venerdì 4 giugno 2021

la vecchia scacchiera

 





Mi chiamo Piero e la mia passione è il vintage.

Come potrebbe essere altrimenti, sono vintage anch’io. O forse sono solo molto vecchio.

Comunque è una parola alla moda e mi piace usarla.

Adoro frequentare i mercatini delle pulci, anche se alcune volte sembra di camminare tra la mercanzia tirata fuori da cantine e pronta per una discarica.

Che cosa può fare un uomo di settantotto anni per ingannare il tempo, direte voi. Come se il tempo si potesse ingannare, le ore e i minuti si accorgono quando li volete fregare e si allungano a dismisura, per dispetto! Soprattutto di notte. Ma sto divagando. Torniamo ai mercatini, la mia passione.

Non ne perdo uno, fiere, feste di paese, eventi, mi diverto a guardare vecchie signore che spendono uno sproposito per un servizio di vecchie tazzine scheggiate e senza valore. Studio vetusti libri dalle pagine ingiallite e dalla costa scollata, tratto testi scolastici dalle pagine piene di arcaici disegni e umide di muffa.

Ma questa mattina per poco non mi prende un colpo! Poggiata su un fusto di detersivo in polvere c'era una scacchiera in pietra saponaria, con i pezzi (non tutti per la verità) raffiguranti due schieramenti opposti. Ovviamente angeli per i bianchi e demoni per i neri.

Mi sono arrestato e ho atteso che la frequenza del battito rallentasse. Avrei dovuto dare retta al cardiologo ma divago ancora. Ne avevo regalata una uguale ma proprio uguale, al mio amico Stefano.

Uguale vi dico.

I pedoni bianchi erano piccoli putti, quelli che vedete nei dipinti e che scagliano frecce nei cuori per far innamorare le persone, piccoli farabutti. Gli alfieri, angeli dalle ali ripiegate sulla schiena, i cavalli dei pegaso alati, il re, un potente arcangelo e la regina, il più bell’angelo del Paradiso. Anche i pezzi neri avevano il loro fascino, pedoni demonietti malvagi, cavalli che li immaginavi soffiare fuoco dalle narici dilatate, il re e la regina veri signori delle tenebre!

Il mio regalo non piacque alla moglie di Stefano, ma a quella scopa secca cosa piaceva? Inutile dire che non vidi la scacchiera sul tavolino del salotto, a casa di Stefano, come mi ero aspettato.  Di sicuro era finita in fondo al ripostiglio o peggio ancora, in cantina. Quanto avevo fantasticato su quei pezzi, stimolavano la mia fantasia ma non ero mai piaciuto alla moglie del mio amico, non facevamo che questionare su qualunque cosa, e così non le piacevano nemmeno i miei regali. Poi, tempo dopo, la scacchiera comparve sul tavolino e questo mi stupì. Forse a Stefano era venuta voglia di giocare con la moglie, mi dissi, ma non lo credevo, non li avevo mai visti giocare, in nessuna maniera. Comunque i pezzi sembravano usati perché vedevo sempre qualche diavoletto sul piano, o un angelo caduto sulla scacchiera come fosse appena stato cacciato dalle sfere celesti. Un giorno vidi la regina bianca, in pezzi, sul pavimento e mi rattristò molto, in futuro quell’immagine mi sarebbe tornata in mente in un triste momento, quando i dottori non erano stati in grado di riattaccare i pezzi rotti del cuore di mia moglie e anche lei era stata buttata fuori dalla scacchiera, una regina mangiata da un nemico più forte, che non avrebbe fatto più parte del gioco, che era la mia vita. Ma mi accorgo che divago nuovamente.

Comunque, le occasioni per vedere se i pezzi della scacchiera erano ancora in piedi, si fecero più rare e ogni volta ne mancava qualcuno.

Un giorno, non so bene quale, perché successe lentamente, Stefano smise di cercarmi e non ci vedemmo più. Non ho mai capito perché, forse era come in una partita con un giocatore di un'altra categoria che ti mangia tutti i pezzi, uno a uno e ti lascia con solo il re al quale non resta che abdicare…

Stefano, e la sua poco amabile mogliettina, sparirono dalla mia vita e se devo dire la verità, non fece neanche troppo male, solo una sorta di gusto amaro, come quando passi la lingua su un’otturazione fatta di recente.

Solo che oggi mi torna davanti agli occhi quella scacchiera, così uguale a quella che avevo comprato per il mio amico, quando eravamo amici.

E penso che a scacchi non si può perdere entrambi ma nella vita vera invece sì.

Il tizio si accorge del mio interesse e si fa sotto.

-Le piace? Manca qualche pezzo ma arreda… le faccio dieci euro.

Sto per dirgli che non m’interessa, quando ricordo che avevo scritto, sul fondo della scacchiera, una dedica per il mio amico col pennarello indelebile. Chiedo di poterla vedere meglio.

La giro.

Leggo: “Ciao Stefano, non farti mangiare i pezzi migliori…”

La compro e allungo una banconota da venti. Il tipo vuole darmi il resto ma gli spiego che certi oggetti valgono più dei soldi.

Mi chiedo se sono stato un “pezzo” importante per Stefano.

Non lo so.