La
grande piazza barocca che divide in due parti uguali il centro storico e ospita,
assieme alla chiesa dell’Annunciazione di Maria, l’Ospedale cittadino, vede
ogni giorno il passaggio d’innumerevoli persone.
Mamme
con passeggini, bimbi tenuti per mano e cani al guinzaglio, pensionati col
bastone da un lato e il giornale ripiegato sotto l’altro braccio, scolaresche
chiassose, colorate e giocose, negli ultimi anni guerre e battaglie a colpi
d’acqua, gavettoni fatti con palloncini, bottigliette, secchielli e mezzi di
fortuna, da parte d’inzuppati studenti che festeggiano così l’ultimo giorno di
scuola.
Tra
i tanti che passano quotidianamente dalla piazza, comunemente nota come piazza
Annunziata che vede da un lato l’antica chiesa di Santa Maria e dall’altro il
vecchio ospedale, troviamo due amici. I due amici si conoscono da sempre, hanno
fatto impazzire con la loro vivacità le maestre elementari, hanno creato
disordini in classe nei tre lunghi anni delle scuole medie e ora che vanno alle
superiori, continua la loro creativa collaborazione.
I
nostri, che passano spesso dalla suddetta piazza, hanno inevitabilmente notato
che il portone dell’ospedale è aperto tutto il giorno e anche il passaggio per
l’uscita delle vetture dalla parte opposta, durante le ore diurne è spalancato
e senza sorveglianza. Inoltre nel cortile dell’ospedale giacciono, anche queste
senza sorveglianza, delle vecchie e poco utilizzate sedie a rotelle. Il
goliardico cervello dei nostri amici, sempre su di giri, partorisce immediatamente
una nuova idea e i due procedono rapidamente a elaborare il piano d’azione.
Mentre
il primo distrae il personale della portineria con confuse domande su servizi
che non esistono, il secondo, che ha fatto il giro dell’isolato, entra dalla parte
opposta e furtivamente compie la sottrazione. Si ritrovano sulla breve via laterale,
dove passa poco traffico e con un temperino affilato staccano velocemente la
minuscola targhetta col numero di inventario che dichiara l’appartenenza
dell’oggetto all’ente pubblico. Per sapere cosa ci possono fare, due
giovinastri con una sedia a rotelle sgraffignata dall’ospedale, basta un poco
di fantasia. I due amici, che di fantasia ne hanno fin troppa, hanno già escogitato
un piano.
Li
vediamo dirigersi, dopo essersi conteso il diritto al posto di falso invalido,
verso la biglietteria della Reggia. E’ una bella giornata di sole e i due
vogliono godersi i giardini Reali, senza pagare ovviamente.
Come
avevano previsto i biglietti per l’invalido e il proprio accompagnatore non li
pagano ma con grande sorpresa oltre all’ingresso ai giardini è compreso anche
il tour nelle stanze Reali. Nelle loro menti criminose già pregustano infiniti
spettacoli da godersi a sbafo, cinema, teatro, partite di calcio, quella sedia
è una miniera d’oro!
Veloci
entrano, prima che a qualcuno venga l’idea di fare un controllo, sì ma che
controllo, obbietta l’amico seduto, non possono mica farmi alzare in piedi per
vedere se fingo? Con espressione sofferente e di chi chiede compassione recita
un perfetto saluto all’addetto al cancello che li fa entrare dalla rampa
preposta, mentre l’amico spingente la sedia passa con sguardo sulle scarpe e
aria colpevole.
In
tutti i modi sono dentro. Siamo dentro, recita con enfasi l’amico in piedi. Avevi
dei dubbi? Gli risponde con finta sicurezza l’amico seduto.
Comincia
così un giro poco culturale ma alla massima velocità con le gomme della sedia a
rotelle che stridono sui vasti e lucidi pavimenti per l’eccessiva velocità e
per le curve prese un po’ troppo strette.
Come
si divertono i due amici, sempre attenti a rallentare quando incrociano un
affascinato gruppo di turisti guidato da un piccolo signore baffuto e dall’aria
simpatica che sembra tenerli in pugno, tutti a bocca aperta, con storie,
aneddoti e spiegazioni acute e divertenti.
Il
finto invalido riesce perfino a emettere un flebile lamento strappando un breve,
pietoso sguardo da parte di due vecchiette del gruppo.
Come
si stanno divertendo, non pensano nemmeno più a uscire nei giardini sebbene il
sole faccia risplendere specchi d’acqua, prati e siepi fiorite.
Ma
la velocità gioca loro un brutto scherzo. L’ennesima curva alla fine di un
lungo corridoio li vede arrivare troppo forte e schiantarsi contro il basamento
di una statua. Lo scontro è violentissimo, per un momento tutto sembra volare
disordinatamente, falso invalido, statua, sedia a rotelle, basamento, amico
spingente. Presto però questo groviglio di cose e persone ricade sul pavimento
facendo un gran fracasso e simultanea parte la sirena dell’allarme antifurto.
I
due amici si rialzano doloranti e vedendosi perduti, scappano come gatti
sorpresi dal cane a mangiare nella sua scodella. A dire la verità, il finto
invalido che così bene ha saputo calarsi nella parte è istantaneamente preso da
amnesia e corre come un centometrista che prepara le Olimpiadi. Gran confusione
regna nella Reggia. Tutti accorrono e molti corrono anche se in direzioni
diverse. In un attimo i due sono fuori perché i guardiani precipitati verso il
pannello di controllo degli allarmi si sono dimenticati di chiudere il
cancello. Dentro il gruppo di turisti che per primo è giunto sul luogo del misfatto,
osserva la scena con stupore e compostezza.
Una
vecchina ha le lacrime agli occhi mentre sentenzia: questa statua deve essere
subito portata nella chiesa di S. Uberto, ha facoltà di guarire i malati.
Tutti approvano commossi facendo ampi cenni
con la testa. Tutti osservano la sedia a rotelle che giace sul fianco, vuota,
sul pavimento della Reggia.
Dedicato a Carlo
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