Dai cinque ai cinquanta
è un attimo.
Dai cinque ai cinquanta
è un battito di ciglia, il frullare d'ali di un colibrì.
Uno schioccare tra
pollice e medio.
Dai cinque ai cinquanta
è questione di poco.
Credetemi. Chi ci è già
passato lo sa, chi è prossimo lo comincia a sospettare.
Dai cinque ai
cinquant'anni è un soffio di vento.
Dopotutto cosa sono
cinquanta anni nella storia dell'universo se non un’infinitesimale,
insignificante frazione di secondo tra il Big Bang e la Chiusura dei Giochi?
Certo, dal punto di
vista di noi, specie umana, è pur sempre mezzo secolo.
E mezzo secolo fa
eravamo molto diversi. Si viveva in un mondo d’immagini in bianco e nero, un
mondo in cui si fumava al ristorante e le città erano piene di biciclette.
Cominciavamo a spedire le prime sonde verso la superficie della luna. I Beatles
suonavano in giro per l'Europa. Persone di diverse etnie faticavano a ottenere
pari diritti. Muri e ideologie separavano paesi.
Molte nazioni erano in
guerra tra loro e molte persone erano prive della libertà personale.
Si poteva essere arrestati
per le proprie idee o solo perché si portavano i capelli lunghi.
I primi calcolatori
occupavano intere pareti e i telefoni erano incredibilmente pesanti.
Gli apparecchi
televisivi erano veri e propri pezzi di mobilia e riunivano gruppi di persone a
osservare la meraviglia delle immagini.
Tante cose sono
cambiate radicalmente e tantissime sono rimaste purtroppo le stesse, qualcosa è
peggiorato.
In cinquanta anni s’impara
a viaggiare nello spazio, si costruiscono computer potentissimi che stanno su
una mano, si possono acquistare telefoni e televisori intelligenti, molto più
di tante persone.
In cinquanta anni,
crescono pance, i capelli intristiscono e imbiancano, quando non sono persi per
strada, un reticolo di rughe compare a decorare fronte e occhi, c'è chi non ha
particolari problemi di salute e c'è anche chi deve lottare e faticare per
mantenerla. Qualcuno vince la gara e qualcuno la perde.
Dunque cosa è questo se
non un primo tentativo di bilancio?
Guardo indietro e solo
il documento mi convince che, come scrivevo prima, dai cinque ai cinquanta è un
attimo. Poi alzo la testa, lo sguardo va sulla parete, dove stanno i ritratti
della mia famiglia, i diplomi e gli attestati di studio, poi nell'armadio dove custodisco
il cappello da Alpino, le tante scatole contenenti centinaia di foto. Guardo le
persone che mi circondano e mi dico che è ancora presto, non ne ho voglia, non
è il momento per fare un sunto, una verifica di quanto fatto e quanto vissuto.
È ancora prematuro, quindi penso che rimanderò questo lavoro a data da
destinarsi.
Poiché dai cinque ai
cinquanta è stato un attimo, allora magari lo farò tra altri cinquanta.
Mi aspetto che ci siate
tutti.
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