Tea ha quasi
diciassette anni e il fuoco nel cuore.
Gli occhi azzurro
chiaro e i capelli biondi come il fieno seccato al sole.
Lavora tutti i giorni
della settimana, al ritorno da scuola, tranne la domenica, quando suo padre le
concede un giorno di riposo. È lei che vuole così, non potrebbe stare senza le
sue mucche.
Il padre di Tea è il
maggiore allevatore del paese, lo sanno tutti, e può permettersi una decina di
dipendenti ma Tea non vuole rinunciare alle sue mansioni.
La grande stalla, da
poco rimodernata, ospita quaranta animali e anche di più quando arrivano i
vitellini.
Una volta, quando era
più piccola, aveva provato ad assegnare un nome a tutte le vacche della stalla.
Al tempo erano la metà di oggi. Aveva usato i nomi dei mesi, declinati al
femminile e il fattore si era trovato i bigliettini su ogni posto, con scritto:
Gennaia, Febbraia, Marzina, April e così via di questo passo. Terminati i mesi,
i nomi erano diventati quelli delle quattro stagioni e per quelli che rimanevano,
aveva utilizzato i pianeti. Tea conosceva a memoria gli animali della sua
stalla e sapeva distinguere Mercuria da Inverna oppure Agostina da Luna. Non si
sbagliava mai.
Inoltre Tea era golosa
di latte appena munto.
Sarebbe vissuta di
latte e biscotti a colazione, pranzo e cena tutti i giorni della sua vita,
certo solo i biscotti fatti in casa da sua nonna. I più buoni del mondo.
Il latte le piaceva
sempre tanto, anche se dopo i quattordici anni aveva iniziato a metterci dentro
anche il caffè.
Un pomeriggio suo padre
la vide abbracciata stretta alla nonna che singhiozzava. Chiese cosa fosse
successo e la donna, laconica, rispose: Niente, cose femminili. Suo figlio
aveva capito che era meglio non insistere e, abbassato il capo, era tornato al
suo lavoro.
Tea stava crescendo.
Tea passava i pomeriggi
tra i libri e le sue mucche, anche se avrebbe potuto evitare di andarci, non
poteva farne a meno. Lei sapeva che quelle bestie così grandi e placide avevano
un enorme cuore e riconoscendo i suoi modi gentili, la ricambiavano restando in
salute e producendo un latte sopraffino.
Un giorno si venne a
sapere che la televisione di stato sarebbe arrivata in paese per realizzare un
documentario sui prodotti e sulle bellezze delle loro colline. Arrivò il
regista assieme al produttore, con un paio di tecnici a parlare col sindaco e
anche suo padre fu coinvolto nell’organizzazione. Lo avrebbero intervistato e
sarebbe stato un bene per tutti.
I giorni delle riprese
furono diversi. Vennero alla stalla e registrarono l’intervista, poi
prepararono una bellissima tavolata, decorata da fiori di campo e imbandita con
i prodotti più buoni, formaggi, ricotte, salumi e grandi brocche piene di
latte.
A Tea fu dedicata anche
una lunga ripresa e un primo piano, mentre portava a tavola il suo sorriso e un
vassoio di dolci biscotti.
Quei giorni conobbe
Angelo, un giovane alto e con larghe spalle da nuotatore, che girava
costantemente con una telecamera sulla spalla destra. Andarono a chiacchierare
sul prato del pendio sopra la stalla.
Sembrava tutto perfetto
quando lui, con una smorfia, le chiese come facesse a sopportare l’odore.
Quale odore? Chiese lei
senza capire.
Questa puzza. È
dappertutto, anche adesso. Controlla le scarpe, forse hai pestato qualcosa.
Ma lei capì che non
erano le scarpe, perché quel prato non era frequentato dagli animali. Si alzò e
scappò via da quel giovane per rifugiarsi da sua nonna.
Quanto pianse, la bella
Tea, la nonna non sapeva come consolarla e si limitò a tenerla stretta per
proteggerla da quel mondo dei grandi al quale si stava affacciando.
Tea smise di piangere
solo una volta entrata nella stalla per accarezzare Sabatina, che era tra le
bestie più longeve. La vacca continuò placida il suo ruminare ma qualcosa
metteva in mostra il suo apprezzamento al contatto delle mani di Tea.
Quell’animale ti ama.
La voce giovane ma
salda del ragazzo la fece sussultare. Non si era accorta che qualcuno era
entrato.
Chi sei? Chiese Tea.
Cercavo tuo padre. Sono
Tito il nipote del sindaco. Domani questi se ne andranno, finalmente. Questa
sera vorrebbero organizzare una riunione di commiato al palazzo vecchio del
comune.
Tito prese a carezzare
con energia Sabatina e arrivò perfino a stampare un bacio sul manto lucido dell’animale,
sussurrando: sei davvero una bella bestia.
Tea gli chiese: Non ti
da fastidio la puzza?
Quale puzza? Questa
stalla è più pulita di una corsia d’ospedale. Non c’è nessuna puzza. Poi
sorrise, i suoi occhi erano profondi e neri come due pozzi in un giorno di
pioggia.
Tea ci si perse in un
momento.
Poi Tito la salutò e si
girò.
Tea lo chiamò e gli
chiese:
Ti piace il latte?
Lo amo. Fu la risposta
di Tito.
Ti piacerebbe
assaggiare i biscotti di mia nonna? Sono i migliori del mondo…
Ok.
Allora vieni su in
casa.
Il giovane la seguì
nella casa, dove sua nonna stava cantando una vecchia canzone.
Tea ha quasi
diciassette anni, i capelli color paglia lasciata al sole, un grande amore per
le sue mucche e la passione per i biscotti della nonna.
E la fiamma di un'altra
passione, appena nata nel suo cuore.
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