luoghi insoliti:
Avete presente le trescimmiette?Le celeberri...: Avete presente le tre scimmiette? Le celeberrime scimmie nelle tre pose altrettanto celebri: non vedo, non sento, non parlo? ...
giovedì 29 dicembre 2016
Avete presente le tre
scimmiette?
Le celeberrime scimmie
nelle tre pose altrettanto celebri: non vedo, non sento, non parlo?
Certo che le avete
presenti, sono troppo famose.
Le tre scimmiette le conosciamo bene tutti.
O almeno così credevo.
Ho sentito di recente un commento radiofonico sull’argomento e ho appreso
una cosa per me nuova.
Secondo un'interpretazione buddista le tre scimmie rappresentano il non
voler vedere le cose cattive del mondo, nel non voler ascoltare parole malvage
e nell’esprimere la volontà di non pronunciare parole malvage.
Il concetto del “ non vedo, non sento, non parlo” è chiaramente troppo
superficiale e sembra esprimere un menefreghismo e un’omertà tipicamente
italiana, caratteristiche che purtroppo ci sono riconosciute a livello
internazionale e che contribuiscono a ricoprire il paese di vergogna, malaffare,
immondizia e incompetenza.
Le tre scimmiette ci indicano un nuovo modo di vivere, di relazionarsi col
prossimo.
Non sarà facile, lo ammetto, smettere o anche solo modificare, un
comportamento consolidato, che fa parte della propria cultura.
Sarà necessario cominciare ad ascoltare la gente.
Ci sembra di ascoltare ma spesso non lo facciamo.
Spesso c’è poco ascolto, poca attenzione.
Quante volte non lasciamo terminare l’interlocutore presumendo di sapere
cosa l’altro vuole dire.
Ecco cosa ci fa cadere in errore, più che comprendere noi interpretiamo.
Anche a noi succede, quando parliamo, siamo interrotti, anticipati, giudicati
e tradotti.
E talvolta nella traduzione si perde o si altera qualcosa.
Per questo si litiga, per questo non si cercano più profondi rapporti
umani.
Quante volte vorrei essere compreso, lo vogliamo tutti credo, ma certe
volte sarebbe bello, tanto bello, anche solo essere semplicemente ascoltato.
Come fanno le tre scimmiette che non guardano, non ascoltano, non
pronunciano solo le cose cattive ma che accettano con amore tutto quello che
resta.
lunedì 19 dicembre 2016
luoghi insoliti: Lettera a babbo Natale
luoghi insoliti: Lettera a babbo Natale: Con i primi fiocchi di neve l'atmosfera è perfetta. L'albero di Natale ha le sue luci e la stella in cima brilla di un ...
Lettera a babbo Natale
Con i primi fiocchi di neve l'atmosfera è perfetta.
L'albero di Natale ha le sue luci e la stella in cima brilla di un chiarore
magico.
Le casette di legno, dove si possono comprare oggetti più disparati,
decorazioni natalizie, addobbi, ma anche vini e liquori, torroni e cioccolato,
salumi e grappe, rendono il clima da ricercato mercatino di Natale.
La piazza è al solito, frequentata da moltissima gente e con l'imbiancata è
perfetta!
In effetti, la gente non manca. Visitatori e curiosi, indigeni e
forestieri. Tutti hanno negli occhi il bagliore delle luci lampeggianti
dell'albero.
Tutti si gustano il tepore che solo le feste sanno donare.
Anche nei centri commerciali si sente il clima delle feste.
Anche troppo per la verità.
Le persone si affollano, si accalcano, sembra una gara a stare insieme.
Non si vede l'ora di comprare tanti regali per tutti, anche per quelli che
durante l'anno sopportiamo appena.
Cerchiamo per ore un parcheggio per l'auto e appena ne scorgiamo uno e ci
avviciniamo una potente e prolungata clacsonata, più che una segnalazione, un’intimazione,
ci invita a proseguire la ricerca. Una volta dentro occorre prestare attenzione
a non essere travolti dalla fiumana, che ha caratteri e impeto di un ripido
fiume di montagna di quelli dove si pratica il rafting e che termina con una
cascata.
Si assisterà inevitabilmente a natalizi diverbi coniugali circa l’entità
dei doni da comprare e ci si adeguerà a pagare cifre spropositate per oggetti
elettronici di ultima generazione che i più giovani, la vera ultima generazione,
considererà obsoleti non appena tirati fuori dalla confezione.
Si ritornerà a casa con un forte male alla testa e con una dolce e
natalizia sensazione di sollievo.
Alleggeriti dalla paura di non farcela e nel portafogli, incarteremo
oggetti costosi nella speranza che possano strappare un grazie e un sorriso e
sperando di ricevere altrettanti doni utili e preziosi come l’anno passato con
quel dopobarba dall’aroma di pecora bagnata!
Insomma, tutto concorre a rendere natalizia e festosa l’atmosfera.
Tutto.
Quanto a me, che cosa posso chiedere?
Ho tutto, sono una persona fortunata.
Non desidero niente in particolare.
Ma una cosa a babbo natale la vorrei chiedere.
Che quest’anno facesse un passo indietro.
Che si ricordasse che il Natale non è la sua festa bensì la ricorrenza
della nascita di un ebreo della stirpe di Davide, circa duemila anni fa.
Un uomo che ha fatto cose nuove, che ha pronunciato parole nuove.
Liberi di non crederci.
Ma scusate, il compleanno è il suo, nessuno ci obbliga a festeggiarlo ma se
lo facciamo almeno festeggiamo la persona giusta, no?
venerdì 16 dicembre 2016
luoghi insoliti: Fare le cose coi piedi
luoghi insoliti: Fare le cose coi piedi: Facciamo le cose coi piedi. Inevitabilmente. Pensiamo di pianificare con attenzione. Crediamo di organizzare con meticolosi...
Fare le cose coi piedi
Facciamo le cose coi piedi.
Inevitabilmente.
Pensiamo di pianificare con attenzione.
Crediamo di organizzare con meticolosità.
Siamo certi di progettare con intelligenza.
E forse siamo nel giusto, le cose stanno esattamente così.
E quando si passa dal progetto alla realizzazione, dalla pianificazione
all'azione, dall'organizzazione alla costruzione, cosa succede?
Semplice.
Iniziamo a lavorare.
Il più delle volte con i piedi.
Non mi si fraintenda. Non parlo in senso metaforico.
Non voglio dire che facciamo male le cose.
Intendo davvero dire che quello è il momento in cui si cominciano a muovere
i piedi.
E più si sarà veloci, nei movimenti, negli spostamenti, nel raggiungere le
nostre mete della giornata, prima si realizzerà quanto progettato, pianificato,
organizzato.
Nella prima fase siamo certi di usare il cervello, il pensiero,
l'organizzazione mentale.
Così ci è stato insegnato, almeno.
La seconda fase implica un'agilità di movimento, una velocità di
esecuzione, una rapidità di passo, quanto quella di un centravanti di talento
che segna un gol di tacco, quanto uno scalatore esperto che sceglie di poggiare
il piede su uno spuntone di roccia e su quella sporgenza resta in equilibrio,
riponendo la sua stabilità, la sua vita.
Quanto vorrei avere anche un cervello nei piedi, che mi permettesse di fare
sempre il movimento corretto, di prendere la direzione giusta.
Che mi impedisse di allontanarmi troppo dalle persone che mi amano.
Che mi facesse rimanere in equilibrio sugli spuntoni di roccia.
Quanto vorrei non avere il problema di evitare le buche, di rifare lo
stesso percorso più volte perdendo tempo prezioso, di non smarrirmi nella
nebbia, di non allontanarmi dall'obiettivo.
Vorrei avere un cervello anche nei piedi.
Mi permetterebbe di camminare quando non ho più forza e la strada è ancora
lunga e difficile.
Mi farebbe dosare le risorse e mi eviterebbe i passi inutili che rendono le
giornate pesanti e insopportabili.
Confido nei miei piedi, spero che continuino a funzionare efficacemente, e
che mi permettano sempre di fare il passo giusto.
Come diceva mio padre, mai più lungo della gamba...
venerdì 9 dicembre 2016
luoghi insoliti: nomi e cognomi
luoghi insoliti: nomi e cognomi: Durante quel terribile e mistico periodo chiamato adolescenza non mi piaceva il mio cognome. Non lo amavo. Quando uscì un film i...
nomi e cognomi
Durante quel terribile e mistico periodo chiamato adolescenza non mi
piaceva il mio cognome. Non lo amavo.
Quando uscì un film italiano e molto visto, che lo storpiava in maniera
grottesca e ridicola, i compagni di scuola più sadici non persero un minuto per
chiamarmi così.
L’occasione era troppo ghiotta e devo dire che se io ci stavo male loro
continuavano a trovare lo scherzo molto spassoso.
Con gli anni poi il film finì dimenticato e i compagni di scuola crebbero e
trovarono altri modi per tormentare chi aveva anche solo un grammo di voglia di
studiare.
La faccenda dei cognomi perse la sua importanza.
A pensarci ora potrei dire di aver accumulato molto materiale anche solo
tra amici e conoscenti…
Se pensiamo alla zoologia, posso affermare di aver parlato con molte specie
di persone.
Conosco un Orso ma anche un Grillo. Ho conversato con un Leone ma a
volte anche con Agnelli. Conosco un Cavallo, un Pesce, vedo Falco e anche
Falcone, incontro Coniglio ma anche Gatti!
Fin qui niente di strano mi pare, ma anche con la geografia siamo al
completo.
Conosco Roma, per iniziare dalla capitale, ma anche Genova. Parlo con
Catania e Milano, Viterbo e Barletta. Incontro Napoletano, Pugliese, Milanese e
Perugino.
Tutto bene amici, nessuno si offenda, permettetemi di andare avanti.
Mia nonna era una Campana.
Io sono un Papa ma conosco un Prete e un Cardinale.
Andiamo avanti?
Conosco un Sette e un Quaranta ma anche un Secondo.
Conosco un Buono, un Forte, una Bellezza, un Noto, un Baldo, un Duca, una
Viva, un Guerra ma anche un Pace.
Potrei presentarvi una Preda, un Forno, un Pepe, una Casetta, un Lucente e
un Tagliente!
Ma provate a immaginare le combinazioni.
All’amico Torrente potrei presentare Pesce.
A Falcone potrei indicare Coniglio.
A Pugliese presentare Genova e sperare in un gemellaggio, magari davanti un
bel piatto di orecchiette al pesto!
Nessuno ci rimanga male, non è mia intenzione canzonare nessuno, posso
assicurare che siete tutti tra i miei contatti, non s’inventa niente!
Al massimo si offenderà chi manca.
E per finire un bravo a chi l’ha indovinato.
Il film era “Il Pap’occhio” di Renzo Arbore con Roberto Benigni!
J
domenica 4 dicembre 2016
luoghi insoliti: La dignità del povero?
luoghi insoliti: La dignità del povero?: Ho vissuto nel mondo del volontariato una breve e limitata esperienza che ha suscitato dentro di me più dubbi e domande che certe...
La dignità del povero?
Ho vissuto nel mondo del volontariato una breve e limitata esperienza che
ha suscitato dentro di me più dubbi e domande che certezze.
Ho potuto osservare atteggiamenti e comportamenti di chi, avendo bisogno,
accedeva ai benefici di un dono.
Allo stesso tempo ho osservato chi, dall’altra parte, quel bisogno poteva
soddisfarlo attraverso la cessione di un bene o l’offerta di un comportamento, un
servizio concesso.
Quanta dignità, quanta compostezza dimostrano le persone che nella povertà,
e nell’indigenza si avvicinano e tendono la mano aperta.
Quanta educazione è mostrata. Quanta riconoscenza.
Tutte cose degne di essere menzionate. Degne di rispetto.
Ma chi è protagonista dell’apparato che fornisce aiuti, come si pone?
Non corriamo forse il pericolo che gestire grandi risorse, disporre di ricchezze
da distribuire ci faccia gustare il sapore del potere che le nostre azioni
comportano?
Non corriamo il rischio che aiutare il prossimo sia solo il nutrimento del
nostro ego?
Che l’azione svolta sia un'ottima attività da sfoggiare ed esibire nei
salotti buoni e che ci permetta di avere una reputazione impeccabile, quasi
un'aura di santità?
Come dicevo, ho solo una breve e limitata esperienza e diventa facile
cadere in questi luoghi comuni, che così poco sopporto.
Ma qualcosa ho visto e lo voglio scrivere.
Ho visto persone, più che benestanti, dare grande importanza a ogni singolo
centesimo distribuito, consapevoli del valore del denaro e di quanta fatica ci
voglia per guadagnarlo.
Ho visto donne e uomini non vergognarsi della propria agiatezza e sapersi
sporcare le mani con lavori piuttosto umili.
Ho anche visto persone, per carità ne avevano tutti i requisiti, che pur di
portare a casa qualcosa chiedevano cose a loro inutili.
Ho sentito discorsi tipo: anche se non lo uso, lo voglio lo stesso perché
mi spetta!
Senza pensare che le risorse spesso siano poche e da razionare tra chi
davvero non può farne a meno.
Allora, dove sta di casa la dignità, la compostezza?
Molti ne dispongono, senza dubbio, ma ho capito una cosa.
Non è questione di reddito.
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