mercoledì 23 febbraio 2022

Versi diversi

 




 

Versi un po’ spersi,

da riempire capoversi

controversi.

A volte sparsi

sul foglio a rintanarsi.

Versi per amarsi,

per non scoraggiarsi.

Versi da non distrarsi,

e magari impaurirsi.

Versi avversi,

puliti e tersi,

contorti e perversi,

affondati e riemersi.

Interi universi di versi

uguali e diversi

per chi non può trattenersi,

per chi è stanco e vuole sedersi,

per chi ha sete, risponda: sì, versi






sabato 12 febbraio 2022

Fiducia

 






“Ti ricordi vero?

Ricordi in seconda, quando m’imboscavo nello sgabuzzino delle scope a pomiciare con quella spilungona del quarto anno? Quella che baciava stile lumaca e ti sbavava tutte le guance… ti ricordi vero?”

“Quante volte mi hai coperto con quella di matematica, le dicevi che il preside mi aveva convocato in direzione oppure che dovevo scontare una punizione e aiutare il bidello a pulire le pareti dei cessi dalle scritte… la prof si fidava di te, non aveva nemmeno bisogno di controllare!”

“Ho messo la mia promozione nelle tue mani e non mi hai tradito.

Ti ricordi?”

“E intanto io filavo con la tipa del quarto liceo!”

 

“E quando io ti coprivo al telefono con i tuoi, rispondevo che sì, stavi studiando con me mentre in realtà non avevo la minima idea di dove ti trovavi, magari stavi guidando la 112 Abarth di tuo cugino, dopo avergli rubato le chiavi, con tanto di derapate nel boschetto e loro non insistevano perché si fidavano di me…”

“Per fortuna hai sempre parcheggiato in modo impeccabile e tuo cugino non ha mai scoperto i furti!

Ti ricordi, vero?”

“Poi siamo cresciuti e il mondo è andato avanti.

Ma la nostra intesa è rimasta la stessa.”

“Ricordi che mi avevi chiesto di farti da testimone ma il matrimonio è saltato perché lei è scappata con l’ex… io avevo cercato di avvisarti ma per la prima volta non ti eri fidato.”

“Siamo stati due anni senza parlare molto, tranne che per i freddi auguri a capodanno, ma ci siamo perdonati, è quello che si fa quando si conta qualcosa l’uno per l’altro, no?”

“Mi dicesti che non avevi mai perso la fiducia in me ed io ti credetti.”

“E quando partii per quel progetto in New Messico? Nessuno credeva in me, stavo lasciando un lavoro sicuro a casa, un matrimonio che scricchiolava e si sarebbe rotto poco dopo, anche i miei familiari erano contrari. Ma io partii ugualmente.”

“E lo feci solo per le tue parole. Io mi fido, dicesti al telefono.”

“Quello mi bastò. Partii e il progetto andò bene e quando, dopo due anni tornai a casa per aprire una filiale non c’era nessuno all’aeroporto. Ma tu m’inviasti un messaggio.”

“Io sono con te, perché mi fido”

“Ci siamo visti due anni dopo, è vero, ma lo so che ci sei sempre stato, perché è questo che fanno gli amici, quelli veri, no?

Ci sono anche quando non ci sono.”

“E si fidano, qualsiasi sia la nostra scelta o decisione, anche la più assurda o stupida, perché un amico si fida.

Non è così?”

L’uomo riceve silenzio per risposta.

Allora continua a parlare.

“E quando ci dicemmo che saremmo stati assieme per sempre, e ci saremmo supportati anche da vecchi, anche allora mi fidavo e sapevo di fare bene perché non mi stavi mentendo.”

“Io mi fidavo e lo farei ancora…”

Poi, prima di voltarsi e andare via nel freddo del mattino, fissa ancora il marmo grigio e la foto.

“…se solo tu fossi qui.”