Angelo spinge il
pesante portoncino e entra nell’androne con una smorfia di dolore.
Da qualche anno nessun
inverno è arrivato senza torturare le sue giunture.
I singhiozzi che
giungono dal primo piano lo spiazzano. Avrà anche tanti acciacchi ma le orecchie
funzionano ancora bene. Qualcuno piange sulle scale.
Angelo, un gradino dopo
l’altro, trascina il suo carrello pesante della spesa di Natale per una
persona. Tortellini di zucca, un chilo di patate, del cavolo nero, due etti di
Toma e, altra concessione alla gola, un torrone morbido. Adora il gusto delle
mandorle e del miele e poi è Natale, avrà il diritto di gustare un dolce, no?
Ma adesso è la curiosità a condurlo. Sale veloce, nonostante i dolori e il peso
del carrello e sul pianerottolo di fronte casa sua c’è un giovane uomo
accovacciato sullo zerbino, che si asciuga il viso. Quando vede l’anziano
salire verso di lui, si rimette in piedi e cerca di darsi un tono.
-Buon giorno Angelo.
Angelo per un momento è
confuso, poi ricorda. Si tratta del figlio del ragioniere al secondo piano.
-Tu sei il figlio dei
Guida, aspetta… Mirco!
-Si, giusto, sono io. Il
ragazzo tira su con il naso. Angelo gli porge un fazzoletto.
-Va tutto bene?
-Si, signore, è tutto
ok… La voce incerta del ragazzo dice il contrario.
-Sei venuto dai tuoi
per passare le feste? Angelo sa che intromettersi nelle vite altrui non è
educato ma non importa, ha sentito piangere il ragazzo e certe volte guardare
da un'altra parte è peccato.
-Sono venuto a fare
loro gli auguri…
-E cosa fai fuori dalla
porta?
-In casa dai miei non c’è
nessuno.
-Vieni dentro. Ti preparo
un tè.
Mirco vorrebbe opporsi
ma non trova le forze e alla fine segue il vicino nel piccolo appartamento
pieno di quadri.
Quando si siede sul
vecchio divano, ricomincia a piangere.
Angelo non si scompone.
Mette il bollitore sul fornello e ripone la spesa. Il silenzio è leggero. Mirco
si prende il suo tempo.
Quando il tè è pronto
nelle tazze fumanti, il ragazzo è calmo.
-Ti scalderà. Puoi
restare quanto vuoi, non ho impegni. Gli dice Angelo con sincera allegria.
Mirco pensa che quel
vicino, che ha sempre visto poco e non gli ha quasi mai rivolto la parola se
non per saluto, è grazioso e piacevole. Quanto gli piacerebbe che fosse suo
nonno. Si vergogna un poco ma l’anziano ha un atteggiamento che lo fa sembrare
un ragazzo di vent’anni. Non lo aveva notato mai nei loro incontri precedenti.
Dopotutto i vicini non sono fatti per essere conosciuti, al massimo si salutano
ma poi ognuno a casa sua. Questo era stato l’esempio dei suoi genitori e così
aveva fatto lui da adulto. Anche quando era andato a vivere con il suo compagno
di studi storico. Mirco sapeva che non sempre i genitori sono perfetti. Per
esempio, quando lui aveva troncato il rapporto con la sua ragazza, che non lo
rispettava, non lo aiutava e soprattutto non lo amava i suoi non avevano
accettato la cosa. Secondo suo padre lui avrebbe dovuto salvare la relazione e
adeguarsi all’indole della fidanzata che era di buona e facoltosa famiglia. La
ribellione di Mirco, perché così era stata definita, aveva provocato una
rabbiosa e violenta reazione dei genitori e lui ne era stato sorpreso.
-Hai provato a
chiamare?
-Si ma devono essere
partiti per la montagna e lì il cellulare prende poco.
-Puoi sempre
raggiungerli col treno. Angelo cerca di essere accomodante, è pur sempre Natale
e quel ragazzo non è il ritratto della gioia.
-Non lo so, non mi
hanno neppure avvisato che sarebbero partiti. Ultimamente ci siamo sentiti
poco.
Mentre cerca di non
scottarsi, Mirco ha tutta l’aria di uno che sta per vuotare il sacco.
-I miei sono arrabbiati
con me, non mi perdonano di avere lasciato la mia ragazza e poi di aver
subaffittato una stanza dell’appartamento a un altro studente.
-Che male c’è in
questo, si fa tra universitari, no?
-Si… ma il problema è
che si tratta di uno studente Siriano.
-Perché problema?
-Lei conosce mio padre,
no? Sa come la pensa.
Angelo conosceva bene
il ragioniere.
-Inoltre dovrei dirgli
una cosa, ma non ne ho il coraggio…
-Ti ascolto. Angelo
poggia la tazza vuota sul tavolino e si mette comodo sulla poltrona.
Forse è per l’atteggiamento
accogliente del vecchio, per la sua tranquillità, per la sua apertura, che sono
le cose di cui Mirco ha bisogno ora, che il ragazzo si concede di parlare.
-Ho lasciato la facoltà
di Ingegneria, voglio iscrivermi a Lettere.
Lacrime bagnano gli
occhi del ragazzo.
-Quando lo saprà mio padre,
darà di matto…
Angelo sospira, è un
bel problema. La vita del ragioniere Guida è una vita perfetta, un uomo
realizzato, sportivo, un lavoro invidiabile, una bella moglie che ha ereditato
dalla prozia la casa in montagna, Il mare d’estate e lo sci d’inverno, il Rolex
al polso e un figlio universitario che diventerà dottore.
Il silenzio che riempie
la stanza è saturo di significati.
-La vita è tua, Mirco.
Fatti un regalo di Natale, parla con i tuoi e usa la sincerità che è l’unica
strategia vincente.
Mirco è più tranquillo,
si soffia il naso e termina il suo tè. Il suo cellulare emette un breve suono,
un sms.
-È mia mamma, vuole
sapere come sto, cosa faccio.
-Prendi un bel respiro
e se vuoi, rispondile. Angelo si alza per rigovernare ma in realtà è un gesto
di discrezione.
-Farò come mi
consiglia, li raggiungerò col treno. Ma non oggi. Magari tra due giorni.
Tornerò nell’appartamentino e giocherò a scacchi con lo studente siriano, è un
tipo intelligente, sa?
-Non lo metto in
dubbio. Voi giovani siete avanti e ho molta fiducia nel futuro.
-Grazie Angelo, lei è
stato un vero regalo di Natale.
Angelo gli stringe la
mano.
-No Mirco, sei tu un
regalo per me che vivo solo. Vieni a trovarmi quando vuoi e fammi sapere come
vanno gli studi.
-Lo farò, grazie.
Si gira e se ne va.
Angelo torna alla sua
stanza vuota e alla sua cena solitaria da preparare.
E ai suoi ricordi e ai
suoi pensieri.
Uno su tutti.
Grazie a te, ragazzo
mio, te la caverai nonostante tuo padre. E mentre cucina, sorride.
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