sabato 19 dicembre 2015

Si accordino gli strumenti!








Immaginiamo.
Immaginiamo che gli organi del corpo umano, le varie parti anatomiche possano parlarsi.
Immaginiamo che stomaco, milza, reni, ghiandole surrenali, tiroide e così via, possano dialogare come una persona fa con le altre.
Per quanto stramba non è un'idea originale. C'era persino una vecchia barzelletta, grottesca e leggermente volgare, che sfruttava quest'idea.
Pensate a cosa potrebbero dirsi osso sfenoide e emisfero cerebrale, paratiroide e nervo laringeo, sterno e ventricolo destro. Se fossero persone presto i discorsi prenderebbero una brutta piega, si sa, con i vicini il rapporto non è sempre dei più semplici.
Presto ci sarebbero antagonismi, rivalità e invidie.
Io so secernere, io conduco segnali elettrici ad altissime velocità, senza di me saresti una prugna avvizzita, senza il mio lavoro questo corpo sarebbe morto da un pezzo...
Per fortuna, a parte che nelle barzellette e nella fantasia di persone insane, questa cosa è impossibile. Così ogni organo, ghiandola, sistema ed apparato, continua a fare più o meno bene il proprio lavoro, a svolgere la sua funzione per il bene comune.

Immaginiamo altro, adesso.
Immaginiamo una grande orchestra una di quelle famose. La filarmonica di una grande città, Torino come Philadelphia, Berlino come New York.
Un direttore sul podio con la bacchetta in mano. Nel golfo mistico i sedili gremiti dagli strumentisti, divisi per settori.
Percussioni, fiati, archi, cori insomma tutti al proprio posto secondo la disposizione americana, tutti pronti per il concerto.
Ad un cenno del direttore, tutti cominciano ad accordare, a preparare, a tirare fuori note. I primi violini, i flauti, i contrabbassi, i corni, i violoncelli, i clarinetti, le viole fanno salire al soffitto quelli che a tutta prima sembrano lamenti, brani di un discorso insensato.

Ma quando scende il silenzio perfetto allora ci si aspetta la magia.
La bacchetta del direttore comunica tempi, andamenti, interpretazioni. La concertazione è preparata con meticolosità, ogni nota si incastra con cento altre note, ogni strumento coesiste e si integra con gli altri strumenti, ogni pausa, ogni silenzio è prezioso quanto una nota, e gli spettatori sono rapiti in un mondo meraviglioso da cui non potranno scappare se non alla fine del concerto.

Così non sarebbe se ogni musicista andasse per conto suo, se gli strumentisti facessero a gara tra loro per essere i più dotati, i più conosciuti, se smettessero di seguire le mani del direttore d'orchestra per dimostrare a se stessi e al pubblico di non aver bisogno di indicazioni per essere bravi, per essere i migliori.

Cosi, spesso, capita che per esser bravi, per dimostrare di avere doti e per raggiungere obiettivi non possiamo prescindere dagli altri e altro non possiamo fare che intonare i nostri strumenti con quelli di altri e di accettare di seguire i frenetici movimenti di una bacchetta e di chi la muove.

Certo, anche fare da soli non è male, a patto di non stonare.


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