie lo sguardo da Amalia per un momento, poi torna a parlare con voce calma.

-Hai sempre desiderato vivere in una casa come questa, vero Amalia? Con la possibilità di guardare l’oceano. Ti piace questo posto, ti è sempre piaciuto.

La donna annuisce con la testa. Poi lo conferma a parole.

-Sì, è molto bello qui. Mi piacerebbe poter restare qui, sempre.

Alcune briciole le sono rimaste ai lati della bocca e qualche goccia di latte sul mento ma Pedro prende un fazzolettino e premuroso la pulisce.

Lei ha l’impulso di ritrarsi ma poi lo lascia fare, addirittura stamattina gli sorride. Non va sempre così.

-Ma cosa ci faccio qui, oltre a guardare il mare.

Lui prova una fitta di dolore ma la reprime.

-Restiamo qui, in questa casa a cercare i ricordi. Vieni, ti mostro delle foto.

La prende per mano e la conduce in un soggiorno e lei si lascia condurre passiva. Sul mobile ci sono numerose foto in cornici di varia fattura. 

-Vedi questo giovanotto? Si chiama Giacomo e fa l’avvocato.  Verrà a trovarti tra una settimana.

Amalia sorride e il suo viso s’illumina, la fa sembrare una bambina.

-Il mio Giacomo, questo sembra proprio mio figlio, sai?

Pedro è commosso, questa è una di quelle giornate rare e preziose, in cui i ricordi di Amalia fanno capolino nella sua mente devastata da un mostro travestito da malattia. Un mostro famelico che divora ricordi di una vita, spegnendola prima del tempo.

-Certo, è il tuo Giacomo, è lui, e ora guarda questa. Pedro afferra una cornice e la porge ad Amalia.

-Sandra, la mia bambina, dove sarà ora?

-Sandra è diventata medico, fa l’anestesista. Viene qua tutti i fine settimana. La rassicura lui desiderando che anche Sandra possa trovarla così alla prossima visita. Negli ultimi tempi, Sandra ha dovuto accontentarsi del viso di Amalia che contemplava fisso il mare senza vederlo, senza che lei potesse vedere nessuno.

Amalia si accorge che al fondo del lungo soggiorno, che in realtà è un salone, ci sono altre persone.

-Chi sono quei vecchi?

Pedro sorride.

-Questa casa è una specie di pensionato, ospita diverse persone e famiglie. Però hai notato che vista?

Lei oggi sta bene e ha voglia di vivere.

-Andiamo in veranda, oggi non c’è vento, guarderemo il mare, le dice con dolcezza.

Fuori ci sono due poltroncine vuote, dove si accomodano. Il sole del mattino è ancora clemente e si può stare fuori. Lui le chiede se può tenerle la mano ma lei rifiuta dicendo che forse suo marito non approverebbe… Pedro prende il portafoglio e cerca una piccola foro tessera.

-Posso farti vedere una mia foto da giovane?

Amalia accetta, prende la foto e la studia per lunghi minuti.  –Ma sei uguale al mio Giacomo…

Poi sgrana gli occhi e sembra rattristata e confusa. –Sei tu. Sei tu mio marito, Pedro, il mio Pedrito, come ho potuto confondermi, dimenticare… lei vorrebbe piangere ma lui la ferma.

-Non preoccuparti, Amalia, non sei stata bene ultimamente, ti sei ammalata ma ora stai meglio. Ora stai bene. Tutto andrà bene. Mentre le parla, le stringe la mano. Vorrebbe approfittare di quel momento per abbracciarla ma non riesce a muovere un dito, sopraffatto com’è dalla felicità.

-Stammi vicino, Pedrito, non lasciarmi, tu sarai la mia memoria quando lei mi tradirà.

L’uomo fa un sospiro. E’ così da molto. Ogni giorno, ogni volta che lei apre gli occhi, lui si deve adoperare per ricordarle chi è, chi sono i suoi figli, cosa è stato della sua vita e perché sono in quel posto. Il personale che governa la casa apprezza l’incredibile lavoro che fa Pedro con sua moglie e cerca di supportarlo nei momenti peggiori.

Lui a volte è stanco e pensa se non sarebbe meglio per loro due, potersi addormentare e non riaprire più gli  occhi, non dover ricominciare quella fatica ogni santo giorno ma subito si pente di quel pensiero.

La ama ancora e non vorrebbe mai vivere senza di lei.

La giornata passa tra pasti e cambi di biancheria, lei è tranquilla e lui riposa la mente e si giova della presenza di sua moglie. Quando arriva la sera, lei è stanca e vorrebbe andare a dormire presto. Lui vorrebbe che la giornata non finisse mai, è riuscito a telefonare ai figli e li ha fatti salutare dalla loro madre. Non dimenticherà quei momenti, loro hanno goduto della voce di Amalia come non capitava da qualche tempo. E’ stato bello ma ora è sera e Amalia non si regge in piedi. La aiuta a infilare la camicia da notte, quando lei poggia il capo sul cuscino, le sfiora la fronte con le labbra.

-Buona notte Amalia.

-Buona notte Pedrito mio. Gli risponde sua moglie con un sorriso. Dopo nemmeno un minuto lui la sente russare nel suo lettino sotto la finestra. Domani, quando lei si sveglierà, osserverà il mare.

Quell’oceano smisurato e profondo.

Quell’oceano vasto quasi quanto il suo amore per lei.

 

 

 

 

 


sabato 12 marzo 2022

Pizza kebab

 





-Ehi, ciao Akhim.

-Ciao Pasquale. Cosa ci fai da queste parti?

L’accento del ragazzo è arrotondato e piacevolmente esotico.

Pasquale guarda turbato l’amico egiziano. Che domande sono quelle?

-Vengo da te, no? Stasera non mi va di preparare e mi è venuta voglia della tua pizza kebab…

Akhim sembra confuso, e non riesce a capacitarsi. –Pasquale, ma lo sai che la pizzeria è dall’altra parte del corso? Qui siamo a due chilometri di distanza…

-Ecco perché non arrivavo più. Risponde sereno Pasquale, che insiste. 

–Ma sei sicuro?

-Pasquale, ma mi prendi in giro? Lo so che sono straniero ma vivo qui da quindici anni, la conosco bene la città… Poi chiede preoccupato: -Tu, piuttosto, ti senti bene?

Pasquale è perplesso, per un momento il suo sguardo si perde nel vuoto, poi torna a fissare gli occhi scuri del giovane. –No, non mi sento in forma, dammi un braccio, piuttosto, e aiutami a tornare a casa.

Akhim lo prende sottobraccio e si costringe all’andatura lenta e incerta dell’anziano amico. Conosce Pasquale da più di dieci anni, da quando aprì la pizzeria d’asporto a duecento metri da casa di quello. Ma ultimamente Pasquale gli era sembrato strano, dimenticava le cose, niente d’importante, per carità, ordinava una pizza e sosteneva di avere scelto un altro gusto, pagava dopo due giorni, cose così. Pasquale si strinse al braccio dell’egiziano per camminare più sicuro. –Sei un giovane forte. Gli disse premendo la mano sul bicipite del ragazzo. Akhim si sentì in imbarazzo. I passanti gli rivolgevano sguardi pieni di sospetto e accuse implicite ma lui stava solo aiutando un vecchio cliente, non lo stava mica rapinando. Pensò, questo paese non cambierà mai, ma si voltò verso Pasquale e gli sorrise. –Di questo passo arriveremo domani… Tutti e due risero alla battuta.

-Akhim. Lo sai che la tua è la pizza migliore della città?

-Pasquale, io ti ringrazio ma lo dici solo perché ti facciamo credito. Risero di nuovo.

Pasquale era felice di avere incontrato il pizzaiolo, chissà quanto ancora avrebbe camminato senza sapere dove stava finendo. Non capiva come avesse potuto sbagliare strada e si sentiva umiliato per quell’errore. Forse aveva ragione suo figlio, che lo voleva mettere in un pensionato, ma lui a casa aveva tutte le sue cose e le foto della sua povera moglie…

-Pasquale, siamo quasi arrivati!

Akhim si accorse delle lacrime che erano scese sulle guance rugose dell’amico ma distolse lo sguardo per pudore e discrezione. Comprendeva la sofferenza di un suo simile.

-Dai Pasquale, stasera la pizza la offre Akhim, la migliore pizza tra il Cairo e Torino!

Pasquale tirò su col naso e fece un applauso in direzione del giovane egiziano.

-Grazie Akhim, sei un amico. E fai la migliore pizza tra il Cairo e Torino…

Risero ancora una volta.

Akhim aiutò Pasquale a salire la rampa che lo portava alla sua camera e cucina, accompagnandolo sui gradini. Poi lo salutò.

-Ora vado ad aprire, appena è pronto ti porto la pizza!

-Ciao Akhim e grazie.

-Ciao Pasquale.

Una settimana dopo, Akhim vide il camion dei traslochi portare via vecchi mobili. Gli venne il dubbio. Spense la sigaretta e si avvicinò all’uomo in piedi davanti al vecchio portoncino. Lo conosceva, lo aveva visto altre volte. Era diffidente verso gli estranei e forse non approvava le amicizie del vecchio genitore.

Quello si voltò e vide l’egiziano.

Si parlarono brevemente, poi si strinsero la mano.

Akhim non voleva farsi vedere mentre piangeva ma si girò e aggiunse: 

-Qualche volta, quando va a trovarlo, passi a prendere una pizza e dica a Pasquale che gliela offre il miglior pizzaiolo tra il Cairo e Torino!

-Lo farò. Rispose freddo l’uomo.

Ma Akhim non gli credette.