martedì 31 marzo 2015

luoghi insoliti: Nei peggior bar della valle

luoghi insoliti: Nei peggior bar della valle: Mi trovo in alta valle per lavoro. Non dirò quale, non ha importanza. e poi sono tutte uguali per un cittadino come me. Sarei...

Nei peggior bar della valle






Mi trovo in alta valle per lavoro. Non dirò quale, non ha importanza. e poi sono tutte uguali per un cittadino come me.
Sarei dovuto rientrare per sera ma si è rotta l'auto e l'unica officina, in questo buco di frazione, riapre domattina. Che importa, mi sono detto, un po' di spirito di avventura, passerò la notte qui tra le montagne. Ho chiesto alla trattoria dove avevo pranzato ed hanno una camera libera, l'unica!
Ma la sera è lunga e il posto, ad occhio, non sembra offrire molti svaghi.
Non voglio passare la sera alla trattoria, non  ho niente da leggere e non mi piace come mi guarda la proprietaria...


Il tramonto scende presto nelle valli, il sole si nasconde dietro i versanti che è ancora pieno pomeriggio, così dopo la frugale cena, consumata sotto lo sguardo allupato della corpulenta proprietaria, esco ed è già buio. Il vento mi costringe ad alzare il colletto e mi trasformo così in un Fonzie montanaro.


Giro un poco per il paesino, una manciata di case dal tetto aguzzo divise da un sottile serpente asfaltato da tempo e pieno di buchi. Qualche cane abbaia, frustrato dalla catena e dai cancelli per mia fortuna chiusi, per difendere una proprietà alla quale non sono minimamente interessato.
Mi chiedo per quale indecifrabile e maledettissimo motivo io abbia deciso di passare la notte in questa valle perduta, perché sia partito da casa con un auto non affidabile, perché abbia accettato questo incarico, perché, perché, perché...


Ma ormai è tutto inutile, l'auto non parte, nessuno è disposto a guidare tre ore su queste strade di montagna, al buio, per venire a prendermi e io non sono disposto a chiedere tale favore a nessuno. Poi non potrei nemmeno volendo. Il telefonino si è scaricato durante la cena con un languido lamento non ottenendo altro che richiamare maggiormente l'attenzione della locandiera.
Dunque meglio rassegnarsi, fare due passi al buio e al vento aspettando che venga il sonno e sperando che la megera si sia rassegnata e ritirata.
Mentre sto per decidere di tornare indietro vedo dal fondo di una curva arrivare un bagliore, faccio ancora qualche passo e noto con sorpresa che c'è un bar aperto.
Forse non tutto è perduto per questi poveri valligiani, o anche solo per me, magari riesco a fare due chiacchiere e a bere qualcosa in compagnia.
Allora mi dirigo a passo veloce verso il bar, contento di non dover rientrare così presto alla locanda.
L'insegna al neon manda una luce lattiginosa sulla strada ma le vetrine sono coperte da tende scure per cui non si vede all'interno.


Varco la soglia e l'immancabile campanello mi annuncia ai presenti.
Non che ce ne sia bisogno, il brusio delle chiacchiere si interrompe e un perfetto silenzio fa da benvenuto. Dietro il bancone in alto, una testa di cervo mi fissa con malevoli occhi di vetro.
Sotto questa il barista sta passando energicamente un panno lercio su un punto preciso, sempre lo stesso, con moto circolare. È talmente unto che ci potrei cuocere un uovo su quel bancone. Anche la temperatura nel bar sembra essere adatta alla cottura del suddetto uovo.
Sono sette le teste che si sono girate al mio ingresso, quattordici occhi se non contiamo quelli del cervo, solo il barista sembra non aver percepito l'ingresso dello straniero nel suo bar.
Ecco l'ennesima scelta sbagliata, mi dico. Ma ora sono qui e non torno certo sui miei passi, anche perché non credo di averne la possibilità. Un tipo, quello alla sinistra sta seduto al video poker e ha deciso che non gli interesso, quindi si rigira verso lo schermo e riprende a buttare via i suoi soldi.
Degli altri, due stanno alla destra dietro un tavolo da biliardo. Hanno in mano delle boccette e sembrano sul punto di volerle spaccare come noci. Non staccano lo sguardo bovino dal sottoscritto ma non sembrano molto pericolosi. Penseranno il doppio di me ma non mi arrivano al naso e una pancia enorme deborda dalle cinture per cadere flaccida verso le gambe.
Quelli che mi preoccupano sono i quattro al bancone, due per lato, sono grandi e grossi e poco amichevoli.
Ormai sono dentro, quindi faccio i primi passi verso il barista che ora ha mostrato di vedermi senza smettere di ungere il piano.
Uno sulla sinistra si rivolge ai due di destra mandando una frase in un dialetto strettissimo che non capisco, quello che è chiaro e che l'oggetto della considerazione sono io e tutti i cittadini come me che salgono su solo per interessi indicibili e per recare danno alle montagne, mucche comprese.
Dei due a destra, quello grosso ma davvero grosso annuisce con forza e abbandona lo sgabello scattando in piedi. Sono impressionato, il suo polso è largo quanto un mio polpaccio, probabilmente abbatte i vitelli destinati alla macellazione a mani nude.
Il tipo al suo fianco lo guarda e il bisonte umano torna a sedere sullo sgabello.
Allora capisco cosa fare.


Arrivo al banco, batto una mano li dove il barista passava il panno lercio, gli faccio un fischio che bucherebbe timpani leggermente più puliti ma che attira finalmente la sua attenzione.
Gli ordino la bottiglia di barolo, quella da collezione proprio dietro di lui e otto bicchieri.
Il barista sembra uscire dal torpore e a velocità insospettabile stappa la bottiglia con maestria da sommelier e posiziona otto bicchieri quasi puliti sul banco, lasciando a me l'incombenza e l'onore del versare.


Tutti si avvicinano, compreso il giocatore di video poker, ma nessuno accenna a fare una mossa. Aspettano chiaramente di vedere cosa fa il capo...
È decisivo essere tempisti, quindi afferrò la costosa bottiglia e colmo il primo bicchiere. Poi lo spingo verso quello che indubbiamente sembra essere il leader.
Ecco, ora si decide se tornare a casa pieno di lividi o cantando con nuovi amici...


Per dieci secondi non accade nulla, il tempo sembra essere congelato. Trattengo il fiato, poi l'uomo afferra il bicchiere, lo tracanna tutto d'un fiato e lancia un poderoso rutto, mentre io sorrido e riempio gli altri bicchieri mentre riprendo a respirare.

Alla prima bottiglia ne seguiranno altre, certo mi costa ma la salute val bene qualche sacrificio economico.
Dopo un paio d'ore si canta davvero e la compagnia decide di accompagnarmi alla locanda.
Non mi dispiace, sono simpatici e mi hanno fatto divertire, dopo la paura...

Ma non vogliono saperne di cantare sottovoce e mi assale un timore.
Che si conferma realtà quando vedo accendersi la luce di una finestra al primo piano...






domenica 29 marzo 2015

luoghi insoliti: La cosa giusta al momento sbagliato o la cosa sbag...

luoghi insoliti: La cosa giusta al momento sbagliato o la cosa sbag...: Come tanti anche io sono un eterno indeciso. Prima di compiere qualsiasi azione devo pensarci, devo valutare, soppesare, devo med...

La cosa giusta al momento sbagliato o la cosa sbagliata al momento giusto?




Come tanti anche io sono un eterno indeciso.
Prima di compiere qualsiasi azione devo pensarci, devo valutare, soppesare, devo meditare. Poi magari decido di aspettare, di non muovermi, di aspettare che maturino i tempi.
È difficile capire quando i tempi sono maturi per qualcosa, soprattutto perché i tempi non sono frutta che si può palpare, assaggiare. È necessario saper capire in anticipo gli eventi, osservare tutte le condizioni, studiare il contesto, il clima, il luogo.
È più frequente fare una scelta frettolosa, errata, è più facile dire una parola di troppo, inadatta o inopportuna, scelta male e finire così per sentirsi travisati, equivocati.
Ma chi ci ascolta ha invece sentito bene e dal momento che non può entrare nella nostra testa può basarsi solo su ciò che sente e vede e formerà la sua opinione su di noi sulla base di ciò che ci ascolta dire e ci osserva fare e non su quelle che sono le nostre reali intenzioni.
Ora, è scritto che la strada per l'inferno è lastricata di buone intenzioni e sebbene ormai all'inferno non ci credano neppure i preti, non cerchiamoci guai e cominciamo a mettere in pratica quelle che sono le nostre intenzioni, trasformandole in azioni. Ci vuole molto coraggio, molta coerenza a far corrispondere le nostre parole, le nostre intenzioni al nostro modo di vivere ma chi ci riuscirà avrà un premio inestimabile. L'ammirazione e il rispetto di tanti contemporanei e il ricordo ammirato di molti che gli sopravviveranno.

Credo che oggi sia tutto più semplice.
Le cose che devo fare, le decisioni che devo prendere, le strade da percorrere non sono le stesse che, per fare un esempio, dovettero affrontare i nostri nonni.
Combattere una guerra, imbracciare un arma e disporre della propria e altrui vita, dividere il rancio in una trincea fangosa, sopravvivere per ritornare a casa dai propri cari o lasciarsi andare al gelo e alla fame, ad un certo punto continuare a obbedire agli ordini o fuggire tra i partigiani per sparare addosso a quelli che erano stati i propri compagni, uomini della stessa patria.
O per fare altri esempi, la scelta di abbandonare per sempre il proprio paese, i genitori, per sfuggire una miseria cronica fatta di pezzi di pane duro e verdure scondite e di scarse o nulle opportunità, per afferrare un treno, un piroscafo e cercare una vita nuova in un paese sconosciuto, in cui nessuno sembrava contento dell'ennesimo nuovo arrivato.
Queste scelte mi sembrano enormi come montagne se paragonate ai granelli di sabbia che mi trovo tra le mani.
Oggi le opportunità che grazie a scelte e decisioni altrui, mi si aprono davanti mi creano un certo imbarazzo e decidere che studi fare, che auto acquistare, che vestiti indossare, sono cose che mi fanno arrossire di vergogna.

Per questo non voglio più essere indeciso, non intendo più stare immobile, basta perdere troppo tempo per meditare una scelta.
I tempi sono maturi solo quando siamo noi a volerlo e se decidiamo di fare qualcosa facciamola e basta. Assumiamoci le nostre responsabilità e non spaventiamoci di chiedere scusa per gli errori che commetteremo. Gli altri pensino quello che vogliono pensare, come fanno sempre dopotutto, ci sarà sempre chi giudicherà male quello che fate, indipendentemente dalla qualità o dalla bontà delle vostre azioni.
Lasciarsi influenzare dai giudizi, dalle mode, dalla consuetudine non è da perdenti, è da stupidi.
Certo, sarebbe bello riuscire a fare sempre la cosa giusta al momento giusto ma da eterno indeciso quale sono, non posso pensare di cambiare così velocemente, mi accontenterò di cercare di fare le cose giuste spero non troppo in ritardo o troppo in anticipo.
E quando compierò un errore spero almeno di essermi mosso nel momento giusto.

Poi, col tempo, correggerò il tiro.


sabato 21 marzo 2015

luoghi insoliti: La macchina del tempo

luoghi insoliti: La macchina del tempo: Qualche volta prendo la bici. Pedalo e penso, penso e pedalo. Forse dovrei pensare di meno e pedalare più spesso come tes...

La macchina del tempo








Qualche volta prendo la bici.
Pedalo e penso, penso e pedalo. Forse dovrei pensare di meno e pedalare più spesso come testimonia il mio fiatone dopo una salita.
Ogni tanto il cambio salta e comincia a fare un rumore strano.
Ad ogni modo,appena posso faccio un giro in bici e sarà l'aria sulla faccia, sarà che mi ossigeno più del solito ma succede spesso che la mente parta per conto proprio e vada molto più veloce della mia fiacca pedalata, molto più lontano di quanto non mi spinga sulla vecchia bicicletta.

Qualche giorno fa costeggiavo via Trucchi, dove ho abitato fino ai diciannove anni, di fronte c'è il muro bianco delimitante un cortile, con i cartelli "zona militare" e il filo spinato in cima. Il muro era molto bianco, come se lo avessero spennellato il giorno prima. Dal mio balcone vedevo l'insegna della Cinzano e noto che sulla parete esterna del bar il cartello è ancora al suo posto lucido e lustro, come nuovo. Poi sento, proveniente dal cortile, il rumore dei motori accesi e attraverso il portone vedo le auto dei carabinieri pronte ad uscire per prendere servizio. Più avanti, nella traversa, c'è la piccola stazione, subito a lato la palazzina gialla dove risiede il maresciallo che è anche il comandante della stazione.
Mi sento un po' stranito ma seguito a pedalare, arrivo alla fine di via Medici del Vascello, sulla sinistra sotto la casa dalla facciata bianca, la vetrina della biblioteca dove da piccolo andavo a leggere i fumetti di Asterix e poi i romanzi di Verne, la vecchia biblioteca, quanti ricordi ai tempi in cui le ricerche si facevano sulle enciclopedie e si ricopiavano i disegni assieme ai compagni. In fondo alla via giro a sinistra in via Mensa e per poco non vengo travolto dal pullman, un vecchio modello articolato dal colore verde scuro con il cartello sul vetro anteriore, recante la scritta "CASTELLO".
C'è qualcosa che non quadra, penso, ma proseguo a pedalare verso la piazza, il traffico è intenso ma non posso riparare con la bici sul marciapiede, i pedoni mi lincerebbero.
Dopo pochi metri si apre piazza dell'Annunziata. I posteggi su entrambi i lati sono pieni, come al solito, di auto, in prevalenza vecchie Fiat 127 ma anche qualche Simca, insomma auto da operai.
Dal lato dell'ospedale c'è il chioschetto delle panelle da cui arriva un invitante profumo di olio fritto e farina di ceci che mi mette un languorino ma decido di non mangiare per non rovinarmi la cena.
A destra i due oratori ai lati della chiesa, quello maschile per il gioco del calcio e quello femminile, con le suore a fare la guardia e il cinema alla domenica pomeriggio.
A sinistra, sotto i portici e dopo l'entrata dell'ospedale, l'insegna gialla con un nome: DANTE, che per anni ha significato solo una cosa per me, uno dei due cinema cittadini per nulla consapevole che fosse anche il nome di un sommo poeta.
Arrivo in fondo alla via dove un enorme slargo permette al pullman di fare inversione e la Reggia aspetta, coperta da un impalcatura arrugginita, che qualcuno trovi i fondi per i restauri.

Mi gira un poco la testa, più che altro si tratta di una leggera vertigine quasi piacevole. Torno in dietro, percorrono tutta via mensa mentre un'altro pullman " castello" pieno di gente, corre in direzione del capolinea. Al fondo il semaforo è rosso e prima di svoltare a destra in viale Buridani devo fermarmi poggiando il piede sul gradino mentre dalle finestre della scuola elementare fuoriescono le grida felici dei bambini.
Al verde parto veloce, svolto a destra ma appena in viale devo fermarmi sulla prima panchina perché ora la vertigine è fortissima.

Non sono in grado di risalire sulla bici, aspetto con gli occhi chiusi e la testa tra le mani seduto sulla panchina mentre poco per volta la vertigine scompare come è arrivata.

Apro gli occhi, una giovane parla in rumeno al telefonino mentre spinge una anziana sulla carrozzina, entrambe mi guardano come si guarderebbe un alieno. Prendo la bici appoggiata allo schienale della panchina e provo a montare in sella. Ora mi sento bene, pedalo più convinto, anche la bici non fa più rumori strani. Ma cosa è successo, mi chiedo, cosa ho visto?
In piazza il chiosco di panelle che funzionava all'epoca dei miei dieci anni è ora inutilizzato dopo che per decenni è stata una rivendita di frutta e verdura.
Il cinema Dante non se lo ricorda più nessuno, era stato chiuso, come anche il Supercinema dopo la tragedia dello Statuto a Torino nell'ottantatre.
La reggia è stata restaurata e chiunque può visitarla dal 2007!
La biblioteca da via medici era stata spostata in via mensa dove poi ha lasciato il posto alla biglietteria della Reggia ed ora ne abbiamo una modernissima in via Verdi...
A proposito di via Mensa, ora è una zona a traffico limitato, solo i residenti possono percorrerla con mezzi a motore e di fatto è diventata una sorta di isola pedonale. Altro che mezzi pubblici...

Pedalo fino in via Trucchi e posso vedere la palazzina abbandonata con i vetri rotti e gli infissi arrugginiti, che era stata la vecchia caserma dei Carabinieri, il muro di cinta una volta bianco, ora scrostato e sporco del cortile e di fronte a quello che un tempo era stato il balcone di casa mia, la vecchia insegna della "Cinzano" con i suoi colori rosso e blu ormai sbiaditi e consumati quasi quanto i miei ricordi di bambino.



martedì 17 marzo 2015

luoghi insoliti: Tradito dal social

luoghi insoliti: Tradito dal social: Oggi viviamo una vita frenetica. Si corre tutto il giorno. Si esce al mattino già in ritardo, si portano i figli a scuola, il ca...

Tradito dal social





Oggi viviamo una vita frenetica.
Si corre tutto il giorno. Si esce al mattino già in ritardo, si portano i figli a scuola, il cane al parco mettendo loro una fretta contro natura per qualsiasi azione, si vola al lavoro, si guida stile rally di Montecarlo e contemporaneamente si telefona al commercialista mentre si pensa a cosa preparare per cena. Abbiamo le agende zeppe di impegni quanto e più di un chirurgo in zona di guerra.
Si cominciano quattro cose alla volta e non manca chi conserva i calzini stirati nel frigo, chi getta il quotidiano nell'immondizia ancora intonso, chi dimentica la spesa sul pianerottolo.
Non è un caso se sono stati inventati televisori che visualizzano più canali simultaneamente. Qualcuno guarda i canali mosaico per non perdere nessun film.
Non abbiamo tempo per fare una cosa alla volta, si va in bagno con giornale, libro e smartphone che non si sa mai.
L'altra settimana però mi è successa una cosa strana, più che strana insolita, ho avuto del tempo libero. Non scandalizzatevi, è capitato non l'ho cercato ma...un momento, non devo giustificarmi!
Tempo libero, questo sconosciuto, aspettato quanto la pioggia nel deserto, frequente quanto un eclissi totale, prezioso quanto un diamante di molti carati.
Non era molto, forse un'oretta o poco più.
Certo, avrei potuto impiegarlo in qualcosa di altruistico come le pulizie domestiche o il riordino della cantina. Ci avrei guadagnato di certo in gratitudine coniugale.
Ma era il mio tempo e come succede, forse solo durante le vacanze, avevo la piacevole certezza che potevo disporne a mio piacimento.
Ci ho pensato a lungo, è difficile la decisione di come usare una cosa preziosa, un dono raro, provare per credere. Poi ho capito come mi sarebbe piaciuto utilizzare il mio tempo libero.
Una cosa molto semplice, una passeggiata e una bella, gustosa chiacchierata con un vecchio amico.
Cosa c'è di meglio dell'amicizia?
Persone, più sagge del sottoscritto la mettono molto al di sopra del sopravvalutato amore.


Ho fatto mente locale, il mio amico arriva tardi dal lavoro e subito viene assorbito dalla famiglia, come me dopotutto. Per avere la sua attenzione devo mandare dei messaggi che lui legge con due, tre giorni di ritardo... Un altro si è dato alla vita pubblica e tra una riunione e un comizio non lo vede nemmeno più la moglie... Poi mi è venuto in mente un terzo ma mi sono detto che non era il caso con gli orari che il lavoro gli impone, di disturbare senza preavviso.
Un altro per qualche ragione che non mi è chiara sembra scomparso dal paese, uno è andato a lavorare in città e non lo sento da mesi, forse anni. Certo, ci sarebbero altri due con cui dividere gioie e dolori quotidiani ma ci dividono centinaia di chilometri e la passeggiata pomeridiana è da escludere.
Allora ho acceso il computer, mi sono connesso alla rete, ho aperto la pagina di un celeberrimo social network, ho digitato le coordinate del mio profilo e ho controllato incredulo.
Alla voce amici compare il numero: trecentottantuno!
TRECENTOTTANTUNO!
Trecento ottantuno amici? Ma quando ho avuto il tempo di conoscerli, mi sono chiesto...
E' vero, il social, dall'aspetto sobrio e rassicurante con i suoi colori bianco e azzurro che conferiscono un aspetto professionale ed estremamente credibile, mi conta come amici tutti ma proprio tutti, dai figli all'amministratore del condominio. Per lui sono tutti amici.
Ma non per me, quantomeno ci trovo almeno cinquanta sfumature di amicizia, passatempi la citazione.
Tanti, circa un ottantina sono colleghi della stessa area professionale ma anche tra questi ci sono persone che negli ultimi dieci anni non ho visto nemmeno una volta in faccia.
Tanti sono lontani parenti che se non fosse per qualche "mi piace" sotto una foto pubblicata non mi filano nemmeno avessi la lebbra.
Molti sono del tipo che un tempo si sarebbero definiti amici di penna.
Ma sono certo che non impugnerebbero una penna per scrivermi sensazioni, sentimenti, affetto. Più facile, più alla moda cliccare col mouse.
E' una specie di gioco, chi muove armate, chi costruisce fattorie, chi sposta caramelle e chi clicca sui post degli "amici", un ottimo passatempo per i pomeriggi piovosi.
Ma cliccare col mouse non richiede lo stesso dispendio di energie che uscire e stare ad ascoltare i problemi di un vecchio amico. Stare su una pagina di un social è molto più comodo, la si può ignorare, la si può abbandonare, si può seguire mentre si guarda un film, tenendo il telefono in una mano e tuffando l’altra nel sacchetto delle patatine.
Si può fare a gara a chi ha più amici, dopotutto richiedono pochi secondi anzi, pochi click di mouse.


Per farla breve, la passeggiata l'ho fatta da solo, rimuginando e fantasticando come farebbe un'uomo tradito.
Da nessuno in particolare, nessuno mi ha negato affetto, amore o amicizia, nessuno che io sappia mi ha tradito davvero.
Però non si fa così, ho concluso. Nemmeno un social può ingannarmi e irridermi così.


Nemmeno di un social ci si può fidare, neanche fosse un amico che ti volta le spalle!


n.d.a. Ci sono tanti libri sull’amicizia che descrivono la questione meglio di me, se ne avete voglia cercateli. Un buon libro è sempre un buon amico. E se non avete voglia di leggere spegnete il computer e telefonate ad un amico, sentirete il suono della sorpresa e del piacere.








sabato 14 marzo 2015

luoghi insoliti: Presto sarà sera

luoghi insoliti: Presto sarà sera: Oggi è nuvoloso ma presto tornerà il sereno.  Basta aspettare. Forse pioverà ma anche la pioggia non può durare in etern...

Presto sarà sera








Oggi è nuvoloso ma presto tornerà il sereno. 
Basta aspettare. Forse pioverà ma anche la pioggia non può durare in eterno. 
La fiamma di una candela vive la sua effimera vita, tremando e vacillando per la corrente d'aria, per la scarsità di ossigeno, per l'esiguità della cera. Resiste ma presto si spegnerà.
Mia madre la tiene accesa davanti alle foto dei cari che non sono più con noi, come segno di rispetto o per illuminare loro la via. Io la faccio contenta ricordandomi di accenderla quando arrivo e di spegnerla quando me ne vado, per evitare che la fiamma diventi pericolosa.
La casa è piena di cose, vecchie più che antiche, che in principio evitavo di guardare. Mi riportano agli occhi un mondo che credevo ormai scomparso, un passato molto remoto che credevo di avere dimenticato. Si possono dimenticare le cose passate ma non cancellare.
E come cose mai cancellate, tornano davanti agli occhi e sotto le mani vecchie tazze da caffè, posate usate da bambino durante le vacanze al campeggio, foto di un epoca in bianco e nero quando si stava seri perché poco avvezzi all'uso di un apparecchio fotografico.
Poi l'alto volume del televisore mi riporta alla realtà e sbiadisce i ricordi in bianco e nero che svaniscono come fantasmi o come il vapore che sale dalla pentola dell'acqua che metterò a bollire.
E come vapore che scompare alla vista ma lascia umidità sul vetro, rimane una patina sulla pelle di vecchi ricordi che non vogliono lasciare questo mondo.
Nella scatola di legno l'occorrente per il cucito, un metro da sarto, rocchetti di filo colorato, aghi di diverse misure infilati in un cuscinetto rosso a forma di cuore. Da bambino mi divertiva l'idea che si potesse infilzare quel cuore di stoffa senza che sanguinasse, senza che qualcuno provasse dolore. Poi, come tutti, ho imparato che la vita non è avere un cuore di stoffa. Qualcuno ci prova ma meglio sarebbe che non fosse mai nato.
Anche quella scatola non è stata più aperta, è divenuta parte di un mondo passato, è ancora li ma allo stesso tempo è diventata un ricordo. E' un oggetto del passato, freddo come un corpo senza vita il cui cuore, infilzato dagli aghi, non batte più da anni.
In casa tante sono le cose senza vita ma tante altre hanno conservato un anima. Per questo motivo facciamo sempre fatica a buttare via le cose vecchie, gli oggetti inutili e inutilizzati. Perché non sappiamo distinguere, non riusciamo a vedere bene e non siamo disposti a correre il rischio di buttare la cosa sbagliata.
La giornata prosegue, i piatti sono stati lavati, la lavatrice sbatte il bucato come in una ruota della fortuna piena di schiuma. Presto sarà sera ed ogni cosa sarà riposta, i piatti, le posate nel cassetto della credenza, il bucato sarà steso ad asciugare. La televisione sarà spenta. Il buio si impadronirà della casa ed ogni oggetto scomparirà come se non ci fosse mai stato giorno, come se non fosse mai esistito.
L'eco delle parole dette sarà un ricordo scomparso come quello della vita vissuta.
Presto sarà sera e non resterà altro che credere in un giorno nuovo.




martedì 10 marzo 2015

luoghi insoliti: Wild Trip

luoghi insoliti: Wild Trip: Oggi, correndo, ascoltavo la radio.  La musica è un ottimo incentivo quando le gambe sono stanche e il fiato diventa corto. Così,...

Wild Trip




Oggi, correndo, ascoltavo la radio. 
La musica è un ottimo incentivo quando le gambe sono stanche e il fiato diventa corto.
Così, sudando e faticando sono arrivato al ponte sulla tangenziale.

La vista della tangenziale dal ponte, quel flusso quasi continuo di mezzi nelle due direzioni, ha
sempre evocato in me un senso di fuga. Ci vedo la via d'uscita dalla città e mi sovviene un
brivido uguale a quello che si sente in fondo alla pancia prima di partire per un lungo viaggio.
Il momento migliore per guardare la tangenziale attraverso il parabrezza dell'auto è la notte o al mattino ma molto presto.
Ma sto divagando.
Il programma alla radio va avanti e si sta parlando di viaggi. Dei viaggi in coppia per la
precisione. La conduttrice intervista al telefono una coppia di toscani dalla parlata facile e
solare. Sono partiti più di un anno fa dall'Italia con un tandem, una tenda e poche cose per
sopravvivere. Tanta voglia di pedalare, conoscere genti e paesi, culture e costumi. E un
obiettivo, raggiungere prima o poi l'Australia. Sembrano non avere fretta, accettano passaggi su
camion per accelerare l'avvicinarsi delle città e ospitalità per non passare tutte le notti sotto la
tenda. Tengono un blog di sicuro più avventuroso e interessante del mio e scrivono articoli ovviamente di viaggio su siti internet. Decido di seguirli.
Dicono di essersi conosciuti sotto un ulivo, di essersi annusati e di avere capito di essere fatti
per viaggiare assieme. Raccontano che talvolta ci sono momenti di attrito in cui uno vorrebbe
quasi scaricare l'altro ma sanno superare le crisi e darsi coraggio e forza per andare avanti e
continuare a pedalare. Sono attualmente in Iran dopo avere attraversato la Turchia.
Una storia molto bella e romantica che varrebbe la pena conoscere.

Nel frattempo ho ricominciato a correre e mi sono lasciato alle spalle il ponte sulla tangenziale.
Mi sto avvicinando alla ferrovia, la vecchia Torino-Ceres, che una volta abbiamo preso per far
provare alle, allora bimbe, il brivido del trenino.
Mi accorgo di sorridere.
La trasmissione prosegue piacevolmente e i brani musicali danno il ritmo ai miei stanchi passi.
Ora la telefonata coinvolge una coppia di non so quale regione. Marito e moglie, due cuochi che
sono partiti da alcuni mesi viaggiando attraverso la Russia, la Siberia, attraversando la Mongolia fino alla Cina.
Si dicono alla ricerca di nuovi gusti, nuove spezie, nuovi piatti da mettere sotto i denti e nel
bagaglio d'esperienza. Lei racconta che hanno progettato un viaggio minimalista, dandosi un budget giornaliero molto basso e il marito conferma di riuscire quasi sempre a rispettarlo approfittando della generosità della gente e dell'ospitalità dei popoli nomadi.

Tutti concordano che viaggiare in questo modo estremo sia l'essenza del conoscere il mondo, che se si vuole davvero comprendere una terra occorre viverla in modo essenziale, senza fronzoli e senza lussi.

Viaggiare con poche risorse, senza bagagli, con pochi soldi, uno zaino, una cartina, solo con un compagno o compagna di vita che condivida amore, ideali, sogni e speranze.
Ho già scritto cosa penso dell'argomento del viaggiare leggeri ma dei viaggi estremi?
Sinceramente non ho esperienza, non mi sono mai trovato nel cuore di una foresta a nutrirmi di insetti, non mi sono mai perso su mulattiere montane nel mezzo del nulla oppure su sentieri desertici a cavallo di una bicicletta arrugginita e senza camera d'aria di scorta...
Al massimo ho divorato un panino sul muretto di una piazza, il momento più avventuroso è stato chiedere quale fosse il "gate" giusto del nostro volo in un aeroporto Parigino, parlando in inglese!

Si può conoscere il mondo senza viaggiare wild stile? Non lo so, ma di sicuro si può viaggiare.
Soprattutto se si è accompagnati. Con mia moglie siamo stati in molti posti, magari non selvatici, magari non estremi. Forse non abbiamo sperimentato l'autentico brivido dell'avventura ma vi assicuro che i brividi non ci sono mai mancati.
Prima ho sorriso pensando al vecchio trenino, certo non è una Ferrari ma ci si muove e a volte andare piano serve a non perdere tanti particolari.

Molte volte a viaggiare in due ci si accorge di avere due velocità diverse, a volte viene la tentazione di non aspettarsi ma quando ce n'è bisogno, quando qualcuno dei due ha un problema e zoppica non manca mai il braccio al quale aggrapparsi.
La vita è il viaggio più estremo, il più pericoloso, molti si perdono, molti si arrendono.
Noi stiamo viaggiando insieme da venticinque anni e sono tanti i luoghi che non abbiamo ancora visitato.
Non vedo l'ora di andarci.





sabato 7 marzo 2015

luoghi insoliti: La scelta di non scegliere

luoghi insoliti: La scelta di non scegliere: Mi sono chiesto tante volte perché oggi sono quello che sono e come ho fatto a diventare ciò che sono. Credo sia una domanda più ...

La scelta di non scegliere





Mi sono chiesto tante volte perché oggi sono quello che sono e come ho fatto a diventare ciò che sono.
Credo sia una domanda più che legittima alla mia età, a pensarci anche ad altre età.
Il me stesso di oggi é la risultante di tante e tante scelte fatte nel corso della vita. Decisioni prese,  a volte avventatamente, altre volte in maniera accorta e prudente. Risultato di sofferte e lunghe meditazioni.
La nostra vita é una sequenza di "sliding doors" (chi ha visto il film?), ossia momenti chiave in cui, inconsapevoli, prendiamo una direzione precisa che ci porterà verso un destino modificato da quello che ci attendeva se avessimo preso una decisione diversa o inversa.
Se solo fossimo consapevoli di questi momenti, se ci accorgessimo di trovarci davanti un continuo bivio in cui una banale scelta, del tipo che prendiamo a decine durante la giornata, saremmo paralizzati dal terrore di compiere la mossa sbagliata. Saremmo incapaci di vivere sotto la cappa della paura di un terribile effetto farfalla che possa portarci verso conseguenze inimmaginabili.
Ma anche senza ricorrere al mistero della fantascienza o al fascino del cinema possiamo vedere benissimo, guardando indietro, alcuni momenti durante la nostra vita che sono stai veri e propri svincoli che ci hanno fatto deviare percorso portandoci alla fine a dove siamo oggi.

Come un leggero battito d'ali di una farfalla, abbiamo, da piccoli, scelto se stare al nostro posto silenziosi per fare contenta la maestra oppure se approfittare di una sua distrazione per lanciare palline di carta o gessetti verso i compagni di classe. Abbiamo scelto, una volta a casa se fare i compiti con diligenza, anche solo per timore delle conseguenze, oppure se passare il pomeriggio in un cortile polveroso per poi inventare una scusa il mattino dopo a scuola. Abbiamo preferito, una volta adolescenti, di frequentare un tipo di scuola perché scelta da un amico piuttosto che un'altra, oppure perché influenzati da un telefilm visto la sera prima della cena. Quante decisioni abbiamo preso perché influenzati dall'esterno, perché guidati da qualcuno, perché le regole e le convenzioni sociali del momento lo richiedevano o peggio, perché in famiglia si era sempre fatto così...

A volte le scelte non sono le proprie ma sono prese da altri come quando subiamo un furto o un'aggressione, o quando facciamo un colloquio di lavoro e restiamo ad aspettare giorni la risposta. O ancora quando siamo traditi o lasciati da qualcuno. Il nostro agire e il nostro essere non é forse condizionato fortemente da queste scelte?
Come disse una volta un mio simpatico cugino parlando di se: "sono single per scelta altrui", quante volte pensiamo di fare delle scelte ma in realtà sono fatte in conseguenza di quello che ha deciso qualcun'altro?

A volte, quando rivedo le foto della mia infanzia mi chiedo che fine abbia fatto quel bambino e così tutti i bambini che conoscevo. Forse siamo come gli alberi, crescendo, scegliendo, facciamo crescere mano a mano strati esterni e se ci potessero tagliare come un tronco si vedrebbero tanti anelli concentrici e al centro quel bambino che si pensava perso per sempre.

Mi sono chiesto tante volte perché oggi sono quello che sono e come ho fatto a diventare ciò che sono.
Solo una conseguenza di piccole o grandi scelte, di banali o coraggiose decisioni?
Oppure il frutto della scelta di non scegliere e lasciare che la vita decidesse al posto mio?

Forse tanti piccoli fremiti come lo sbattere d'ali di una farfalla.



mercoledì 4 marzo 2015

luoghi insoliti: Donna del destino.

luoghi insoliti: Donna del destino.: Donna che gentil e onesta appari, donna che ogne lingua deven tremando muta, oggetto del desio di cavalieri e rozzi cialtroni. Do...

Donna del destino.




Donna che gentil e onesta appari, donna che ogne lingua deven tremando muta, oggetto del desio di cavalieri e rozzi cialtroni.
Donna che nessun poeta può descrivere, nessun pittore sa dipingere, perché nessun verso sarà così denso, perché nessun colore sarà mai così completo, nessun tramonto é così struggente.
Donna che anche gli angeli ti guardano con invidia, che nessun essere potrà mai arrivare, che stai in cima al pensiero di chiunque.
Donna che dai la vita come un dio, che smarristi la via per stare con un uomo, che la vita regali al tuo figlio disposta a perdere la tua per lui.
Donna che prima sei figlia e poi madre e ugualmente ti curi di chi ti precede come di chi ti segue, madre del povero quanto del ricco, del primo come dell'ultimo e di tutti ti struggi d'amore.
Donna che, quando madre, nutri cento figli per poi morire di fame non ricambiata da questi, donna che tutti sai amare, che dai da bere e mangiare, che sai vestire e guidare, che puoi comprendere e accompagnare.
Donna che stai in disparte ma sei potente, che ti nascondi lasciando ad altri meriti e gloria, donna che sai cambiare il mondo quando occorre. Donna che sai studiare e scoprire, che sai parlare e insegnare.
Donna che sai comandare e organizzare.
Donna Santa, donna sfruttata. Casta,sposata, donna stuprata. Lo stesso pugno che ieri ti ha colpita, oggi ti porge un rametto di mimosa, la stessa mano che oggi ti schiaffeggia domani ti asciuga una lacrima.
Donna che sei maltrattata e isolata, che sei umiliata e derisa, che sei aggredita e ferita, che devi sudare il giusto riconoscimento, che urli ma ti sembra di essere muta. In realtà altre orecchie sono sorde, altri occhi sono ciechi, altrui bocche mute.
Perdoni chi non capisce, comprendi chi non sente, non esiste legge che possa renderti giustizia nè diritto che sappia dare equità.
Perché ancora la legge e il diritto sono questioni da uomini.
Donna, bambina, fanciulla, signora, che mille lotte non sono riuscite a dare simmetrica dignità, continua a lottare.

Un giorno, spero non lontano, sarà l'otto marzo tutti i giorni dell'anno.




lunedì 2 marzo 2015

luoghi insoliti: Votantonio votantonio...

luoghi insoliti: Votantonio votantonio...: Votatemi. Votate uniti e compatti un nome solo! Votate per me e non ve ne pentirete. La vita migliorerà, le tasse diminuiranno,...

Votantonio votantonio...






Votatemi.
Votate uniti e compatti un nome solo!
Votate per me e non ve ne pentirete. La vita migliorerà, le tasse diminuiranno, le strade saranno ripulite e le buche riempite. La criminalità sarà un ricordo, i topi d'appartamento troveranno impiego nelle imprese di pulizie e sarete voi a lasciargli le chiavi di casa.
I lavavetri agli incroci prenderanno residenza e partita IVA e verseranno tutto il dovuto, dal contributo IRPEF al 5per mille, naturalmente tutto in monetine sonanti.
I commessi nei negozi vi accompagneranno fino in auto portandovi le pesanti sporte e all'occorrenza verranno a parcheggiarvi il SUV o gli faranno la guardia affinché nessuna guardia ostile vi faccia la multa solo perché avete invaso un passo carrabile o lo spazio per disabili.
Farò di più, abolirò le multe, ma solo ai residenti.
Votatemi e non ve ne pentirete. Agli sportelli pubblici troverete solo impiegati giovani, sorridenti e bellissimi scelti appositamente da un'agenzia per lo spettacolo e la moda.
Votatemi e non troverete più code, avrete sportelli aperti 24ore non stop e con l'impiegato ci potrete passare un ameno quarto d'ora conversando piacevolmente anche di ricette e oroscopi.
Votatemi e la vostra vita cambierà.
La vita di qualcuno certo cambierà.
Forse solo la mia vita cambierà, ma una cosa é certa. Ci saranno cambiamenti.
Allora cosa aspettate, correte a votarmi.

Bene, ovviamente ho scherzato.
Ma sono così lontano dalla realtà?
Forse non avete mai ricevuto promesse, prospettive ottimistiche, proposte di futuri aiuti o favori?
Avete mai sentito delle parole totalmente in antitesi da quelle inventate qui sopra, da qualcuno che aveva bisogno in cambio del vostro voto?
A me é capitato e credo che capiterà ancora.
Dunque dobbiamo continuare a farci prendere per il naso? Oppure fingere un consenso che non esiste per liberarci dal candidato importuno?
Io penso che si debbano osservare le persone in tempi non sospetti, ossia lontano da periodi elettorali, osservare come si muovono, come parlano, come trattano gli altri, come reagiscono agli scherzi, che tipo di senso dell'umorismo hanno se ce l’hanno, cose del genere.
Votare una persona implica conoscenza, attenzione e prudenza.
E fiducia.
Chiedetevi: io quello li, lo inviterei a cena a casa mia? Lo farei uscire con mia figlia?
Se la risposta sarà affermativa allora recatevi tranquilli alle urne.