martedì 17 febbraio 2015

Qual buon vento!





Venti. Venti freddi, venti caldi.
Venti reali e venti metaforici.
Vento contrario, vento di passioni, venti di guerra.
Vento gelido, vento che punge la mia pelle, che fa volare via il berretto dalla testa. Vento che fa lacrimare, che invade gli occhi di polvere. Forza invisibile che sferza gli alberi, vento che abbatte case, che spinge onde a flagellare le spiagge. Vento i cui nodi fanno impazzire l'anemometro, che spoglia gli alberi restii, vento maleducato che sbatte porte e finestre. Che fa tremare vetri e persone.
Alisei equatoriali, monsoni portatori d'acqua molte volte vitale, altre letale. Brezze montane, refoli profumati di bosco.
Una rosa non è sufficiente a contenervi.
Scirocco che mi colpisci, grecale che mi solletichi, libeccio che mi accompagni, bora che mi aggredisci alle spalle fredda e cattiva come i bulli di periferia, levante che mi risvegli, maestrale che ti imponi, fohn che mi riscaldi, tramontana che cadi fredda dal nord e sbatti contro l'ostro del mezzogiorno. Ponentino che ti metti di traverso e ti infili nelle canzoni popolari.
Vento che ispiri agli sportivi nuovi mezzi di locomozione di terra e di aria, che permetti agli esseri umani di volare come uccelli, che realizzi il sogno di Icaro.
Vento che regali la tua insolente energia a chi con intelligenza sa sfruttarla e a chi sfortunatamente ci si lascia distruggere.
Cicloni come mostri affamati, trombe d'aria a frustare campi e case, uragani che devastano ogni cosa si lasci sorprendere sul cammino e fanno sentire pesante e punitiva la mano del destino.
Nessuna stanza è immune, nessun infisso li può fermare, nessun rifugio è sicuro.
Il vento va dove vuole e sa che nessuno lo ostacolerà. Così passa tra le persone, si prende gioco di noi poveri mortali, vortica e se ne va.
Chi impara a giocarci vive col vento in poppa. Arriva prima e arriva dove altri non osano.
Eolo posa la sua mano sul capo di questi esseri fortunati.
Le vele si gonfiano, i windsurf solcano nervosi le onde, gli aquiloni infestano impazziti i cieli.
Allora, che cosa si vuol fare?
Intanto non si rompa la nave se non si vuole il vento contrario, oppure potremmo evitare di seminarlo il vento che poi si sa che cosa si raccoglie...
Provare a non fare troppi discorsi che poi se li porta via il vento, impariamo piuttosto a fiutarlo il vento, a non gridare ai quattro venti, a non restare con le mani piene di vento. A non rimanere esposti ai quattro venti e a non buttare al vento le buone occasioni.
E poi, come direbbe un mio amico con scarso o nullo senso dell'umorismo:
i venti sono venti.
Non uno di più...




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