venerdì 30 luglio 2021

Così va il mondo

 






Piercarlo guardò il quadrante del suo Rolex Submariner e fece una smorfia di disappunto. Vide la crepa nel vetro e ricordò a se stesso che avrebbe dovuto passare dal concessionario. Sarebbe stato meglio indossare il Panerai automatico, ma ormai era tardi. Era incredibilmente in ritardo e girava nel parcheggio ormai da venti minuti. Il problema non era l'avvocato che lo attendeva, quello, con la parcella che gli corrispondeva tutti i mesi, poteva aspettare benissimo, ci mancherebbe, ma lui era pieno d’impegni e quella giornata si stava rivelando pesante, redditizia ma pesante.

Nella sua Lexus la temperatura era deliziosa ma il parcheggio doveva essere rovente. Sentiva la camicia Armani che gli frusciava fresca sulla schiena, ma sapeva che gli si sarebbe appiccicata addosso, appena sceso dall’auto. Girò per la quarta o quinta volta davanti al fast food e si accorse che i pochi avventori lo stavano osservando. Forse ammiravano l’automobile, un oggettino che non si sarebbero potuti permettere nemmeno lavorando due vite. Tantomeno stando seduti davanti a quel localaccio a perdere tempo. Che posto squallido in cui mangiare, pensò, sebbene ci fossero dei “panettoni” di cemento a delimitare la zona, tra i tavolini e il parcheggio a spina di pesce.

Intanto lui svoltava a destra, poi a sinistra, poi tornava indietro, capitava di vedere un posto libero ma una volta vicino si accorgeva che era solo un’illusione ottica, un’utilitaria spinta fino al fondo del posteggio e questa lasciava un vuoto che non mancava di ingannarlo.

Piercarlo non era uno che perdesse la calma per così poco, aveva partecipato a trattative estenuanti con petrolieri, emiri arabi e mafiosi russi i cui redditi valevano almeno il doppio del PIL di San Marino!

Vide un tipo losco, in una Mini Cooper vecchia e giù di carrozzeria, che girava contromano, cercando parcheggio. Perché la gente è così incivile da non rispettare una cosa semplice come il senso di marcia, si chiese Piercarlo.

Intanto, con la coda dell'occhio, percepì un movimento nella corsia finale. Qualcuno stava uscendo. Fece il giro e appena svoltato vide che un’auto usciva lenta dal parcheggio. Sorrise, finalmente sarebbe riuscito a partecipare all’appuntamento. All’improvviso sentì uno stridere di gomme e, mentre si avvicinava al posto, osservò la Mini arrivare a tutta birra, contromano, e vide il conducente infilarsi con una frenata, nel posto, lasciando peraltro l'auto sghemba.

Piercarlo si fermò dietro la mini, suonò il clacson e apostrofò il tizio che era sceso e si stava dirigendo verso il bar.



“Scusi, non ha visto che stavo parcheggiando io?”

“Si che ho visto, ma io sono stato più veloce" Rispose beffardo l’uomo.

“Poi lei veniva anche contromano…”

“E allora?” rispose il tipo alzando la voce, “Che vuole fare? Darmi la multa?” poi scoppiò in una risata fragorosa. “Mi denunci, i testimoni ci sono!”

Anche i personaggi seduti davanti al bar si misero a ridere. Il tipo della Mini stava dando un’autentica lezione dialettica all'elegantone. Dovevano sentirsi solidali.

“Lei non può comportarsi così, il mondo non va avanti così…” Provò a trattare un’ultima volta Piercarlo, che non pensava più al suo appuntamento.

“Che ne sa lei di come va il mondo, col suo vestito elegante e il suo fuoristrada lussuoso, il mondo è dei furbi!” Sentenziò arrogante l'uomo della Mini. Dal bar si levarono timidi applausi.

“Lei crede?” disse Piercarlo rientrando in auto e innescando la retromarcia.

Tutti pensarono che la contesa fosse finita e strabuzzarono gli occhi quando videro l’enorme e pesante fuoristrada bloccarsi a cinquanta metri dalla mini, poi partire sgommando e andare a schiantarsi, a tutta velocità, sul retro della piccola auto che rimase incastrata col muso contro il pilone di cemento davanti al bar. La Lexus era blindata e riportò qualche graffio attorno alla targa anteriore. La mini invece era ridotta male, sembrava una fisarmonica e usciva fumo dal motore.

Gli avventori si erano alzati dalle sedie, nessuno rideva più. Il proprietario della mini non riusciva a credere ai suoi occhi né a proferire parola.

Piercarlo abbassò il finestrino, sporse un gomito e osservò soddisfatto il danno.

“Io lo so come va il mondo, guardi che lei è in errore… il mondo non dei furbi… il mondo è dei ricchi, prenda nota.” Stava per ripartire ma vedendo l'uomo ancora immobile e con lo sguardo confuso si sporse nuovamente per usare una cortesia. “Ah, naturalmente pagherò tutto, prenda la targa e mi denunci, i testimoni ci sono.”

Poi usci dal parcheggio canticchiando e dimenticandosi dell’appuntamento col suo avvocato.












giovedì 8 luglio 2021

Ho chiuso il cuore in un cassetto

 





Ho chiuso a chiave il cuore in un cassetto, perché mi hanno detto che così si deve fare,

e perché spesso, con i suoi battiti, disturba e non mi permette di lavorare.

Durante il giorno capita di ascoltare molte persone e affrontare disparate situazioni

ma è necessario non lasciarsi influenzare e permettere loro di fiaccare le nostre intenzioni.

Senza il cuore, che distrae, si è leggeri e diventa più facile concentrarsi,

così non è un problema se si deve fare la scelta che alcuni premia e lascia altri a disperarsi.

Servono occhi buoni e cervello veloce, solo questo, il cuore può restare nel cassetto,

quando è meglio evitare errori e si vuole avvicinarsi a essere senza difetto.

Così tra vari problemi incontrati e le consuete lamentele di tanti,

si può cessare di voler cambiare il mondo e senza rimorsi si può andare avanti.

Perché è solo in avanti che si deve andare, che così impone chi siede in alto,

in avanti senza voltarsi e senza preoccuparsi di chi resta dietro o di chi cade sull’asfalto.

Oggi è un giorno strano, non mi era ancora successo di lavorare senza il cuore,

e devo dire che sembra tutto più semplice,  sento uno strano silenzio, un’indefinita assenza di rumore.

Rispondo a tutti, mi muovo svelto, mi sembra di essere preciso ed efficiente,

non ho emozioni che rallentano, sentimenti che moderano, pensieri che frenano e tutto è facile, apparentemente.

 

Quando il turno finisce e rientro a casa, apro il cassetto…

e come prima cosa, il vecchio cuore mi salta in mezzo al petto.

All'improvviso mi sento imbarazzato e confuso, mi guardo un po' attorno,

e senza capire il perché, piango tutte le lacrime del giorno.