Almeno una volta la
settimana, mi assillano, vuoi smetterla di armeggiare con arcaici intrattenimenti e vuoi
scriverlo un post, attuale o anacronistico che sia?
Bene, detto fatto,
basta attendere, vi accontento, miei bavosi bimbi. Così mi sono
messo alla tastiera e senza cincischiare ho cominciato cocciutamente a battere tasti
a caso.
Di
pensieri nella testa non ne mancano, anche se a volte sono distopici e
disordinati.
Emozioni affollano
il mio cuore e lottano per uscire, vorrei esprimere, equidistanti, rabbia e
sdegno per cose che vedo, solidarietà verso persone eroiche,
spesso preferisco utilizzare la razionalità e l'equilibrio ma emulo un impiegato privo di
empatia e mi esprimo in maniera ordinaria.
Freddo e vuoto
oggi si scambiano posto, frenetici nella
mia fiacca mente e la pagina resta forzatamente bianca. Generalmente
vado a fare una corsa e l’idea giusta arriva, con gran giubilo, come pioggia
gelida sulla faccia.
Ho paura che oggi non sarà così facile,
finanche l’humour latita. Ignava è la mia mente e indolente me ne
resto inebetito a osservare la tastiera.
Le labbra
lamentose restano serrate e le parole arrivano lente, come provenienti da un
labirinto. Manchevole, ecco come mi sento, incapace
di movimento, il cervello, solitamente maniacale, trasformato in muco, vuoto,
assente e inutile.
Non posso negare il sottile piacere che
sta sotto, il nulla che traspare, vorrei nascondermi in una nicchia, non avere
responsabilità, nascosto da una fitta nebbia.
Opprimere la
gente con idee strampalate e ossessivi, orripilanti pensieri assurdi… Perché poi, porgere a tutti i costi
piagnistei e parole al vento, a quale scopo?
Quanti sono
quelli che non possono fare a meno di leggere, ogni quaranta minuti, questi
miei queruli scritti, quanti quelli che non vivono senza rimanersene in quiete? Richiamo
alla memoria un pubblico che resiste alla noia e ride ancora alle mie rade
battute, più per reazione isterica che per divertimento reale.
Saccheggio
tra i miei ricordi ma credo di aver saturato la capacità di scelta, sbadiglio e
non trovo le lettere da scrivere. Tastiera infame e traditrice, nascondere
a me le parole e i lemmi, le frasi e le trame e mi costringi a temporeggiare, a viaggiare a
tentoni.
Ubbidiente
a una pratica che diventa abitudine, scrivo con urgenza e la velocità di un
uragano qualcosa che abbia un senso compiuto, un vago umorismo e non mi faccia
passare per un ultracentenario demente. Vedo
sfumare la vanagloria e la vanità in un vortice profondo e diventare venefica
la mia attitudine alla venerabile arte della scrittura e mi sento inutile come
una vedova vergine.
Zitti,
state zitti, miei nemici zelanti e molesti come zanzare. Ridete del mio
fallimento e mi trattate da zerbino, seminate zizzania e puzzate di zolfo ma io
saprò rialzarmi come uno zombie e coprirò la mia pagina di zucchero, saprò
cambiare zona e zumare su un buon argomento e scriverò il prossimo post con
aria da zuzzurellone!
Caro Giorgio veramente un bel pezzo scritto molto bene. Mi è piaciuto molto. Molto più profondo di quel che può sembrare con una lettura velore. Bravo!
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