sabato 20 febbraio 2016

Guardie e ladri








Non sono più un ragazzino.
Alla soglia dei cinquant'anni mi sposto prevalentemente a piedi.
Un misto di ecologismo, avarizia, senso sportivo, oltre al cronico problema della carenza di parcheggi mi spinge a camminare in lungo e in largo per la nostra cittadina che tanto piccola non é!
Così mi capita di camminare molto, all'uscita dal lavoro, per fare la spesa, per raggiungere i familiari, insomma per qualsiasi attività che non sia troppo distante.
Quindi oggi, quando sono stato sotto la minaccia di una pistola, stavo camminando.


Attraversavo la piazza cittadina, con due pesanti sacchetti della spesa che minacciavano di rompersi a ogni passo quando un bimbetto col cappuccio rosso, avrà avuto sei, sette anni, mi guarda con occhioni innocenti, mi spiana il dito indice col pollice pericolosamente alzato e mi intima di alzare le mani!
Quella vocina di bimbo, così immatura e infantile, suona salda e sicura.
Sposto la sporta sulla mano destra e alzo la sinistra in segno di resa stando bene attento a mostrare la solennità del momento al piccolo.
Poi proseguo il cammino dividendo nuovamente le borse, felice di averla fatta franca.


Quel piccolo moccioso mi ha riportato indietro di quarant'anni, quando era il nostro momento di giocare, quando andare per le strade in compagnia della banda era la norma, quando non importava essere guardie o ladri, non era fondamentale essere lo sceriffo o il pericoloso bandito, il cacciatore di taglie o un terribile ricercato.
Quando si correva tra i marciapiedi incuranti del poco traffico e delle bici, quando si era più veloci di chiunque, quando bastava la mano nuda per avere una pistola e un bastoncino di legno per essere armati di fucile. Quando la fantasia faceva il resto, anzi faceva tutto.
La vecchia bicicletta era di volta in volta un cavallo, una moto di grossa cilindrata, una moto d'acqua o perfino un'astronave.


Dopo pochi passi mi sono voltato ma il bambino che aveva puntato la pistola era scomparso dalla vista, certamente si era allontanato col suo amichetto. Ero però riuscito a cogliere nei suoi occhi la grande spavalderia, l'assoluta fede dell'essere immortali che solo i bambini possono avere.
Per un istante quel bimbo mi ha fatto tornare in mente quando quella fede era la mia ed è stato bello.


L'ho ringraziato, dentro di me, per questo.

E anche per non avermi sparato.





Nessun commento:

Posta un commento