sabato 28 febbraio 2015

Se fossi un supereroe.







Per vivere una vita piacevole e senza pericoli si dovrebbero avere dei superpoteri.
Solo persone con superpoteri sarebbero in grado di andare avanti quotidianamente senza intoppi, senza ritardi, senza grattacapi.
Ci sono giorni in cui si fa più fatica, giorni in cui alla prima mossa si rovinano gli sforzi della settimana precedente. Ci sono giorni in cui meglio sarebbe rimanere a letto, non uscire di casa. Giorni in cui sarebbe meglio non fare niente, non parlare con nessuno perché si farebbe solo danno.
Conosciamo bene tutti quelle giornate, le passiamo tutti.
Certo, ad avere dei superpoteri  si affronterebbero queste giornate col sorriso.
A volte mi piacerebbe tanto essere stato morso da un ragno mutante, essere stato esposto a misteriose radiazioni, oppure ancora avere un gene alieno che comporti caratteristiche altrimenti sconosciute sul nostro pianeta. Avere un genio per i ritrovati tecnologici e una ricchezza spropositata per applicare le nuove futuribili scoperte.
Mangiare una scatola di spinaci o ingollare una arachide e scoprire di rispondere con una reazione inusuale.
Oppure essere caduto, ancora in fasce, in un pentolone di pozione magica, ricevere un inatteso dono da entità sovrannaturali e via di questo passo...
Sarebbe comodo riuscire a non ferirmi a causa di cadute, contusioni e rotolamenti dalle scale. O nel malaugurato caso avere la capacità di rimarginare la ferita, far riassorbire l'ematoma, far scomparire il dolore in tempi record.
Sarebbe eccezionale toccare un altro e sortire lo stesso effetto.
Rendersi invisibili, correre per ore più veloci di un treno, vedere attraverso le pareti, percepire i pericoli in anticipo, saltare e arrampicarsi sugli edifici più alti, nuotare nelle profondità degli abissi.
Volare ad altezze incredibili e alla velocità supersonica.
Avere capacità mentali e cognitive superiori che permettessero tra le altre cose di comprendere il linguaggio degli animali.
Avere un attrezzatissimo nascondiglio segreto sotto casa da cui uscire e rientrare indisturbati.
Ma che vita sarebbe?
Per certi versi più facile, comoda e bella. Per altri piena di angoscia, di responsabilità, di superlavoro.
Meglio tornare con i piedi per terra.
Anche perché, a ben guardare, i superpoteri ce li abbiamo in molti. Di sicuro in molti sono ad usarli, non si spiegherebbe diversamente come facciano in tanti ad arrivare a fine mese senza soldi, come si possa continuare ad educare i figli nonostante le distrazioni mediatiche e internettiane. Come si possa continuare ad averceli dei figli, dimostrando così una fiducia in un futuro che si palesa tanto difficile...
Io uso i miei superpoteri, come fanno tanti altri, per lavorare con voglia, per tornare a casa e tornare fuori a fare la spesa, per aiutare chi me lo chiede, per seguire le mie figlie ed insegnare loro qualcosa e sempre più spesso imparare qualcosa da loro.
Per riuscire a fare un poco di sport, per godere di qualche spettacolo, vedere un concerto e commuovermi per un film.
Per avere voglia di leggere un libro dopo l'altro, per provare gusto a studiare.
Per farmi sopportare tutti i giorni da mia moglie e per costruire tutti i giorni la nostra vita.
Cercate bene, li troverete i vostri superpoteri. Li usate come me, ogni giorno.
Quanto a me, devo andare, non ricordo più dove ho nascosto il mantello.






mercoledì 25 febbraio 2015

luoghi insoliti: Trenta giorni ha novembre...

luoghi insoliti: Trenta giorni ha novembre...: "30 giorni ha novembre, con april, giugno e settembre. Di 28 ce n'è uno,  tutti gli altri ne han 31." Mi pi...

Trenta giorni ha novembre...




"30 giorni ha novembre, con april, giugno e settembre. Di 28 ce n'è uno, 
tutti gli altri ne han 31."



Mi piacerebbe avere del tempo.

Vorrei tanto avere più tempo per coltivare i miei tanti interessi.

Vorrei fare più sport all'aria aperta. Correre al parco, pedalare sul lungofiume, organizzare le celeberrime partite di calcetto scapoli vs ammogliati del giovedì sera (non ho mai capito perchè il calcetto amatoriale sta al giovedì sera come il calcio professionistico sta alla domenica).

Mi piacerebbe molto terminare di leggere una volta per tutte la Divina Commedia, note comprese, perchè sono da anni fermo al quinto canto dell'inferno. Un vero inferno.

Mi piacerebbe fare l'ennesimo corso d'inglese di livello avanzato, conversation tanto per intenderci, per non rimanere eternamente incastrato con I am, you are etc etc

Mi piacerebbe visitare tutti i castelli e le residenze presenti in Piemonte e, perchè no, anche quelli della Valle d'Aosta, quanti ce ne saranno?

Mi piacerebbe, oltre a tutte queste cose, continuare a fare il padre a tempo pienissimo, essere presente a tutte le esibizioni canore, ai saggi e spettacoli di danza, alla consegna delle pagelle e ai colloqui genitori insegnanti, agli esami e alle visite mediche delle figlie.

Vorrei avere il tempo per non perdere nemmeno un minuto della loro vita, degli eventi più significativi ma anche di quelli più banali. A prescindere dalla loro età o dal loro grado di indipendenza.

Mi piacerebbe visitare molte, moltissime città italiane, perdermi sui viali, fermarmi nelle piazze, commuovermi coi tramonti.

Vorrei ancora avere il tempo per leggere le svariate trilogie della narrativa, a cominciare da quelle di Ken Follett (ormai per avere successo non basta scrivere un capolavoro, occorre scriverne almeno tre alla volta).

Vorrei fare tutte le passeggiate in montagna che mi sono state proposte e a cui ho risposto di no, perchè non avevo tempo.

Vorrei tempo per me stesso, per stare solo, ascoltare il mio respiro, percepire la rotazione terrestre, pensare alle cose della vita, pregare.

Vorrei avere più tempo per la mia famiglia, esserci quando hanno bisogno di me e fare un passo in dietro quando se la cavano senza.

Mi piacerebbe anche fare qualcosa per gli altri, del volontariato, senza chiedere nulla, neppure riconoscimento che aumenti prestigio o migliori l'immagine. Vorrei che nessuno sapesse chi li ha aiutati.

Ma per fare tutto questo ci vorrebbe più tempo, avere giornate lunghe venticinque ore e notti di quindici per recuperare le energie.

Bisognerebbe che tutti i mesi durassero 31 giorni.
Basta con i mesi di trenta, cosa me ne faccio di un febbraio che sul più bello sparisce?

Oppure basterebbe non avere più bisogno di dormire tutta la notte, magari due o tre ore al massimo e utilizzare le ore notturne in attività più interessanti del sonno.

Ma alla fine di tutto mi convinco che meglio sarebbe smettere di sognare così grossolanamente. Basterebbe solo essere un poco più concreto e pragmatico per usare bene il tempo.
Basterebbe essere più bravo nell'organizzare le varie attività.

L'altro pomeriggio, dopo aver corso come un matto per tutta la mattina, ho scoperto che era saltato un impegno.
Mi sono sentito confuso, smarrito.

Ho tirato fuori la Divina Commedia, un dizionario d'inglese, ho gonfiato le ruote della bici, ho calzato le scarpe da runner.

...

Poi mi sono seduto sul divano e ho realizzato che non sapevo che cosa fare...


sabato 21 febbraio 2015

luoghi insoliti: Ufficio oggetti smarriti

luoghi insoliti: Ufficio oggetti smarriti: Alzi la mano chi non ha mai perso qualcosa! Chiunque ha perso qualcosa nella sua vita. Chi perde le chiavi di casa e si trova a chia...

Ufficio oggetti smarriti



Alzi la mano chi non ha mai perso qualcosa!

Chiunque ha perso qualcosa nella sua vita.
Chi perde le chiavi di casa e si trova a chiamare il fabbro per entrare e dopo deve cambiare tutte le serrature.
Chi perde il libro preso in prestito dalla biblioteca e fa una figuraccia.
Chiunque ha perso la penna a scuola e poco importa se si tratti di una bic oppure del prezioso regalo di un parente alla tua Cresima, si sa che le penne d’argento sono più pesanti e cadono nel nulla più facilmente.
Qualcuno di noi ha certamente perso un'occasione irripetibile.
Si perdono oggetti grandi e piccoli. Pensiamo di avere il controllo su tutto ma in realtà è come se gli oggetti vivessero una vita propria e finchè il fato lo vuole le nostre vite coincidono ma a un certo punto si arriva a un bivio e chi si è visto si è visto…
Io ho perso molte cose nella vita, a cominciare da oggetti dell’infanzia, giocattoli, figurine dei calciatori, ma si sa che i genitori non conservano tutto soprattutto se c’è di mezzo un trasloco.
Nella vita di adulto mi è incredibilmente capitato di perdere il primo telefono cellulare posseduto. Un Motorola dalle dimensioni di una cabina telefonica inglese per il quale avevo comprato una costosa custodia in similpelle da fissare alla cintura. Per non perderlo appunto.
Ebbene sono riuscito a rincasare con la custodia vuota, come un pistolero che rientri senza le pistole!
Qualche anno dopo, ancora più incredibilmente, ho perso il frontalino dell’autoradio trasportandolo dall’auto a casa o viceversa… Ho passato giorni interi a cercare quest’oggetto per nulla piccolo ma niente, ho dovuto ricomprare un autoradio nuova e per puntiglio ho cercato lo stesso modello per poter fare finta che non fosse successo nulla.
Altri anni più avanti, una sera torno dalla palestra pedalando di lena, a casa mi tocco la tasca posteriore dei pantaloni e sento il gelo. Non c’è il portafoglio.
Sparito con tutto il suo prezioso contenuto. Documento d’identità, patente, bancomat e tessera sanitaria…
Panico.
Inforco la bici e torno in palestra ma non c’è più nessuno, telefono al maestro che ha le chiavi e accetta gentilmente di tornare in palestra e aprirmi la porta ma niente, in palestra e nello spogliatoio neanche l’ombra del mio portafoglio.
Torno mogio sulla bici e rientro verso casa con la morte nel cuore, faccio lo stesso percorso a ritroso, non si sa mai. Pedalo al buio, ormai è notte, quando un ombra più scura spicca sull’asfalto nero. Il mio portafoglio è li, quasi in mezzo alla strada ma vuoto.
Dietro di se ha lasciato una scia come Pollicino nel bosco, ma al posto delle briciole ci sono tutti i miei documenti rimasti sulla strada fredda ad aspettare di essere ritrovati.
Nel buio li avevo persi e il buio li aveva protetti da mani estranee…
Quella volta è andata bene.
Di recente mi è capitato di dormire male. Mi sono svegliato nel cuore della notte ed ho cominciato a girarmi e rigirarmi con la consapevolezza annebbiata dal sonno, di avere perso qualcosa. Qualcosa di prezioso.
Poi le lunghe ore notturne sono finite, la sveglia è suonata e mi sono finalmente alzato. Mi muovo a fatica e il mio inconscio mi porta per mano in bagno, guardo sul mobile e li, dove da anni ripongo il mio cronografo d’acciaio non sono affatto stupito di vedere il ripiano vuoto.
Lo cerco per giorni nelle tasche, nelle borse, nei vestiti, nei cassetti.
Ovviamente non trovo nessun orologio.
Lo cerco al lavoro, nell’auto di servizio, in ufficio, chiedo ai colleghi, agli utenti che mi vedono lavorare quotidianamente (la mia speranza è di averlo lasciato a casa di qualcuno) ma nulla. Il mio Breil, regalo prezioso, ha preso il volo e ora si trova nel paese del chilosà assieme all’antico cellulare e al frontalino della Sony.
Ora, chi mi conosce, sa che sono un tipo moderatamente ordinato. Quantomeno ripongo le cose sempre negli stessi posti o nello stesso ordine ma questo non mi impedisce, ogni tanto, di smarrire oggetti più o meno preziosi.

Si può perdere la bussola, si perde la pazienza, si perde la voce, si può perdere il lume della ragione e di sicuro, anche se non è raccomandabile, si possono perdere le staffe.
Tutti perdiamo tempo in gran quantità.
Tutte cose che non ritroveremo in nessun ufficio oggetti smarriti.
La cosa più triste è che a volte si perdono gli amici per strada. Persone che per un certo periodo della vita sono state importanti, preziosi confidenti, cari amici con cui si sono condivise gioie e dolori ma che a un certo punto hanno preso un’altra strada e si sono allontanate.
Persone che poi si sentono stancamente solo nelle feste o in occasione dei compleanni.
Ecco cosa è più triste perdere.
Gli oggetti sono oggetti ma le persone…

E quando qualcuno se ne va per sempre, quella perdita lascia un vuoto che nessun ufficio oggetti smarriti potrà colmare.
Allora impariamo ogni giorno a vivere sapendo che le cose si perdono e a volte si ritrovano ma le persone no.
Quindi l'unica cosa da fare per non perdere definitivamente qualcuno è chiuderlo nel posto più sicuro al mondo, lo scrigno da cui niente è possibile perdere se non volendolo.
Il nostro cuore.
Non è vero, papà?






martedì 17 febbraio 2015

luoghi insoliti: Qual buon vento!

luoghi insoliti: Qual buon vento!: Venti. Venti freddi, venti caldi. Venti reali e venti metaforici. Vento contrario, vento di passioni, venti di guerra. Ven...

Qual buon vento!





Venti. Venti freddi, venti caldi.
Venti reali e venti metaforici.
Vento contrario, vento di passioni, venti di guerra.
Vento gelido, vento che punge la mia pelle, che fa volare via il berretto dalla testa. Vento che fa lacrimare, che invade gli occhi di polvere. Forza invisibile che sferza gli alberi, vento che abbatte case, che spinge onde a flagellare le spiagge. Vento i cui nodi fanno impazzire l'anemometro, che spoglia gli alberi restii, vento maleducato che sbatte porte e finestre. Che fa tremare vetri e persone.
Alisei equatoriali, monsoni portatori d'acqua molte volte vitale, altre letale. Brezze montane, refoli profumati di bosco.
Una rosa non è sufficiente a contenervi.
Scirocco che mi colpisci, grecale che mi solletichi, libeccio che mi accompagni, bora che mi aggredisci alle spalle fredda e cattiva come i bulli di periferia, levante che mi risvegli, maestrale che ti imponi, fohn che mi riscaldi, tramontana che cadi fredda dal nord e sbatti contro l'ostro del mezzogiorno. Ponentino che ti metti di traverso e ti infili nelle canzoni popolari.
Vento che ispiri agli sportivi nuovi mezzi di locomozione di terra e di aria, che permetti agli esseri umani di volare come uccelli, che realizzi il sogno di Icaro.
Vento che regali la tua insolente energia a chi con intelligenza sa sfruttarla e a chi sfortunatamente ci si lascia distruggere.
Cicloni come mostri affamati, trombe d'aria a frustare campi e case, uragani che devastano ogni cosa si lasci sorprendere sul cammino e fanno sentire pesante e punitiva la mano del destino.
Nessuna stanza è immune, nessun infisso li può fermare, nessun rifugio è sicuro.
Il vento va dove vuole e sa che nessuno lo ostacolerà. Così passa tra le persone, si prende gioco di noi poveri mortali, vortica e se ne va.
Chi impara a giocarci vive col vento in poppa. Arriva prima e arriva dove altri non osano.
Eolo posa la sua mano sul capo di questi esseri fortunati.
Le vele si gonfiano, i windsurf solcano nervosi le onde, gli aquiloni infestano impazziti i cieli.
Allora, che cosa si vuol fare?
Intanto non si rompa la nave se non si vuole il vento contrario, oppure potremmo evitare di seminarlo il vento che poi si sa che cosa si raccoglie...
Provare a non fare troppi discorsi che poi se li porta via il vento, impariamo piuttosto a fiutarlo il vento, a non gridare ai quattro venti, a non restare con le mani piene di vento. A non rimanere esposti ai quattro venti e a non buttare al vento le buone occasioni.
E poi, come direbbe un mio amico con scarso o nullo senso dell'umorismo:
i venti sono venti.
Non uno di più...




giovedì 12 febbraio 2015

luoghi insoliti: Mens sana in corpore sano

luoghi insoliti: Mens sana in corpore sano: Io vivo in una zona centrale. Molto comoda sotto tanti aspetti.  Ho il macellaio e il panettiere sotto casa e quasi di fronte un...

Mens sana in corpore sano





Io vivo in una zona centrale.
Molto comoda sotto tanti aspetti. 
Ho il macellaio e il panettiere sotto casa e quasi di fronte un parco verde. Nell'isolato molti negozi di vari generi e servizi al cittadino a portata di mano.
Davvero non posso lamentarmi.
Ho dimenticato cosa significhi prendere l'auto e rovinarsi il fine settimana, facendo la fila per un parcheggio, riempire compulsivamente due carrelli, passare mezz'ora in coda ad una cassa mentre le orecchie ronzano per i trilli, le chiacchiere e le offerte speciali. Caricare diciotto sacchetti nel bagagliaio, arrivare a casa magari sotto la pioggia, portare tutto su mettendo a rischio colonna vertebrale, articolazioni e salute mentale, stivare quintali di derrate e contemporaneamente litigare col coniuge per colpa dell'entità del conto che concorre col debito pubblico di una piccola monarchia...
Ho davvero dimenticato cosa voglia dire tutto questo.
Come dicevo, vivo in una zona comoda, sotto tanti aspetti.

In fondo alla strada, percorsi un paio di isolati, c'è una palestra di medie dimensioni. 
E' molto frequentata da culturisti, amanti del fitness, da ballerine e assidui di aerobica, pugili e praticanti di arti di combattimento, atleti e signore dedite alla ginnastica dolce.
Dall'ingresso esce quasi sempre una musica disco, dal ritmo sincopato, dalla cadenza ritmata e costante sulla quale adeguare la velocità dell'allenamento.
Dalle ampie finestre si può vedere la prima fila di chi corre sui nastri, il saltellare di chi si scalda con la corda, il salire e scendere di enormi bilancieri, sollevati da qualcuno che è nascosto alla vista perchè certamente sdraiato su di una panca.

Tante volte sono passato sotto quelle finestre e a volte mi viene voglia di entrare da quella porta e iscrivermi, correre su quei nastri, sdraiarmi su quelle panche, sudare sotto il peso di quei bilancieri, scolpire i miei muscoli e curare così il mio corpo.

Un paio di isolati più avanti, seguendo la stessa via, si sbuca davanti al caseggiato che tanti anni or sono ospitò una parte dell'esercito italiano. Oggi l'ex caserma ospita, dopo un lungo restauro, la biblioteca civica.
Saloni luminosi, tavoli spaziosi, comode salette, confortevoli divani, zona computer, videoteca, salotto con riviste e quotidiani e naturalmente libri. Tanti libri.
Talvolta, il sabato mattina, ci passo un'ora lieta vagando tra i titoli, sfogliando i giornali, leggendo le trame sui risvolti e gustando il silenzio.
Pesco un libro da uno scaffale, poi un secondo. Poi poso il primo perchè ho adocchiato un succulento volume che aspettavo da tempo. Non esco mai da quel luogo con meno di tre libri, che poi è il limite massimo del prestito.
E ogni volta mi dispiace non avere potuto prendere anche qualcosa d'altro.
La tessera della biblioteca l'ho sempre avuta da che ho memoria e non credo che potrei farne a meno.
Il tempo trascorso in biblioteca non è mai tempo sprecato.

Ora mi capita di pensare che, avendo come tutti, poco tempo libero  a disposizione, le ore passate in palestra ruberebbero di sicuro tempo da dedicare alla lettura. Avrei allenato il fisico, sarei più tonico, più robusto e resistente alla fatica ma leggerei di meno.
D'altro canto se non mi iscrivessi in palestra avrei disponibilità in abbondanza di tempo per leggere, potrei tirare dritto passando davanti alla palestra per giungere in pochi minuti nelle sale della biblioteca dove passerei qualche ora girovagando tra le amate carte e sfogliando testi e riviste di tutti i generi, quelle italiane ma anche quelle internazionali.

Sarei più flaccido, magari sovrappeso ma di certo infinitamente più aggiornato.
Il dilemma che mi attanaglia ora è questo:

Meglio la cultura o il culturismo?

Meglio in forma o meglio informato?

Se qualcuno lo sa, per favore mi consigli.
Ah già, come spiegavano i latini, mens sana in corpore sano...















lunedì 9 febbraio 2015

luoghi insoliti: Del passeggio, della neve e di altre amenità

luoghi insoliti: Del passeggio, della neve e di altre amenità: Oggi pomeriggio esco. Faccio una bella passeggiata. L'aria è piacevolmente fredda e c'è il sole. Le strade le conosco bene,...

Del passeggio, della neve e di altre amenità




Oggi pomeriggio esco.
Faccio una bella passeggiata. L'aria è piacevolmente fredda e c'è il sole. Le strade le conosco bene, in questo grande paese ci sono nato.
Conosco tutti gli angoli, tutte le piazze, tutti gli anfratti e gran parte delle persone.
Scendo piano lungo la via principale, ai lati mucchi di neve sporca e indurita dal gelo ma i ciotoli della strada sono puliti.
Non sento il freddo.
Mentre percorro la via un gruppo di persone mi viene incontro. Un uomo che ciondola come un ragazzo, una giovincella dai lunghi capelli e l'aria simpatica, subito dietro una coppietta stretta stretta e due donne che, come mi vedono, assumono un'aria guardinga.
La ragazza mi vede per prima e mi sorride. L'uomo sembra non avere paura ma all'inizio è diffidente.
L'aria è molto fredda, pulita e gli odori viaggiano che è un piacere.
Decido di dividere un po' di cammino con questo gruppo. Sembrano brave persone, mi fido del mio giudizio vedete, raramente sbaglio giudizio sulle persone che incontro.

Cammino con loro, fiancheggio il gruppo poi lo seguo, poi lo precedo.
La ragazzina è affettuosa e vorrebbe chiamarmi ma non conosce il mio nome. L'uomo ha addosso come un vago ricordo l'odore di una veloce paura e macchie fangose di due zampe sui pantaloni.
Io non mi sognerei mai di fare del male a queste persone. Nemmeno ad altre a pensarci bene.
Ad ogni bivio mi giro in dietro a guardare il gruppetto di persone per capire da che parte vogliono proseguire. Quando il mio passo è troppo veloce mi volto e torno indietro per non perderli.
Così sembra che siano loro a seguire il mio girovagare ed io a guidare il loro passeggiare.
Tutti loro sembrano molto felici di questo.
Ogni tanto la ragazza dai capelli lunghi cerca di chiamarmi ma il nome che sento non ha un suono familiare.
Il giro è lungo ma queste strade sono la mia casa, il mio mondo, questo posto è il mio territorio e così ogni tanto per me è doveroso rimarcarlo.

All'improvviso da dietro un cancello, un brutto ceffo fa la voce grossa e mostra i denti, dal gruppo di persone l'odore della paura si alza netto, poi il tipo, chissà come esce dal cancello e ci segue ma io non mi faccio certo intimorire dal primo che arriva e poi nessuno può permettersi di spaventare così i miei nuovi amici.
Ci vuole poco, per uno come me, a far cambiare idea a quel bulletto di primo pelo.
Le persone sono molto sollevate e si capisce che sono contente di passeggiare con me. Rientriamo in paese, la neve sui tetti è alta, bianca e bellissima.
I miei amici si guardano attorno come per cercare qualcuno e allora io ne approfitto per allontanarmi. Li sento ancora parlare con una donna dai capelli gialli e lei nomina il nome del mio amico più caro.
Poi sento che questa pronuncia al gruppo il mio nome, Scubidù.
Ma ormai sono lontano.

Chissà perchè, per tutto il tempo, la ragazza dai capelli lunghi ha continuato a chiamarmi Zampillo.
A pensarci mi piaceva.

Oggi si che è stata una passeggiata super.


























venerdì 6 febbraio 2015

luoghi insoliti: Si, viaggiare

luoghi insoliti: Si, viaggiare: Se avete avuto di recente una delusione, non importa se grossa o piccola, se vi sentite annoiati, amareggiati, stanchi, disillus...

Si, viaggiare






Se avete avuto di recente una delusione, non importa se grossa o piccola, se vi sentite annoiati, amareggiati, stanchi, disillusi. Se siete stati lasciati, traditi, abbandonati, dimenticati, isolati. 
Se siete avviliti da un lavoro anonimo, ingombrante, assurdo, monotono. Se siete assaliti dalla noia della routine quotidiana allora avete bisogno di un idea che risolva in una volta tutti i vostri problemi.
E questa è la mia idea.

Avete bisogno di un viaggio.

Dovete partire al più presto, cambiare aria, paese, continente.
Dovete tagliare la corda, spezzare le catene, recidere il cordone che vi tiene legati al passato.

Dopo i primi attimi di panico e apnea vi accorgerete che riuscite a respirare a poco a poco regolarmente poi più velocemente per l'eccitazione che cresce.
Fregatevene dei programmi già fatti, dei piani già stabiliti, infischiatevene dei musi lunghi che vi circonderanno, delle facce scure di coloro che per puro egoismo, pur avendovi sempre tra i piedi, faranno di tutto per non dover rinunciare a voi.
Sono loro ad avere bisogno, ricordatelo.
Smettetela di pensare e ripensare a cose del tipo: farò bene a partire? dovrei rimandare? forse è un errore, forse dovrei restare, sarebbe meglio non andarmene...

Palle, tutte palle.

Voi avete bisogno di fuggire dalla prigione che, con il compiaciuto aiuto dei vostri cari, vi siete costruita attorno.
Allora basta con le ciance, smettete di leggere questo inutile blog e correte a fare le valigie.
Prendete una cartina, meglio se mondiale, chiudete gli occhi e piantate l'indice su un punto a caso... no, ammetto di avervi elargito un consiglio troppo rischioso e decisamente stupido. 
Diciamo che se avete un vecchio sogno nel cassetto questo è il momento di aprire quel polveroso cassetto e di tirare fuori il sogno. E mentre ci siete, in quel cassetto ficcateci tutti i dubbi residui e lasciateceli ben chiusi...

Viaggiate leggeri, un trolley, uno zainetto, un sacco possono bastare. Un paio di tascabili, fazzoletti e biancheria, un paio di cambi. Un cappello per il sole infuocato e la pioggia battente.
Dimenticate l'elettronica, potreste trovarvi in luoghi dove la corrente elettrica si trova solo nel cielo sotto forma di saette. Portate un notes e qualche penna che mica lo sapete quando l'ispirazione arriva.

Non fate troppe foto, un cielo stellato, un panorama, un viso si vedono meglio se non li guardate attraverso un mirino o un display.
Fate biglietti di sola andata, quando sarà ora di tornare indietro lo capirete.
Ricordate le persone che incontrerete durante il viaggio, sono quelle che vi hanno regalato una parte di loro senza chiedere nulla in cambio. 
E non dimenticate di infilare nel vostro bagaglio la cosa più importante.
Il vostro più bel sorriso.
Senza quello non andrete da nessuna parte.






martedì 3 febbraio 2015

luoghi insoliti: Pop Pop Popolare

luoghi insoliti: Pop Pop Popolare: Per una volta nella vita sono stato popolare.  Ho avuto la ventura di essere sulla bocca di tutti. Tutti quelli che mi incrociavano ...

Pop Pop Popolare



Per una volta nella vita sono stato popolare. 
Ho avuto la ventura di essere sulla bocca di tutti. Tutti quelli che mi incrociavano passavano dal saluto energico a mano aperta, caloroso e spontaneo, ad un cenno col capo, impercettibile ma inequivocabile segno di chi pur dichiarando di essersi accorto della tua presenza non vuole diventare indiscreto o invadente interrompendo il tuo cammino.
Per una volta ho avuto la sensazione che molti, moltissimi contemporanei si sono accorti che c'ero, che stavo facendo e avevo fatto qualcosa, che mi muovevo sulla terra lasciando dietro un piccolo solco.
Sono stato visto in giro in una località molto popolare, piena di gente, una folla estiva che sciamava in ogni direzione. Per qualche misterioso motivo ho creduto di essere il centro di quella folla.

Quella stessa estate è stata segnata da un successo musicale. Un brano molto popolare che in poco tempo ha scalato tutte le classifiche di vendita e c'è rimasto per mesi. Tutte le emittenti radio, almeno quelle più popolari, lo trasmettevano ogni dieci minuti e ogni persona non poteva evitare di fischiettare il motivetto del ritornello e di canticchiare quelle poche, facili, ripetitive e soprattutto popolari parole.

Quell'estate sulla spiaggia non ho potuto evitare, dopo essere stato invitato ripetutamente grazie anche alla mia temporanea popolarità, di prendere parte ad un gioco di squadra, forse lo sport nazionale più popolare, e per quanto conoscessi i rudimenti e la tecnica di base di questo gioco non ho potuto fare a meno di notare che amici meno popolari forse ma più giovani erano, in quel frangente, più adatti di me a giocare per la tenuta atletica e per disponibilità di fiato che nonostante la popolarità mi era carente. 
Ma a dispetto della poca tenuta, la soddisfazione dei compagni di squadra era tangibile quanto la mia popolarità.

Al termine dell'estate sono tornato alla mia città, si sa che le villeggiature non durano in eterno, e viaggiando in auto vedevo sfilare veloci campagne, prati, capannoni, paesi e città.
E nelle città strade, palazzi e case popolari, tutti uguali, tutti in fila, anonimi e grigi, come scatole che rendono grigi e anonimi anche i loro abitanti, il popolo.

Preso da pensieri che sfioravano il populismo più bieco, mi sono reso così conto che l'attimo di popolarità sarebbe presto finito, scomparso, evaporato, che pur non vivendo in una casa popolare sarei tornato al mio appartamento di provincia, a fare le solite cose, a trascorrere la solita vita.
Sperando magari di ricevere ancora qualche telefonata, magari dagli amici che mi attorniavano quando ero popolare.

Rientrato a casa, finito il momento di popolarità sono ritornato silente tra il popolo.
Potrei comprarmi una Volkswagen, ho poi pensato.







lunedì 2 febbraio 2015

luoghi insoliti: Modi di dire, modi per dire...

luoghi insoliti: Modi di dire, modi per dire...: Tanto per dire, sono qui a scrivere qualche frase. Forse dovevo cominciare con "tanto per scrivere" ma tant'è, ormai è...

Modi di dire, modi per dire...



Tanto per dire, sono qui a scrivere qualche frase.
Forse dovevo cominciare con "tanto per scrivere" ma tant'è, ormai è fatta.
Tanto per dire è un interlocuzione quasi scomparsa, almeno dai discorsi verbali, almeno a mio avviso.
Lo scrivo qui, tanto per dire, perchè mi piace e perchè sottolinea, a mio avviso (e sono due) una completa leggerezza del discorso che si vuole intraprendere, quasi si volesse, tanto per dire, discolparci di qualcosa o diminuire la responsabilità di quanto si sta affermando.
A mio avviso (e sono tre) è una frase gradevole, carina, leggera che non disturba e tanto per dire, che non guasta se inserita qua e la in un discorso senza pensarci più di tanto.
Al contrario ci sono frasi che a mio avviso (e sono quattro)  stancano e pesano se infilate tra altre, in un contesto, in un dialogo.
Per esempio mi capita sempre più spesso di ascoltare dialoghi tra persone, anche a mio avviso (e sono 5) di una certa cultura, ebbene se uno vuole contrapporre un rifiuto ad un invito o ad una offerta, costui risponde "anche no, grazie".
Trovo che sia una cosa orribile da dire "anche no", anche no non ha senso, la parola "anche" la potete usare con un significato di inclusione, per aggiungere qualcosa, anche questo, anche quello, anche io...
Io non la userei mai per escludere, per sottrarre.
Tra l'altro "anche no" ha un suono sgradevole, quanto a mio avviso (6) il graffiare delle unghie sulla lavagna. Ha l'odore di calzini usati e dimenticati tre mesi a muffire nella borsa del calcetto in una cantina molto umida.
Tanto per dire, ho l'impressione che le persone della mia età usino l'anche no perchè lo sentono uscire dalla bocca dei propri figli adolescenti o dagli amici di questi, e ripetendolo si sentono a mio avviso (7) più giovani, più fighi, più alla moda.
Diffidate dunque di chi è solito infilare in un discorso troppi modi di dire e soprattutto di chi, per scarsità di lessico, incorre nell'errore di fare troppe ripetizioni. 
Costui è a mio avviso (8) da evitare accuratamente.
Tanto per dire...