In questo mio folle peregrinare
nel mondo delle parole, spesso vano quanto faticoso, mi sono trovato a scrivere
e a vivere situazioni bizzarre e spesso paradossali.
Ho composto poesie disgustose,
piene d’immagini orripilanti, metafore azzardate e improbabili rime, ho
compilato racconti circolari senza capo né coda, sepolto tra carte sudicie,
negletto e solo, nella mia stanza dall'odore stantio.
Tempo fa conobbi due persone
alquanto insolite che cercarono artatamente di ottenere la mia firma sotto un
farraginoso e sospetto accordo, secondo il quale avrei dovuto comprare il
novanta per cento delle copie vendute di un onirico libro da me scritto nelle
buie e solitarie ore notturne.
Il primo, un tizio atticciato e
malvestito, è quello che prende parola, quello aggressivo che ha sempre
l'iniziativa, il suo chiosare ha tendenza al curialesco.
Il compare, un tipo segaligno
cammina obliquo e mi guarda di sottecchi dando l'impressione di essere un
delatore professionista.
Assieme sono una coppia
abbastanza inusitata, ottima forse nel mondo della comicità, meno, credo, in
quello dell'editoria. A tal guisa capisco che è meglio glissare sul capzioso
contratto avente l'unico scopo quello di cooptare carne fresca al gruppo già
folto di chi è disposto a versare il proprio denaro pur di vedere pubblicate le
opere create, pur di leggere il proprio nome sopra una copertina.
Il tizio basso pur di convincermi
tirò fuori dalla borsa, con gesti di roboante opulenza, copie di libri già
pubblicati, da autori sconosciuti e aventi titoli improbabili. Il suo socio con
un tono tracotante mi comunica che anche la mia opera, con un sapiente lavoro
di rabbercio potrebbe essere passabile di pubblicazione.
Decisamente provo un sentimento
di avversione e antipatia per quest'individuo ondivago e protervo, sentimento
che mi rende all’improvviso sagace.
Gli eventi mi suggeriscono di
traccheggiare nel mio velleitario e onirico progetto e cerco di eclissarmi
lasciando i soci con un niente di fatto e me stesso con una dicotomia nell’animo,
proteso come sono tra il desiderio di notorietà e l'esecrare un’eventuale
truffa.
I due agenti non sono per nulla
d'accordo nel vedersi destituire il diritto di procacciarsi un nuovo contratto
e annoverarmi così tra i loro clienti e il loro tono passa dal pervicace al querulo.
Tuttavia il mio nicchiare ha la
vinta e dopo molto discutere finalmente balugina sulle loro facce
un'espressione acquiescente.
Oggi, a distanza di tempo
dall'evento raccontato, il mio compito precipuo è quello di preservare il
pubblico di potenziali lettori dalla presentazione di un frusto lavoro
letterario, latore di errori, refusi e noia, e dal difenderli da una mia
eventuale patologica recrudescenza nel voler pubblicare a tutti i costi.
O forse no.
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