lunedì 9 febbraio 2015

Del passeggio, della neve e di altre amenità




Oggi pomeriggio esco.
Faccio una bella passeggiata. L'aria è piacevolmente fredda e c'è il sole. Le strade le conosco bene, in questo grande paese ci sono nato.
Conosco tutti gli angoli, tutte le piazze, tutti gli anfratti e gran parte delle persone.
Scendo piano lungo la via principale, ai lati mucchi di neve sporca e indurita dal gelo ma i ciotoli della strada sono puliti.
Non sento il freddo.
Mentre percorro la via un gruppo di persone mi viene incontro. Un uomo che ciondola come un ragazzo, una giovincella dai lunghi capelli e l'aria simpatica, subito dietro una coppietta stretta stretta e due donne che, come mi vedono, assumono un'aria guardinga.
La ragazza mi vede per prima e mi sorride. L'uomo sembra non avere paura ma all'inizio è diffidente.
L'aria è molto fredda, pulita e gli odori viaggiano che è un piacere.
Decido di dividere un po' di cammino con questo gruppo. Sembrano brave persone, mi fido del mio giudizio vedete, raramente sbaglio giudizio sulle persone che incontro.

Cammino con loro, fiancheggio il gruppo poi lo seguo, poi lo precedo.
La ragazzina è affettuosa e vorrebbe chiamarmi ma non conosce il mio nome. L'uomo ha addosso come un vago ricordo l'odore di una veloce paura e macchie fangose di due zampe sui pantaloni.
Io non mi sognerei mai di fare del male a queste persone. Nemmeno ad altre a pensarci bene.
Ad ogni bivio mi giro in dietro a guardare il gruppetto di persone per capire da che parte vogliono proseguire. Quando il mio passo è troppo veloce mi volto e torno indietro per non perderli.
Così sembra che siano loro a seguire il mio girovagare ed io a guidare il loro passeggiare.
Tutti loro sembrano molto felici di questo.
Ogni tanto la ragazza dai capelli lunghi cerca di chiamarmi ma il nome che sento non ha un suono familiare.
Il giro è lungo ma queste strade sono la mia casa, il mio mondo, questo posto è il mio territorio e così ogni tanto per me è doveroso rimarcarlo.

All'improvviso da dietro un cancello, un brutto ceffo fa la voce grossa e mostra i denti, dal gruppo di persone l'odore della paura si alza netto, poi il tipo, chissà come esce dal cancello e ci segue ma io non mi faccio certo intimorire dal primo che arriva e poi nessuno può permettersi di spaventare così i miei nuovi amici.
Ci vuole poco, per uno come me, a far cambiare idea a quel bulletto di primo pelo.
Le persone sono molto sollevate e si capisce che sono contente di passeggiare con me. Rientriamo in paese, la neve sui tetti è alta, bianca e bellissima.
I miei amici si guardano attorno come per cercare qualcuno e allora io ne approfitto per allontanarmi. Li sento ancora parlare con una donna dai capelli gialli e lei nomina il nome del mio amico più caro.
Poi sento che questa pronuncia al gruppo il mio nome, Scubidù.
Ma ormai sono lontano.

Chissà perchè, per tutto il tempo, la ragazza dai capelli lunghi ha continuato a chiamarmi Zampillo.
A pensarci mi piaceva.

Oggi si che è stata una passeggiata super.


























1 commento:

  1. Grazie Zampillo, pardon Scubidù per il tuo gentile contributo a quattro zampe!

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