venerdì 26 marzo 2021

Lo scemo del villaggio: Essere o non essere.

 








La primavera è esplosa, ormai, come un ordigno che dissemina petali di pesco sui rami, primule gialle sul vialetto, novelli boccioli ovunque e ci trafigge con i raggi di un sole ancora troppo timido perché provochi ustioni ma abbastanza coraggioso da scaldare il cuore. E quando arriva la primavera, quale luogo migliore del tavolino del bar di Gigio, che dà sulla piazza del paese e che mi permette la vista sul locale diorama che chiamiamo vita? Essere a riposo dal lavoro concede certi lussi. Sono lì seduto dunque, a sorseggiare il secondo Spritz della giornata e a osservare il via vai dei paesani, oberati da mille incombenze, quando vedo arrivare, da lontano, il nostro amico Billi! Indossa una giacca elegante color marrone, forse si usava negli anni settanta, dei pantaloni da lavoro blu e per non sbagliare si è messo una cravatta verde oliva. Un pugno nell’occhio farebbe meno male.

-Ciao Billi, quanto tempo! Faccio io.

-Ciao Beppe. Ancora con questa storia di Billi… lo sai che mi chiamo Piergiorgio!

-Prendi un aperitivo con me? Gli chiedo, ignorando la sua obiezione, e gli porgo la sedia.

Lui si siede, tira un sospiro rassegnato sulla storia di Billi e si piazza controsole. Faccio un cenno a Gigio, indicando il mio bicchiere e lui annuisce. E’ un tipo di poche parole Gigio il barista ma come sa prendere le ordinazioni lui, credetemi, nessuno…

-Forse meglio se mi siedo di fronte… Billi si sposta. Poi torna sulla sedia al mio fianco sostenendo che da lì può vedere i passanti. Poi si alza perché il sole gli da fastidio. Quando arriva il suo aperitivo, è ancora in piedi che non sa dove mettersi.

Adesso, capisco che siete curiosi e volete sapere perché lo chiamo Billi, e va bene, ecco perché: molto semplicemente Billi sta per William e si tratta proprio di Shakespeare! Avevamo iniziato a chiamarlo Amleto, poi qualcuno ha preferito il suo autore e Billi ci sembrava più simpatico. Per il nostro amico la risolutezza è in sostanza impossibile, lui non saprebbe mai scegliere tra essere e non essere e non solo come intendeva l’autore, vivere soffrendo (essere) o ribellarsi rischiando di morire, ma anche qualunque altra cosa, scegliere che scuola frequentare, che strumento suonare, dove dirigersi, cosa indossare, dove sedersi. L’indecisione per lui non è un’opzione ma uno stile di vita.

-Perché ti sei vestito così? Azzardo io.

-Stamattina, avendo il giorno libero, avevo pensato di sistemare il giardino e mi sono messo i pantaloni da lavoro, poi ho visto che era una giornata così bella e ho cambiato idea, volendo venire in centro ho pensato che fosse più adatta una giacca elegante… ma non sapevo se cambiare o no i pantaloni e ho deciso di uscire con lo spezzato.

-La cravatta è solo un incidente… sussurra Gigio dalle nostre spalle, conosce Billi dall’asilo e si permette questo e ben altro.

-E’ sempre così, quando sono a casa, non vedo l’ora di uscire e godermi l’aria aperta e quando sono fuori, penso che avrei mille cose da fare in casa, non riesco mai a finire qualcosa che ho iniziato il giorno stesso…

Gigio ed io facciamo di si con la testa come se avessimo una molla, come quei cagnolini finti che un tempo si mettevano sulla cappelliera delle auto e annuivano verso chi le seguiva. Non c’è neanche il tempo di rilassarsi che Billi si alza di scatto.

–Forse non dovrei bere, sono digiuno.

Lo invitiamo a sedere. Chiedo a Gigio delle tartine o qualche patatina. Billi si siede. Appena arriva il cibo, Billi si avventa sul piatto di patatine e mentre lo sta per finire, si blocca.

-Forse non dovrei mangiare tutte le patatine, mi rovinerò l’appetito e Caterina penserà che non gradisca la sua cucina.

Caterina è la fidanzata storica. Quando Billi è vestito come si deve, il merito è solamente di lei.

-Non preoccuparti, Billi, in paese lo sanno tutti che Caterina è una cuoca tremenda.

Gigio annuisce più forte di prima. La avuta come commessa al bar, metteva la marmellata nei salatini…

Billi si alza di nuovo. –Non dovrei fermarmi, farò tardi per il pranzo.

-A che ora sei invitato? Gli chiedo. –Alle tredici. Risponde.

-Siedi, mancano due ore. Billi torna a sedere e finisce anche il piatto delle tartine, pentendosi appena trangugiata l’ultima.

-Non mi faranno male? Sono intollerante…

-A parte che ormai le hai finite… puntualizzo io… poi sei intollerante dai tempi dell’asilo e Gigio lo sa bene.

Dietro Gigio a furia di annuire ha un giramento di testa, a causa della cervicale.

Billi guarda l’orologio e prende un sorso di aperitivo, poi un altro sorso e un’altra guardata all’ora.

-Forse dovrei andare, si alza, no magari resto ancora cinque minuti a farti compagnia, e si risiede. Inizia a girare la testa anche a me e non per colpa dello Spritz…

Andare o restare, se sia più nobile bere un aperitivo con un vecchio amico o prender armi contro un mare d'affanni e tornare verso casa della fidanzata che aspetta…

Noi sappiamo che Billi non sceglierà mai, così gli imponiamo di finire il suo bicchiere e tornare subito a casa a cambiare i pantaloni e distruggere per sempre quella cravatta spaventosa.

Billi non saprà prendere una decisione ma quanto a seguire i consigli disinteressati degli amici, quello sì che lo sa fare.

Dopotutto essere o non essere è una scelta importante, difficile, meglio dormire e aspettare al risveglio che qualcuno ci dica cosa fare.

Vi ho già detto che al mio paese non c’è uno scemo del villaggio?

Lo facciamo a turno e anche questo mese, la scelta è difficilissima…













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