martedì 17 marzo 2015

Tradito dal social





Oggi viviamo una vita frenetica.
Si corre tutto il giorno. Si esce al mattino già in ritardo, si portano i figli a scuola, il cane al parco mettendo loro una fretta contro natura per qualsiasi azione, si vola al lavoro, si guida stile rally di Montecarlo e contemporaneamente si telefona al commercialista mentre si pensa a cosa preparare per cena. Abbiamo le agende zeppe di impegni quanto e più di un chirurgo in zona di guerra.
Si cominciano quattro cose alla volta e non manca chi conserva i calzini stirati nel frigo, chi getta il quotidiano nell'immondizia ancora intonso, chi dimentica la spesa sul pianerottolo.
Non è un caso se sono stati inventati televisori che visualizzano più canali simultaneamente. Qualcuno guarda i canali mosaico per non perdere nessun film.
Non abbiamo tempo per fare una cosa alla volta, si va in bagno con giornale, libro e smartphone che non si sa mai.
L'altra settimana però mi è successa una cosa strana, più che strana insolita, ho avuto del tempo libero. Non scandalizzatevi, è capitato non l'ho cercato ma...un momento, non devo giustificarmi!
Tempo libero, questo sconosciuto, aspettato quanto la pioggia nel deserto, frequente quanto un eclissi totale, prezioso quanto un diamante di molti carati.
Non era molto, forse un'oretta o poco più.
Certo, avrei potuto impiegarlo in qualcosa di altruistico come le pulizie domestiche o il riordino della cantina. Ci avrei guadagnato di certo in gratitudine coniugale.
Ma era il mio tempo e come succede, forse solo durante le vacanze, avevo la piacevole certezza che potevo disporne a mio piacimento.
Ci ho pensato a lungo, è difficile la decisione di come usare una cosa preziosa, un dono raro, provare per credere. Poi ho capito come mi sarebbe piaciuto utilizzare il mio tempo libero.
Una cosa molto semplice, una passeggiata e una bella, gustosa chiacchierata con un vecchio amico.
Cosa c'è di meglio dell'amicizia?
Persone, più sagge del sottoscritto la mettono molto al di sopra del sopravvalutato amore.


Ho fatto mente locale, il mio amico arriva tardi dal lavoro e subito viene assorbito dalla famiglia, come me dopotutto. Per avere la sua attenzione devo mandare dei messaggi che lui legge con due, tre giorni di ritardo... Un altro si è dato alla vita pubblica e tra una riunione e un comizio non lo vede nemmeno più la moglie... Poi mi è venuto in mente un terzo ma mi sono detto che non era il caso con gli orari che il lavoro gli impone, di disturbare senza preavviso.
Un altro per qualche ragione che non mi è chiara sembra scomparso dal paese, uno è andato a lavorare in città e non lo sento da mesi, forse anni. Certo, ci sarebbero altri due con cui dividere gioie e dolori quotidiani ma ci dividono centinaia di chilometri e la passeggiata pomeridiana è da escludere.
Allora ho acceso il computer, mi sono connesso alla rete, ho aperto la pagina di un celeberrimo social network, ho digitato le coordinate del mio profilo e ho controllato incredulo.
Alla voce amici compare il numero: trecentottantuno!
TRECENTOTTANTUNO!
Trecento ottantuno amici? Ma quando ho avuto il tempo di conoscerli, mi sono chiesto...
E' vero, il social, dall'aspetto sobrio e rassicurante con i suoi colori bianco e azzurro che conferiscono un aspetto professionale ed estremamente credibile, mi conta come amici tutti ma proprio tutti, dai figli all'amministratore del condominio. Per lui sono tutti amici.
Ma non per me, quantomeno ci trovo almeno cinquanta sfumature di amicizia, passatempi la citazione.
Tanti, circa un ottantina sono colleghi della stessa area professionale ma anche tra questi ci sono persone che negli ultimi dieci anni non ho visto nemmeno una volta in faccia.
Tanti sono lontani parenti che se non fosse per qualche "mi piace" sotto una foto pubblicata non mi filano nemmeno avessi la lebbra.
Molti sono del tipo che un tempo si sarebbero definiti amici di penna.
Ma sono certo che non impugnerebbero una penna per scrivermi sensazioni, sentimenti, affetto. Più facile, più alla moda cliccare col mouse.
E' una specie di gioco, chi muove armate, chi costruisce fattorie, chi sposta caramelle e chi clicca sui post degli "amici", un ottimo passatempo per i pomeriggi piovosi.
Ma cliccare col mouse non richiede lo stesso dispendio di energie che uscire e stare ad ascoltare i problemi di un vecchio amico. Stare su una pagina di un social è molto più comodo, la si può ignorare, la si può abbandonare, si può seguire mentre si guarda un film, tenendo il telefono in una mano e tuffando l’altra nel sacchetto delle patatine.
Si può fare a gara a chi ha più amici, dopotutto richiedono pochi secondi anzi, pochi click di mouse.


Per farla breve, la passeggiata l'ho fatta da solo, rimuginando e fantasticando come farebbe un'uomo tradito.
Da nessuno in particolare, nessuno mi ha negato affetto, amore o amicizia, nessuno che io sappia mi ha tradito davvero.
Però non si fa così, ho concluso. Nemmeno un social può ingannarmi e irridermi così.


Nemmeno di un social ci si può fidare, neanche fosse un amico che ti volta le spalle!


n.d.a. Ci sono tanti libri sull’amicizia che descrivono la questione meglio di me, se ne avete voglia cercateli. Un buon libro è sempre un buon amico. E se non avete voglia di leggere spegnete il computer e telefonate ad un amico, sentirete il suono della sorpresa e del piacere.








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