Sono passato di recente
davanti una vetrina in centro.
Pastelli a cera,
pennelli di tutte le misure, colori assortiti, tele e tavolozze.
Una bella vetrina,
nessun dubbio. Sono rimasto colpito dalla bellezza dei quadri esposti e dal
fascino che esercita una tela bianca ma anche spaventato dal prezzo della merce
esposta.
Dopo un rapido calcolo
ho capito che dipingere richiede un capitale.
Scrivere è un’arte
povera e democratica.
È un’arte povera perché
sono sufficienti una biro e il retro di uno scontrino o un tovagliolo, come il
passato e i grandi dimostrano. Non è neppure necessario un pubblico di lettori.
Scrivere significa
chiudersi in uno stanzino, dare le spalle a chiunque.
Si scrive non guardando
niente, guardando solo dentro di sé o al massimo verso la parete. Nessuna
finestra a distogliere la concentrazione, al limite una musica che via via si
fa più distante fino a provenire da un altro mondo.
È un’arte democratica perché
si può fare utilizzando un Mac Book Air oppure digitando su un vetusto
smartphone. Se mi gira, posso tirare fuori matita e blocco notes come facevo
alle medie. Si può scrivere anche con pochi mezzi, economici.
Conclusa questa
strampalata premessa, la questione è sempre e solo una. Cosa scrivere e che
cosa dire. Perché si sa, quando non si ha niente da dire, è molto meglio stare
zitti.
Ecco che si fa avanti
il primo grande requisito.
L’ispirazione.
Si scrive solo se si ha
l’idea, se si è folgorati dal sacro fuoco della passione, se si brucia d’amore,
se si è infuriati, se ci si strugge per qualcosa d’irraggiungibile.
Si scrive quando c’è la
tensione giusta a farlo, perché è una necessità quanto respirare e bere. Il
respiro delle frasi lette, l’acqua dei concetti da bere e assimilare.
Ma anche la scrittura
più semplice ha bisogno di lavoro, di pulizia, di revisione, di rilettura.
E questo ci porta al
secondo altro requisito fondamentale, che è il tempo.
Avere un ordine mentale
è importante ma non è sempre semplice come non è semplice riuscire a stabilire
le priorità.
E anche quando si riesce,
non è detto che le proprie priorità siano le stesse di altri.
Quindi, dal momento che
è importante curare la propria persona, tenere pulita la casa, accertarsi che
ci sia cibo in sufficiente quantità e apprezzabile qualità, ecco che l’importanza
dello scrivere si abbassa e cede il passo nella classifica come una squadra di
seconda categoria.
Tutto il mondo fatto di
sensazioni e colori, di momenti che stimolano l’ispirazione, di percezioni che
svegliano i sensi, sbiadisce e appiattisce davanti ai bisogni primari come
fame, sete e sonno, piacere agli altri, fare una vita sociale.
Una folata improvvisa
di vento che solleva le foglie sul viale, il canto di un uccello tra i rami, le
risate cristalline dei bimbi che corrono nel parco, il ripetersi costante e
potente delle onde che si rompono sugli scogli, insomma gli eventi che ci
incantano e che riempirebbero pagine di poesia, passano in secondo piano e non sono
raccolti.
Ci sono altre cose
prima.
Ma una parte profonda
dell’animo, una parte molto intima che non dorme mai, che non si manifesta, è
sempre attenta e memorizza gli attimi, li congela intatti, pronti a essere
rivissuti in tutto il proprio intenso fragore.
È questa parte che
dobbiamo riguardare, tenere sana e in forma, coccolare forse.
Pensare come penserebbe
un animale, guardare le cose come le guarda un bambino, con lo stesso candore,
con innocenza, senza giudizio o contaminazioni, senza cattiveria o preconcetti.
E questo ci porta al
terzo fondamentale requisito, forse il più importante. L’onestà.
Scrivere per dare un
giudizio di valore, per esprimere un’opinione, per indirizzare quella altrui
non è arte, è lavoro. Si può diventare molto bravi a farlo ma occorre essere
ben pagati. Non si può trarre piacere da questa scrittura. Un’opinione conta
quanto un’opinione, lecito esprimerla ma non sarà mai un fatto.
Sono altre le
caratteristiche della scrittura che danno piacere, che la trasformano in arte.
L’onestà è una di
queste, e dall’onestà trascende la bellezza.
Rimango un momento,
come inebetito dal monitor, come se fossi una falena, poi mi risveglio e comprendo
che tra poco più di un mese sarà primavera, il vento sarà dolce e smetterà di
ferire le guance, la luce durerà fino a tardi e il profumo della natura
riempirà l’aria.
Nel frattempo non resta
che affidarmi alla dolcezza della lettura e al piacere di riconoscere, quando
lo trovo, un autore prima di tutto onesto.