mercoledì 30 dicembre 2015

luoghi insoliti: Dimentichiamo le liste!

luoghi insoliti: Dimentichiamo le liste!: Giro per casa. Mi gratto la testa, mi volto a destra e a sinistra poi vado in bagno. Mi guardo allo specchio per trovare ...

Dimentichiamo le liste!







Giro per casa.
Mi gratto la testa, mi volto a destra e a sinistra poi vado in bagno.
Mi guardo allo specchio per trovare un indizio, inutilmente.
Ho la barba lunga ma è per scelta, guardo nell'armadietto tra mille cose da buttare ma niente.
Ho perso la pazienza, tiro un pugno al lavandino ma lui non reagisce. Mi scappa una parola poco elegante, fugge tra i denti come un detenuto evade dal buco nel muro. Mi sono innervosito.
Giro per casa ma non riesco a ricordare dove l'ho messa.

Cerco la lista ma non la trovo.
La stavo scrivendo stamattina, cose da fare nell'anno nuovo.
Ricordo solo un paio di frasi, non essere nervoso, non perdere la pazienza, non diventare violento... torno a guardare il me dentro lo specchio e vedo che mi sta sorridendo anche se è un sorriso amaro.
A cosa mi serve una lista di cose da fare o non fare se poi già mentre la cerco le ho praticamente infrante tutte?

Meglio dimenticarmene, tempo perso certe liste.
Meglio pensare ad altro.

A cosa serve essere pronti per un anno che comincia solo sul calendario? Meglio sarebbe essere pronti ogni mattino nell'attimo in cui apriamo gli occhi. Meglio ancora prepararsi la sera prima. Ogni istante sta iniziando qualcosa. Ogni istante comincia un anno nuovo.

Allora non mi resta che sperare che con il nuovo anno arrivino due cose.
Una buona vista e tanta memoria.
Una buona vista per riconoscere le persone speciali quando ne troverò. Perché di certo ne troverò, che non succeda che le lasci passare senza riconoscerle.
Tanta memoria per ricordarmi di tutti quelli che mi hanno teso la mano quando ne avevo bisogno. Per ringraziare quando li incontro, per ricambiare quando sarà il momento.

Quindi auguro a me e a tutti queste due cose.

Una buona vista e tanta memoria.

Buon anno a tutti.

sabato 19 dicembre 2015

luoghi insoliti: Si accordino gli strumenti!

luoghi insoliti: Si accordino gli strumenti!: Immaginiamo. Immaginiamo che gli organi del corpo umano, le varie parti anatomiche possano parlarsi. Immaginiamo che st...

Si accordino gli strumenti!








Immaginiamo.
Immaginiamo che gli organi del corpo umano, le varie parti anatomiche possano parlarsi.
Immaginiamo che stomaco, milza, reni, ghiandole surrenali, tiroide e così via, possano dialogare come una persona fa con le altre.
Per quanto stramba non è un'idea originale. C'era persino una vecchia barzelletta, grottesca e leggermente volgare, che sfruttava quest'idea.
Pensate a cosa potrebbero dirsi osso sfenoide e emisfero cerebrale, paratiroide e nervo laringeo, sterno e ventricolo destro. Se fossero persone presto i discorsi prenderebbero una brutta piega, si sa, con i vicini il rapporto non è sempre dei più semplici.
Presto ci sarebbero antagonismi, rivalità e invidie.
Io so secernere, io conduco segnali elettrici ad altissime velocità, senza di me saresti una prugna avvizzita, senza il mio lavoro questo corpo sarebbe morto da un pezzo...
Per fortuna, a parte che nelle barzellette e nella fantasia di persone insane, questa cosa è impossibile. Così ogni organo, ghiandola, sistema ed apparato, continua a fare più o meno bene il proprio lavoro, a svolgere la sua funzione per il bene comune.

Immaginiamo altro, adesso.
Immaginiamo una grande orchestra una di quelle famose. La filarmonica di una grande città, Torino come Philadelphia, Berlino come New York.
Un direttore sul podio con la bacchetta in mano. Nel golfo mistico i sedili gremiti dagli strumentisti, divisi per settori.
Percussioni, fiati, archi, cori insomma tutti al proprio posto secondo la disposizione americana, tutti pronti per il concerto.
Ad un cenno del direttore, tutti cominciano ad accordare, a preparare, a tirare fuori note. I primi violini, i flauti, i contrabbassi, i corni, i violoncelli, i clarinetti, le viole fanno salire al soffitto quelli che a tutta prima sembrano lamenti, brani di un discorso insensato.

Ma quando scende il silenzio perfetto allora ci si aspetta la magia.
La bacchetta del direttore comunica tempi, andamenti, interpretazioni. La concertazione è preparata con meticolosità, ogni nota si incastra con cento altre note, ogni strumento coesiste e si integra con gli altri strumenti, ogni pausa, ogni silenzio è prezioso quanto una nota, e gli spettatori sono rapiti in un mondo meraviglioso da cui non potranno scappare se non alla fine del concerto.

Così non sarebbe se ogni musicista andasse per conto suo, se gli strumentisti facessero a gara tra loro per essere i più dotati, i più conosciuti, se smettessero di seguire le mani del direttore d'orchestra per dimostrare a se stessi e al pubblico di non aver bisogno di indicazioni per essere bravi, per essere i migliori.

Cosi, spesso, capita che per esser bravi, per dimostrare di avere doti e per raggiungere obiettivi non possiamo prescindere dagli altri e altro non possiamo fare che intonare i nostri strumenti con quelli di altri e di accettare di seguire i frenetici movimenti di una bacchetta e di chi la muove.

Certo, anche fare da soli non è male, a patto di non stonare.


martedì 15 dicembre 2015

luoghi insoliti: Come agire l'agenda!

luoghi insoliti: Come agire l'agenda!: Siamo giunti a metà dicembre. E’ tempo di guanti e di regali. Di carta dorata, pacchetti e luci colorate. Giorni frenet...

Come agire l'agenda!








Siamo giunti a metà dicembre.
E’ tempo di guanti e di regali. Di carta dorata, pacchetti e luci colorate.
Giorni frenetici in cui ci si deve dividere tra lavoro, compere e scelte difficili.
Si passano le giornate ad incartare pacchi e a mettere fiocchi splendenti sulle scatole dei doni.
E tra le scelte da compiere c'è quella dell'acquisto di una agenda per il nuovo anno.
Perché il nuovo anno incombe. Tra soli quindici giorni arriva, come un treno che giunge in perfetto orario, peggio, come un bambino che nasce prematuro. Perché, per quanto ci si prepari, per quanto il calendario parli chiaro, ci facciamo cogliere sempre e comunque impreparati. L'anno nuovo ha la pessima, sgradevole abitudine di arrivare di sorpresa.
Dunque, per crederci almeno in parte reattivi, a metà dicembre si compra un’agenda per segnare e di conseguenza ricordare, tutti gli impegni del nuovo anno.
La scelta dell'agenda è un rito fondamentale.
Il colore della copertina ci seguirà per dodici mesi, la consistenza e il peso della carta ci condizioneranno per tutto l'anno nuovo. Non possiamo permetterci di sbagliare la scelta o avremo trecentosessantacinque giorni per pentirci.
Il tipo di agenda scelta diventerà la nostra presentazione implacabile e ogni volta che la tireremo fuori di tasca o dalla borsa chiunque, vedendola, saprà molto se non tutto ciò che c'è da sapere sulla nostra personalità.
Non è semplice la scelta dell'agenda.
Fatto questo dobbiamo solo ricordare due cose.
Di usarla e magari anche di consultarla.
Io sono uno di quelli che, anche quando si scrive gli impegni, poi non ricorda di leggerli e se lo fa li legge quando è troppo tardi.
In questo caso l'agenda non svolge la sua funzione naturale diventando semplicemente uno strumento per evidenziare figuracce.
Allora cosa fare per ricordarsi di leggere gli impegni dell'agenda?
È semplice. Si utilizza il computer che tra le varie funzioni dispone di un calendario da compilare ed è in grado di inviare una mail al nostro indirizzo di posta elettronica. A sua volta la posta elettronica potrà essere letta sul telefonino che sarà dotato di una segnalazione sonora, che so una canzoncina, un beep, che ci sveglieranno dal nostro torpore quotidiano e ci ricorderanno di andare a leggere la nota sulla famigerata agenda.
Semplice, no?
Spero di avere molto tempo per tutte queste operazioni e a tal fine cercherò di essere poco impegnato e di scrivere il meno possibile!
Ora esco, devo andare in cartoleria, sapete siamo a metà dicembre e devo comprare... beh, avete capito,no?




venerdì 11 dicembre 2015

luoghi insoliti: DEL PASSEGGIO, DELLA NEVE E DI ALTRE AMENITA'

luoghi insoliti: DEL PASSEGGIO, DELLA NEVE E DI ALTRE AMENITA': “Questo non è un romanzo.   Questo è un viaggio, a volte scomodo e faticoso, altre volte affascinante e misterioso, att...

DEL PASSEGGIO, DELLA NEVE E DI ALTRE AMENITA'









“Questo non è un romanzo.  
Questo è un viaggio, a volte scomodo e faticoso, altre volte affascinante e misterioso, attraverso città, periferie, isole con fari e luoghi della mente.
Qui si parla di auto e di cassetti in disordine, di caffè e supereroi, di gatti e di macchine del tempo, di vita e di morte. Qui si tratta di cani, di passeggiate sulla neve e di arti marziali, di libri e di nuvole.
Qui ci trovate segreti e poesie, profezie Maya e racconti, felicità e pensieri.
Tra queste pagine si nascondono spettri, tra le parole volano angeli.
Questo è un mercato delle pulci, cercando bene si trova roba vecchia ma ancora utile, ricordi e cose preziose.”

Giorgio Papa


DEL PASSEGGIO, DELLA NEVE E DI ALTRE AMENITA' è disponibile all'acquisto sul sito:
www.ilmiolibro.it

giovedì 3 dicembre 2015

http://ilmiolibro.kataweb.it/libro/narrativa/210130/del-passeggio-della-neve-e-di-altre-amenit/

lunedì 30 novembre 2015

luoghi insoliti: Gli aggiustatori

luoghi insoliti: Gli aggiustatori: Lo vedi quello, quello lì con la sciarpa rossa e lo sguardo depresso? Si, l'ho visto. È lui, portamelo. Come ...

Gli aggiustatori











Lo vedi quello, quello lì con la sciarpa rossa e lo sguardo depresso?
Si, l'ho visto. È lui, portamelo.
Come faccio?
Come ieri, arrivi da dietro senza farti sentire, gli stampi sul naso il fazzoletto col cloroformio e quando sviene me lo porti.
OK, il capo sei tu, vado.
Questo strano essere, di nome Eco, si muove goffamente ma esegue diligente le direttive e trasporta senza difficoltà un uomo adulto con la sciarpa rossa, poggiandolo su di una spalla, fin dietro l'angolo, al riparo da occhi indiscreti.
Mettillo per terra, bravo così, senza fargli male.
Eco adagia il corpo dell'uomo dormiente sul suolo, gli scopre un braccio fin sopra il gomito, gli lega un laccio di gomma e si fa da parte.  Ora tocca al capo.
Cosa gli facciamo a questo, capo?
Il capo lo guarda male, poi legge sul foglio spiegazzato che ha tirato fuori dalla tasca, prende una siringa pronta da un sacchetto di plastica per la spesa, infila l'ago in una vena del braccio scoperto e comincia a iniettare.
Venticinque milligrammi di ottimismo.
Capo ma non sono pochi? Non si può fare cinquanta?
Ma sei ritardato? Lo sai che non siamo noi a fare i dosaggi e le aggiustature.
Lo dice volgendo gli occhi verso l'alto.
Quest'uomo si sta recando ad un colloquio di lavoro e senza un poco di ottimismo non otterrebbe mai quell'incarico. Hai capito, Eco?
Si, capo.
Eco abbassa gli occhi mentre l'uomo da segnali di risveglio.
Portalo dove l'hai preso e augurargli buona giornata.
Eco fa appena in tempo a riportarlo indietro quando l'uomo con la sciarpa rossa si sveglia, lo saluta e va via per la sua strada fischiettando.
Bene, ora che si fa, capo?
Potresti per favore non chiamarmi più "capo"?
Certo.
Ora dovrebbe arrivare un bambino, anzi un ragazzino cicciottello, eccolo.
Lo vedo capo. Arriva dal parco, ha un'aria spaventata.
Attento, utilizza meno cloroformio.
Eco parte e in pochi secondi arriva col ragazzino sulla schiena. Questa volta appare meno disinvolto.
Si mettono in un vicolo, capo fa fatica a trovare una vena ma alla fine è li che inietta.
Cosa gli facciamo a questo qui, capo?
Centocinquanta milligrammi di coraggio.
Capo, dipendesse da me gliene farei almeno mille.
Ma non pensi a quello che dici?
Con troppo coraggio diventerebbe lui l’aguzzino dei suoi bulli e ci toccherebbe aggiustare loro e si innescherebbe un meccanismo senza fine…
Eco lo guarda perplesso e rinuncia a capire.
Il Ragazzino si muove e tra poco sarà sveglio e pronto ad affrontare una manciata di bulletti alti la metà di lui.
Il capo sembra soddisfatto ed Eco sorride.
Capo, ma perché non possiamo andare in giro senza camuffarci? Così non mi sento a mio agio…
Mi chiedo se riesci a sentirti, ma secondo te la gente non si sconvolgerebbe a vedere due come noi andare in giro tranquilli per le vie della città? Lo sai che non è consentito, e poi credo che accecheremmo tutti con la luce…
Eco sembra capire.
Il capo tira fuori di tasca nuovamente il foglio stropicciato.
Sbrigati, tra due secondi dobbiamo essere dall’altra parte della città.
Appena sono sul posto vedono arrivare un tizio baldanzoso, ben vestito, con un costosissimo orologio al polso.
Portami quello e non lesinare il cloroformio.
Si capo.
Appena il tizio è a terra addormentato Eco gli scopre il braccio e si sposta.
Il capo prende una siringa vuota e comincia a praticare un lungo prelievo. Eco si sorprende e fa per aprire la bocca ma il capo se ne accorge e lo anticipa.
A questo non dobbiamo fare niente, ha bisogno al contrario che gli si tolga qualcosa.
Cosa capo?
Almeno 200 milligrammi di arroganza.
Grande capo.
E smettila di chiamarmi capo.
Sicuro.

Appena l’uomo si alza confuso e barcollante e si allontana Eco fa un sospiro.
Cosa ti prende ora?
Sai capo, pensavo, ma non potremmo fare degli aggiustamenti come dire… definitivi? Passiamo le giornate così, con piccoli interventi, spesso torniamo sulle stesse persone due, tre volte, anni, tutta la vita… non capisco il senso di tutto questo.
Non c’è molto da capire. La gente deve decidere da sé cosa fare della propria vita. A noi è permesso fare piccoli aggiustamenti per prevenire incidenti dai danni incalcolabili e nemmeno sempre. Nella maggior parte delle persone non è permesso mettere lo zampino. Sono ordini superiori.
Ma capo, chi dà questi ordini?
Chi è sopra di noi. E ora piantala di chiamarmi capo.

Poi il capo tira fuori il foglio e legge la prossima consegna.
Scusa capo…
Cosa c’è ancora?
Ti chiamo capo perché non mi ricordo il tuo nome…
Il mio vero nome è…

Ma anche se ci fosse qualcuno ad ascoltare il dialogo, non riuscirebbe a sentire perché i due esseri partono all’istante verso l’alto andando ad aggiungere due fiochi puntini luminosi nella volta del cielo.




domenica 22 novembre 2015

luoghi insoliti: L'uomo che non smise mai di viaggiare

luoghi insoliti: L'uomo che non smise mai di viaggiare: Uscendo dalla porticina di legno l'anziano dottore mi squadrò dalla testa ai piedi. Non mi chiese chi fossi, era ...

L'uomo che non smise mai di viaggiare










Uscendo dalla porticina di legno l'anziano dottore mi squadrò dalla testa ai piedi.
Non mi chiese chi fossi, era evidente che aveva già tutte le informazioni necessarie.
Poi contravvenendo a cose come privatezza e segreto professionale ma molto umanamente mi sussurrò "non lo faccia stancare, è malato e non gli rimane molto".
Non aspettò la mia rassicurazione ma strinse la consunta borsa di cuoio da medico e corse via senza salutarmi.

Nel piccolo paesotto valligiano doveva essersi sparsa la voce del mio arrivo.
Bussai alla porta e da dentro una voce profonda, quasi millenaria, mi invitò a entrare.
Il sole era basso e da lì a poco sarebbe scomparso dietro la montagna ma la stanza era ancora bene illuminata grazie alla vetrata. Sulla parte opposta della stanza pile di vecchi libri partivano dal pavimento e terminavano quasi al soffitto e riempivano tutta la parete senza soluzioni di continuo. Non una libreria da borghesia colta, piuttosto un luogo dove i volumi vengono consumati, divorati.

Il vecchio Pietro stava sdraiato su un lettino coperto da una coperta fatta a mano di quelle che non si vedono più. La pelle del volto coperta da un reticolo infinito di rughe, la voce consumata dal fumo di una vecchia pipa scolpita.

Mi dica, come mai le interessa un'intervista con un vecchio montanaro?

Il caporedattore mi aveva spedito in questo posto dimenticato da tutti a intervistare il prossimo centenario che si diceva non fosse mai uscito dai confini della sua valle.
Pietro avrebbe compiuto cento anni alla fine del mese. Ne sarebbe uscito un discreto articolo.
Così cominciai a dire, Vede si dice che lei non ha mai lasciato il suo paese, non si è mai allontanato dalla sua valle...
Il vecchio si mise faticosamente a sedere e nel farlo partì un violento attacco di tosse catarrosa che terminò con uno sputo nel fazzoletto tenuto nascosto nella manica della camicia stropicciata.
Pietro sorrideva, nonostante la tosse lo schiantasse e il suo sorriso lo trasformò in un impertinente ragazzino.

Vede, caro giovane, qui ho tutto quello che mi serve anche se ormai non mi serve più molto.
È sempre stato così ma se lei pensa che non abbia mai viaggiato è completamente in errore.
L'eloquio dell'uomo era incredibilmente  chiaro e preciso, quasi piacevole benché mi fossi aspettato il contrario.

Deve sapere che una volta sono stato su di una barca sull'oceano al largo di Cuba, bruciato dal sole a pescare un marlin con un vecchio pazzo e testardo.
Mi sono perduto nelle puzzolenti e buie fogne di una piccola città nel Maine del nord, cercando di scappare da un clown folle con un gruppo di adolescenti disadattati.
Mi sono trovato in piedi tra due fratellini bianchi sulla balaustra di un vecchio tribunale in Alabama, tra la gente di colore, ansioso di seguire le sorti di un brutto processo.

Guardai i libri sulla parete e il vecchio guardò me in silenzio. Poi riprese.

Ho osservato sulle rive del mare di Galilea due fratelli smettere di pescare pesci e iniziare a pescare uomini.
Sono stato una notte intera, trattenendo il respiro, in una fredda sala del museo della scienza e della tecnologia a Parigi a osservare le oscillazioni di una sfera.
Mi sono trovato in un isola tropicale al largo del Costa Rica, mangiato dalle zanzare, davanti una montagna di escrementi alta più di me.
Mi sono congelato le chiappe, scusi il termine, affondando nella neve tra le labirintiche siepi di fronte un monumentale hotel sulle montagne del Colorado.
Ho fatto innumerevoli passeggiate affiancando un bizzarro poliziotto e seguendo le sue incomprensibili elucubrazioni dialettali, all'ombra di un faro sulla costa siciliana.

Le sembro uno che non ha mai viaggiato?

Guardai il comodino e vidi impilati quattro, cinque volumi. Sentii il vecchio tossire con violenza, ripensai alle parole del dottore. Mi chiesi se sarebbe mai riuscito a finirli.

Ora vorrei riposare.

Mi alzai con discrezione. Gli tesi la mano e lui me la strinse teneramente.
Sentii il poco calore e la sua pelle secca e asciutta. Lo guardai negli occhi e capii di non dover chiedere più niente.

Quest'uomo ha viaggiato molto.
E fui sicuro che appena uscito da casa sua avrebbe acceso la luce sul comodino e sarebbe ripartito per l'ennesimo viaggio!








venerdì 20 novembre 2015

luoghi insoliti: Scrivi Giorgio, scrivi!

luoghi insoliti: Scrivi Giorgio, scrivi!: Scrivi Giorgio, scrivi. Corri alla tastiera e scrivi. Non perdere tempo in facezie e scrivi. Scrivi un pezzo leggero, che so...

Scrivi Giorgio, scrivi!









Scrivi Giorgio, scrivi.

Corri alla tastiera e scrivi. Non perdere tempo in facezie e scrivi.

Scrivi un pezzo leggero, che soffi via il peso della giornata.

Scrivi un brano impegnato, che faccia pensare e riflettere.

Scrivi un racconto romantico che susciti sospiri e ansimi.

Sforna un testo scolastico che si adatti alle menti più semplici.

Scrivi Giorgio che è sera e qualcuno ha voglia di leggere. Scrivi, non dimenticare, che il sistema si è accorto che manchi e ti segnala la tua assenza dai post.

Scrivi un testo breve per chi ha fretta e non ha tempo da perdere al computer. Scrivi un pezzo lungo per gli amanti degli autori prolissi.

Scrivi un articolo commovente che sprema lacrime dal cuore più duro.

Oppure un trafiletto tecnico, preciso, conciso, esatto.

Scrivi qualcosa di popolare che raggiunga centinaia di persone. Scrivi un pezzo esclusivo, che faccia sentire importante l'élite.

Scrivi e usa uno stile asciutto, oppure sofferto, gotico oppure barocco, visionario ma deciso. Utilizza metafore, rime baciate, allegorie, crea un climax, dosa l'enfasi, inventa neologismi, cerca assonanze, cadi nell'eufemismo, eccedi con l'ironia, graffia con gli ossimori, dosa le anafore. Crea componimenti, versetti, poemi, romanzi in prosa e in versi, operette e musical. Prepara saggi, cronache, monografie o epistole.

Scrivi Giorgio e riempi il vuoto di questo blog. Cerca il consenso, scrivi per piacere, sta attento a non offendere, a non irritare.

Cerca di farti comprendere, non essere ermetico, tira fuori il meglio anche se non sei ispirato, anche se sei stanco e non hai voglia e forse faresti altro e forse lo faresti meglio.

Scrivi perché hai un dovere, una responsabilità e magari qualcuno ti prende anche sul serio e crede a ciò che dici, oppure se la prende se scrivi qualcosa di male, di sbagliato e magari arriva a toglierti l'amicizia virtuale, a negarti il consenso.

Scrivi Giorgio, cerca di essere convincente e se ci riuscirai avrai in mano il tuo pubblico.

Scrivi perché a qualcuno potrà piacere quello che dici e così potrai pensare di essere nel giusto, di essere veramente bravo e la tua vanità ti costruirà un mezzobusto nella piazza della tua vita.

Quindi scrivi Giorgio.

E se non sei buono allora evita e lascia in pace la gente.

Non abbiamo bisogno di altra cattiva letteratura.

Ma se ne hai bisogno tu, allora fallo, Giorgio.

Scrivi pure.

Qualcuno leggerà.