sabato 21 marzo 2015

La macchina del tempo








Qualche volta prendo la bici.
Pedalo e penso, penso e pedalo. Forse dovrei pensare di meno e pedalare più spesso come testimonia il mio fiatone dopo una salita.
Ogni tanto il cambio salta e comincia a fare un rumore strano.
Ad ogni modo,appena posso faccio un giro in bici e sarà l'aria sulla faccia, sarà che mi ossigeno più del solito ma succede spesso che la mente parta per conto proprio e vada molto più veloce della mia fiacca pedalata, molto più lontano di quanto non mi spinga sulla vecchia bicicletta.

Qualche giorno fa costeggiavo via Trucchi, dove ho abitato fino ai diciannove anni, di fronte c'è il muro bianco delimitante un cortile, con i cartelli "zona militare" e il filo spinato in cima. Il muro era molto bianco, come se lo avessero spennellato il giorno prima. Dal mio balcone vedevo l'insegna della Cinzano e noto che sulla parete esterna del bar il cartello è ancora al suo posto lucido e lustro, come nuovo. Poi sento, proveniente dal cortile, il rumore dei motori accesi e attraverso il portone vedo le auto dei carabinieri pronte ad uscire per prendere servizio. Più avanti, nella traversa, c'è la piccola stazione, subito a lato la palazzina gialla dove risiede il maresciallo che è anche il comandante della stazione.
Mi sento un po' stranito ma seguito a pedalare, arrivo alla fine di via Medici del Vascello, sulla sinistra sotto la casa dalla facciata bianca, la vetrina della biblioteca dove da piccolo andavo a leggere i fumetti di Asterix e poi i romanzi di Verne, la vecchia biblioteca, quanti ricordi ai tempi in cui le ricerche si facevano sulle enciclopedie e si ricopiavano i disegni assieme ai compagni. In fondo alla via giro a sinistra in via Mensa e per poco non vengo travolto dal pullman, un vecchio modello articolato dal colore verde scuro con il cartello sul vetro anteriore, recante la scritta "CASTELLO".
C'è qualcosa che non quadra, penso, ma proseguo a pedalare verso la piazza, il traffico è intenso ma non posso riparare con la bici sul marciapiede, i pedoni mi lincerebbero.
Dopo pochi metri si apre piazza dell'Annunziata. I posteggi su entrambi i lati sono pieni, come al solito, di auto, in prevalenza vecchie Fiat 127 ma anche qualche Simca, insomma auto da operai.
Dal lato dell'ospedale c'è il chioschetto delle panelle da cui arriva un invitante profumo di olio fritto e farina di ceci che mi mette un languorino ma decido di non mangiare per non rovinarmi la cena.
A destra i due oratori ai lati della chiesa, quello maschile per il gioco del calcio e quello femminile, con le suore a fare la guardia e il cinema alla domenica pomeriggio.
A sinistra, sotto i portici e dopo l'entrata dell'ospedale, l'insegna gialla con un nome: DANTE, che per anni ha significato solo una cosa per me, uno dei due cinema cittadini per nulla consapevole che fosse anche il nome di un sommo poeta.
Arrivo in fondo alla via dove un enorme slargo permette al pullman di fare inversione e la Reggia aspetta, coperta da un impalcatura arrugginita, che qualcuno trovi i fondi per i restauri.

Mi gira un poco la testa, più che altro si tratta di una leggera vertigine quasi piacevole. Torno in dietro, percorrono tutta via mensa mentre un'altro pullman " castello" pieno di gente, corre in direzione del capolinea. Al fondo il semaforo è rosso e prima di svoltare a destra in viale Buridani devo fermarmi poggiando il piede sul gradino mentre dalle finestre della scuola elementare fuoriescono le grida felici dei bambini.
Al verde parto veloce, svolto a destra ma appena in viale devo fermarmi sulla prima panchina perché ora la vertigine è fortissima.

Non sono in grado di risalire sulla bici, aspetto con gli occhi chiusi e la testa tra le mani seduto sulla panchina mentre poco per volta la vertigine scompare come è arrivata.

Apro gli occhi, una giovane parla in rumeno al telefonino mentre spinge una anziana sulla carrozzina, entrambe mi guardano come si guarderebbe un alieno. Prendo la bici appoggiata allo schienale della panchina e provo a montare in sella. Ora mi sento bene, pedalo più convinto, anche la bici non fa più rumori strani. Ma cosa è successo, mi chiedo, cosa ho visto?
In piazza il chiosco di panelle che funzionava all'epoca dei miei dieci anni è ora inutilizzato dopo che per decenni è stata una rivendita di frutta e verdura.
Il cinema Dante non se lo ricorda più nessuno, era stato chiuso, come anche il Supercinema dopo la tragedia dello Statuto a Torino nell'ottantatre.
La reggia è stata restaurata e chiunque può visitarla dal 2007!
La biblioteca da via medici era stata spostata in via mensa dove poi ha lasciato il posto alla biglietteria della Reggia ed ora ne abbiamo una modernissima in via Verdi...
A proposito di via Mensa, ora è una zona a traffico limitato, solo i residenti possono percorrerla con mezzi a motore e di fatto è diventata una sorta di isola pedonale. Altro che mezzi pubblici...

Pedalo fino in via Trucchi e posso vedere la palazzina abbandonata con i vetri rotti e gli infissi arrugginiti, che era stata la vecchia caserma dei Carabinieri, il muro di cinta una volta bianco, ora scrostato e sporco del cortile e di fronte a quello che un tempo era stato il balcone di casa mia, la vecchia insegna della "Cinzano" con i suoi colori rosso e blu ormai sbiaditi e consumati quasi quanto i miei ricordi di bambino.



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