venerdì 22 ottobre 2021

Ipoacusia

 





“Non credere a tutto ciò che dice la gente!”

Angela guarda verso la sua amica Daniela, le fa un cenno da lontano ma pensa di non aver capito quello che l’altra le vuole dire.

Non devo credere a Bice, la mia parente?

Che cosa intendeva? L’unica cosa da fare è andare dalla cugina Bice e chiedere di più. Bice è una chiacchierona e la confonde con disparati argomenti, ultimo dei quali la salute, propria e altrui. “Anche Aldo è a letto con l’influenza, pare l’abbia presa…” Angela se ne va salutando e intanto medita sulla questione.

Aldo è andato a letto con Enza ed è stata un’impresa?

Incredibile, Enza si è appena fidanzata con Sergio, si sposeranno alla fine dell’anno, ma che combinazione, sta arrivando Sergio, cosa fare? Angela lo saluta con imbarazzo… Sergio la abbraccia e le racconta del fidanzamento. “Sono così felice che mi sembra di volteggiare, Enza ed io ci completiamo”. Angela corre via sconvolta mentre Sergio la osserva stupefatto. Angela non avrebbe mai voluto sentire quelle parole da Sergio.

Sto con Bice per pareggiare, con Enza vomitiamo.

Oddio, perché Bice farebbe quest’affronto a suo marito Lucio e a Enza, andando a letto con Sergio e tradendo tutti? Angela è inorridita ma non sa cosa fare. Forse dovrebbe parlare con Lucio, dunque si dirige al bar dove l’uomo lavora.  Angela saluta Lucio, che da dietro al bancone traffica con la macchina del caffè. “Ciao Angela, lo gradisci un espresso?” Angela si arrende e deve ammettere.

Sì, lo so cosa è successo…

Lucio la guarda interrogativo, poi decide di far finta di nulla, “Hai visto Bice presto, stamattina. Cosa ti ha raccontato?” Angela sbotta: “Come ti permetti?” Esce sbattendo la porta, nessuno le aveva mai rivolto la parola in quel modo…

Cosa ti dice la testa stamattina, hai svalvolato…

Ma come si permette, ci credo che la moglie gli mette le corna con Sergio che a sua volta è tradito da Enza, con la complicità di Aldo! Che gente, che depravazione, che manicomio, Angela è sconvolta, ma come fa Daniela a sapere sempre tutto di tutti? L’unica cosa da fare è interrogare Daniela ma dopo tre telefonate senza risposta pensa di arrendersi. Daniela la richiama mentre lei è sull’autobus di linea. “Sento male, la linea è disturbata…”

Io starei male, sarei disturbata?

Ma cosa prende a Daniela, non mi aveva mai parlato così… “Magari ti sento più tardi, così mi racconti un po’ di cose…”. 

Dimostro evidenti ritardi… forse mi sono fatta una dose?

Basta, non sopportando di essere insultata ulteriormente, Angela chiude la comunicazione. Il telefono squilla ma lei veloce blocca il numero, cancellando mentalmente Daniela dalla lista delle sue amicizie. Trema e piange, un uomo si accorge del suo stato e le offre il posto. “Vorrebbe sedere al mio posto?” le dice gentile ma lei capisce:

Ha un bel sedere, l’ho visto!

Si allontana veloce dal maniaco di turno scendendo alla prima fermata. Ma cosa succede a tutti, oggi? Pensa afflitta e amareggiata, Daniela la attacca, Lucio, il marito di Bice la insulta, tutti tradiscono tutti e gli sconosciuti, sui mezzi, la molestano… Non è giornata, Angela decide che ne ha abbastanza, non vuole più sentir parlare di tutti quei matti, Daniela, Bice, Aldo, Enza, Sergio, Lucio, gli sconosciuti sull’autobus…

Che andassero tutti al diavolo, nessuno merita la sua amicizia. Sarebbe stata meglio senza quelle persone nella propria vita, era tempo di fare pulizie! Era per colpa loro se ora vagava per vie sconosciute, in una zona della città dove non era mai stata. Si trovò così davanti a un negozio di dispositivi e rimedi contro l’ipoacusia. Ecco cosa cercava da qualche tempo. Decise di cominciare la sua nuova vita, provando un apparecchio nuovo per l’udito.

E si sarebbe fatta nuovi amici.

Così, felice delle sue decisioni, Angela entra nel negozio.

 

 






lunedì 11 ottobre 2021

Lo scemo del villaggio: orso Bruno!

 




Nel nostro paese non manca mai lo scemo del villaggio. Anche più di uno.

A volte si danno il cambio, altre lo fanno in contemporanea.

Lo scemo del villaggio è qualcuno che non ha niente di meglio da fare che andarsene a zonzo tutto il santo giorno, gettare briciole ai piccioni, pezzetti di pane ai pesci del torrente, occhiate alle studentesse di passaggio che lo ripagano con la loro giovane, arrogante bellezza.

Lo scemo del villaggio, al momento è il Bepi, attacca bottone con i passanti, commenta il clima con colossali luoghi comuni, fa cenni ai baristi, sorride di un’allegria rinforzata al Tavernello e non manca mai di salutare. Anche se non vi conosce.

Perché il Bepi sarà anche un po' scemo, ma non è maleducato.

A differenza di Bruno.

Bruno è un paesano sulla sessantina. Mai visto uno più scorbutico, mai incontrato nessun altro così scostante. E’ troppo scontroso anche per essere candidato a scemo del villaggio del mese.

Un vero orso. In paese, infatti, tutti lo chiamano l'orso Bruno.

Appropriato anche se un poco cattivo.

Ma Bruno si merita l'appellativo come nessun altro.

Cammina molto e incontra molta gente ma ci fosse una volta che salutasse. Eppure qui ci conosciamo tutti. Bruno passa e, semplicemente, tira dritto, fa finta di non vedervi, avanza come un caterpillar. Dà la sensazione che, se non siete voi a scansarvi, potrebbe travolgervi con la sua enorme mole da orso, e calpestarvi senza nemmeno accorgersene.

Insomma, in poco tempo Bruno è diventata la persona più detestata del paese.

Finché un giorno non capitò l’incidente.

Lo scemo designato del mese, il Bepi era lì a perdere tempo, leggendo con interesse un manifesto comunale su cui vi era stampato un bando scaduto da due anni, quando vide arrivare l’orso Bruno.

Da scemo beneducato si apprestò a salutare e ben presto il suo agitare di mani si tramutò da saluto ad avvertimento di pericolo. Fu inutile: Bruno andò a picchiare la sua enorme facciona contro il palo del divieto di sosta. Bepi era l’unico che avrebbe fatto qualcosa per aiutare chiunque, compreso l’orso Bruno e, infatti, lo aiutò. Gli procurò dei tovagliolini di carta, rubati sui tavolini del bar della piazza, per arrestare l’emorragia e per pulire quello scempio. Poi aiutò Bruno a rimettersi in piedi e si offrì di accompagnare l’uomo.

Bepi prese Bruno per un gomito e lo portò nel posto che secondo lui sarebbe stato più utile a quello scontroso. Era un negozio.

Bruno provò a protestare ma non ci fu verso, Bepi insistette così tanto che non ci fu scelta.

Il negozio era un ottico.

Bruno uscì da lì con un paio di occhialini tondi, che facevano molto John Lennon ma col naso gonfio sembrava più Rocky suonato…

Il paese diventò nuovo, il mondo di Bruno cambiò. Vide la signora Pagani e la salutò con la mano, poi incrociò don Lurio, il prete del paese e lo apostrofò con un improprio “eccellenza”, poi si accorse che dall’altra parte della strada c’era il maresciallo Winchester con la moglie e li salutò alzando un copricapo immaginario. Subito dopo urlò un “ciao, Forchetta” a un ragazzino che stava passando sul motorino sgangherato.

Tutti ma proprio tutti guardarono a lungo Bruno, come si guarda uno che si stenta a riconoscere.

L’unico che non era stupito fu il Bepi che, nonostante l’incarico di scemo del villaggio, aveva capito che Bruno non era misantropo, asociale o solitario, era semplicemente miope.

Dal canto suo Bruno smise di vedere tutti i volti come degli ovali rosacei con segni disordinati che avrebbero potuto essere nasi come sopracciglia, ma riconobbe le facce dei paesani che finalmente non mancarono di offrire un sorriso all’ex orso del villaggio.

E naturalmente a quel simpaticone del Bepi…








domenica 3 ottobre 2021

Testa o Croce

 





Caterina Ballestreri è una giovane donna. A ventisette anni non sei più una ragazza ma a volte manca ancora qualcosa per essere una donna fatta. A Caterina non manca niente per la verità, lo vedi dalla luce che ha negli occhi, dall’intensità con cui affronta le giornate. Abita al terzo piano, è taciturna ma non manca mai di salutare quando la incroci per le scale e neppure di tenere il portoncino aperto quando passa la Ivaldi, col suo deambulatore. Caterina è una giovane per bene, quando è venuta ad abitare nel nostro stabile, le donne della scala hanno storto il naso ma lei non ha mai dato motivo di lamentele, non organizza feste, non ascolta musica a tutto volume. “Una giovane che vive sola, attirerà uomini di tutti i tipi e porterà guai nel palazzo!” Ha sentenziato la moglie del portiere ma Caterina, un giorno dopo l’altro, con la sua condotta l’ha smentita. Non per questo qualcuno ha smesso di osservarla con sospetto, quando passa. Abita qui da poco più di un anno e nessuno sa cosa faccia per vivere, si è sparsa la voce che abbia smesso di studiare, abbandonando l’università e gli esami, e questo ha fatto storcere altri nasi, come se la cosa riguardasse l’intero condominio. Negli ultimi mesi ha spesso fatto da babysitter a Franceschina, la bimba di quattro anni, figlia dei Rossi che stanno all’ultimo piano. La nonna si è ammalata e quando la bimba non va alla scuola materna per qualche motivo, Caterina sale in casa Rossi con un libro di favole e sorveglia la piccina. I Rossi sono gli unici ad avere avuto dei rapporti con la giovane, da quando vive qui. Hanno raccontato un giorno, di avere saputo che Caterina passa tre mattine alla settimana al centro per anziani, giù nel quartiere, a fare volontariato. Spesso si occupa anche di distribuire generi alimentari alle famiglie in difficoltà e la moglie del portiere, non fidandosi, è andata a fare un giro, raccontando di averla vista mentre distribuiva borse con pasta e biscotti e farina e latte, e sorrisi a quanti si presentavano per ricevere quei beni. Ha anche aggiunto che lei lo aveva sempre detto che quella ragazza, anzi quella giovane, oltre a essere molto bella, aveva qualcosa di speciale, un’aura di santità.

Caterina è veramente bella e sorride spesso ma non si lascia andare in chiacchiere e pur essendo molto gentile non ha mai raccontato a nessuno del suo attivismo nel mondo del volontariato.

Dopotutto è così che si dovrebbe fare, non è che uno fa del bene agli altri per poi vantarsene o dirlo pubblicamente, no?

Una sera sono rientrato molto tardi, avevo terminato una riunione di lavoro straordinaria e tornando si era forata una gomma, per di più non si trovava un parcheggio, così ero stato costretto a girare a vuoto per venti lunghi minuti e alla fine avevo lasciato l’auto a un chilometro da casa. Era davvero tardi e rientrando a piedi avevo incrociato una donna piegata in avanti a rovistare nel vano motore di un’utilitaria. La donna aveva tacchi altissimi e calze a rete con la riga, su due gambe lunghissime, una gonnellina di pelle corta e attillata che fasciava i fianchi stretti. Insomma l’abbigliamento non lasciava equivoci sull’attività praticata dalla signorina. Alla mia età non sono certo il tipo da perdere tempo a fissare le gambe di una squillo ma la donna sembrava avere problemi con la macchina e mi dispiaceva non poterla aiutare. Lei si accorse del mio indugiare e si sollevò dall’auto chiedendo se ne capissi di motori. Io risposi che non ci capivo niente, tutto quello che potevo fare, era darle un passaggio fino a dove fosse diretta. Era buio, la donna era truccata pesantemente ma si capiva che era giovane, poi lei si portò le mani alla bocca e cercò di ritrarsi. “C’è qualche problema…” stavo per continuare quando restai in silenzio. Con un attimo di ritardo rispetto alla donna, anch’io l’avevo riconosciuta. Lei cercò di scusarsi, di voltarsi ma riuscii a chiamarla. “Caterina…”

 

Si voltò e mi chiese di dimenticare di averla vista, m’implorò di non farle perdere l’appartamento che aveva trovato, che non avrebbe saputo dove andare.

Nemmeno per un secondo mi era passato per la mente di comportarmi con una tale bassezza, chi ero io per esprimere giudizi o per condannare la vita di quella ragazza. “Come posso aiutarla, Caterina?” Fu l’unica cosa che riuscii a pronunciare, vincendo l’imbarazzo di entrambi. “Potrebbe darmi un passaggio?” Lei era paralizzata e impacciata, la accompagnai fino alla mia auto, vedevo le facce dei passanti osservarci, chi con sdegno, chi con un sogghigno, un anziano signore che si accompagnava a una giovanissima donna di facili costumi. Feci finta di niente e così lei. La feci salire in auto sotto gli occhi di una coppia matura che si era girata a guardarci mormorando oscenità. Mi diede un indirizzo nel centro città e la portai. Arrivati al portone, pronunciò delle scuse frettolose e si fermò un secondo a guardarmi con gratitudine. Poi scese e scomparve dentro allo stabile.

Tornai a casa.

Pensai molto all’episodio ma dentro di me non avevo mai avuto dubbi.

Per me lei era la stessa Caterina di sempre, la giovane donna con lo sguardo fermo e deciso, la ragazza silenziosa che a volte faceva la babysitter a una bambina di quattro anni e che passava tre mattine la settimana, come volontaria in un centro per anziani.

Qualcuno potrebbe obiettare che rimane pur sempre una donnaccia, una peccatrice, lo so.

Ma quando studiamo una moneta, forse ci fermiamo a osservare solo una faccia? La valutiamo solo per la testa che ha inciso o per la sua croce?

Mi dico che solo l’intera moneta rappresenta il suo valore. Che non esistono persone completamente buone o totalmente negative.

Poi quello che fa per vivere quella donna, non è cosa che competa ai condomini e finché questa cosa dipende da me, non sapranno niente.

E’ passato qualche tempo da quella sera.

Incontro Caterina per le scale o all’ingresso di queste e lei mi saluta con gentilezza, cedendo il passo e abbassando gli occhi.

Di questo abbiamo bisogno nel palazzo.

Di persone gentili.

Poi vado al lavoro, sereno.