sabato 23 gennaio 2021
Lo scemo del villaggio. Joker, Poker e Ambu!
domenica 17 gennaio 2021
Amore è volere
domenica 3 gennaio 2021
La camera dello sfogo
Quando Marco me lo raccontò, non
volevo crederci.
-E non costa nemmeno tanto, venti
euro per quindici minuti!
-In quindici minuti, cosa puoi
fare?
-Tutto quello che vuoi, ti dico.
Spacchi tutto e quando esci sei bello sudato.
La camera dello sfogo, che idea. E
nella mia città, un posto anonimo e grigio, dove non c’era niente d’interessante
da
fare. La camera dello sfogo, l’aveva chiamata così Marco ma io pensavo che il
vero nome potesse essere un altro. Una stanza riservata e insonorizzata che
prenotavi, e a quanto pare la lista d’attesa era parecchio lunga, e potevi
entrarci e spaccare tutto quello che trovavi, soprammobili, vasi, piatti e
bicchieri, vetrine con porcellane, televisori e computer. A disposizione una
serie di oggetti all’uopo, mazze da baseball, bastoni metallici, cric per auto
e ovviamente robuste visiere di protezione e guanti da lavoro. La sicurezza
prima di tutto, pensai ridendo.
L’idea di passare quindici minuti
in quella stanza a rompere tazze e bicchieri sulle pareti, spaccando monitor
immaginando che fossero quelli dell’ufficio, rovesciando mobili era stuzzicante…
secondo Marco era stata l’esperienza più esaltante che avesse provato durante
quest’ultimo deprimente anno. –Ti sfoghi davvero e quando esci sei svuotato e
felice! Il mio amico ne era certo, un’esperienza da fare!
Mi convinse, presi indirizzo e
coraggio e andai a prenotare, perché la linea era sempre occupata. All’ingresso
c’era una locandina che prometteva:
Risolvi
i problemi, dimentica lo stress, sciogli l’ansia!
Dietro il banco di formica, anni
settanta, un tipo magro con occhialetti rotondi alla Lennon, seminascosto da un
pc datato, se ne stava serio a fissarmi con una sigaretta spenta, penzolante
dalla bocca. Mi chiese se volevo la stanza, certo, ero lì proprio per quello,
che cavolo, mi chiesi se era lui a girare le discariche per recuperare arredi e
suppellettili da far distruggere a gente nervosa come me. Che poi nervoso ero
sul serio, visto com’ero stato trattato sul lavoro e come girava la vita negli
ultimi tempi. Il capo, un piccolo incapace, un yes man messo lì dai capoccioni,
si era dimostrato un gran bastardo e dopo una breve luna di miele con noi
sottoposti, aveva cominciato a trattarci come schiavi, calpestando ogni
diritto, e lasciandoci senza prospettive di carriera a parte, ovvio, il solito
paio di leccapiedi sempre presenti in ogni dove. A quel punto pensai che fosse
stata una buona idea fare un giro in quel posto. Ne sentivo il bisogno, avrei
usato bene ogni minuto per distruggere sistematicamente tutto quello che avrei
trovato davanti. Il magrolino mi fissava come se potesse leggermi nella mente,
poi smise e prese a sfogliare l’agenda. Girò pagine per una quindicina di
giorni, poi disse: -Abbiamo un sacco di prenotati, ci sarà da aspettare, ma se
si libera un posto prima, la chiamo, altrimenti ci sarebbe la prenotazione
Premium… non so se può essere interessato…
Mi chiedevo cosa fosse, quando
Lennon fece per la prima volta uno strano sorriso. –Si tratta di una
prenotazione da un’agenda diversa, solo la sera tardi, ma costa un po’ di più…
-Quanto? Dal tono capii io stesso
che avevo bisogno di quel trattamento, ne avevo urgenza.
-Mille.
-Ma scherziamo? La tariffa era
venti euro, e lei mi chiede mille euro? Mi stavo arrabbiando.
Lui, con tono gentile mi spiegò che
non si trattava dello stesso servizio ma se ero interessato, poteva spiegarmi.
Ero interessato. E lui spiegò.
Sarebbe stata “invitata” all’evento
una persona di mia scelta, l’avrebbero bendata e condotta nella stanza. Adiacente
all’edificio c’era un lussuoso Hotel che aveva un ingresso nella via parallela.
L’invitato, con un pretesto, sarebbe stato accompagnato in Hotel, dove avrebbe
trovato una camera piena di frutta e vino ad attenderlo, dopodiché ci sarebbe
stata una festa in suo onore e sarebbe stato condotto da personale istruito, a
sua insaputa e con un cappuccio sulla testa nella stanza di cui sopra. Insomma
avrei avuto chi desideravo, per quindici minuti a mia disposizione nella stanza
dello sfogo.
Mille euro.
Che cosa sono i soldi, pensai,
mille euro sono tanti ma a volte vale la pena spendere e poi, si sa, si vive
una volta sola.
Lennon mi fece compilare una scheda,
dove scrissi il nome del fortunato vincitore e il suo indirizzo. Tra pochi
giorni ci sarebbe stata una serata disponibile. Prenotai e promisi di pagare
entro il giorno successivo, pena la nullità dell’accordo.
Mille euro li avevo sul conto e tra
poco non li avrei avuti più, ma pensai al mio principale, a quanto sarebbe
stato bello averlo stretto in una morsa anche solo per quindici minuti.
Ero stato un discreto battitore da
ragazzo, mi piaceva roteate una mazza e non vedevo l’ora di maneggiarne una di
nuovo.
Mentre ritiravo il contante in banca,
osservai i manifesti sulla parete alle spalle dell’impiegato.
Erano pubblicità dei servizi
bancari, offerte di prestiti a tassi vantaggiosi e mutui per la prima casa ma
uno mi colpì.
Misi gli occhiali perché non
credevo a ciò che vedevo.
Mi sembrava di leggere:
Risolvi
i problemi, dimentica lo stress, sciogli l’ansia!
Proprio quello di cui avevo
bisogno.