- -Non
vorrai di nuovo chiuderti lì dentro per tre giorni, come hai fatto la settimana
scorsa, vero?
- -Tre
giorni? No, mamma, non tre giorni.
Poi chiusi la porta.
Quella è stata l’ultima volta che
ho visto la faccia di mia madre.
Era il 4 aprile del 2017. Alle
diciotto e quaranta, per essere precisi.
Essere precisa è fondamentale.
Annoto tutto sul diario, ogni cosa.
Mi aiuta a essere viva. A non avere paura.
5
aprile 2017
Ho
passato due ore a sigillare col nastro isolante le finestre del tetto. Ho
chiuso gli scuri e assicurato i lucchetti. Dal piccolo vasistas nel bagnetto
non può passare nessuno. Mi mancherà l’aria?
6
aprile 2017
Mamma
non si è ancora stancata. Continua a bussare e bussare. Al mattino, al
pomeriggio e alla sera, come se fosse un farmaco prescritto dal dottore, tre
cucchiai al giorno…
Si
lamenta, piagnucola, mi scongiura. Non vuole credermi, eppure sono stata
chiara. Non scenderò, non ho bisogno del mondo.
E
in questo mondo non c’è bisogno di me.
13
aprile 2017
Mi
aveva guardato trascinare sulle scale la valigia di famiglia, quella grossa.
Saranno stati venticinque chili. Mi aveva visto, eppure non aveva detto niente.
Non che ci fosse molto da dire, con mia madre avevamo cessato presto di
comunicare, non ricordo più in quale anno della cosiddetta adolescenza.
17
aprile 2017
I
viaggi sulle scale con la valigia piena si erano ripetuti per giorni e giorni e
giorni.
Ho
l’armadio pieno zeppo di provviste e i vestiti accatastati, come sempre, sulla
poltrona. Finalmente mia madre si è stancata di bussare, ora passa dei
biglietti sotto la porta. Li uso per decorare una parete.
29
aprile 2017
Certo
che è comodo avere un sottotetto con bagno, come cameretta. Manca la doccia ma
con qualche acrobazia, riesco a lavarmi tutta, usando il lavandino.
Da
qualche tempo hanno ricominciato a bussare, forse mia mamma o il suo compagno
ma non li sento oppure mi sembra un rumore leggero, come un sogno, poiché passo
gran parte della giornata dormendo.
16
maggio 2017
Questo
non è e non vuole essere un diario, un’idea troppo fanciullesca, solo che ogni
tanto mi va di annotare qualcosa.
3
giugno 2017
Ho
dormito dodici ore filate. Questa è stata la decisione migliore della mia vita.
Sono le tre del mattino e ho aperto la finestra. Espormi all’aperto mi mette
paura ma il buio mi nasconde e mi protegge. Si vedono un pezzo del tetto e i
rami del pioppo che sembrano ossa di uno scheletro, nella luce gialla del
lampione in fondo alla strada. In lontananza si sente singhiozzare, potrebbe
essere mia madre sul balcone qui sotto o forse è solo la mia immaginazione.
7
giugno 2017
Ho
deciso di rispondere ai messaggi scritti, passando a mia volta pezzi di carta
sotto la porta, all’inizio mia madre ha frainteso e ha provato a entrare. Non
avrei voluto scrivere ma non posso cibarmi di cracker e succo di frutta per
sempre, e poi stanno finendo!
29
giugno 2017
Comincia
a fare caldo quassù, dormo quasi tutto il giorno in un bagno di sudore, per
rinfrescarmi ho cominciato a coricarmi sul pavimento, non fanno così anche i
cani?
16
luglio 2017
Scambio
da sempre messaggi ed e-mail con Bene.
Bene
è la mia amica e ha giurato.
Ha
portato le cose che ho chiesto, le ha lasciate in corridoio ed è scesa in
silenzio. Le prenderò questa notte. Poi ha sopportato due ore di pianti di mia
madre. Cosa non farebbe Benedetta per me…
5
agosto 2017
Mia
madre ha avuto una reazione isterica. Ha picchiato i pugni sulla parete, mi
urla che sono pazza, che non si può vivere rinchiusi, non è umano, è da bestie.
Quanta
incongruenza nelle cose che urla, perché gli animali possono vivere rinchiusi,
poi? Di quale delitto si sarebbero macchiati? Le avrei risposto, allora le
suore e i frati che fanno questa scelta? Sarebbero pazzi anche loro? Se solo
avessi voluto parlarci. Così l’ho lasciata picchiare contro il muro e sbraitare.
E la pazza sarei io…
16
agosto 2017
Ha
sbattuto la porta. Era quella d’ingresso, ne sono certa.
Mamma
è partita, Ha scritto una lunga lettera di cui ho letto solo le prime quattro
righe. Il suo terapista le ha consigliato di uscire e svagarsi. La mia mamma ha
un terapista, le note positive della mia scelta non finiscono mai!
20
agosto 2017
Di
notte è più facile. Tutto è più facile.
La
prima uscita è stata emozionante. Non in senso positivo.
La
casa è vuota.
Avvertivo
tutti i rumori, gli scricchiolii della casa vuota. Ogni ombra era pronta ad
aggredirmi, a divorarmi. Le ombre, di notte, hanno lunghi denti affilati.
Ma
il frigorifero è una meta troppo ambita per rinunciare. Avrei dovuto pensare a
un piccolo frigo portatile per la mia stanza, ma potrei ordinarne uno su
internet.
10
settembre 2017
Questa
notte mi sono iscritta a un corso online.
Gli
esami all’università non stavano andando male, prima del mio “ritiro” e non
avevo previsto di smettere gli studi.
Contrariamente
a quello che possono pensare le persone che credevano di conoscermi, non sono
depressa, non ho pensieri suicidi, al contrario, ho energie nuove e vorrei
tanto tornare a studiare.
Proverò
l’università telematica, finché si potranno dare esami a distanza, non ho
nessuna intenzione d’uscire.
20
settembre 2017
Il
sistema dello scambio funziona.
Di
mattino lascio fuori della porta un sacchetto con indumenti sporchi, quelli che
non sono riuscita a lavare nel mio lavandino, e un sacco con i rifiuti. Non ho
nessuna intenzione di vivere nel mio lerciume.
La
sera tardi, solitamente quando mi sveglio, trovo il solito biglietto, che evito
di leggere, sotto la porta e un pacco con cose buone da mangiare, biscotti,
frutta fresca, e gli indumenti puliti.
Non
sono stirati, ho chiesto di non stirare nulla, tanto nessuno può vedermi, ho
scollegato la webcam per sicurezza.
3
ottobre 2017
Mancano
pochi minuti a mezzanotte.
Sono
emozionata. Saranno sei mesi, sei mesi, capite? Sono felice, sento i colpi accelerati
del mio cuore nei polsi, la mia pelle resa ancora più pallida dalla luce al
neon sullo specchio, sembra aver ripreso colorito. Qui non ho paura, sono al
sicuro come una bambina nell’utero materno.
14
ottobre 2017
Ho
una discreta collezione di dischi. Circa trecento.
Mi
basteranno almeno un anno. Voglio imparare a memoria tutti i testi. Ho anche
molti CD. La radio la evito, troppo rumore sporco del mondo esterno.
Per
quello internet basta e avanza.
29
ottobre 2017
Il
computer è invaso da zucche.
Ho
la posta elettronica impazzita. Ma cosa prende a tutti?
11
novembre 2017
Ci
dev’essere un guasto all’impianto di riscaldamento. Ho passato la notte, seduta
davanti alla tastiera, con tre coperte sulle spalle. Tremavo tanto da non
riuscire a digitare. Forse ho la febbre.
20
novembre 2017
Mio
padre mi ha inviato una mail.
Intendiamoci,
le mail dei genitori vanno dritte nello spam ma questa volta mi ha scritto
dall’ufficio. Non credo l’abbia fatto apposta.
E’
incredibile, ha avuto il coraggio di chiedermi di ripensarci, di “scendere
dalla mia montagna”, che incantevole metafora, vorrebbe che andassi a stare con
lui! Con lui e con la sua compagna, per intenderci.
Hanno
intenzione di sposarsi all’inizio del nuovo anno…
Mi
sono affrettata a bloccare anche questo contatto.
7
dicembre 2017
Benedetta
è stata male, una cosa da niente, influenza con la febbre, ma oltre al breve
messaggio che mi avvertiva, questa settimana non si è fatta più sentire.
Spero
non si stufi di me, è tutto il mio mondo.
19
dicembre 2017
Quante
cose si possono imparare su internet. E quante si possono comprare.
Basta
avere tempo e una carta di credito bella piena.
Io
ho entrambe le cose. Mi manca Benedetta, non ha risposto ai miei messaggi, non
vorrei che fosse una tattica di mia madre.
Pazienza.
Ho
nuovi amici in rete.
2
gennaio 2018
Finalmente
un po’ di silenzio.
Cosa
ci sarà da festeggiare.
Fuochi
d’artificio, petardi, ululati di cani, solo la casa è stata silenziosa e vuota.
Ho approfittato per un raid notturno, bottino: una bottiglia di vino bianco e
del vitello tonnato, stanotte bagordi.
12
febbraio 2018
Nessuno
mi cerca più.
Sento
di poter raggiungere lo stato di purezza che sognavo all'inizio del progetto.
Posso
farcela. Dalla ragazza disastro che faticava a mantenere rapporti e relazioni e
si sentiva scivolare via la vita come sabbia stretta in un pugno a uno stato di
liberazione da vincoli e catene.
Mi
sento leggera, mi sento libera.
27
febbraio 2018
Non
so se sia giorno o notte. Ho aperto gli occhi ma gli scuri rendono la stanza
buia, non sento rumori, solo un fastidioso ronzio. Lo schermo del portatile
illumina fioco un angolo ma non mi avvicino, ricevo ininterrottamente centinaia
di mail da tutto il mondo ma non mi va di rispondere.
Lo
farò più tardi.
3
marzo 2018
Ho
ancora tre pacchi di merendine per un totale di ventiquattro pezzi. Qualche
tavoletta di cioccolato e quattro barrette iperproteiche. Acqua fresca quanta
ne voglio, se il lavandino non mi tradisce.
Ieri
sera non c'era nessun pacco di provviste dietro alla porta.
6
marzo 2018
Il
ronzio all'orecchio non accenna a passare. Ora è doloroso.
Non
mi sento bene.
Vorrei
parlare con Benedetta ma ho finito per partecipare a una chat con un certo
Ramhil Purtyachabhaar da qualche parte tra il Nepal e Madagascar.
Dice
di avere problemi di pelle e di non comunicare con i genitori.
15
marzo 2018
Non
sto bene.
Ho
vomitato. Sento la febbre, ho la pelle che scotta, ma non ho un termometro.
Ancora
una volta, ieri, niente vassoio dietro la porta.
20
marzo 2018
Mia
madre lo fa apposta.
Le
ho scritto di non stare bene. Ha infilato un foglio con la scritta: ESCI.
Vette
di egoismo mai raggiunte prima.
23
marzo 2018
Ho
provato a mangiare ma ho vomitato tutto. Lo specchio del bagno non riflette una
bella faccia, ho occhiaie nere, forse perché sono le quattro del mattino. Ieri
ha bussato alla porta un medico ma non mi sono fidata.
25
marzo 2018
Devo
resistere. Tra pochi giorni sarà un anno. Tra i miei contatti sono un mito. Mi
fa male l'orecchio ma la nausea è passata e sono riuscita a masticare due
gallette.
30
marzo 2018
Ci
siamo. Hanno deciso di tirarmi fuori. Non posso saperlo con certezza, la mia
amica non si è più fatta sentire e i pochi amici li ho lasciati andare io…
Questa
notte ho sentito passi fare su e giù per le scale. O forse era giorno, non ho
capito. Ho idee confuse, ho avuto vertigini e vedo la tastiera doppia.
1
aprile 2018
Chi
è? Chi bussa? Avanti, è aperto… No, cosa
dico, è chiuso, ho chiuso io con tutti, col resto del mondo, questo è il mio
regno ed io sono la regina dei rifiuti, sul letto carte, fazzoletti e
pannolini, asciugamani usati, una vestaglia sporca di sangue. Gira tutto, gira
il mio regno, lo domino da quasi un anno, ce la faccio non ho bisogno di aiuto,
anche se non bussano più, ora qualcuno armeggia con la porta. Devo nascondermi
in bagno.
Sto
male.
Irene fu ricoverata in clinica, con
un trattamento sanitario obbligatorio, il 2 aprile alle due del mattino.
Morì due giorni dopo, il quattro.
Io ero suo amico.
Sono riuscito a salire nella sua
stanza, nel suo regno come l’ha chiamato lei, con suo padre, per prendere le
cose necessarie al ricovero.
L'odore era terribile. Mi ha fatto
salire le lacrime.
Ho trovato, sul pavimento, il
diario rosso con queste poche pagine, testimonianza del suo ultimo anno.
Troppo poco per capire.
Scusa Irene.
Non abbiamo compreso niente di te.
Perdonaci.
Ti abbiamo tradita.
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