domenica 4 aprile 2021

I ricordi perduti di Angelo

 




Angelo, Angelo… cosa mi stai combinando?

Nella nostra struttura per anziani i rapporti sono informali, ci incoraggiano a trattare amichevolmente, a dare del tu.

Angelo ha settant’anni e una demenza galoppante. È un simpaticone e nei giorni buoni gli piacciono gli scherzi. Legge molto, sempre nei giorni buoni, ha tanti libri nella sua stanza, anche se ora quei giorni capitano di meno.

In questo momento sta tagliuzzando un pannolone in mille pezzi, producendo simpatici coriandoli che hanno riempito ogni angolo della stanza. Meglio di Elio, il novantenne della camera di fronte, che fa lo stesso ma utilizzando i pannoloni usati…

Angelo, da te non me lo aspettavo, lui sogghigna in un modo irresistibile. Mi sembra impossibile che una persona brillante come lui, non abbia quasi visite.

Vedi, mi raccontò un giorno, veniva a trovarmi un ex vicino di casa, si chiamava… come si chiamava? l’ho perso, no, ecco, Mario, veniva anche spesso, e mi portava quelle caramelle dure come pietre, alla liquirizia.

E quindi? Faccio io. Ma lui riprende subito.

Quindi: io sono senza denti e la liquirizia mi fa schifo, così con la scusa della demenza, così ha diagnosticato il dottore no? un pomeriggio ho aspettato che lui mi, come si dice… l’ho persa, no, ecco, mi ammolla una di quelle caramelle odiose, poi ho finto di fissare il vuoto e con la bava che mi colava sul mento, ho iniziato a raccontare che qualche anno prima mi ero fatto la signora Clementina sul tavolo della sua cucina, un pomeriggio che ero rientrato prima dal lavoro…

Ma Angelo, che volgarità…

Fammi finire, giovanotto. Devi sapere due cose, io la signora Clementina non l'ho ma sfiorata, nemmeno mi piaceva…

E poi?

Poi cosa?

La seconda cosa! Dico io spazientito, dimenticando che la demenza ce l'ha davvero.

Ah, già! L’avevo persa! La seconda cosa era che Clementina era sua moglie. Quel giorno Mario ha dato di matto, voleva uccidermi con l’ombrello e il dottore l’ha messo alla porta vietandogli di tornare…

Bravo Angelo, bella furbata!

Almeno non ho più dovuto sorbirmi quelle caramelle schifose!

Angelo ride facendo un suono liquido, un po' disgustoso.

Oltre al tuo ex vicino, avevi altri conoscenti?

Angelo ci pensa e sulla sua faccia passa un’ombra e compaiono mille rughe profonde.

Avevo un amico, un vecchio amico, ci facevamo tante di quelle risate, era uno, come si dice… ah sì, uno spasso…

Lo lascio continuare, anche se mi sembra che soffra un poco. Lui fa una lunga pausa e mi tocca incoraggiarlo… Poi cosa è successo?

L'ho perso durante la pandemia del venti, te la ricordi?

Certo che ricordo, io avevo sette anni, ricordo che non ci permettevano di andare a scuola e a me piaceva stare in casa con mia madre, però ricordo anche che morirono i miei nonni, uno dopo l'altro, e non fu più così bello restare a casa con la mamma, che piangeva continuamente. Ricordo che lentamente ci vaccinarono tutti, almeno i sopravvissuti e la vita continuò. Sono passati quindici anni e tante ferite sono ancora aperte ma taccio, ora è il momento di Angelo e dei suoi ricordi.

Così il tuo amico è morto durante la pandemia, mi dispiace.

Ma quale morto! Angelo mi guarda come si guardano i matti… Non è mica morto, ti ho detto che l'ho perso durante la pandemia, ascolta bene, ragazzo!

Mi sento uno scemo, Angelo continua…

Durante i primi lunghi mesi non si poteva uscire da casa e tantomeno spostarsi dal comune, così tutti smettemmo di frequentare parenti e amici e quando non ci si vede spesso, le facce sbiadiscono, ci si vuole meno bene. Lui aveva preso l'abitudine di pubblicare frasi, opinioni e commenti e questo fece venire a galla una specie di delirio mistico, negazionista e complottista. Cose tipo che la malattia non esisteva, poi che non era grave come si voleva far credere, che le mascherine, allora obbligatorie erano un, come si chiama… l’ho perso… no, ecco, un bavaglio, che eravamo un gregge di pecoroni, e altre cazzate simili…

Angelo, che modi sono, ti ricordo che il turpiloquio è vietato dalla direzione.

Lui riprende a raccontare, indifferente.

All'ennesimo commento delirante, decisi che non era più il caso di continuare a frequentarci e di coltivare quell'amicizia. Così l'ho perso, come ho perso altra gente, anche se con altri ho sofferto di meno.

Ho capito, mi dispiace. Sono sincero.

Non mi dispiace per l’amico di Angelo, nemmeno so chi fosse. Mi dispiace che lui abbia perso cose come la capacità di perdonare, di accettare gli errori degli altri, ben prima di iniziare a perdere anche la memoria…

Angelo ritorna a sminuzzare il pannolone e diventa taciturno, forse, negli anni l’ha capito anche lui.

Poi alza lo  sguardo, sembra divertito.

Cos'altro c’è?

Quel vecchio amico è morto tre anni fa, l’ha investito un tipo che guidava ubriaco.

Che sfortuna, commento io.

Chissà se credeva ai danni dell'alcol…

So che vorrebbe farmi credere di stare ridendo ma sul viso di Angelo compare una pennellata di malinconia. E i fantasmi degli amici passati e ormai persi.

Non so cosa passi nella testa di quel vecchio, di certo molta confusione, ma anche molti ricordi.

E non tutti spensierati.

Ciao Angelo, tra poco spegniamo le luci.

Lui alza una mano per salutarmi e con la stessa si asciuga una lacrima.

Io prendo la scopa e inizio a pulire.

 

 






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