martedì 15 gennaio 2019

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Almeno una volta la settimana, mi assillano, vuoi smetterla di armeggiare con arcaici intrattenimenti e vuoi scriverlo un post, attuale o anacronistico che sia?

Bene, detto fatto, basta attendere, vi accontento, miei bavosi bimbi.   Così mi sono messo alla tastiera e senza cincischiare ho cominciato cocciutamente a battere tasti a caso.   

Di pensieri nella testa non ne mancano, anche se a volte sono distopici e disordinati.

Emozioni affollano il mio cuore e lottano per uscire, vorrei esprimere, equidistanti, rabbia e sdegno per cose che vedo, solidarietà verso persone eroiche, spesso preferisco utilizzare la razionalità e l'equilibrio ma emulo un impiegato privo di empatia e mi esprimo in maniera ordinaria.  
  
Freddo e vuoto oggi si scambiano posto, frenetici  nella mia fiacca mente e la pagina resta forzatamente bianca.    Generalmente vado a fare una corsa e l’idea giusta arriva, con gran giubilo, come pioggia gelida sulla faccia.    

Ho paura che oggi non sarà così facile, finanche l’humour latita.     Ignava è la mia mente e indolente me ne resto inebetito a osservare la tastiera.  

Le labbra lamentose restano serrate e le parole arrivano lente, come provenienti da un labirinto. Manchevole, ecco come mi sento, incapace di movimento, il cervello, solitamente maniacale, trasformato in muco, vuoto, assente e inutile.

Non posso negare il sottile piacere che sta sotto, il nulla che traspare, vorrei nascondermi in una nicchia, non avere responsabilità, nascosto da una fitta nebbia.


Opprimere la gente con idee strampalate e ossessivi, orripilanti pensieri assurdi…  Perché poi, porgere a tutti i costi piagnistei e parole al vento, a quale scopo? 

Quanti sono quelli che non possono fare a meno di leggere, ogni quaranta minuti, questi miei queruli scritti, quanti quelli che non vivono senza rimanersene in quiete?   Richiamo alla memoria un pubblico che resiste alla noia e ride ancora alle mie rade battute, più per reazione isterica che per divertimento reale. 

Saccheggio tra i miei ricordi ma credo di aver saturato la capacità di scelta, sbadiglio e non trovo le lettere da scrivere.    Tastiera infame e traditrice, nascondere a me le parole e i lemmi, le frasi e le trame e mi costringi a temporeggiare, a viaggiare a tentoni. 

Ubbidiente a una pratica che diventa abitudine, scrivo con urgenza e la velocità di un uragano qualcosa che abbia un senso compiuto, un vago umorismo e non mi faccia passare per un ultracentenario demente.     Vedo sfumare la vanagloria e la vanità in un vortice profondo e diventare venefica la mia attitudine alla venerabile arte della scrittura e mi sento inutile come una vedova vergine.  


Zitti, state zitti, miei nemici zelanti e molesti come zanzare. Ridete del mio fallimento e mi trattate da zerbino, seminate zizzania e puzzate di zolfo ma io saprò rialzarmi come uno zombie e coprirò la mia pagina di zucchero, saprò cambiare zona e zumare su un buon argomento e scriverò il prossimo post con aria da zuzzurellone!








1 commento:

  1. Caro Giorgio veramente un bel pezzo scritto molto bene. Mi è piaciuto molto. Molto più profondo di quel che può sembrare con una lettura velore. Bravo!

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