sabato 23 luglio 2022

piazza dei Sogni

 






In piazza dei Sogni c’è spesso vento.

Ma il vento è una cosa buona.

Sposta le foglie sui cubetti di porfido, gira le pagine dei libri dimenticati sulle panchine, trasporta i sogni delle persone che passano e si riflettono sulle vetrine dei negozi.

Il vento non da fastidio, qui, in piazza dei Sogni.

Preparo le sedie pieghevoli, davanti alla piccola libreria. Cinque file con quattro sedie da un lato, altri venti posti dall’altro e in mezzo un corridoio immaginario.

Sedie bianche, di legno, che andrebbero bene per un ricevimento di nozze in un giardino privato o su una spiaggia. Credo che basteranno, quaranta posti sono più che sufficienti davanti una libreria che ospita talvolta, autori che non conosce nessuno, salvo i propri parenti.

Oggi è il turno di una poetessa, una donna semplice e limpida che scrive versi brevi, a volte pungenti, che vanno dritto al cuore. Li ho letti.

Leggo sempre le opere degli autori che ospito, non si sa mai.

I titoli possono trarre in inganno e le copertine sanno essere illusorie, così curate e variopinte. Quello che importa è il contenuto ma spesso oltre al titolo roboante e all’immagine affascinante, il contenuto manca. Meri elenchi di frasi. Nomi, verbi, aggettivi, articoli e preposizioni, quando va meglio, come oggi, qualche azzardo a similitudini, timide metafore  e discreti ossimori.

Le figure retoriche utilizzate dalla poetessa sono educate e gentili, come lei. E’ una persona garbata, che non vuole invadere lo spazio altrui, sono sicuro che stabilire di presentare il suo libretto in pubblico sia stata una decisione sofferta.

Lo spazio davanti alla libreria  è esiguo e immagino che faccia gola al gestore del bar di fronte, raddoppierebbe i tavolini del dehor ma la vita non è fatta solo di caffè e aperitivi.

Mentre termino di sistemare le sedie, entrano due potenziali clienti. Faccio loro cenno di essere a disposizione e li lascio liberi.

Il cliente di una libreria non gradisce pressioni, preferisce girovagare tra i generi, sfogliare i tomi più pesanti, leggere quante più possibili quarte di copertina, dare anche una sbirciata al prezzo, se si tratta di un regalo, perché questo sia proporzionato al destinatario… quando è trascorso il giusto tempo, allora entro e mi sistemo discreto, dietro alla cassa. Loro apprezzano la libertà concessa e ricambiano comprando due tascabili in offerta. Li invito alla presentazione che si terrà nel pomeriggio e mi rispondono che forse verranno. Non so se li rivedrò ma almeno sono stati gentili.

La mia poetessa avrà il suo pubblico, se la sua famiglia si dimostrerà magnanima. Del resto è risaputo che nel nostro paese sono in molti a scrivere ma non legge quasi più nessuno.

Forse venderà qualche copia ma sono certo che non le importi.

Avrà il suo posto in vetrina, per qualche tempo, poi tornerà a scrivere nella penombra anonima della sua camera.

Ho scelto Trieste ma avrei potuto finire in qualsiasi altra cittadina. Non c’è un motivo se non il caso. Per quanti anni ho sognato un posto così.

Una piccola libreria, un negozio modesto che basta appena a coprire le proprie spese. Ma quanto ho sognato di essere libero, chiuso in una cella buia, e questo sogno mi ha mantenuto in vita.

Mi sento fortunato. Ho i miei libri, viaggi tascabili, contenitori di universi e scrigni pieni di magie.

Ho questo angolo ventoso e il sole che sbatte sulle sedie bianche.

Ho una poetessa che verrà a leggere i suoi versi.

C’è spesso il vento in piazza dei Sogni.

Un vento che ha il dolce gusto della libertà.