Mamma, non riesco a
dormire.
La cameretta è invasa
da giocattoli e vestiti in ogni dove e l’aria è satura di paura.
Querida ha gli occhi
arrossati come chi ha pianto da poco e il respiro affannato come se avesse
fatto una corsa. Il suo letto è un turbine intricato di lenzuola.
Vieni, piccola mia,
lasciati abbracciare.
Susanna è accorsa
appena il pianto della piccola l’ha richiamata dal mondo dei sogni.
Avrai fatto un brutto incubo,
ora passa tutto.
La bimba non smette di
singhiozzare.
No, mamma, non è stato
un incubo, non riesco a dormire…
Querida mia, vorresti
venire nel lettone?
No, mamma. Preferisco
restare nella mia cameretta, solo lascia la luce accesa perché sono le ombre a
farmi paura.
Susanna ci rimane un po’
male, le piace quando la sua cucciola va a riparare nel suo letto, quando si
lascia stringere e consolare in un caldo abbraccio che serve in realtà ad ambedue.
Ma ultimamente Querida non cerca più il contatto fisico come quando era più
piccola.
La stringe a sé e
dondola leggera ascoltando il respiro della bambina che rallenta e diventa più
silenzioso.
Mamma?
Cosa c’è piccola mia?
Perché papà ci ha
lasciate?
Susanna accusa il colpo,
sente una lama di ghiaccio ficcarsi nell’anima e per un momento non riesce a parlare,
poi si riscuote.
Papà non ti ha
lasciata, ha lasciato solo me.
La bambina tira su col
naso, non è soddisfatta e insiste.
Sì ma, perché l’ha
fatto?
Perché non ci amavamo
più, non voleva più vivere con me, ma non per questo ha smesso di volerti bene,
anzi, te ne vuole tanto.
Ma se mi vuole tanto
bene, perché non viene la notte, quando le ombre mi fanno più paura?
Susanna vorrebbe
parlarne, liberarsi, sfogarsi ma la sua bimba ha solo tre anni e domani dovrà
andare all’asilo. Non può permettersi che una notte insonne la tenga a casa.
Non ci pensare ora,
Querida, vieni a dormire con me, nel lettone di mamma c’è tanto posto.
Susanna sa che la bimba
la seguirà e che si addormenterà presto, come fa sempre. Ma pensa con amarezza
che tutto quel vuoto pesa a entrambe e che le ombre che nella cameretta hanno
spaventato Querida, in camera da letto sono solo più grandi e spaventano anche
lei.
Solo che lei è un’adulta
e come tale si deve comportare. Deve pensare in maniera razionale, deve
consolare sua figlia e non può lasciarsi andare a pianto e singhiozzi come se
fosse una bambina di tre anni.
Vorrebbe dire a sua
figlia che anche lei è terrorizzata da ombre che le scorrono tutta la notte ma
anche tutto il giorno davanti e infestano le sue giornate. Vorrebbe chiedere di
avere qualcuno cui aggrapparsi, da cui rintanarsi quando la notte si fa più buia.
Ma lei è una madre e le
madri sconfiggono le ombre.
Quindi si porta sua
figlia nel lettone e lascia la lampada accesa.
Mamma?
Dimmi Querida.
Un giorno papà tornerà?
Di nuovo la sensazione
di quella lama gelata.
Non lo so se tornerà da
me. Non credo. Ma di sicuro tornerà da te e non ti lascerà mai.
Ne sei sicura?
Si Querida, e vuoi
sapere perché io lo so? Perché anche papà, proprio come me, ha bisogno di te e
non può fare a meno di abbracciarti.
Al momento le ombre
sono scomparse, dissolte. Fantasmi e mostri non esistono quando c’è una madre
che ti tiene tra le sue braccia.
Querida si addormenta
con un’espressione serena sul faccino e osservandola, anche Susanna torna ad
addormentarsi.
Nella camera nessuna
ombra osa affacciarsi.
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