giovedì 23 dicembre 2021

Cena di Natale

 





-Per favore, passami il vassoio con il lardo!

-Non esagerare, lo sai che ti fa male…

-Afllora pefrché lo comfphrate? Ugo risponde a bocca piena, s’ingozza che nemmeno i maiali.

Rita lo guarda male ma lo sa che sotto la rispostaccia sgarbata del marito c’è un fondo di verità. Anche se suo marito ha il colesterolo alle stelle, per questo cenone ha comprato, oltre al lardo, mezzo chilo di gorgonzola, un trancio di salmone, sei metri di salsiccia e insaccati come se stesse arrivando la fine del mondo. Inoltre ha preparato con le sue laboriose manine, una cheese cake ai frutti di bosco e farcito i panettoni di crema pasticcera e panna montata.

Se si andasse a giudizio, potrebbe configurarsi omicidio premeditato anzi carneficina di familiari con aggravante alla crema.

A proposito di familiari, Ugo non è il solo che si strafoga come un maiale, poco distante c’è suo cognato Nicola che addenta lo stinco arrosto, dopo aver finito tutte le patate. Tra i due non corre buon sangue e ci mancherebbe, con tutto il grasso che circola in quelle vene… In mezzo, tra Ugo e Nicola sta seduto il piccolo Ennio, otto anni, occhialuto e sagace bimbo della serie “so tutto io”, che al momento non mangia perché ha appena ricevuto un tablet in dono e non vuole ungerlo con le dita sporche. Si limita a lanciare occhiare a destra e a sinistra e a sorvegliare che nessuno gli sottragga le costine che ha nel piatto.

La tavolata è chiassosa e disordinata, come impone la tradizione, a capotavola c’è una matrona di novanta chili, nonna Mariangela, a sorvegliare che nessuno rimanga senza pietanza nel piatto. Da dieci minuti non fa che assillare Luana, la nipotina di diciassette anni, magra al limite dell’anoressia, che secondo cuore di nonna non sta bene anzi, nasconde qualcosa. Mariangela non fa che ripetere a suo figlio Alberto che la ragazza è malata e che la devono far visitare, che non è normale che sia così magra, che dovrebbe costringerla a mangiare di più. Luana, dal canto suo, quando è a pranzo dalla nonna, sembra fare apposta a non assaggiare che qualche briciola e stare sempre in chat al cellulare, con qualche sua amica, anche quando si sta seduti in tavola. Roberta guarda male la suocera Mariangela e sussurra dell’orecchio del marito: -Perché non le dici che Luana sta benissimo e che lei dovrebbe occuparsi dei fatti suoi? Ma siamo a Natale e Alberto non vuole rovinare la festa a nessuno, così non apre bocca.

Irina, la badante del nonno, mangia a tavola con il resto della famiglia perché ne è parte e perché il nonno l’ha già ingozzato, come fa di solito, con due omogeneizzati, gli ha cambiato il pannolone e l’ha ficcato a letto, ora è lì che sbrana una costina di maiale tenendola per gli spuntoni ossei e imbrattandosi la faccia di salsa barbecue.

–Signora, mi passa il sale, favorisca?

–Sei in Italia da otto anni e ancora devi imparare che si dice “per favore”? E’ il commento antipatico del piccolo Ennio, che non si prende neppure il fastidio di alzare gli occhi dallo schermo. Irina lo ignora ma si rivolge a nonna Mariangela che le ha sporto la saliera. –Per favore?

– Spasibo, nonna! Irina guarda male il ragazzino ma stavolta è lui a ignorarla.

- Troppo sale fa male, Irina… s’intromette Ugo. Rita gli da un calcio sotto il tavolo, conoscendo l’inspiegabile predilezione del marito per le donne dell’est. Lui diventa paonazzo e per poco non si soffoca col boccone.

-Abbiamo notizie dell’avventuriero? Il tono e l’epiteto usato fanno capire che Rita non desidera davvero avere notizie del cognato Luca. L’avventuriero, come lo chiamano ormai in famiglia, è Luca, trentaquattro anni, amante dei viaggi e alle prese con una nuova fidanzata. L’ennesima.

-Quando metterà la testa a posto, non sarà mai troppo presto. Sentenzia nonna Mariangela.

-Se n’è partito per l’Irlanda con quella sciacquetta dai capelli rossi, ma chi va in Irlanda a Natale… pontifica Rita che a quanto par di capire non gradisce né il paese né la ragazza.

Nessuno risponde. Mariangela ha fatto a fette due panettoni e tutti si sono lanciati come piranha sulla preda, perfino il piccolo Ennio, che per l’occasione ha riposto il suo tablet nella confezione.

Mariangela osserva tutti con possessiva benevolenza, tutti tranne Luana, che ha rifiutato la fetta di dolce e ha iniziato a sbucciare un mandarino che forse assaggerà tra mezz’ora.

Comanda a Irina, che non è mai fuori servizio, di prendere il “sacchetto” della frutta secca, un osceno involucro di due chili che Irina deposita a centro tavola.

Come ogni anno, dopo si giocherà a carte, tutti si perderanno nei propri cellulari a fare gli auguri a chiunque al mondo, ignorando i presenti, poi ci si scambieranno regali, costituiti da pigiami spaventosi, calzettoni agghiaccianti e centrotavola indecenti e ci si daranno frettolosi baci sulle guance, degno epilogo di chi non vede l’ora di lasciare la scena e rientrare al sicuro, nel proprio caldo appartamento.

Irina strizzerà in un soffocante abbraccio Ennio, sapendo che il ragazzino odia gli abbracci, Ugo e Nicola si stritoleranno la mano a vicenda, pronunciando un ruvido “buon Natale” e Luana si costringerà a ringraziare nonna Mariangela per la squisita cena.

Forse arriverà la videochiamata di Luca, dall’Irlanda ma non è detto, dipende dal campo.

Tutti dimenticheranno velocemente perché sono lì e cosa si stia mai festeggiando.

E inizierà il conto alla rovescia dei giorni mancanti al prossimo Natale…

Che per queste persone si limiterà a essere un dies natalis solis invicti qualunque.

 

 

 







sabato 18 dicembre 2021

Regali inaspettati

 





Il vecchio Arnaldo, detto Aldo, non ne combina mai una giusta.

Questo almeno a sentire lui. Non ne combino mai una buona, è solito annunciare quando si presenta alla gente. In paese è conosciuto e nessuno ci fa più caso e per dirla tutta, molto spesso l’affermazione corrisponde al vero. Anche e soprattutto durante il periodo natalizio.

Tutti ricordano quando ha regalato una bottiglia di "Maximum" Blanc de Blancs, al suo amico Renato, appena dimesso dall’ospedale, con una cirrosi epatica. Renato prese la bottiglia, ringraziando Aldo ma appena questo uscì da casa, versò l’intero litro e mezzo nel lavandino, non senza aver versato anche qualche lacrima.

Aldo lo venne a sapere e il suo commento, lo indovinate, fu il solito, non ne combino mai una buona… ma Aldo era un caparbio. L’anno dopo riuscì a regalare una penna Special Edition Rollerball Parker al cugino Renzo, dimenticando un piccolo particolare. Renzo aveva completato con fatica la quinta elementare e non scriveva una frase da quando aveva spedito l’ultima lettera dalla caserma, quarant’anni prima, alla mamma. Renzo riciclò subito il regalo, donandolo al nipote, che andava a scuola per diventare geometra e aveva ripetuto due volte la terza, ma almeno lui qualche diavoleria sul diario la scriveva.

Aldo ci tiene a fare bella figura e per lui il Natale è un periodo durante il quale non si deve badare a spese.

Qualche anno fa comprò un bellissimo paio di cuffie ROLAND RH-300V alla zia Anna, che non solo era diventata mezza sorda, ma aveva anche dato via lo stereo per poche lire, insomma la donna accettò il regalo e poi mise un annuncio in parrocchia per rivenderlo.

Sarebbe bello se tutto si limitasse a questo, ma la lista delle figuracce e dei regali imbarazzanti di Aldo è ancora lunga.

Un paio di guanti al vecchio amico Luigi, mutilato di guerra e con una mano sola.

Un libro intitolato “Le cento ricette per dolci e torte” al vicino Ernesto, affetto da grave diabete.

Un kit di creme anti-età alla nipote quindicenne della signora Franca, sua dirimpettaia.

Un sassofono all’ex alpino Angelo, un ottantenne obeso e con l’enfisema, che vive perennemente con l’affanno.

Un accendino zippo a Giorgio, noto in tutto il paese per le sue campagne antifumo.

Un pacchetto “Fuga romantica” tutto incluso a Mario una settimana dopo il suo divorzio dalla moglie.

State pur certi che se Arnaldo vi farà un regalo, sarà una vera tragedia.

Ma Aldo è un uomo buono.

Stasera l’ho visto passare nella grande piazza del paese, si teneva il colletto alzato, si capisce siamo sotto zero, ho visto che allungava qualche moneta al mendicante che si posiziona sempre sotto il portico della chiesa, per riparare dal gelo e per verificare se le persone che escono dalle funzioni sono davvero misericordiose. Aldo non è uno che frequenti ambienti sacri ma si è avvicinato all’uomo. Ho notato che aveva con sé una borsa capiente, ha tirato fuori una vecchia coperta di lana e l’ha sporta al barbone. Gli ha dovuto regalare anche un fazzoletto, perché quello si è messo a piangere come un bambino. Poi Aldo si è allontanato, e il mendicante è tornato a sedere al suo posto ma si vedeva che era felice.

Sono sicuro che Aldo starà comprando qualche genere di paccottiglia, costosa, imbarazzante e inservibile, da regalare agli sfortunati parenti ma per quest’anno almeno un regalo è riuscito ad azzeccarlo.

Una persona ha gradito il gesto inatteso.

Qualcuno ha ricevuto un bellissimo dono.

Ci vuole così poco, dopotutto.





domenica 5 dicembre 2021

Italian Pasta

 




 

Io sono un mediatore.

Ho lavorato con un’accozzaglia di strani individui in passato. Molti stravaganti, qualcuno violento, alcuni di un’ignoranza colossale, altri con scarsa istruzione scolastica ma con cervello molto fino, tutti senza dubbio pericolosi.

Ci sta, se consideriamo che sono un mediatore della mala.

Vedete, se un’organizzazione, diciamo, sopra ogni sospetto, un sindacato, una società immobiliare, una offshore, ha bisogno di “rimuovere” un ostacolo che rallenti o impedisca il rapido raggiungimento degli obiettivi, allora chiama un mediatore e lo paga bene, attendendo gli sviluppi.

Se l’ostacolo di cui sopra è una persona, poco male, il mediatore si rivolge a specialisti che sanno come togliere l’ostacolo.

Niente di personale, solo business.

Sono affari costosi e delicati, nessuno si sporca e quasi nessuno si fa male. A parte ovviamente l’ostacolo in persona.

Ho lavorato con innumerevoli professionisti, non ho problemi o pregiudizi o forse qualcuno sì. Ho gestito affari con gente di nome Whitzel, Vetthelheim, Wolberg e così via, ma non avevo mai lavorato con Vittori. Strano, perché qui nel Queens è pieno di Italiani, forse non come a “Broccolino”* ma questo è un altro discorso. Intendiamoci, non ho problemi con gli italiani, conosco un paio di “Luigi” dove si mangia molto bene, ma non mi disturba che se ne siano andati quasi in massa a sud di Newark o in Pennsylvania, appena accumulati un po’ di dollari.

Tornando a Vittori, mi sono informato. L’ultimo lavoro che ha svolto è stato grande. Deve essere un fottuto genio, tipo Da Vinci, tanto per intenderci.

Il committente non voleva pagare. Il motivo era che l’ostacolo da rimuovere, un certo John Dale, si era suicidato prima che Vittori si fosse mosso. Ovviamente non era così e alla fine hanno sborsato il loro mezzo milione.

Quel genio di Vittori ha architettato un piano degno di Machiavelli. Ha organizzato una serie di party sui terrazzi dell’isolato, musica, escort e coca di alta qualità, invitando tutto il quattordicesimo piano, sede di lavoro di John Dale. E’ riuscito a hackerare il sistema informatico della ditta di Dale, in modo da impedire all’uomo di partecipare, talvolta per incarichi che lo tenevano in ufficio fino a mezzanotte, un'altra perché bloccato in ascensore da un black out di tutto l’edificio. John Dale non vedeva l’ora di poter partecipare a una di quelle bellissime e costose feste e quando arrivò l’invito con un sms, non ebbe dubbi e una volta salito sul terrazzo, forse colpito da depressione, non avendo trovato nessuna festa ad attenderlo, si era suicidato (o forse era stato suicidato da qualcuno che lo aspettava nel buio), lanciandosi dal ventottesimo piano.

La bravura di Vittori è stata quella di disseminare di messaggi e post partite dalla mail e dai profili social di Dale, a contenuto tragico che lasciavano trapelare la sua velata depressione e la tendenza suicida.

Un fottuto genio.

Persino la sua famiglia ci ha creduto. Il N.Y.P.D. ha dovuto archiviare il caso e alla fine il committente ha pagato.

Ora, vedete, il mediatore ha la sua buona percentuale ed io, essendo stato messo in contatto per un lavoro grosso, un big business, non ho perso tempo, sapendo su che cavallo puntare.

Vittori fa al caso mio.

Non importa se è un mangia pasta, non importa se non si chiama Whitzel oppure Vetthelheim e nemmeno Wolberg!

Certo, lo avrei preferito ma se si tratta di un genio, va bene anche un Italiano.

Un fottuto genio.

 



*Brooklyn