sabato 6 marzo 2021

Ci vorrebbe il servizio militare













“Ci vorrebbe il servizio militare”

Quante volte Sandro aveva sentito dire quella frase.

Da donne, zie, madri o nonne che non sapevano di cosa parlavano. Da signori attempati che ricordavano con nostalgia restauratoria i tempi della guerra. Da stanchi frequentatori della vita che erano semplicemente annoiati. Da quanti a fatica sopportavano le ingerenze, le fastidiose movenze e l’invadenza delle nuove generazioni e da queste si sentivano scalzati.

Per qualsiasi problema, la soluzione, secondo questi, sarebbe stata il servizio militare.

“Un po’ di militare farebbe bene, servirebbe per ridare educazione e rispetto e magari disciplina” erano le motivazioni, le spiegazioni dei fautori di questa fantascientifica teoria.

Sandro se lo ricordava bene in suo periodo di naja.

Molto bene, anche se erano passati più di vent’anni.

Delle tante cose che ricordava, c’erano i regolamenti assurdi e severissimi, le formalità anacronistiche, la presenza di protocolli vetusti e l’armamentario che sarebbe stato primitivo e superato perfino in un museo.

Delle tante cose, non ricordava che l’esercito e la vita militare gli avessero mai insegnato l’educazione e il rispetto per gli altri. Al contrario, Sandro, che fino a diciannove anni era stato un ragazzo mite e generoso, tra quelle camerate umide e maleodoranti, aveva imparato a essere duro e a pensare a se stesso, a impartire ordini urlati e a essere egoista. Era diventato un uomo, come si diceva allora, ma l’educazione se l’aveva dovuta portare dietro da casa, eredità di anni di lavoro da parte dei propri genitori. Subire gli scherzi crudeli e farne a sua volta, applicare disciplina e sistemi di rado premianti, più spesso punitivi lo aveva fatto crescere ma non lo aveva certo migliorato.

Ricordava tante persone, Sandro, amici e compagni di camerata, soldati di altre compagnie, superiori, sottufficiali e ufficiali, di leva o di carriera. Non tutte brave persone, non tutte persone esemplari ma alcuni sì, amici con i quali aveva diviso quella vita, ai quali aveva concesso il suo sorriso e la sua lealtà.

Una notte era dovuto intervenire perché un soldato, in una camerata, era uscito di testa e aveva sferrato un pugno a una finestra, ferendosi gravemente. Un altro tipo lo aveva sorpreso, mentre quello, come niente fosse, si lavava i genitali in un lavandino dell’infermeria, cantando una canzone oscena.

Ricordava con piacere e con emozione la partenza di un amico vero, che alla vigilia del congedo, aveva pianto nel salutare e abbracciare tutti come fratelli. Aveva di certo imparato ad apprezzare gli amici nuovi e a sentire la mancanza delle persone care che lo amavano e lo aspettavano a casa. Adorava l’ordine e la pulizia e valori come la puntualità e il senso di appartenenza. Ma aveva la sensazione che fossero qualità che appartenevano da sempre alla propria indole.

Oggi, a distanza di due decenni, si guarda intorno e vede che le persone sono sempre più stressate, sempre più intolleranti, sempre più violente.

Una sera Sandro, stava per essere aggredito perché aveva chiesto al proprietario di un cane di pulire la strada dagli escrementi dell’animale, mentre solo pochi giorni dopo era stato superato dal conducente di un SUV, che era salito con le ruote sul marciapiede, solo perché lui si era fermato con l’auto in centro strada per aspettare, pochi secondi, che si liberasse un parcheggio.

Sandro aveva pensato: Non metterei mai in mano a gente così, un fucile, nemmeno un residuato della seconda guerra mondiale. Non lascerei mai che potessero impartire ordini e gestire la vita di altri.

Sandro non ha figli, alle spalle un matrimonio fallito non gli ha regalato questa esperienza di vita ma capisce che alla base di tanti problemi di oggi ci deve essere il fallimento di un’istituzione come la famiglia, che deve aver delegato sempre più ad altre istituzioni, il compito di insegnare il rispetto e l’educazione ai nuovi venuti.

E questo pensiero gli si rafforzava ogni volta che sentiva qualcuno pronunciare quella frase trita.

“Ci vorrebbe il servizio militare”

Ci vorrebbe per chi? Pensa lui, tornando indietro con la memoria, forse per quelli che non hanno tempo o voglia di spiegare ai propri figli che poco o niente è dovuto ma occorre guadagnarlo, meritarlo, che dire scusa, grazie e prego non è mai abbastanza, che si possono ottenere molte più cose con la gentilezza e che uomini e donne sono uguali e tante altre cose del genere.

Sandro ricorda bene che nessuno, in divisa, era stato mai interessato a insegnargli questi valori.

Diceva “signorsì” per dovere gerarchico e aveva subito capito che obbedire ed eseguire gli ordini era la maniera che gli permetteva di avere le licenze per tornare a casa. Dove poteva rimettersi in borghese ed essere se stesso.

Aveva bei ricordi di quell’anno, come quasi tutti, ma non lo aveva mai rimpianto.

E soprattutto non ricordava nessuno, all’interno delle varie caserme che aveva girato, che gli avesse insegnato qualcosa che già non sapesse.

Soprattutto cose come educazione e rispetto.











 


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