sabato 24 giugno 2023

Le mucche di Tea

 





 

 

Tea ha quasi diciassette anni e il fuoco nel cuore.

Gli occhi azzurro chiaro e i capelli biondi come il fieno seccato al sole.

Lavora tutti i giorni della settimana, al ritorno da scuola, tranne la domenica, quando suo padre le concede un giorno di riposo. È lei che vuole così, non potrebbe stare senza le sue mucche.

Il padre di Tea è il maggiore allevatore del paese, lo sanno tutti, e può permettersi una decina di dipendenti ma Tea non vuole rinunciare alle sue mansioni.

La grande stalla, da poco rimodernata, ospita quaranta animali e anche di più quando arrivano i vitellini.

Una volta, quando era più piccola, aveva provato ad assegnare un nome a tutte le vacche della stalla. Al tempo erano la metà di oggi. Aveva usato i nomi dei mesi, declinati al femminile e il fattore si era trovato i bigliettini su ogni posto, con scritto: Gennaia, Febbraia, Marzina, April e così via di questo passo. Terminati i mesi, i nomi erano diventati quelli delle quattro stagioni e per quelli che rimanevano, aveva utilizzato i pianeti. Tea conosceva a memoria gli animali della sua stalla e sapeva distinguere Mercuria da Inverna oppure Agostina da Luna. Non si sbagliava mai.

Inoltre Tea era golosa di latte appena munto.

Sarebbe vissuta di latte e biscotti a colazione, pranzo e cena tutti i giorni della sua vita, certo solo i biscotti fatti in casa da sua nonna. I più buoni del mondo.

Il latte le piaceva sempre tanto, anche se dopo i quattordici anni aveva iniziato a metterci dentro anche il caffè.

Un pomeriggio suo padre la vide abbracciata stretta alla nonna che singhiozzava. Chiese cosa fosse successo e la donna, laconica, rispose: Niente, cose femminili. Suo figlio aveva capito che era meglio non insistere e, abbassato il capo, era tornato al suo lavoro.

Tea stava crescendo.

Tea passava i pomeriggi tra i libri e le sue mucche, anche se avrebbe potuto evitare di andarci, non poteva farne a meno. Lei sapeva che quelle bestie così grandi e placide avevano un enorme cuore e riconoscendo i suoi modi gentili, la ricambiavano restando in salute e producendo un latte sopraffino.

Un giorno si venne a sapere che la televisione di stato sarebbe arrivata in paese per realizzare un documentario sui prodotti e sulle bellezze delle loro colline. Arrivò il regista assieme al produttore, con un paio di tecnici a parlare col sindaco e anche suo padre fu coinvolto nell’organizzazione. Lo avrebbero intervistato e sarebbe stato un bene per tutti.

I giorni delle riprese furono diversi. Vennero alla stalla e registrarono l’intervista, poi prepararono una bellissima tavolata, decorata da fiori di campo e imbandita con i prodotti più buoni, formaggi, ricotte, salumi e grandi brocche piene di latte.

A Tea fu dedicata anche una lunga ripresa e un primo piano, mentre portava a tavola il suo sorriso e un vassoio di dolci biscotti.

Quei giorni conobbe Angelo, un giovane alto e con larghe spalle da nuotatore, che girava costantemente con una telecamera sulla spalla destra. Andarono a chiacchierare sul prato del pendio sopra la stalla.

Sembrava tutto perfetto quando lui, con una smorfia, le chiese come facesse a sopportare l’odore.

Quale odore? Chiese lei senza capire.

Questa puzza. È dappertutto, anche adesso. Controlla le scarpe, forse hai pestato qualcosa.

Ma lei capì che non erano le scarpe, perché quel prato non era frequentato dagli animali. Si alzò e scappò via da quel giovane per rifugiarsi da sua nonna.

Quanto pianse, la bella Tea, la nonna non sapeva come consolarla e si limitò a tenerla stretta per proteggerla da quel mondo dei grandi al quale si stava affacciando.

Tea smise di piangere solo una volta entrata nella stalla per accarezzare Sabatina, che era tra le bestie più longeve. La vacca continuò placida il suo ruminare ma qualcosa metteva in mostra il suo apprezzamento al contatto delle mani di Tea.

Quell’animale ti ama.

La voce giovane ma salda del ragazzo la fece sussultare. Non si era accorta che qualcuno era entrato.

Chi sei? Chiese Tea.

Cercavo tuo padre. Sono Tito il nipote del sindaco. Domani questi se ne andranno, finalmente. Questa sera vorrebbero organizzare una riunione di commiato al palazzo vecchio del comune.

Tito prese a carezzare con energia Sabatina e arrivò perfino a stampare un bacio sul manto lucido dell’animale, sussurrando: sei davvero una bella bestia.

Tea gli chiese: Non ti da fastidio la puzza?

Quale puzza? Questa stalla è più pulita di una corsia d’ospedale. Non c’è nessuna puzza. Poi sorrise, i suoi occhi erano profondi e neri come due pozzi in un giorno di pioggia.

Tea ci si perse in un momento.

Poi Tito la salutò e si girò.

Tea lo chiamò e gli chiese:

Ti piace il latte?

Lo amo. Fu la risposta di Tito.

Ti piacerebbe assaggiare i biscotti di mia nonna? Sono i migliori del mondo…

Ok.

Allora vieni su in casa.

Il giovane la seguì nella casa, dove sua nonna stava cantando una vecchia canzone.

 

Tea ha quasi diciassette anni, i capelli color paglia lasciata al sole, un grande amore per le sue mucche e la passione per i biscotti della nonna.

E la fiamma di un'altra passione, appena nata nel suo cuore.

 

 

 





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