sabato 29 agosto 2015

luoghi insoliti: Divagazioni

luoghi insoliti: Divagazioni: Divagazione numero uno Allora nonno, cosa succede dopo? Dai dicci come finisce! Marco ha otto anni e guarda sorpreso suo n...

Divagazioni





Divagazione numero uno


Allora nonno, cosa succede dopo?
Dai dicci come finisce!
Marco ha otto anni e guarda sorpreso suo nonno. Non si era mai addormentato in poltrona, almeno mai quando era sul finale di un racconto. Sul più bello di una storia.
Gianni ne ha cinque di anni e non riesce a ricacciare dentro i lucciconi, le lacrime che sono affiorate per la frustrazione del finale interrotto.
Nonno, allora? Cosa succede poi? Insiste Gianni quasi con rabbia. Ma Marco poggia una mano sul petto del fratellino e lo allontana dalla poltrona.
Non ha ancora capito con la sua mente razionale ma il cervello dentro alla sua pancia gli urla che qualcosa non va.
Nonno è un genio nel raccontare storie, ne inventa sempre di nuove, piene di supereroi che volano dalla terra alla luna in pochi minuti e che sollevano montagne con una mano mentre con l'altra tengono in equilibrio coni gelato con dieci gusti diversi. Storie ambientate in paesi esotici e sconosciuti in cui vivono uomini primitivi vestiti di foglie e animali mai visti prima da essere umano .
Storie tenebrose, popolate da giovani fanciulle indifese e da mostri insidiosi che minacciano e  mettono una paura tremenda ma che alla fine vengono quasi sempre sconfitti.
La storia di oggi è di quelle misteriose e il mostro di turno spaventa i bambini ma loro lo sanno che alla fine, da qualche stanza segreta, salterà fuori un eroe che salverà tutti e ucciderà il mostro.
Almeno era quello che stavano aspettando. Ma oggi il mostro è stato più forte o più furbo ed é riuscito ad uscire dalla storia facendo addormentare il nonno prima che potesse raccontare il finale.
Allora, nonno? Ormai Gianni piange e il fratello maggiore lo accompagna nell'altra stanza sapendo che la domanda del fratellino rimarrà senza risposta.




Divagazione numero due


Stasera esco. Metto la camicia buona, una spruzzata di profumo e passo dal bancomat a fare il pieno di contante.
Prendo l'auto e vado in centro. Non lo faccio mai ma stasera mi va.
So che farò fatica a trovare parcheggio, farò qualche giro in più, che importa.
Stasera farò tardi.
Mi cercherò un bar alla moda, di quelli frequentati bene, dai fighetti della buona società. Li le ragazze sono tutte bellissime, ne avvicineró una con belle gambe lunghe e dai capelli profumati.
Non avrò fretta, me ne staró tranquillo, con il mio drink nella mano ad osservare la gente. Avró un espressione enigmatica e un aspetto interessante. Gli uomini dovranno guardarmi con rispetto e timore e le donne mi squadreranno con interesse e non senza un brivido di lussuria.
Saró l'attrazione, la star. Stasera é la mia sera.
La ragazza berrà volentieri il bicchiere che le offriró e altri dopo e riderà allegra ad ogni mia battuta.
Lo spirito non mi manca e conosco centinaia di aneddoti.
Lei sarà felice di uscire dal bar, ebbra di alcol e affascinata dalla prospettiva di una serata trasgressiva.
Bene, sono pronto. La camicia é impeccabile, poso la mano sul pomello della porta di casa e mi blocco. Dallo specchio sulla parete mi osserva un uomo normale, forse banale, magari ben vestito ma per nulla interessante.
La mano sul pomello non si muove, il metallo ha succhiato via tutta la sicurezza.
Cosa fare?


Divagazione numero tre.


Noleggiare il camper era costato una fortuna.
Ma Andrea era convinto di avere fatto la scelta giusta.
I primi chilometri di autostrada erano stati impegnativi ma piano piano si stava rilassando e la guida gli stava piacendo.
Chi non si stava rilassando ancora era sua moglie, seduta alla destra.
Avevano deciso, o meglio lui aveva deciso perché Ada non aveva per nulla voglia, di fare quella vacanza assieme, per provare a salvare il loro matrimonio.
Le cose tra loro non andavano solo male, le cose erano congelate. Non c'era un rapporto, niente dialogo, niente risate, niente di niente.
Andrea pensava di avere convinto Ada a partire per quella vacanza ma in realtà Ada aveva già deciso. Al rientro avrebbe fatto i bagagli e tanti saluti alla vecchia vita.
Non sapeva nemmeno lei perché aveva detto si, perché aveva accettato di partire alimentando così le illusioni del marito.
Mi scappa la pipì. Furono le prime parole di lei in cinquanta chilometri.
Lui vide la segnalazione di un'area di sosta, con i servizi igienici, da lì a poco e le disse che sarebbe uscito.
Poi tornò il silenzio.
Quando mise la freccia non aveva ancora idea della tragedia che li attendeva.
Sapeva solo di avere cambiato umore.



Le divagazioni sono queste, cose che ci fanno deviare dal percorso lineare dei nostri pensieri. Quando poi ci lasciano a metà, come queste, hanno un gusto un po' amaro e ci fanno arrabbiare, come capita al nipotino della prima parte. Ma hanno una capacità, quella di stimolare la curiosità e la fantasia e in questo credo di essere riuscito. Ditemi voi...








martedì 25 agosto 2015

luoghi insoliti: Come graffi sul vetro

luoghi insoliti: Come graffi sul vetro: Sono da poco tornato dalla tanto agognata vacanza estiva. Come tutti i bravi automobilisti, anche io prima di partire ho provved...

Come graffi sul vetro







Sono da poco tornato dalla tanto agognata vacanza estiva.
Come tutti i bravi automobilisti, anche io prima di partire ho provveduto ad un controllo generale del mezzo, motore, parti sottoposte a usura, gomme, insomma cose così, giusto per viaggiare in sicurezza.
Ho anche lavato l'auto, cosa che faccio al massimo due volte l'anno, perché di solito affido l'incombenza alle precipitazioni atmosferiche.
È stato questo il momento in cui mi sono accorto che sul parabrezza ci sono due lunghi graffi, quasi paralleli tra loro, a forma di C, sul lato sinistro quindi frontalmente a chi guida.
Mi ha infastidito scoprire questo danno, non tanto perché limitano la guida. I graffi non si vedono quasi se non in controluce. Sono quasi sicuro che a causarli è stato lo straccio sporco del lavavetri abusivo che staziona al semaforo di ingresso alla città.
Che faccio, gli chiedo i danni?
Non è nemmeno un problema estetico, figuriamoci, la macchina ha superato il primo decennio di vita e ha la sua buona collezione di righe, righine e bolli sulla carrozzeria.
Nonostante tutto fa ancora la sua bella figura e svolge bene il suo compito e non ho nessuna intenzione di rottamarla.
Quindi perché preoccuparsi per due graffi sul parabrezza?
In realtà non sono preoccupato. Sono solo un po' triste.
Vedere il vetro graffiato, averlo costantemente all'attenzione mentre guido, mi ha ricordato il mio primo cronografo d'acciaio, un orologio abbastanza costoso, con una cassa pesante. Era un regalo e non lo toglievo mai. Mi era capitato di urtare col polso contro una parete e si era rotto il vetro.
Ho aspettato quasi un mese perché l'orologio fosse riparato.
Le cose, gli oggetti di possono rompere, si possono guastare.
Alcune volte li ripariamo, altre li gettiamo via.
Spesso conserviamo gli oggetti anche quando sono danneggiati e continuiamo ad utilizzarli.
Le ammaccature, i graffi fanno sembrare gli oggetti simili ad esseri viventi, come esseri viventi che invecchiano e contano le rughe, come chi ha subito incidenti e conserva cicatrici, come chi si sia sottoposto ad interventi chirurgici e riporta menomazioni.
I graffi sul vetro sono il segno che il tempo è trascorso e niente e nessuno, neppure un auto, è immune alle conseguenze del passare del tempo.
Anche il mondo che ci circonda non è più quello della nostra infanzia. Molte strade sono state riparate, molti edifici sono stati ripuliti e molti i monumenti restaurati.
Ma tante cose sono solo più vecchie, più sporche, più consumate.

Vedere le strade dal parabrezza graffiato mi aiuterà a soffrire meno quando vedrò le cicatrici addosso a coloro che conosco, le rughe sui volti di chi amo.
Potrò sempre immaginare di guardarli attraverso un vetro rigato e fare finta che il tempo non passi mai.




domenica 23 agosto 2015

Volare, oh oh







Volare, oh oh. Cantare, oh oh oh. Nel blu, dipinto di blu…

La celeberrima canzone è conosciuta in tutto il mondo con l'erroneo titolo di "Volare" e viene cantata in tante lingue diverse e fischiettata da chi non ne conosce o non ne comprende il testo.
Già, volare, sarebbe bello poterlo fare, dipinti o meno.
Ma se il Creatore ci avesse voluti padroni del cielo ci avrebbe creati con le ali. Così almeno avrebbe detto mia nonna che è stata figlia del diciannovesimo secolo.
Nel frattempo all'uomo non sono spuntate le ali ma la tecnologia ha permesso di conquistare prima il cielo, poi lo spazio sconfinato.

Abbiamo cominciato con le lanterne cinesi e gli aquiloni, poi la fisica ha fatto la differenza e i fantasiosi e geniali progetti di Leonardo hanno trovato applicazioni.
Abbiamo cominciato a volare con velivoli così improbabili che sembrava un vero miracolo che se ne stessero a volteggiare tra le nuvole. 
Abbiamo continuato sperimentando mezzi diversi, alternativi, palloni aerostatici, dirigibili, alianti. Abbiamo saputo far salire a quote impensabili aerei pesantissimi che trasportano nella loro pancia, oltre che centinaia di persone, quintali di bagagli.
Riusciamo a trasportare qualsiasi merce in qualunque luogo nel mondo.
Sappiamo che volando si possono trasportare armi, bombe e che il mezzo stesso può trasformarsi in strumento di morte. In ogni paese ci sono aeroporti di tutte le dimensioni e possiamo ammarare sull'acqua con il mezzo giusto.
Se tiriamo su il naso vedremo passare un aereo ogni tre minuti e gli aeroporti brulicano di persone in arrivo e in partenza.
Possiamo spedire razzi fuori dall'atmosfera, siamo stati a passeggiare sulla luna, mandiamo sonde alla ricerca di informazioni all'esterno del sistema solare.
Direi che il mito di Icaro sia stato pienamente raggiunto ed è ormai dimenticato.
Niente ci ha fermati. Siamo completamente i padroni del cielo e come ogni altro luogo abitato dagli uomini, stiamo sporcando, inquinando e rovinando anche questo ambiente.
Oggi per l'uomo volare non solo è possibile ma è una cosa perfettamente normale.
Ci sono quelli che viaggiano in aereo tutti i giorni, per lavoro e salgono sulla scaletta del Boeing come io salirei a bordo di un taxi. Ci sono quelli che vanno in crisi perchè il metal detector non smette di dare l'allarme per colpa di una fibbia o di un portachiavi metallico. Ci sono quelli che fanno finta di niente e quelli che trascorrono tutto il volo con le mani gelide serrate a morsa sopra i braccioli consumati dai passeggeri.
Qualcuno vive crisi di panico mentre altri dormono tutto il tempo.
Non ha importanza. 
L'uomo ha imparato a volare, dipinto o meno di blu.
E chi non può farlo, per vari motivi, ha sempre un altro modo. È il mio preferito.

Non costa niente volare ogni tanto con la fantasia.




venerdì 7 agosto 2015

luoghi insoliti: Leggiamo leggeri!

luoghi insoliti: Leggiamo leggeri!: É tempo di vacanze. Mi guardo intorno e vedo strade vuote, auto cariche, autostrade prese d'assalto. Di notte, alle ore più...

Leggiamo leggeri!




É tempo di vacanze.
Mi guardo intorno e vedo strade vuote, auto cariche, autostrade prese d'assalto. Di notte, alle ore più impensate, sveglio per l'afa, sento rumori di portiere che sbattono, motori che si scaldano, marce che ingranano.
La sera, sulla solita passeggiata, c'é poca gente, qualcuno, con lo sguardo torvo, che rimarrà in città. Altri, appena rientrati, sfoggiano una tintarella da concorso, ai limiti da reparto grandi ustionati.
Una moltitudine di persone sta preparando le valigie, combattuti tra l'ansia che non si chiudano, la paura di dimenticare qualcosa di importante, il disappunto per il fatto che non si possono montare maniglie e rotelle all'armadio di casa.
Avete messo il dopo sole? E le ciabattine? Avete pensato alle serate eleganti? Cosa indosserete? Biancheria sufficiente al cambio quotidiano?
Tanto qualcosa ci dimenticheremo ugualmente. Abbiamo poco da essere super organizzati, non serviranno check list create appositamente dalla NASA, non basterà internet, qualcosa rimarrà inevitabilmente a casa.
Un suggerimento, si badi bene solo uno, che non vuole essere consiglio bensì invito (e lo so che i consigli non si danno se non sono richiesti) ve lo voglio proprio dare.
É più forte di me, non c'è la faccio a tenerlo per me.
Ricordate di mettere un libro nella valigia.
Almeno uno.
Se poi sono di più tanto meglio.
Lo so, qualcuno obbietterà che i libri si possono acquistare in loco di villeggiatura.
É vero ma é anche vero che se il libro in questione lo mettete in valigia prima di partire, e lo proteggere tra i fazzoletti e le mutande, significa che perlomeno avete scelto il titolo, avete deciso l'autore e che lo avete ritenuto adatto alla vostra vacanza.
Non sto qui a discutere sulle scelte.
Se uno ha voglia, sul lettino, dopo essersi fatto spalmare l'olio solare, di tuffarsi in un polpettone psicologico russo di novecento pagine, tanto peggio per lui, se volete darvi in pasto alle trilogie dalle cinquanta sfumature, sempre di lettura si tratta.
Dai classici alle storie d'amore, purché si legga qualcosa. Siamo liberi, con buona pace degli studenti che al contrario liberi non sono e magari il polpettone se lo devono sorbire davvero, quindi leggiamo per piacere, per divertimento, per passatempo, per leggerezza.
Dopotutto un libro, specie se tascabile, non pesa molto e non graverà sulla vostra schiena come il resto della valigia...
E a chi non può partire l'invito é il medesimo.
Procuratevi un buon libro, apritelo alla prima pagina e iniziate così il viaggio che contiene e che di certo vi farà fare.
E’ un bel modo per viaggiare.


In tanti anni ho viaggiato molte volte dentro un libro, e tante volte avrei voluto perdermi.