lunedì 29 febbraio 2016

luoghi insoliti: Thanks everyone

luoghi insoliti: Thanks everyone: Questa mattina ho deciso di fare un salto al discount, non si tratta di shopping, per carità, ho organizzato un party con gli ...

Thanks everyone










Questa mattina ho deciso di fare un salto al discount, non si tratta di shopping, per carità, ho organizzato un party con gli amici questo week end, nell'open space dove vivo.
Mi sono accorto di non avere dietro la credit card, pazienza, pagherò cash, al massimo mi aiuterò con i ticket...
Forse sarebbe stato più cool rivolgersi a un catering, mi toccherà pensare a qualcosa di particolare, degli snack, qualche drink, cose così.
Ho voglia di festeggiare con gli amici, il contratto di lavoro part time che avevo ottenuto, è stato prolungato e trasformato in full time, il boss sembra contento, lavoro bene nel mio team, sto migliorando le performance, mi muovo da leader. Mi occupo di problem solving e di public relation, ogni mattina teniamo un breve briefing in cui ho un feedback ottimo, cerco di essere sempre politically correct e il risultato è stato un aumento di retribuzione che mi permetterà di alzare il target su molte cose.
Il mio terrore era evitare di essere impiegato in un call center, anche alla luce del mio background di studi, che comprende vari stages e anche un master.
Certo oggi ci vuole fortuna, tu porti le domande in giro e il fato sceglie un po' a random.


Il web poi mi ha dato una mano, ma anche a trovare uno sponsor bisogna evitare di assillarlo con richieste ossessive se non ci si vuole trasformare in uno stalker.


Ora posso considerare un budget più congruo e non sarò obbligato a scegliere solo prodotti low cost  ma non voglio approfittarne dati i tempi di spending review che stiamo vivendo, quindi ho deciso che alcuni  brand saranno off limit!


Il cellulare in tasca vibra. Controllo il display, è un nuovo fan che ha messo un like ai miei post. Sono di buon umore. Ora devo pensare al mio meeting, vorrei che fosse un successo, un escalation di allegria, che fosse tutto al top!
Credo che il primo step sia di non apparire snob.
Più tardi, rincasato, penserò al confort. Controllerò le mail, mi concederò un po' di relax, mi rimetterò in T-shirt, farò un coffee breack, chiamerò un amico, ci scambieremo le news e faremo un po' di gossip.
Bisogna vivere light, avere self control, abbassare il trend, se non si vuole finire sotto shock o in burn out.


Speriamo in un happy ending!

sabato 27 febbraio 2016

luoghi insoliti: In questo mio folle peregrinare

luoghi insoliti: In questo mio folle peregrinare: In questo mio folle peregrinare nel mondo delle parole, spesso vano quanto faticoso, mi sono trovato a scrivere e a vivere situaz...

In questo mio folle peregrinare









In questo mio folle peregrinare nel mondo delle parole, spesso vano quanto faticoso, mi sono trovato a scrivere e a vivere situazioni bizzarre e spesso paradossali.
Ho composto poesie disgustose, piene d’immagini orripilanti, metafore azzardate e improbabili rime, ho compilato racconti circolari senza capo né coda, sepolto tra carte sudicie, negletto e solo, nella mia stanza dall'odore stantio.
Tempo fa conobbi due persone alquanto insolite che cercarono artatamente di ottenere la mia firma sotto un farraginoso e sospetto accordo, secondo il quale avrei dovuto comprare il novanta per cento delle copie vendute di un onirico libro da me scritto nelle buie e solitarie ore notturne.
Il primo, un tizio atticciato e malvestito, è quello che prende parola, quello aggressivo che ha sempre l'iniziativa, il suo chiosare ha tendenza al curialesco.
Il compare, un tipo segaligno cammina obliquo e mi guarda di sottecchi dando l'impressione di essere un delatore professionista.
Assieme sono una coppia abbastanza inusitata, ottima forse nel mondo della comicità, meno, credo, in quello dell'editoria. A tal guisa capisco che è meglio glissare sul capzioso contratto avente l'unico scopo quello di cooptare carne fresca al gruppo già folto di chi è disposto a versare il proprio denaro pur di vedere pubblicate le opere create, pur di leggere il proprio nome sopra una copertina.
Il tizio basso pur di convincermi tirò fuori dalla borsa, con gesti di roboante opulenza, copie di libri già pubblicati, da autori sconosciuti e aventi titoli improbabili. Il suo socio con un tono tracotante mi comunica che anche la mia opera, con un sapiente lavoro di rabbercio potrebbe essere passabile di pubblicazione.
Decisamente provo un sentimento di avversione e antipatia per quest'individuo ondivago e protervo, sentimento che mi rende all’improvviso sagace.
Gli eventi mi suggeriscono di traccheggiare nel mio velleitario e onirico progetto e cerco di eclissarmi lasciando i soci con un niente di fatto e me stesso con una dicotomia nell’animo, proteso come sono tra il desiderio di notorietà e l'esecrare un’eventuale truffa.
I due agenti non sono per nulla d'accordo nel vedersi destituire il diritto di procacciarsi un nuovo contratto e annoverarmi così tra i loro clienti e il loro tono passa dal pervicace al querulo.
Tuttavia il mio nicchiare ha la vinta e dopo molto discutere finalmente balugina sulle loro facce un'espressione acquiescente.
Oggi, a distanza di tempo dall'evento raccontato, il mio compito precipuo è quello di preservare il pubblico di potenziali lettori dalla presentazione di un frusto lavoro letterario, latore di errori, refusi e noia, e dal difenderli da una mia eventuale patologica recrudescenza nel voler pubblicare a tutti i costi.

O forse no.



sabato 20 febbraio 2016

luoghi insoliti: Guardie e ladri

luoghi insoliti: Guardie e ladri: Non sono più un ragazzino. Alla soglia dei cinquant'anni mi sposto prevalentemente a piedi. Un misto di ecologismo, avariz...

Guardie e ladri








Non sono più un ragazzino.
Alla soglia dei cinquant'anni mi sposto prevalentemente a piedi.
Un misto di ecologismo, avarizia, senso sportivo, oltre al cronico problema della carenza di parcheggi mi spinge a camminare in lungo e in largo per la nostra cittadina che tanto piccola non é!
Così mi capita di camminare molto, all'uscita dal lavoro, per fare la spesa, per raggiungere i familiari, insomma per qualsiasi attività che non sia troppo distante.
Quindi oggi, quando sono stato sotto la minaccia di una pistola, stavo camminando.


Attraversavo la piazza cittadina, con due pesanti sacchetti della spesa che minacciavano di rompersi a ogni passo quando un bimbetto col cappuccio rosso, avrà avuto sei, sette anni, mi guarda con occhioni innocenti, mi spiana il dito indice col pollice pericolosamente alzato e mi intima di alzare le mani!
Quella vocina di bimbo, così immatura e infantile, suona salda e sicura.
Sposto la sporta sulla mano destra e alzo la sinistra in segno di resa stando bene attento a mostrare la solennità del momento al piccolo.
Poi proseguo il cammino dividendo nuovamente le borse, felice di averla fatta franca.


Quel piccolo moccioso mi ha riportato indietro di quarant'anni, quando era il nostro momento di giocare, quando andare per le strade in compagnia della banda era la norma, quando non importava essere guardie o ladri, non era fondamentale essere lo sceriffo o il pericoloso bandito, il cacciatore di taglie o un terribile ricercato.
Quando si correva tra i marciapiedi incuranti del poco traffico e delle bici, quando si era più veloci di chiunque, quando bastava la mano nuda per avere una pistola e un bastoncino di legno per essere armati di fucile. Quando la fantasia faceva il resto, anzi faceva tutto.
La vecchia bicicletta era di volta in volta un cavallo, una moto di grossa cilindrata, una moto d'acqua o perfino un'astronave.


Dopo pochi passi mi sono voltato ma il bambino che aveva puntato la pistola era scomparso dalla vista, certamente si era allontanato col suo amichetto. Ero però riuscito a cogliere nei suoi occhi la grande spavalderia, l'assoluta fede dell'essere immortali che solo i bambini possono avere.
Per un istante quel bimbo mi ha fatto tornare in mente quando quella fede era la mia ed è stato bello.


L'ho ringraziato, dentro di me, per questo.

E anche per non avermi sparato.





domenica 14 febbraio 2016

luoghi insoliti: Miracolo alla Reggia

luoghi insoliti: Miracolo alla Reggia: La grande piazza barocca che divide in due parti uguali il centro storico e ospita, assieme alla chiesa dell’Annunciazione di ...

Miracolo alla Reggia









La grande piazza barocca che divide in due parti uguali il centro storico e ospita, assieme alla chiesa dell’Annunciazione di Maria, l’Ospedale cittadino, vede ogni giorno il passaggio d’innumerevoli persone.
Mamme con passeggini, bimbi tenuti per mano e cani al guinzaglio, pensionati col bastone da un lato e il giornale ripiegato sotto l’altro braccio, scolaresche chiassose, colorate e giocose, negli ultimi anni guerre e battaglie a colpi d’acqua, gavettoni fatti con palloncini, bottigliette, secchielli e mezzi di fortuna, da parte d’inzuppati studenti che festeggiano così l’ultimo giorno di scuola.

Tra i tanti che passano quotidianamente dalla piazza, comunemente nota come piazza Annunziata che vede da un lato l’antica chiesa di Santa Maria e dall’altro il vecchio ospedale, troviamo due amici. I due amici si conoscono da sempre, hanno fatto impazzire con la loro vivacità le maestre elementari, hanno creato disordini in classe nei tre lunghi anni delle scuole medie e ora che vanno alle superiori, continua la loro creativa collaborazione.
I nostri, che passano spesso dalla suddetta piazza, hanno inevitabilmente notato che il portone dell’ospedale è aperto tutto il giorno e anche il passaggio per l’uscita delle vetture dalla parte opposta, durante le ore diurne è spalancato e senza sorveglianza. Inoltre nel cortile dell’ospedale giacciono, anche queste senza sorveglianza, delle vecchie e poco utilizzate sedie a rotelle. Il goliardico cervello dei nostri amici, sempre su di giri, partorisce immediatamente una nuova idea e i due procedono rapidamente a elaborare il piano d’azione.
Mentre il primo distrae il personale della portineria con confuse domande su servizi che non esistono, il secondo, che ha fatto il giro dell’isolato, entra dalla parte opposta e furtivamente compie la sottrazione. Si ritrovano sulla breve via laterale, dove passa poco traffico e con un temperino affilato staccano velocemente la minuscola targhetta col numero di inventario che dichiara l’appartenenza dell’oggetto all’ente pubblico. Per sapere cosa ci possono fare, due giovinastri con una sedia a rotelle sgraffignata dall’ospedale, basta un poco di fantasia. I due amici, che di fantasia ne hanno fin troppa, hanno già escogitato un piano.
Li vediamo dirigersi, dopo essersi conteso il diritto al posto di falso invalido, verso la biglietteria della Reggia. E’ una bella giornata di sole e i due vogliono godersi i giardini Reali, senza pagare ovviamente.
Come avevano previsto i biglietti per l’invalido e il proprio accompagnatore non li pagano ma con grande sorpresa oltre all’ingresso ai giardini è compreso anche il tour nelle stanze Reali. Nelle loro menti criminose già pregustano infiniti spettacoli da godersi a sbafo, cinema, teatro, partite di calcio, quella sedia è una miniera d’oro!

Veloci entrano, prima che a qualcuno venga l’idea di fare un controllo, sì ma che controllo, obbietta l’amico seduto, non possono mica farmi alzare in piedi per vedere se fingo? Con espressione sofferente e di chi chiede compassione recita un perfetto saluto all’addetto al cancello che li fa entrare dalla rampa preposta, mentre l’amico spingente la sedia passa con sguardo sulle scarpe e aria colpevole.
In tutti i modi sono dentro. Siamo dentro, recita con enfasi l’amico in piedi. Avevi dei dubbi? Gli risponde con finta sicurezza l’amico seduto.
Comincia così un giro poco culturale ma alla massima velocità con le gomme della sedia a rotelle che stridono sui vasti e lucidi pavimenti per l’eccessiva velocità e per le curve prese un po’ troppo strette.
Come si divertono i due amici, sempre attenti a rallentare quando incrociano un affascinato gruppo di turisti guidato da un piccolo signore baffuto e dall’aria simpatica che sembra tenerli in pugno, tutti a bocca aperta, con storie, aneddoti e spiegazioni acute e divertenti.
Il finto invalido riesce perfino a emettere un flebile lamento strappando un breve, pietoso sguardo da parte di due vecchiette del gruppo.
Come si stanno divertendo, non pensano nemmeno più a uscire nei giardini sebbene il sole faccia risplendere specchi d’acqua, prati e siepi fiorite.
Ma la velocità gioca loro un brutto scherzo. L’ennesima curva alla fine di un lungo corridoio li vede arrivare troppo forte e schiantarsi contro il basamento di una statua. Lo scontro è violentissimo, per un momento tutto sembra volare disordinatamente, falso invalido, statua, sedia a rotelle, basamento, amico spingente. Presto però questo groviglio di cose e persone ricade sul pavimento facendo un gran fracasso e simultanea parte la sirena dell’allarme antifurto.
I due amici si rialzano doloranti e vedendosi perduti, scappano come gatti sorpresi dal cane a mangiare nella sua scodella. A dire la verità, il finto invalido che così bene ha saputo calarsi nella parte è istantaneamente preso da amnesia e corre come un centometrista che prepara le Olimpiadi. Gran confusione regna nella Reggia. Tutti accorrono e molti corrono anche se in direzioni diverse. In un attimo i due sono fuori perché i guardiani precipitati verso il pannello di controllo degli allarmi si sono dimenticati di chiudere il cancello. Dentro il gruppo di turisti che per primo è giunto sul luogo del misfatto, osserva la scena con stupore e compostezza.
Una vecchina ha le lacrime agli occhi mentre sentenzia: questa statua deve essere subito portata nella chiesa di S. Uberto, ha facoltà di guarire i malati.
 Tutti approvano commossi facendo ampi cenni con la testa. Tutti osservano la sedia a rotelle che giace sul fianco, vuota, sul pavimento della Reggia.





Dedicato a Carlo