sabato 13 marzo 2021

Carlotta in contromano

 




 



È dura convivere da sempre con certi problemi.

Carlotta lo sa bene, ora che ha quarant'anni suonati e le sembra che tutto stia precipitando.

Da che ricordi, già alle elementari succedeva. Le sembrava di essere accettata, di avere delle piccole amiche ma appena si presentava l'occasione, Carlotta era vittima di ripetuti scherzi e di crudeltà che solo i bambini piccoli e i grandi sadici sanno concepire.

Carlotta è una “leprotta”, per rimarcare il difetto di una sporgenza degli incisivi. E lei piangeva.

Carlotta puzza come il culo della marmotta! E lei fingeva di avere la febbre per non andare a scuola.

Carlotta si è rotta! Carlotta si è rotta! Le cantavano in coro i compagni, dopo averle fatto lo sgambetto o averla spinta per terra.

E lei si rialzava singhiozzando e credendo che, alla fine, avrebbero smesso.

Carlotta si sbagliava.

Nessuno smise mai. Cambiarono solo i metodi.

Come quando le soffiarono il posto alla scuola di specializzazione. Non che qualcuno di sua conoscenza occupò il suo posto, intendiamoci, solo che le fecero fallire la prova d'ingresso. Come successe non lo capì neppure lei, forse qualcuno si appostò sotto le finestre dell'aula, forse tutti pensarono forte a lei allo stesso momento, in modo da farle fischiare le orecchie, sta di fatto che le sue orecchie non ronzarono solamente ma sanguinarono e lei fu costretta a lasciare la classe e scappare via, interrompendo il test. Quando arrivò a casa, non c'era traccia di sangue sulle orecchie ma un bisbiglio continuo proseguì fino a tarda sera.

Come quando, sebbene avesse trovato un lavoro come impiegata, scorgeva i colleghi che la guardavano di sottecchi e borbottavano cose indicibili sul suo conto. La sorvegliavano, ne era sicura. E quando, per l’ennesima volta Carlotta andò a lamentarsi dal capo, questi si mise a urlare che doveva smetterla con le sue fantasie paranoiche o avrebbe perso il posto.

Ma il capo era in combutta con tutti gli altri, questo avrebbe dovuto capirlo subito, che ingenua era stata, così non poté fare altro che lasciarlo lei, il lavoro.

Si chiuse nel suo mondo, nella sua stanza.

I genitori, sempre più anziani, non riuscivano a capirla e non potevano aiutarla.

Il suo medico ci provò.

Le prescrisse delle medicine che ebbero un certo effetto.

Smisero di far precipitare le cose ma la fecero inclinare, prima a destra e poi a sinistra, di continuo, tanto che lei cominciò a barcollare e a camminare come un’ubriaca. Lei che non toccava un goccio di alcol dal sorso di vin santo alla prima Comunione.

Carlotta parlò con molte persone, medici, assistenti, psicologi e educatori.

Lei era piena di buona volontà e non capiva perché le cose non le riuscissero bene come agli altri. Doveva essere per colpa di quel ronzio continuo che aveva nelle orecchie e che non finiva di dirle cose brutte, cose false, cose sgradevoli. A volte i farmaci zittivano il sussurro ma le davano tanto sonno e le gambe ballerine.

Così Carlotta qualche volta non prendeva le medicine e di nascosto le versava nel lavandino, per poi sentirsi in colpa e ancora più triste.

Un giorno, nel gruppo che frequentava, un giovane disse che voleva raccontare una barzelletta. In ogni gruppo c’è un mattacchione, il comico della compagnia, che cerca sempre di farti ridere e ti dà delle grandi pacche sulla schiena quando ti vede triste, e anche il gruppo di autoaiuto, che si ritrovava una sera la settimana, seduti sulle sedie messe in cerchio, ne aveva uno.

Questo buontempone, avuto il consenso, si alzò in piedi e raccontò la storiella del tipo che guida l’auto, in autostrada, e sente alla radio l’annuncio di un pericolo: Un veicolo procede ad alta velocità contromano, occorre prestare estrema prudenza. L’uomo scuote la testa pensando: che incompetenti questi alla radio, sono almeno venti minuti che guido e qui vanno tutti contromano…

Qualcuno ride, un paio di persone battono le mani, qualcuno è perplesso e il barzellettiere ritiene di spiegare la storiella: Non capite? Parla proprio di lui, la radio, è lui che guida contromano, non gli altri… Allora anche i perplessi cominciano a ridere e Carlotta ride anche lei, applaude perfino.

Ma non è allegra, d’improvviso ha capito.

Vorrebbe avere il suo medico a portata di mano. Vorrebbe telefonargli, ma è tardi e non sarebbe corretto. Domani lo chiamerà, subito, appena sveglia.

Anche lui deve capire, deve sapere.

La sua patologia è semplice. Pensava di essere lei quella sbagliata. Quella che andava al contrario.

Ma non è così, ora Carlotta lo sa.

E’ il mondo ad andare contromano.

E mentre lo pensa, una lacrima di felicità le scende sulla guancia.















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