Primo dialogo
“Allora, perché siamo qui?”
Dice Aldo, con fare spiccio e la sua inseparabile Canon a tracolla.
“Intanto buona sera a tutti.”
Rispondo io, mostrando un po' di cortesia.
“Questa è Barbara, la mia amica. Professione editor presso una piccola casa
editrice. Che cosa faccia un editor non lo sa nessuno, vero Barbara?”
“Io per prima non lo so ma mi pagano!” Risponde ridendo la giovane amica.
“Lei è Carla. Responsabile di una casa editrice concorrente… ma è stata
gentile a rispondere all’invito.”
Carla sorride al gruppo e fa una specie d’inchino.
“Aldo si è presentato da solo, come vedete, è un fotografo”
Aldo imbarazzato per l’esordio brusco prova a rimediare: “Vi faccio un ritratto?”
Dice afferrando la fotocamera.
L’atmosfera è più leggera.
“Cosa faccia il sottoscritto, lo sapete! Scrivo, leggo, studio, qualche
volta imparo e quando ho l'occasione, cerco di insegnare.
E vi ringrazio per aver risposto al mio invito!”
“E riguardo alla domanda di Aldo, rispondo subito!”
Tiro fuori dalla tracolla un plico di fogli.
“Risolto il mistero: il nostro Dario ha scritto un libro!” si precipita
Aldo.
“Lo faccia parlare!” Interviene un po’ seccata Carla, che ne ha abbastanza
della poca disciplina dell’uomo con la fotocamera.
“Hai scritto un libro?” Interviene un po’ ingenua Barbara.
“Ora vi spiego, andiamo in ordine.” Rispondo io, che per prima cosa ho
bisogno di fare ordine nella mia testa.
“Questi sono appunti e documenti che ho riordinato. In maggior parte
lettere!”
“Lettere?” Incorreggibile Aldo, che ha sentito benissimo.
“Lettere scritte da chi, se è lecito chiedere?” Dice con educazione Carla.
“Più che lecito.” Mi affretto a rispondere.
“Ernesto Guevara.”
Barbara e Carlo sgranano gli occhi.
Carla mantiene uno sguardo enigmatico.
“Quel Guevara?” Fa Barbara.
“Il Che?!!!” Scimmiotta Aldo.
“Perché, ne conoscete altri?” Rispondo io, divertito.
Secondo dialogo
Perché, Che Guevara ha scritto delle lettere? Ma non era un combattente e un
rivoluzionario? Dice Aldo, tirando fuori dalla casa un inalatore e portandolo
alla bocca.
Io e l’editrice Carla ci guardiamo sconsolati.
Aldo scatta foto di eccezionale qualità, mi creda, e dispone di un archivio
di tutto rispetto! Provo a salvare la faccia.
Lei sapeva che anche Guevara da giovane soffriva d’asma? Chiede Carla al
mio amico fotografo.
E sapevi che era un medico? Infierisce la mia amica Barbara.
Certo che so che era laureato in medicina ma non ho mai approfondito
ricerche sul personaggio. Risponde Aldo.
È proprio questo che mi spinge a lavorarci su. Che Guevara oggi è
considerato un personaggio, quasi fosse un eroe di fantasia, un'icona da
pubblicità, invece è stato un uomo in carne e ossa, una persona con passioni e
sentimento. M’infervoro io.
Carla mi supporta: Che Guevara era un uomo pieno di dubbi e paure, non
certo il rude assassino che qualcuno vorrebbe dipingere.
Interviene Barbara: Certo che la sua immagine dice un’altra cosa.
Insomma, prova ad argomentare Aldo piccato, ora la responsabilità della
fama di Che Guevara ricade sul fotografo che l’ha ritratto come ora appare su
tutte le magliette…
Korda! Interrompe Carla.
Cosa, corda? Chiede Aldo.
Alberto Korda, è il fotografo cubano che ha scattato quello che
probabilmente è uno dei ritratti più celebri al mondo! Se gira con quella al
collo, queste cose dovrebbe saperle! Irrompe Carla.
Il silenzio imbarazzato esige di essere rotto. Mi assumo io il compito.
Vorrei che leggeste una di queste lettere. Ascoltate la tenerezza, la
passione che permeava le azioni di quest’uomo e non penserete più solo alla
faccia delle magliette.
Terzo dialogo
L’uomo con barba rada e basco calato sulla testa, il celebre volto con lo
sguardo intenso, concentrato… comincio io.
Determinato! M’interrompe Aldo, ma questa volta lo osservo benevolo.
Determinato, certo. Riprendo io. L’uomo che in quell’immagine sembra
guardare in faccia al futuro, era costantemente in apprensione per ciò che
succedeva ai suoi familiari, ai suoi cari.
Era preoccupato per qualunque cosa ingiusta potesse capitare a chiunque nel
mondo. Precisa Barbara.
E non perdeva occasione per scrivere. Interviene a sorpresa Carla. Scriveva
molto il dottor Guevara, resoconti, trattati, saggi sulla rivoluzione, sulla
guerriglia ma anche saggi di filosofia e poesie e lettere, soprattutto lettere,
vero?
Vero. Rispondo io. Ne ho raccolte tante e molte struggenti. E ho bisogno di
te Barbara, per dare un ordine logico. Un ordine che crei una leggibilità, che
renda il resoconto gradibile al lettore…
E io a cosa ti servo? Chiede importuno Aldo.
Vorrei dare al libro un linguaggio cromatico, iconico, delle immagini
insomma, che possano distogliere dal lettore la celeberrima immagine di
Guevara. Rispondo. E vorrei che mi aiutassi a scegliere immagini, foto poco
famose, ritratti di scene poco conosciute, che rivelino una persona nuova,
diversa da quella ovunque esistente nell’immaginario popolare.
Già. Scrollarci di dosso questa immagine ingombrante. Aggiunge Carla.
A dire il vero, aggiungo io, mi sembra che l’immagine di cui parliamo non
sia più così ingombrante. Mi viene in mente la storiella umoristica...
La so anch’io, interrompe di nuovo Aldo. È quella dei ragazzini che si
avvicinano a una bancarella di magliette con illustrazioni e disegni e dopo
averci pensato per lunghi minuti davanti alla maglietta raffigurante Che
Guevara chiedono al venditore: quanto costa quella con la faccia di Gesù?
Carla mi guarda.
Io guardo Barbara.
Barbara guarda Carla.
Poi tutti guardiamo Aldo e scoppiamo a ridere.
Quarto dialogo
Tornando alle cose serie. Riprendo il discorso. Vorrei presentare un
profilo inedito di Ernesto Che Guevara, mostrarlo sotto il suo lato più
personale.
Carla ora sorride: Questo si è capito, e devo riconoscere che il progetto è
interessante. Poi sono curiosa di leggere queste lettere e vedere il materiale
che ci proporrà questo nostro giovane amico con la fotocamera al collo.
Aldo fa per aprire la bocca ma è interrotto da Barbara.
Buono tu, hai avuto il tuo momento di gloria e lo hai sprecato con una
barzelletta demenziale!
Aldo prova di nuovo a parlare ma ora lo blocco io.
Mi serviranno poche immagini, saranno le lettere a dipingere il
personaggio.
Ho tanto di quel materiale…
Aldo tenta: Ma io…
Ma Barbara gli impedisce di proseguire: Faremo un lavoro metodico, saremo
in contatto, i lettori vedranno l’uomo, il marito, il padre. Capiranno perché
Che Guevara ha scelto di fare ciò che ha fatto! Vedranno perché ha scelto di
stare da parte della rivoluzione!
Incalzo io: Descriveremo il suo modo di fare la rivoluzione.
Carla obietta: Non vorrei che si esagerasse col mitizzare la rivoluzione
come metodo di risoluzione dei problemi sociali, trasformare Guevara in una
specie di santo, un mistico che aveva trovato tutte le risposte. Sarebbe
un'ingiustizia oltre che un falso storico!
Conferma Barbara: Ed enfatizzando il mito che già permea questo nome, non
si corre il rischio che qualche testa calda, qualche gruppo deviato prenda
ispirazione e voglia imitare azioni armate, azioni criminali, emulare pseudo
rivoluzioni?
Improvvisamente Aldo riesce a proferire verbo: Non c’è questo pericolo.
Come fa a esserne così sicuro? Chiede Carla.
Già, ammetto io, come puoi sapere che qualcuno non si senta un moderno Che,
che abbia voglia di finire sulle magliette a costo della sua vita, che s’inventi
un attuale guerrigliero, un rivoluzionario?
Non si fanno le rivoluzioni con la pancia piena! Risponde timido Aldo.
Come dice Aldo? Fa Carla.
Cosa hai detto, Aldo? Ripeté Barbara
Come, Aldo? Insisto io.
N.d.A. Testo scritto per l'evento "Il Che testimone" inserito nel contesto libr@ria 2017, performance teatrale e musicale a cura de I Retroscena e Music Cuba Live presso la Biblioteca Civica T. Milone, Venaria