Terminare l’università
non era stato poi così magnifico.
Certo, i
festeggiamenti, le foto con la coroncina d’alloro, lo spumante economico
stappato all’uscita dell’ateneo al termine della discussione, la festa in
famiglia corredata da regali e mance e tutto il resto, furono splendidi
momenti.
Il problema era che ora
non c’erano più alibi, ora si smetteva la veste dello studente e s’infilavano
pantaloni da uomo.
Sin ora c’erano stati
vari lavoretti per Giulio, aiutare nelle spese universitarie la sua famiglia e
avere un po’ di contante in tasca il fine settimana erano obiettivi ammirabili,
anche se la maggior parte dei fine settimana Giulio li aveva passati appunto,
lavorando.
Adesso tutto era
diverso, la qualifica di dottore davanti al cognome lo metteva sopra lo status al
quale era appartenuto fino a un mese prima e gli regalava prestigio (poco) e
responsabilità (tante).
In soccorso, non per la
prima volta nella sua breve vita, si era presentato suo cugino Boris.
Boris, solo tre anni più
vecchio, era da poco andato a vivere nell’appartamentino, eredità dei nonni e
aveva proposto a Giulio una convivenza con un certo opportunismo ma quantomeno
vantaggiosa per quest’ultimo.
Nella grande città
nascono le opportunità, trasferisciti da me, conosci gente, parla con le
persone giuste, capisci quali strade percorrere e appena potrai mi aiuterai con
le spese.
La proposta di Boris
era sincera, c’era sempre stata simpatia e affetto per il cugino che viveva in
periferia e così Giulio la accettò con la benedizione di tutti i parenti.
La metropoli era smisurata
e spaventosa, ma un giovane neolaureato non ha paura di niente e così Giulio
iniziò a frequentare locali pubblici, librerie, eventi culturali e manifestazioni,
tutti i posti in cui aveva fiducia di incontrare qualcuno che desse un tocco di
concretezza all’invio di curricoli e alla compilazione di Form attraverso i
quali l’unica cosa evidente era la sensazione di lanciare messaggi in bottiglia
in un oceano popolato solamente da squali che non sanno nemmeno leggere.
Poi iniziò il periodo delle grandi
manifestazioni. Studentesche, operaie, di alcuni settori del trasporto, dei
contadini. Giulio aveva preso a partecipare nonostante i dubbi di Boris.
Non andare oggi in
centro, gli consigliava durante la colazione delle sette con
tè e fette biscottate.
C’è tensione, oggi
meglio evitare, ma Giulio andava ugualmente.
Giulio, che non era uno
stupido, stava attento ai particolari, un certo puzzo di fumogeni, certi cori
da ultras che poco o niente c’entravano col dissenso e con la causa, certi
fischi della polizia che coordinavano magari una carica. Era pronto a defilarsi
in viuzze laterali e spostarsi dal fiume di persone vocianti che spingeva e ti
costringeva a finire in trappola. Una volta si era riparato in un negozio
fingendo interesse per la merce esposta e restando in equilibrio tra i
territori della pavidità e della saggezza.
Una sera Boris gli
chiese:
Giulio, come sei messo?
Hai ricevuto risposte o appuntamenti per qualche colloquio?
Giulio chiese se per
caso gli zii avessero espresso lamentele per il nipote che non trovava un’occupazione
seria.
No, non è questo. Sì, i
miei non fanno che lamentarsi di tutto, compreso il fatto che non trovi lavoro
ma siccome dipende da me tu puoi stare qui tutta la vita.
Grazie Boris, so quanto
mi vuoi bene, ma sappiamo entrambi che non starò qui con te per sempre.
Entrambi dobbiamo avere una vita autonoma ed io in ogni caso alla fine me ne
andrò.
Giulio non si faceva
sconfortare ma i tempi dilatati erano un problema.
Così Boris ci provò:
Perché non mandi una
domanda alla segreteria del mio ufficio? Potrei parlare col responsabile del
personale…
Giulio non lo fece
finire. Ma tu lo sai che lavori per un partito politico?
Certo, se non altro
sono laureato in scienze politiche!
Non faceva una piega.
Giulio fece un sorriso
amaro, immaginava già che non sarebbe finita bene.
Dopotutto è un lavoro,
non pagano male. Ti si aprirebbero grandi opportunità, i tuoi sarebbero felici
e anche i miei smetterebbero di lamentarsi.
Giulio fece per aprire
bocca ma restò un momento in silenzio. Non voleva ferire Boris, gli doveva
tanto. Così partì da lontano.
Vedi cugino, se un
perfetto idiota, per qualche misterioso motivo è dotato di grande loquacità e
di potenti capacità affabulatorie e si dimostra in grado di affascinare e
ipnotizzare grandi masse e grazie a questa caratteristica, scala la gerarchia
politica, elezione dopo elezione, fino a sedere sulla poltrona di un ministero,
di certo avrà decine di stretti collaboratori nel suo dicastero, centinaia di
dipendenti nello staff, Migliaia di sostenitori nelle sedi territoriali di
partito, oltre a centinaia di migliaia di onesti lavoratori del settore
governato dal suo ministero.
E quindi? Era stato il
curioso commento di Boris che non capiva dove volesse arrivare Giulio.
Inevitabilmente, tutto quest’oceano
di persone produrrà azioni positive, legate alle proprie personali competenze,
all’onestà intellettuale, all’amore per la propria professione, all’attaccamento
al lavoro, a un’etica personale e così via. Tutte queste persone produrranno
nella maggior parte dei casi esiti positivi, soluzioni creative e innovative, e
contribuiranno con i loro sforzi al buon andamento della società, giusto? Ma
non possiamo dimenticare una cosa. Un idiota rimane tale, anche se siede sulla
poltrona del ministro!
Ecco, alla fine era
sbottato. Boris fece una strana espressione tra il triste e l’amareggiato.
Dopo diversi minuti di
silenzio e riflessione rispose solo:
Sì, è meglio che non la
fai quella domanda al mio ufficio, magari domani ne riparliamo, ora vado a
dormire, e si ritirò.
Un mese dopo quella
sera Giulio era tornato a casa. Dopo contatti telematici era riuscito a trovare
impiego in un’agenzia assicurativa, avrebbe vissuto nella sua vecchia cameretta
di studente ma avrebbe avuto autonomia economica.
Boris fu triste e lo
abbracciò forte, mi dispiace cugino mio, che tu non abbia trovato il tuo posto
qui in città, vicino a me, lo so che non cucino bene ma c’è sempre il sushi all’angolo.
Risero per non
piangere. L’abbraccio fu sincero come l’affetto che li legava, ma Boris era
anche sollevato. L’aspetto intollerante, inflessibile, contestatore e in
potenza sovversivo del cugino lo aveva sempre spaventato e fu contento che
potesse partire senza avere combinato danni.
Giulio era sereno, come
il giorno della laurea.
Certo, fare l’assicuratore
non era il suo sogno ma gli avrebbe permesso di muoversi e incontrare persone,
parlare con tutti, scambiare idee.
Nessuno aveva chiesto
altro che le sue competenze culturali, non sarebbe sceso ad alcun
compromesso.
No, non era il suo
sogno ma per iniziare andava bene così.
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