giovedì 4 aprile 2019

Tre generazioni









Vivo nella stessa piccola cittadina da tutta una vita. 

No, non è per niente noiosa la provincia. 

Al contrario, ha un effetto particolare. 



Girando per le vie della città, incontro spesso facce conosciute, sguardi familiari. Alcuni li conosco da più di quarant'anni. 

Quando frequentavo la seconda elementare, immaginavo il mondo degli adulti come qualcosa d’insondabile, d’incomprensibile. Un mondo che ritenevo troppo complesso per la mente di un bambino. 

Non capivo ancora le mie emozioni, non afferravo cosa influenzasse le interazioni, i rapporti umani, sociali, commerciali. 

Mi dicevo: è presto, crescerò, per adesso ci sono i grandi, loro ci sanno fare, capiscono i problemi e sono in grado di trovare le soluzioni. 



Poi vedevo gli anziani. 

Negli anni settanta eravamo educati a portare il massimo rispetto per le persone di una certa età. Ci alzavano in piedi, non solo sull’autobus, e lasciavano sedere chiunque avesse qualche capello grigio. Ci è stato insegnato che gli anziani erano i depositari della saggezza umana. 

Lo erano? 



In realtà io credevo in questi valori, era ciò che genitori, maestri e catechisti ci insegnavano. Ero anche fermamente convinto, essendo un fervido lettore di fumetti, che nel 2000, per me lontano futuro, avremmo viaggiato su macchine volanti e che avremmo avuto regolari contatti e visite da parte di extraterrestri provenienti da lontani sistemi solari. 

Insomma, ero confuso. 



Questa confusione dura da diversi decenni. 



L'altro giorno ero in giro per commissioni. 

Nel giro di pochi minuti e poche centinaia di metri, ho salutato due fratelli, il minore più giovane di me, il maggiore di qualche anno più vecchio. Li conosco da quando eravamo bambini. Hanno le stesse facce, gli stessi occhi. Solo qualche ruga in più, le barbe, fili bianchi tra i capelli più radi e la corporatura li separano dai due bambini stampati nella mia memoria. 



Poi ho incrociato una donna, sua figlia ha da poco partorito un bebè. Io quella donna la ricordo alle scuole elementari, con i capelli legati in due trecce sottili. 



Così ho realizzato all'improvviso, che gli adulti che guardavo senza comprendere, quelli che avrebbero dovuto essere capaci di risolvere i problemi, ora siamo noi. 

E se i problemi ci sono ancora, se si sono addirittura moltiplicati, è perché non abbiamo capito qualcosa, forse siamo diventati adulti sono negli anni ma dentro siamo ancora quei bambini, confusi e spaesati. 



Quanto agli anziani e alla loro saggezza? 

Mi sono guardato attorno, ho visto persone anziane non rispettare la fila, parlare con arroganza e prepotenza, ho sentito discorsi maligni e vuoti, vedo in giro delle nonne spingere i nipoti nei passeggini, fumargli in faccia le proprie sigarette, abbigliarsi da modelle, pantaloni attillati e tacco a spillo, andare con passo veloce perché, una volta consegnato il nipote, le aspetta il personal trainer in palestra. 



Qualche romantico affermerà che la verità risiede negli occhi dei bambini, non metto in dubbio la bellezza della frase. 

Ma oggi sono più confuso che mai. 

Dove sta di casa la ragione? E dov’è finita la saggezza? 



Mi chiedo, se ero così incerto e confuso io da piccolo, come potranno sentirsi i bambini di oggi. 

Costretti a crescere con attorno adulti che si credono eterni ragazzi e anziani mai cresciuti veramente.







Nessun commento:

Posta un commento