Come vorrei…
Gioele ha lo sguardo
alcolico, diretto all’orizzonte. Forse oltre.
Come vorrei, cosa? Che
cosa vorresti? Chiede divertito e un po’ spazientito Luigi.
Come vorrei avere una
macchina del tempo.
Gioele sgrana gli occhi e
gli si dilatano le pupille. Come se avesse ricevuto un'illuminazione proprio in
quel momento.
Luigi sa che quando
l’amico è al terzo prosecco, diventa una fonte. Di idee geniali come di
cazzate, ma il tempo per ascoltarle lo si trova sempre.
E cosa te ne faresti? Lo
stuzzica, alzando la mano per attirare l’attenzione del cameriere.
Gioele resta in silenzio
un momento, cercando forse di trovare le parole giuste.
Luigi tace. Sa che il
cervello dell’amico ormai è in moto, basta aspettare.
Cos’altro ci puoi fare
con una macchina del tempo, Luigi, mi sembra ovvio no? Tornerei indietro nel
tempo, ogni volta che ne avrei bisogno.
Giusto, precisa Luigi,
cos'altro ci puoi fare con una macchina del tempo…
Il cameriere arriva con
due flûte di vino bianco perlato e anche lui pare annuire alla logicità
dell’asserzione.
E quando ne avresti
bisogno, se è lecito? Rincara Luigi, con sincera curiosità, mentre solleva il
bicchiere per l’ennesimo giro.
Gioele beve un sorso, poi
la sua espressione diventa triste e solenne.
Quando qualcuno mi
abbandona. Quando qualcuno inizia a poter fare a meno di me. Di certo sarebbe
qualcuno che consideravo un amico, per chi sennò. Tornerei immediatamente ai
tempi d’oro, quando ci si divertiva insieme, quando non si faceva niente se non
era coinvolto pure quell’altro. Tornerei a quei giorni e lo ammonirei… gli
tirerei un pugno sul naso, non di quelli cattivi ma che fanno solo un po’male.
Gli direi, sveglia imbecille, attento che questi giorni finiranno se non stiamo
attenti, stai all’erta che le amicizie sono come certe piante delicate, se non
dai acqua o se ne dai troppa, muoiono.
Ah, riesce solo a dire
Luigi.
Gioele torna a guardare
l’orizzonte ma stavolta attraverso il bicchiere di vino.
Poi prosegue.
E tornerei indietro ogni
volta che una persona mi ferisce e mi delude. Tornerei al giorno prima e gli
direi, attento che quello che hai intenzione di fare mi ferirà, e quello si
stupirebbe che io sappia in anticipo le sue intenzioni. Allora gli direi,
guarda che tu sei una persona preziosa per me, un tuo tradimento mi farebbe
troppo male, non lo sopporterei…
La voce di Gioele sembra
farsi più forte, nonostante il vino.
Perché hai notato? Chi è
che ci ferisce e di delude meglio delle persone più care, non credi?
Luigi resta mutacico, non
perché non sappia cosa dire ma perché ha sperimentato sulla sua pelle ciò che
l’amico gli sta dicendo.
E quando scopro che
qualcuno mi ha mentito o non mi ha detto tutta la verità, tornerei nel passato
per dichiarare che io conosco come stanno le cose, che so bene quello che
succede e che può risparmiarsi di spiegare. Passerei per il saputello di turno,
certo. Ma eviterei all’altro di mentirmi. E io non sopporto quando qualcuno mi
mente.
Luigi sente che nel tono
dell’amico non c’è solo euforia o tristezza alcolica, ma un timbro malinconico
che mai aveva percepito prima. Sente le lacrime salire verso la superficie
degli occhi.
Ho perso amici, caro
Luigi, e ho rotto rapporti importanti, per colpa di quella fottuta macchina del
tempo che non esiste…
Luigi vorrebbe rincuorare
l’amico e prova con la prima banalità che gli viene in mente. I rapporti si
possono ricucire.
Certo che si possono
ricucire ma tu hai mai visto un paio di pantaloni con una cucitura? è brutta da
vedersi e comunque rimane una zona fragile, alla prima occasione si strappa di
nuovo. Poi com’era quella storia del vaso rotto che si può incollare e che
torna bello ma se lo guardi le crepe si vedono e sembrano delle cicatrici?
Si, mi sembra di averla
sentita. Risponde Luigi.
Gioele prosegue. Vorrei
tanto avere una macchina del tempo e tornare a quando il mio cuore non era un
vaso rotto e pieno di segni.
Vuota il bicchiere, tira
fuori un fazzoletto e si soffia il naso.
Luigi chiede il conto e
non ha il coraggio di guardare Gioele negli occhi.
Poi si sforza e parla.
Gioele a me le cose le
puoi dire anche dopo, finché non trovi la tua macchina del tempo, dimmi pure se
ho sbagliato, se ti sembra che abbia mentito. Se ti ho deluso.
Gioele sembra non
sentire, perso com’è nel suo delirio.
Anzi, continua a parlare.
E vorrei possedere una
macchina del tempo per la cosa più fondamentale.
Luigi lo fissa attento.
Per tornare indietro
dalle persone importanti che ho perso all’improvviso. Per correggere le ultime
cose che ci siamo detti. Per dire quello che abbiamo taciuto. Perché non lo
sappiamo, non sappiamo quando sarà l’ultima volta che abbiamo la possibilità di
parlare con qualcuno. Ci salutiamo con poco interesse, ci scambiamo qualche sciocchezza.
Se potessimo sapere che non ci sarà data un’altra occasione, ci diremmo ben
altro.
Ecco a cosa servirebbe la
macchina del tempo, ti è chiaro Luigi?
A dirci, ti voglio bene.
Sei inestimabile per me. Anche se hai sbagliato le parole, le scelte, ti
perdono. Sei una persona preziosa.
Poter tornare indietro
per dire le cose non dette, sei convinto?
Ma Luigi non risponde.
Perché non c’è.
Gioele guarda il riflesso
nella vetrina sporca di un bar chiuso da anni e ci vede sé stesso, solo, seduto
a un tavolino arrugginito che nemmeno i ladri o i vandali prendono in
considerazione.
Ritorna a guardare
l’orizzonte. Si sta alzando un vento freddo, che punge.
Allora si alza e se ne
va.