martedì 3 febbraio 2015

Pop Pop Popolare



Per una volta nella vita sono stato popolare. 
Ho avuto la ventura di essere sulla bocca di tutti. Tutti quelli che mi incrociavano passavano dal saluto energico a mano aperta, caloroso e spontaneo, ad un cenno col capo, impercettibile ma inequivocabile segno di chi pur dichiarando di essersi accorto della tua presenza non vuole diventare indiscreto o invadente interrompendo il tuo cammino.
Per una volta ho avuto la sensazione che molti, moltissimi contemporanei si sono accorti che c'ero, che stavo facendo e avevo fatto qualcosa, che mi muovevo sulla terra lasciando dietro un piccolo solco.
Sono stato visto in giro in una località molto popolare, piena di gente, una folla estiva che sciamava in ogni direzione. Per qualche misterioso motivo ho creduto di essere il centro di quella folla.

Quella stessa estate è stata segnata da un successo musicale. Un brano molto popolare che in poco tempo ha scalato tutte le classifiche di vendita e c'è rimasto per mesi. Tutte le emittenti radio, almeno quelle più popolari, lo trasmettevano ogni dieci minuti e ogni persona non poteva evitare di fischiettare il motivetto del ritornello e di canticchiare quelle poche, facili, ripetitive e soprattutto popolari parole.

Quell'estate sulla spiaggia non ho potuto evitare, dopo essere stato invitato ripetutamente grazie anche alla mia temporanea popolarità, di prendere parte ad un gioco di squadra, forse lo sport nazionale più popolare, e per quanto conoscessi i rudimenti e la tecnica di base di questo gioco non ho potuto fare a meno di notare che amici meno popolari forse ma più giovani erano, in quel frangente, più adatti di me a giocare per la tenuta atletica e per disponibilità di fiato che nonostante la popolarità mi era carente. 
Ma a dispetto della poca tenuta, la soddisfazione dei compagni di squadra era tangibile quanto la mia popolarità.

Al termine dell'estate sono tornato alla mia città, si sa che le villeggiature non durano in eterno, e viaggiando in auto vedevo sfilare veloci campagne, prati, capannoni, paesi e città.
E nelle città strade, palazzi e case popolari, tutti uguali, tutti in fila, anonimi e grigi, come scatole che rendono grigi e anonimi anche i loro abitanti, il popolo.

Preso da pensieri che sfioravano il populismo più bieco, mi sono reso così conto che l'attimo di popolarità sarebbe presto finito, scomparso, evaporato, che pur non vivendo in una casa popolare sarei tornato al mio appartamento di provincia, a fare le solite cose, a trascorrere la solita vita.
Sperando magari di ricevere ancora qualche telefonata, magari dagli amici che mi attorniavano quando ero popolare.

Rientrato a casa, finito il momento di popolarità sono ritornato silente tra il popolo.
Potrei comprarmi una Volkswagen, ho poi pensato.







Nessun commento:

Posta un commento