sabato 25 gennaio 2020

luoghi insoliti: Desideri

luoghi insoliti: Desideri: -Buongiorno, desidera?  -Certo, desidero spesso.  Mi capita anche di desiderare molto.  -Desiderare è...

Desideri













-Buongiorno, desidera? 

-Certo, desidero spesso. 

Mi capita anche di desiderare molto. 

-Desiderare è insito nell'animo umano e non è un peccato. 

-Dipende da ciò che si desidera… il mio cane, per esempio, desidera la mia compagnia e le coccole, anche la ciotola piena, certo, ma non credo abbia molti altri desideri. Io, come essere umano, sono condannato a sopportare il peso dei miei desideri… 

-Non è una condanna, se riesce a trovare il modo per esaudirli e qui sappiamo come fare. 

-Già, avevo avuto la stessa intuizione. Se permette, faccio un giro tra gli scaffali, sono sicuro che oggi molti dei miei desideri saranno appagati. 

-Sarà così, se lei lo vuole. Se ha bisogno mi chiami. 



La signora dietro al bancone sfoggia un autentico, caldo sorriso mediterraneo e se non fosse che l’uomo ha altre cose per la testa, ci potrebbe cadere dentro come un branco di pesci finisce nella rete del provetto pescatore. 

Il gioco funziona sempre. 

Sono anni che i due lo ripetono. Fingono di non conoscersi e intavolano dialoghi a volte divertenti, altre volte surreali. E’ il loro modo di salutarsi e di dimostrare il reciproco piacere dell’altrui presenza. 

Il piacere è reale. Lui ama entrare in quelle stanze. Lei ama lavorarci. Entrambi amano quel mondo e ciò che rappresenta. 

L’uomo prende a girovagare tra i lunghi scaffali, con aria sognante, e in breve si perde in altri mondi, dove non esistono spazio e tempo. Solo desiderio. 

Lei lo segue con gli occhi, sapendo che, come il solito, ci metterà molto a decidere ma che alla fine tornerà da lei a parlare, la voce come un sussurro per non disturbare le persone presenti, a discutere delle sue scelte a condividerle o forse anche a metterle in discussione. Lui apprezza e tiene in gran considerazione la competenza della donna dietro al banco ma i suoi desideri, di solito, hanno la precedenza. 



L'uomo si perde tra gli scaffali e sebbene lei sappia che tra pochi minuti tornerà al banco, lui si perderà tra le pieghe del tempo e dello spazio facendo visita a luoghi conosciuti, tuffandosi dentro un passato remoto, entrando in spettrali case abbandonate, esplorando antiche città lontane, incontrando gente dalla lingua sconosciuta e dalle abitudini esotiche. 

L’offerta è pazzesca, molto più vasta di quanto lui possa desiderare, molto più grande di quanto chiunque possa immaginare di avere, unico caso in cui l’offerta è considerevolmente più ricca di quanto sia la domanda. 

Immensa, direi. 

I libri presenti sugli scaffali del salone sono più di quanti lui possa essere in grado di leggere durante la vita. Il suo sogno di paradiso è di avere l’eternità per leggere e rileggere ogni parola sia stata scritta da essere umano. 

Farne tesoro, ricordare versi, incipit di grandi opere, citazioni dotte e sagge è il suo passatempo, la sua gratificazione nei momenti liberi, il suo piacere intimo. 

Cioccolatini letterari di cui è goloso e di cui non potrebbe fare a meno. 

Prova dispiacere per chi non ha la fortuna di apprezzare, di godere di quell’universo contenuto in poche decine di metri quadri. 

La biblioteca è, in sostanza, il suo paradiso terrestre. 



Dopo venti minuti l’uomo torna al banco. Lei lo accoglie, come sempre, col suo avvolgente sorriso. Lui ha un pesante tomo in mano, lo guarda con amore e recita per lei: 

“Tutte le famiglie felici si assomigliano tra loro, ogni famiglia infelice è infelice a modo suo”. 



La donna sorride, ama quel romanzo. 

-Ha deciso di consumare la candela per questo fine settimana? 

Consumare la candela. 

Ecco una frase che funziona solo tra i due, una specie di detto, coniato tempo prima da lei, quando lui aveva confessato la sua romantica e anacronistica mania di leggere con la luce di una candela accesa sul tavolino. 

-Mi piacerebbe consumarla, se avrò tempo. 

Risponde lui sorridendo. 

-Per questa settimana abbiamo esaudito i suoi desideri? 

La donna sembra voler aggiungere altro, poi si mordicchia il labbro inferiore. 

-Come succede sempre. Arrivederci. 





Prima o poi troverà coraggio, pensa lei, forse proprio dentro uno di quei romanzi che ama tanto leggere, mentre la sua candela va via via consumandosi. 














sabato 11 gennaio 2020

luoghi insoliti: Sul divanetto dietro la vetrina

luoghi insoliti: Sul divanetto dietro la vetrina: Quando alzo lo sguardo, l’incrocio è ormai libero. Attraverso la vetrata ho una buona visuale del semaforo che regola il traffico tra...

Sul divanetto dietro la vetrina









Quando alzo lo sguardo, l’incrocio è ormai libero.

Attraverso la vetrata ho una buona visuale del semaforo che regola il traffico tra il viale a doppia carreggiata con tre corsie per ogni senso di marcia e l’altro corso altrettanto ampio.

Fino a venti minuti fa il traffico era impossibile, intasava tutte le corsie presenti e cercava di imitare quello delle grandi metropoli nordamericane. Una nuvola di smog e gas di scarico s’innalzava tra le carrozzerie delle vetture aggrovigliate ed eccitate come un branco di rumorose scimmie in una foresta.

Ma ora il traffico è calato all'improvviso perché l'ora di cena è arrivata e tranne gli sfortunati ritardatari, la massa di lavoratori è già a casa con pantofole ai piedi e piatto fumante sul tavolo.

La vetrata avrebbe bisogno di una pulita e ciò peggiora l'effetto dello smog ma la meraviglia della luce al crepuscolo non manca di esercitare la propria magia.

Sono seduto su di un divanetto mentre aspetto. Il negozio è prestigioso e pretenzioso, di quelli, dove ti aspetti di sentirti rispondere: "Qui non abbiamo niente per lei, signore" nello stile di Pretty woman…

Me ne sto seduto perché vivo una di quelle strane situazioni in cui devo esserci, anzi la mia presenza è fondamentale e nello stesso tempo non è richiesta la mia opinione e il mio giudizio è inutile e superfluo, quindi non mi rimane che stare seduto a osservare l'incrocio oltre la vetrata.

Sono passati: una rumorosa e superba Harley Davidson, color nero opaco, bellissima, da innamorarsi a prima vista; un camper da fricchettoni anni settanta, a un certo punto un pensionato col cappello, alla guida della sua panda è passato col rosso e, permettetemi, da quando me ne sto qui seduto è stato il momento più eccitante.

Da trenta minuti non succede più nulla.


Poi lei esce da dietro un ampio tendaggio color panna, la guardo fasciata in quello straordinario, meraviglioso vestito e gli occhi mi si velano all'istante, nascondendomi gli altri particolari.


Da innamorarsi a prima vista.

Già, da innamorarsi.


Altro che la rombante Harley.














sabato 4 gennaio 2020

luoghi insoliti: Fermo al semaforo

luoghi insoliti: Il semaforo rosso: Imbocco il viale quando il semaforo laggiù è ancora verde.  So già che non ce la farò, e mentre penso questo, infatti, s...

Fermo al semaforo











Imbocco il viale quando il semaforo laggiù è ancora verde. 

So già che non ce la farò, e mentre penso questo, infatti, scatta il giallo. 

Il viale è lungo ed io, come di consueto, guido senza fretta. Anche se questa sera avverto, sfumata come una leggera pellicola di sudore sul collo, l’ansia di tornare a casa. 

Proprio mentre arrivo in prossimità dell'incrocio, scatta il rosso. 

Mi fermo. 

Dall'altra parte non passa nessuno. In questi giorni del dopo festa, il traffico è quasi nullo. 

Guardo verso l’orizzonte, il profilo della basilica di Superga, tanto familiare a noi che viviamo nella cintura di Torino, si staglia contro il cielo sereno, velato di rosso. Non è mai stata così bella. 

Tutto mi sembra più bello oggi, l’orizzonte, il viale, perfino il semaforo rosso. 

Faccio fatica a mantenere lo sguardo a fuoco, ho le guance umide di pianto ma non temete, sono lacrime di gioia, di felicità. 

Penso a te, bimba mia, a quando eri piccola e ti tenevo in braccio come la cosa più preziosa al mondo, quale eri per me. 

Ricordo quando ti legavo la cinghietta sul sedile della bici con cui ti portavo all’asilo e ti fissavo i piedini alle staffe, sai, è la bici che uso ancora. Mi viene da sorridere perché già allora vedevo apparire in te una forza, una vitalità, un senso di autonomia e libertà che non ti hanno mai lasciato, che hanno accompagnato i nostri anni, resa allegra la tua infanzia, difficile la tua adolescenza, bellissima la tua maturità. 

Ricordo quando mi hai presentato quel ragazzo dai capelli biondi, preoccupata perché non sapevi come avrei reagito e ridevi nervosa. 

Mi tornano alla mente tante immagini e cerco di ricacciarle giù inghiottendo le lacrime perché non mi accechino. Mi ricordo che sto guidando e non posso permettermi distrazioni. 

Il semaforo è ancora rosso ma non sono infastidito, perché oggi sono felice, ci hai annunciato che state per sposarvi e non ho motivo per non esserlo. 

Guardo la luce rossa e non posso fare a meno di nutrirmi della vostra felicità, della gioia che ho letto nei vostri occhi. 

Passa un tizio sulla bici, non so chi sia né dove vada, ma so che per quanto possa essere felice, non lo sarà mai come lo sono io in questo momento. 

Non posso dire di essere rimasto sorpreso dalla vostra decisione, so come funziona la vita e posso affermare di essermi aspettato la notizia. Forse non ora e di certo mi avete sorpreso di quelle sorprese belle che solo i regali più azzeccati e meravigliosi possono suscitare. 

E’ così bello questo tramonto, questo silenzio nell'abitacolo. 

Guido con la radio spenta, non lo faccio mai, mai. 

Volevo rimanere ad ascoltare i miei pensieri e darmi il tempo di far asciugare le lacrime sulla faccia. 

Ma non c’è più tempo, la decisione è presa, la notizia è data, il tempo corre e ci sono tante cose da fare. 

Intanto il semaforo è passato al verde e già quello dietro mi sta suonando. 

Ma non importa, perché ora partirò. 

Ingrano la prima e mi muovo e sono felice come poche volte mi era successo. 



La sera non è mai stata così bella.