mercoledì 29 giugno 2022
This is a man's world
domenica 19 giugno 2022
la corda
L'uomo si muove con
gesti nervosi e rapidi.
Il sottotetto è buio e sporco.
Cerca confusamente qualcosa ribaltando oggetti e sollevando batuffoli di
polvere.
Alla fine apre il
cassetto di una vecchia credenza piena di tarli e trova quello che sta cercando.
Una vecchia e robusta corda appare nella sua mano, in primo piano.
Le immagini proiettate
nella sala riunioni sono state riprese in bianco e nero per dare un tocco di
realismo, forse.
L'attore non è un
professionista e ci mancherebbe, col budget da rispettare, ma sembra
convincente e fa bene la sua parte.
Tutti i presenti rimangono in silenzio,
l'attenzione è alta e anche la tensione. La scena riprende. Ora l'uomo che si è
sbottonato il colletto e ha la camicia appiccicata di sudore alla schiena,
trasmette un senso di ansia. Cerca un posto adatto, si volta e vede una trave
di legno spessa abbastanza. Lancia l'estremità della corda e la tira giù
dall'altra parte. Poi esegue un nodo e per verificare che questa non si spezzi
si aggrappa alla corda e tira su le gambe, lasciandosi penzolare.
Funziona. La corda
terrà. Primo piano del nodo. Primo piano della faccia stravolta e lucida di
sudore dell’uomo.
Nella sala qualcuno
esprime disagio spostando rumorosamente il grosso deretano sulla sedia. Qualcun
altro trattiene il respiro. Una donna, forse una segretaria d'amministrazione
si copre la bocca con la mano. Il direttore marketing ha la faccia di uno che sta
per esser costretto a ingoiare escrementi di cane dal bullo della scuola. Il
presidente mantiene uno sguardo imperscrutabile. Nessuno fiata.
Dell'appartamento al
piano di sotto giunge una voce cristallina. Una bimbetta sui tre anni chiama il
suo papà. L'uomo lavora frenetico ai nodi, sembra non avere più tempo. Ora
cerca qualcos'altro. Uno sgabello o un seggiolino.
La segretaria in sala
vorrebbe evitare di guardare ma non può, sposta la mano davanti agli occhi come
fanno i ragazzini davanti a un film horror.
L'uomo trova una
seggiolina per bambini, è perfetta, la afferra e si volta verso la corda. Gli
ultimi istanti del video non lo inquadrano, si vede una botola aprirsi e una
testolina bionda spuntare.
Papà? Dice la vocina.
La schiena dell'uomo
copre tutto il campo. Poi lui si volta e sorride alla bimba.
Papà, cosa fai in
soffitta?
Lui la prende in braccio e le mostra.
Vieni su, proviamo un
gioco.
La ripresa finale
inquadra un’altalena artigianale ma non priva di un fascino arcaico. E la bimba
che dondola felice.
I presenti sono come impietriti.
La segretaria si lascia andare in un applauso nervoso che non è accompagnato da
nessun altro. È evidente che si tratti di un gesto isterico.
Ok, grazie a tutti, s’impone
il direttore marketing, la riunione è conclusa. Oggi comunicheremo le
decisioni.
Tutti si affrettano a
lasciare il tavolo e a dirigersi, con sollievo, verso il rinfresco al fondo
della sala per versare enormi tazze di caffè.
Sullo schermo rimane il
fermo immagine di una bambina seduta su un’altalena.
Mezz'ora dopo nell’ufficio
dell'amministrazione delegato l'aria è ancora rovente e irrespirabile. Si sono
sentiti fin dal primo piano.
Si lo so che si tratta
di un demo, mal registrato e mal recitato! Ma non è questo il punto! Il
dirigente parla sputacchiando saliva come un boxer con la rabbia.
Non possiamo usarlo,
non possiamo…
Avremo tutti contro,
associazioni di mamme, medici pediatri, avvocati, società di sostegno alla vita,
la chiesa… sembra un’istigazione!
Il dirigente ha
ragione, sa che salterà la sua testa per questo, anche se l’amministratore
delegato non ha proferito una parola che sia una. Anzi, è proprio questo che lo
terrorizza.
Prima che salti mi
toglierò la soddisfazione di prendere a calci nel culo questo piccolo bastardo,
pensa. Scende le scale con l’espressione di uno squalo davanti al sangue. Entra
nel piccolo ufficio del responsabile di tutto quel casino. Il giovane creativo,
che non è così sprovveduto, lo stava aspettando. Ha passato gli ultimi trenta
minuti a salutare colleghi e amici che sono atterriti. Non si spiegano quello
che sta capitando, si poteva evitare, si poteva fare meglio…
Il dirigente gli vomita
addosso una serie infinita d’insulti e maledizioni che dovrebbero bastare a
coprire anche la sua discendenza per almeno tre generazioni. Lui raccoglie le
sue cose in uno scatolo di cartone, proprio come ha visto fare in un sacco di
film dozzinali, e se ne va, imboccando le scale.
Uscirà dalla porta a
vetri per non tornare più.
Mike, questo è il nome
del giovane, torna a casa. Non ha altri posti dove andare. Poggia la scatola
sui gradini ed esce sul retro. La casa è vuota, sua moglie tornerà solo tra un
paio d’ore, subito dopo essere passata a prendere il piccolo alla scuola
materna. C’è tutto il tempo.
Nel giardino dietro
casa c’è una vecchia quercia, mezza malata, che i condomini volevano far
abbattere ma che finora ha resistito in piedi. Dovrebbe tenere.
Mike entra in casa, va
nel ripostiglio, dove conserva la sua attrezzatura sportiva, tira fuori la sua
corda per arrampicare, esce e si mette al lavoro. Nel caldo pomeriggio nessuno
lo può vedere, dietro casa mentre armeggia con i nodi.
Se qualcuno lo vedesse,
di certo chiamerebbe la polizia.
Un uomo disperato,
direbbero i vicini, appena licenziato anzi sbattuto fuori dal capo in persona,
una vergogna inaccettabile…
Quando sua moglie e il
suo bimbo rientrano, la casa è immersa nel silenzio. Lei esce sul retro e il
bimbo si affaccia con un’espressione colma di stupore e felicità che solo i
bambini possono mostrare.
Papi, mi hai costruito un’altalena!
E corre in braccio a suo papà, che lo accoglie appagato e subito lo sistema sul
sedile fornito di cuscino.
Mentre spinge suo
figlio, ignora una lacrima che gli solletica, molesta, la guancia.
Il suo bimbo grida
felice e gli ricorda che la vita può essere bella.
Con poco, basta una
corda.