Piove, tanto per cambiare.
Siedo sul divano e prendo il
tablet.
La pioggia non è un problema in sé,
almeno fin quando non comincia a ingrossare i corsi d'acqua, siamo capaci di
conviverci, si aprono gli ombrelli, s’intasa un poco il traffico, tutto
normale. Ma quando piove durante il tempo libero, durante i nostri rari e preziosi
momenti di riposo allora la pioggia diventa fastidiosa e molesta. Un vero
incubo.
Quando fuori piove e non ho altro
da fare, mi piace leggere. Un buon libro è sempre un’ottima compagnia. A volte
scrivo. Il suono della pioggia mi rilassa, mi aiuta nella concentrazione. Mi
stuzzica la fantasia. Molti post che ho pubblicato, e che qualcuno ha letto nel
Blog, sono nati durante un giorno di pioggia.
È anche vero che mi piace
scrivere quando c'è il sole, quando soffia il vento, quando scende la nebbia e
quando il cielo è nero ma così nero che non si capisce se sia giorno oppure
notte.
Chi mi conosce lo sa bene.
Pagine e pagine di lettere a
formare parole, parole a formare frasi, frasi che compongono discorsi,
dialoghi, battute, in pratica su qualunque argomento. Cosa me ne farò mai di
tutte queste pagine ancora non mi è molto chiaro.
Ho provato, per dire la verità, a
spedire qualche lavoro lontano da casa, come si farebbe con un figlio che
ritenuto ormai grande e responsabile abbastanza, può essere mandato ad affrontare
la vita e il mondo per appurare che si regga solido sulle proprie gambe.
Sono stato onorato da puntuale
risposta da parte di un tipo di editoria che, pronta a stipularmi contratti
vantaggiosissimi, mi chiedeva semplicemente un piccolo, quasi insignificante
contributo alle spese, inevitabili per entrare in un mondo elitario e
difficile, un mare burrascoso, popolato da squali pronti a divorare un
pesciolino aspirante scrittore. Ho ricevuto per risposta offerte di tutela e
protezione legale ed economica, mi sono sentito coccolato, protetto e prezioso
e tutto questo a condizioni eque e oneste.
Veri mecenati!
Non ho mai pensato di pubblicare
qualcosa per poi ripagarmelo di tasca.
È come se un contadino finisse di
raccogliere i pomodori dai suoi campi, li facesse pesare e se li facesse poi
spedire al proprio domicilio pagando chi glieli consegnasse.
Oggi che con le tecniche di
stampa digitale, i costi si sono ridotti, chiunque lo voglia è in grado di
curare l'impaginazione, la correzione delle bozze, la grafica per una copertina
accattivante. Non è nemmeno più necessario stampare il manoscritto, fotocopiarlo,
comprare enormi buste e francobolli. Con la posta elettronica in due secondi si
scrive una mail e si allega l'opera da spedire.
Facile, direte voi.
E ci sono una valanga di editori
che si fanno pubblicità sui social, che non vedono l'ora di scovare nuovi
autori emergenti per farli tuffare nel mare di cui si diceva.
Poi troviamo anche quelli che, notizia recentissima, con linguaggio moderno e aggressivo, chiedono di non inviare mail che non
contengano educati saluti, ossequiosi modi, dimostrazioni di stile e classe.
Ma pensa!
Vi assicuro che ho sempre
rispettato le regole di netiquette in rete. Con molta attenzione.
Anche verso chi mi ha risposto
dodici mesi dopo, oppure ha semplicemente ignorato la mia mail.
Con buona pace degli squali che
avranno un pesciolino in meno da sbranare.
Non ho voglia di avere a che fare
con esaltati e mitomani pronti a insultarmi o farmi del male per ciò che ho scritto. Anche
sono un “like” rimosso, mi fa star male.
Figuriamoci poi qualche invidioso
disposto a trascinarmi in tribunale per il contenuto di un post irriverente…
Allora, giacché piove che faccio?
Magari prendo il tablet…
Quasi quasi meglio un pisolino.
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