Mi chiamo Piero e la mia passione è il vintage.
Come potrebbe essere altrimenti, sono vintage anch’io.
O forse sono solo molto vecchio.
Comunque è una parola alla moda e mi piace usarla.
Adoro frequentare i mercatini delle pulci, anche se
alcune volte sembra di camminare tra la mercanzia tirata fuori da cantine e
pronta per una discarica.
Che cosa può fare un uomo di settantotto anni per
ingannare il tempo, direte voi. Come se il tempo si potesse ingannare, le ore e
i minuti si accorgono quando li volete fregare e si allungano a dismisura, per
dispetto! Soprattutto di notte. Ma sto divagando. Torniamo ai mercatini, la mia
passione.
Non ne perdo uno, fiere, feste di paese, eventi, mi
diverto a guardare vecchie signore che spendono uno sproposito per un servizio
di vecchie tazzine scheggiate e senza valore. Studio vetusti libri dalle pagine
ingiallite e dalla costa scollata, tratto testi scolastici dalle pagine piene
di arcaici disegni e umide di muffa.
Ma questa mattina per poco non mi prende un colpo!
Poggiata su un fusto di detersivo in polvere c'era una scacchiera in pietra
saponaria, con i pezzi (non tutti per la verità) raffiguranti due schieramenti
opposti. Ovviamente angeli per i bianchi e demoni per i neri.
Mi sono arrestato e ho atteso che la frequenza del
battito rallentasse. Avrei dovuto dare retta al cardiologo ma divago ancora. Ne
avevo regalata una uguale ma proprio uguale, al mio amico Stefano.
Uguale vi dico.
I pedoni bianchi erano piccoli putti, quelli che
vedete nei dipinti e che scagliano frecce nei cuori per far innamorare le
persone, piccoli farabutti. Gli alfieri, angeli dalle ali ripiegate sulla
schiena, i cavalli dei pegaso alati, il re, un potente arcangelo e la regina, il
più bell’angelo del Paradiso. Anche i pezzi neri avevano il loro fascino,
pedoni demonietti malvagi, cavalli che li immaginavi soffiare fuoco dalle
narici dilatate, il re e la regina veri signori delle tenebre!
Il mio regalo non piacque alla moglie di Stefano, ma
a quella scopa secca cosa piaceva? Inutile dire che non vidi la scacchiera sul
tavolino del salotto, a casa di Stefano, come mi ero aspettato. Di sicuro era finita in fondo al ripostiglio o
peggio ancora, in cantina. Quanto avevo fantasticato su quei pezzi, stimolavano
la mia fantasia ma non ero mai piaciuto alla moglie del mio amico, non facevamo
che questionare su qualunque cosa, e così non le piacevano nemmeno i miei
regali. Poi, tempo dopo, la scacchiera comparve sul tavolino e questo mi stupì.
Forse a Stefano era venuta voglia di giocare con la moglie, mi dissi, ma non lo
credevo, non li avevo mai visti giocare, in nessuna maniera. Comunque i pezzi
sembravano usati perché vedevo sempre qualche diavoletto sul piano, o un angelo
caduto sulla scacchiera come fosse appena stato cacciato dalle sfere celesti.
Un giorno vidi la regina bianca, in pezzi, sul pavimento e mi rattristò molto,
in futuro quell’immagine mi sarebbe tornata in mente in un triste momento,
quando i dottori non erano stati in grado di riattaccare i pezzi rotti del
cuore di mia moglie e anche lei era stata buttata fuori dalla scacchiera, una
regina mangiata da un nemico più forte, che non avrebbe fatto più parte del
gioco, che era la mia vita. Ma mi accorgo che divago nuovamente.
Comunque, le occasioni per vedere se i pezzi della
scacchiera erano ancora in piedi, si fecero più rare e ogni volta ne mancava
qualcuno.
Un giorno, non so bene quale, perché successe
lentamente, Stefano smise di cercarmi e non ci vedemmo più. Non ho mai capito perché,
forse era come in una partita con un giocatore di un'altra categoria che ti
mangia tutti i pezzi, uno a uno e ti lascia con solo il re al quale non resta
che abdicare…
Stefano, e la sua poco amabile mogliettina, sparirono
dalla mia vita e se devo dire la verità, non fece neanche troppo male, solo una
sorta di gusto amaro, come quando passi la lingua su un’otturazione fatta di
recente.
Solo che oggi mi torna davanti agli occhi quella
scacchiera, così uguale a quella che avevo comprato per il mio amico, quando
eravamo amici.
E penso che a scacchi non si può perdere entrambi ma
nella vita vera invece sì.
Il tizio si accorge del mio interesse e si fa sotto.
-Le piace? Manca qualche pezzo ma arreda… le faccio
dieci euro.
Sto per dirgli che non m’interessa, quando ricordo
che avevo scritto, sul fondo della scacchiera, una dedica per il mio amico col
pennarello indelebile. Chiedo di poterla vedere meglio.
La giro.
Leggo: “Ciao Stefano, non farti mangiare i pezzi
migliori…”
La compro e allungo una banconota da venti. Il tipo
vuole darmi il resto ma gli spiego che certi oggetti valgono più dei soldi.
Mi chiedo se sono stato un “pezzo” importante per
Stefano.
Non lo so.