venerdì 16 gennaio 2015

Le stanze delle istanze.








Mi è stato suggerito più volte e da più parti, e così ve la giro, di non preoccuparmi. Di non scaldarmi, di non eccitarmi, di non agitarmi.
Che le mie istanze sarebbero state accolte, ascoltate, accettate. Che qualcosa sarebbe successo, che le cose sarebbero cambiate, che tutto sarebbe andato a posto.
Che avrei solo dovuto saper attendere, saper aspettare che i tempi fossero maturi, che le condizioni fossero idonee, il clima adatto.
Avrei al più presto avuto una risposta tramite una telefonata al domicilio, in ufficio, sul cellulare, magari una risposta scritta via fax, SMS, e-mail, telegramma oppure su un social. Insomma che avrei potuto e dovuto dormire sonni tranquilli perché le mie numerose e immancabili istanze avrebbero avuto risposta, provocato cambiamenti, modificato sistemi, insomma scatenato l'inferno.

Ma non ora e soprattutto non qui.
Perché, non so se ci avete mai fatto caso, le decisioni si prendono sempre altrove.
Soprattutto quelle importanti!
A scuola veniamo interrogati in classe ma é nell'aula dei professori che avviene lo scrutinio e si decide il destino di giovani vite.
Nelle aule del tribunale si svolge un processo ma la giuria si ritira in altro luogo per deliberare  la sentenza.
Presenti una domanda, lasci un curriculum, ti presenti a un concorso, un colloquio, fai un provino ma niente e nessuno ti daranno una risposta, un esito immediato.
Tutti avranno bisogno di un'altra stanza per prendere una decisione.

E quando ti ammali, e giaci in un letto, il medico che ti ha appena visitato oppure sta leggendo le tue carte e ha un'espressione come se avesse lui il tuo dolore, anche lui ha bisogno di andare in un'altra stanza, magari nel soggiorno, per scrivere le ricette e magari per parlare con i tuoi congiunti e capisci così che tutto ma proprio tutto é discusso, pianificato, deciso e stabilito in altre stanze e quindi,come dicevo all'inizio, perché preoccuparsi, scaldarsi, eccitarsi o agitarsi?
Il nostro resta sempre il luogo dell'attesa.




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