domenica 25 aprile 2021
fratelli
lunedì 12 aprile 2021
Dialogo con un felino e altre considerazioni
-Cos'hai da guardare?
-Niente, passavo da qui, tu cosa fai in terrazzo?
-Ho visto le nuvole, sono uscito a ritirare la roba
stesa, prima che piova e sono rimasto fuori a pensare.
Mi piace osservare il cielo nuvoloso e annusare
l’odore della pioggia che arriva lento e fa abbassare la temperatura. Ma dubito
che lei sappia cosa penso.
-Io so molte cose.
Lo dice dando l’impressione che sappia leggere nella
mia mente. E forse è davvero quello che fa. Da sempre. Poi si accovaccia e
inizia a passarsi la lingua con metodo e precisione, lucidando il pelo della
schiena. Resto sempre sorpreso della capacità dei gatti di ruotare la testa
quasi completamente. Questo, assieme a due grandi occhi rotondi, fa assomigliare
la mia a un gufo.
Anche i gufi sono animali meravigliosi ma volete
mettere un gatto?
Guardo le nuvole farsi sempre più vicine e gonfie.
Mi sbrigo a togliere dalle corde gli ultimi capi, quasi tutti calzini e mutande, per metterli al sicuro dall’imminente precipitazione.
-Appena in tempo. Sussurro.
-Tanto non piove, non stasera, almeno.
-E tu come lo sai, piccolo esserino peloso?
Mi piace inventare nuovi appellativi per la mia micia.
Lei ignora la domanda, si stira ben bene, corredando
il suo interesse per i miei discorsi con uno straordinario sbadiglio.
Invece la gatta riprende, dove avevamo lasciato:
-Lo so sempre quando sta per piovere o quando sta arrivando
un temporale…
Questo è vero, quando il tempo peggiora, la gatta
sparisce e la ritrovo nascosta sotto il copriletto, a formare una gobba
sferica, giusto al centro del letto. Ora è tranquilla, sul terrazzo, a farmi
compagnia mentre guardo le nuvole. Per un po' non penso a niente, poi mi giro a
guardare la micia. Trovo ipnotico il suo fissare immobile qualcosa che non c’è o
forse qualcosa che io solo non posso vedere.
Poi d'improvviso si scuote, insegue rapida un
minuscolo insetto che cerca la fuga tra le piastrelle, lo punta, lo cattura e
con due rapidi movimenti del collo, lo ingoia.
-Che schifo! Dico io.
-Perché? Miagola lei, annoiata.
-Come se non ti dessi da mangiare...
Ora tocca a me ignorare la sua domanda.
-Ti compro scatolette costose al salmone che tu ti
limiti a leccare con sufficienza e tu mangi i moscerini che trovi sul
pavimento…
-Sono un gatto, cosa credi, non posso farne a meno.
Ha ragione, quest’essere di sei chili scarsi ha
ragione da vendere. Tutti seguiamo il nostro istinto, non possiamo impedircelo,
da quando nasciamo a quando smettiamo di respirare. Non possiamo fare altro, a
volte proviamo a inseguire dei sogni, e qualcuno riesce anche ad afferrarli, ma
questo non cambia, restiamo quello che siamo.
La gatta si
limita a guardare dall'altra parte, forse non trovando interessante ciò che
penso.
Mi sbaglio, come sempre.
-Cosa sono io lo so benissimo, mangio le crocchette
e lecco il salmone ma anche i moscerini e i topolini non sono male. Quello che
non so è cosa sei tu.
Ora sono io a non avere niente da dire, nemmeno noi,
penso, a volte sappiamo quello che siamo. Poi faccio una considerazione ad alta
voce:
-Ma poi perché me ne sto qui, sul terrazzo, a
discorrere con te, che sei solo un gatto?
-Se ritiri il “solo" ti rispondo.
-OK, scusa.
-Scuse accettate. Con chi altri puoi parlare, primo:
sei solo, la tua donna si è data alla fuga…
A questo gatto non sfugge niente!
-Secondo, hai dimenticato di prendere le gocce
questa settimana!
Lo dice proprio come farebbe qualunque gatto: privo
di tono accusatorio.
Sono contento che il mio dottore non sappia parlare
con gli animali. O almeno, che non ci provi. Chissà quante altre cose imparerebbe
su di me e quante gliene potrebbe rivelare questa gattina.
E poi questo gatto è fenomenale. Soprattutto per
annunciarmi le condizioni meteo.
Questa sera non scenderà una goccia d'acqua.
E se lo dice lei, fidatevi.
domenica 4 aprile 2021
I ricordi perduti di Angelo
Angelo, Angelo… cosa mi stai combinando?
Nella nostra struttura per anziani i rapporti sono
informali, ci incoraggiano a trattare amichevolmente, a dare del tu.
Angelo ha settant’anni e una demenza galoppante. È
un simpaticone e nei giorni buoni gli piacciono gli scherzi. Legge molto,
sempre nei giorni buoni, ha tanti libri nella sua stanza, anche se ora quei
giorni capitano di meno.
In questo momento sta tagliuzzando un pannolone in
mille pezzi, producendo simpatici coriandoli che hanno riempito ogni angolo
della stanza. Meglio di Elio, il novantenne della camera di fronte, che fa lo
stesso ma utilizzando i pannoloni usati…
Angelo, da te non me lo aspettavo, lui sogghigna in
un modo irresistibile. Mi sembra impossibile che una persona brillante come lui,
non abbia quasi visite.
Vedi, mi raccontò un giorno, veniva a trovarmi un ex
vicino di casa, si chiamava… come si chiamava? l’ho perso, no, ecco, Mario,
veniva anche spesso, e mi portava quelle caramelle dure come pietre, alla
liquirizia.
E quindi? Faccio io. Ma lui riprende subito.
Quindi: io sono senza denti e la liquirizia mi fa
schifo, così con la scusa della demenza, così ha diagnosticato il dottore no? un
pomeriggio ho aspettato che lui mi, come si dice… l’ho persa, no, ecco, mi
ammolla una di quelle caramelle odiose, poi ho finto di fissare il vuoto e con
la bava che mi colava sul mento, ho iniziato a raccontare che qualche anno
prima mi ero fatto la signora Clementina sul tavolo della sua cucina, un
pomeriggio che ero rientrato prima dal lavoro…
Ma Angelo, che volgarità…
Fammi finire, giovanotto. Devi sapere due cose, io
la signora Clementina non l'ho ma sfiorata, nemmeno mi piaceva…
E poi?
Poi cosa?
La seconda cosa! Dico io spazientito, dimenticando
che la demenza ce l'ha davvero.
Ah, già! L’avevo persa! La seconda cosa era che
Clementina era sua moglie. Quel giorno Mario ha dato di matto, voleva uccidermi
con l’ombrello e il dottore l’ha messo alla porta vietandogli di tornare…
Bravo Angelo, bella furbata!
Almeno non ho più dovuto sorbirmi quelle caramelle
schifose!
Angelo ride facendo un suono liquido, un po'
disgustoso.
Oltre al tuo ex vicino, avevi altri conoscenti?
Angelo ci pensa e sulla sua faccia passa un’ombra e compaiono
mille rughe profonde.
Avevo un amico, un vecchio amico, ci facevamo tante
di quelle risate, era uno, come si dice… ah sì, uno spasso…
Lo lascio continuare, anche se mi sembra che soffra
un poco. Lui fa una lunga pausa e mi tocca incoraggiarlo… Poi cosa è successo?
L'ho perso durante la pandemia del venti, te la
ricordi?
Certo che ricordo, io avevo sette anni, ricordo che
non ci permettevano di andare a scuola e a me piaceva stare in casa con mia madre,
però ricordo anche che morirono i miei nonni, uno dopo l'altro, e non fu più
così bello restare a casa con la mamma, che piangeva continuamente. Ricordo che
lentamente ci vaccinarono tutti, almeno i sopravvissuti e la vita continuò. Sono
passati quindici anni e tante ferite sono ancora aperte ma taccio, ora è il
momento di Angelo e dei suoi ricordi.
Così il tuo amico è morto durante la pandemia, mi
dispiace.
Ma quale morto! Angelo mi guarda come si guardano i
matti… Non è mica morto, ti ho detto che l'ho perso durante la pandemia,
ascolta bene, ragazzo!
Mi sento uno scemo, Angelo continua…
Durante i primi lunghi mesi non si poteva uscire da casa
e tantomeno spostarsi dal comune, così tutti smettemmo di frequentare parenti e
amici e quando non ci si vede spesso, le facce sbiadiscono, ci si vuole meno bene. Lui aveva preso
l'abitudine di pubblicare frasi, opinioni e commenti e questo fece venire a galla
una specie di delirio mistico, negazionista e complottista. Cose tipo che la
malattia non esisteva, poi che non era grave come si voleva far credere, che le
mascherine, allora obbligatorie erano un, come si chiama… l’ho perso… no, ecco,
un bavaglio, che eravamo un gregge di pecoroni, e altre cazzate simili…
Angelo, che modi sono, ti ricordo che il turpiloquio
è vietato dalla direzione.
Lui riprende a raccontare, indifferente.
All'ennesimo commento delirante, decisi che non era più
il caso di continuare a frequentarci e di coltivare quell'amicizia. Così l'ho
perso, come ho perso altra gente, anche se con altri ho sofferto di meno.
Ho capito, mi dispiace. Sono sincero.
Non mi dispiace per l’amico di Angelo, nemmeno so
chi fosse. Mi dispiace che lui abbia perso cose come la capacità di perdonare,
di accettare gli errori degli altri, ben prima di iniziare a perdere anche la
memoria…
Angelo ritorna a sminuzzare il pannolone e diventa
taciturno, forse, negli anni l’ha capito anche lui.
Poi alza lo sguardo,
sembra divertito.
Cos'altro c’è?
Quel vecchio amico è morto tre anni fa, l’ha
investito un tipo che guidava ubriaco.
Che sfortuna, commento io.
Chissà se credeva ai danni dell'alcol…
So che vorrebbe farmi credere di stare ridendo ma
sul viso di Angelo compare una pennellata di malinconia. E i fantasmi degli
amici passati e ormai persi.
Non so cosa passi nella testa di quel vecchio, di
certo molta confusione, ma anche molti ricordi.
E non tutti spensierati.
Ciao Angelo, tra poco spegniamo le luci.
Lui alza una mano per salutarmi e con la stessa si
asciuga una lacrima.
Io prendo la scopa e inizio a pulire.