-Vile,
scendi dal tuo ronzino e ingaggia nobile tenzone!
-Fellone,
scenderei dalla cavalcatura, ma troppo tardi arriverei alla destinazione
assegnatami dal mio signore. A occasioni future, destinerò il duello.
-Baggianate,
troppo codardo il tuo agire…
-La
menzogna spunta dalla tua bocca! Sono io che ti sfido…
-Dunque
trovasti il coraggio di dichiararti, scegli il testimone che racconterà la tua
sconfitta!
-Mai
sarò battuto, trovasti sulla tua strada un fiero campione!
-Si,
un campione alla giostra del paese, forte con i covoni di paglia…
-Vedremo,
mascalzone, maledetta la semenza dei tuoi avi…
-Povero
stolto che s’imbarcò per la guerra lasciando alla moglie le chiavi della
cintura di castità…
-Illuso,
buono a niente, non vali l’asino che trasporterà il tuo cadavere…
I due si allontanano ma
facendolo trovano occasione per indirizzarsi reciproci, gentili auguri.
-Possano
marcire i pochi denti che ti rimangono…
-Possano
le cornacchie cibarsi con la tua lingua…
Ecco, questo sopra un
ipotetico dialogo tra due concittadini non abbastanza ricchi e nobili da avere
una carrozza, nemmeno troppo garbati verso i propri simili, due che litigano
per chi debba arrestarsi e concedere il passo all’altro, cosa che farebbero due
perfetti gentiluomini.
Siamo nei pressi di un
florido Comune del centro della penisola italica, circa nel milletrecento.
E ora saliamo sulla
time-machine e torniamo ai giorni nostri.
Eccoci arrivati in una
qualsiasi città, davanti ad un incrocio stradale qualunque.
-Brutto
scemo, così dai la precedenza?
-Ma
che dici, idiota! Ti ho visto su quella moto ridicola, eri dietro e ci passavo
benissimo.
-Come
mi hai chiamato? Scendi da quel baraccone!
-Ti
chiamo come mi pare e ringrazia che devo fare una consegna!
-Te
la fai addosso, eh str***! Ti gonfio.
-Quando
vuoi e dove vuoi, figlio di ***! E quella moto buttala, che non vale un c***…
-Fai
schifo tu e il tuo furgone di m***!
-Ma
vai a f***, brutto st***!
Il furgone parte,
facendo fischiare le gomme e lasciando una nuvola nera di carburante bruciato
male ma prima, il conducente augura al motociclista di morire sotto un treno.
Il motociclista lo sorpassa andando contromano e superando l’incrocio a
centosettanta chilometri orari, non senza alzare il braccio, esponendo così il
dito medio.
Sono trascorsi sette
secoli, un mucchio di tempo, l’umanità ha vissuto rinascimento, scoperte
scientifiche, grandi artisti, illuminismo, rivoluzione industriale, crollo d’imperi,
guerre mondiali, conquista dello spazio, sbarchi sulla luna e sonde su Marte, farmaci
miracolosi, scoperta del genoma e molto, molto altro.
Forse qualcuno non si è
accorto di tutto questo perché a parte il linguaggio imbarbarito e il consumo d’idrocarburi
che inquinano l’aria che respiriamo, non notiamo grandi differenze, noi,
piccoli osservatori neutrali, agli incroci delle strade.
Nel medioevo come oggi.
Penso che distruggerò
la macchina del tempo.
O smetterò di osservare
gli incroci.
Meglio un cantiere…